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Categoria: MUSICA COLTA Page 1 of 4

CLARA WIECK SCHUMANN

Clara Josephine Wieck Schumann nasce a Lipsia il 13 settembre 1819 e muore a Francoforte sul Meno il 20 maggio 1896.

E’ una pianista e compositrice tedesca ed è una delle pianiste più importanti dell’era romantica.

 

Friedrich Wieck:

Clara è una personalità forte, orgogliosa e determinata, con qualità proprie e la sua predisposizione alla Musica deriva da una famiglia che la esercita da generazioni:
. Il padre di Clara, Johann Gottlob Friedrich Wieck, studia Teologia ma è appassionato di Musica, e fonda una Fabbrica di Pianoforti.
. La madre, Marianne Tromlitz, è Cantante e Pianista.
. Il padre di Marianne è Cantore a Plauen.
. Il nonno di Marianne, Johann George Tromlitz, è stato un celebre Flautista e Compositore.

1816: matrimonio dei genitori di Clara che hanno cinque figli (Adelheid, morta prima che la secondogenita nasca; Clara; Alwin; Gustav; Viktor).

Marianne, durante i primi anni di matrimonio, continua ad esibirsi e a dare lezioni di Canto e Pianoforte, riuscendo ad occuparsi della casa.
Presto, iniziano i disaccordi col marito e, dopo la nascita di Viktor, Marianne e Friedrich sono già separati e ottengono il divorzio nel gennaio dell’anno seguente, nel 1825.

Qualche mese dpo, Marianne sposa Adolph Bargiel, Insegnante di Musica, da anni amico comune della coppia.
Gli dà un figlio, Woldemar, che diventerà un Compositore rilevante.

1828: Friedrich Wieck sposa Clementine Fechner, più giovane di lui di vent’anni.
Clementine le dà una figlia, Marie, alla quale Wieck insegna il pianoforte.

Presto, Wieck si accorge del talento di Clara e decide di farle seguire corsi privati, soprattutto per farla diventare una virtuosa del pianoforte.
Annota fatti e avvenimenti in prima persona quando Clara non sa esprimersi correntemente per iscritto ma, più tardi esige di leggere quanto lei vi scrive.

Wieck insegna personalmente il pianoforte alla figlia attraverso il suo metodo pedagogico che ne fa una Concertista fortemente celebrata: metodo che viene applicato con successo anche da Robert Schumann e Hans von Bülow.
Wieck non rispetta i diritti dell’infanzia e, una volta che Clara si è allontanata dall’intransigenza paterna, la figlia inserisce nei suoi programmi pagine di Ludwig van Beethoven o Johann Sebastian Bach e, comunque, viene sempre accompagnata in tournée dal padre che si preoccupa dei contratti, della sala e dello strumento, portando con sé tutto l’occorrente necessario ad accordare e riparare i pianoforti a coda sui quali Clara suonerà.

Pare che Clara inizi a parlare verso i quattro anni, dopo avere trascorso un anno in casa dei nonni, lontana dal padre.
Ha cinque anni quando comincia i Corsi Intensivi di Pianoforte e il suo primo Concerto lo tiene il 20 ottobre 1829 presentando, con un’altra allieva di suo padre, un pezzo a quattro mani di Friedrich Kalkbrenner.
Pare che si esibisca anche di fronte a Goethe, Niccolò Paganini e Franz Liszt.

Tiene concerti in parecchie città e, all’età di 18 anni, a Vienna, riceve la Nomina di “Virtuosa da Camera dell’Imperatore”.

Da Compositrice crea:
. Le “Quatre Polonaises op. 1”: pubblicate quando ha appena dieci o undici anni.
. “Caprices en forme de Valse”, “Valses romantiques”, “Quatre pièces caractéristiques”, “Soirées musicales”, un “Concerto per pianoforte” e molte altre pagine ancora come i “Lieder per voce e pianoforte” e, soprattutto, il suo “Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello op. 17”, riconosciuto come il suo capolavoro.

Ha 16 anni quando si innamora di Robert Schumann, allievo di suo padre.
12 settembre 1840: alla vigilia del proprio ventunesimo compleanno e in opposizione alla volontà del padre, lo sposa (Wieck è convinto che Schumann sia incline all’alcolismo cosa, poi, risultata in gran parte vera e che avrà scarsissimo successo come musicista, anche per via delle sue idee innovative in fatto di composizione).

I primi anni di matrimonio sono sereni: Robert si dedica alla Composizione e, inoltre, nel periodo 1843-1844, insegna nel Conservatorio di Lipsia, invitato dal suo fondatore, l’amico Felix Mendelssohn Bartholdy.
Poi, preferisce seguire la moglie nella tournée in Russia.
Dopodiché, si stabiliscono a Dresda, dove Robert si dedica unicamente alla Composizione.

Seguendo il marito negli spostamenti successivi, Clara lo assiste da quando i sintomi della sua instabilità mentale si manifestano e poi si aggravano durante gli anni seguenti, in particolare, a Düsseldorf dove – nel 1850 – il marito trova impiego come Direttore Musicale.
Robert soffre di amnesie, rimane assorto per ore e si rivela un pessimo Direttore d’Orchestra.
Il suo stato gli provoca il licenziamento e, in seguito, nel febbraio 1854, viene salvato da barcaioli durante un tentativo di suicidio nel Reno, per cui viene internato nel manicomio di Endenich, presso Bonn, dove muore due anni dopo.

 

Carriera dopo la morte del marito:

Robert Schumann muore il 29 luglio 1856, dopodiché, Clara Wieck Schumann, la sua vedova, si dedica soprattutto all’interpretazione dei lavori del marito.
Quando, per la prima volta, sempre nel 1856 – grazie all’amico Compositore William Sterndale Bennett – visita in gran parte l’Inghilterra, la Critica si pronuncia contro la musica di Schumann con disapprovazione.

1865: Clara torna a Londra e continua (eccetto il periodo 1878-1882) con le sue esibizioni, annualmente; in Inghilterra, comunque, tiene concerti ogni anno tra il 1885 e il 1888.

Le interruzioni di Clara dal proprio lavoro pianistico sono frequenti, dal momento che incontra periodi di forte affaticamento che provocano una vera e propria patologia.
1873-1875: infatti, la pianista è costretta a cancellare tutti gli impegni per i fortissimi dolori che sente.
Secondo la Medicina moderna, la cosa verrebbe identificata come “sindrome da sovraccarico”: è cosa caratteristica di alcuni musicisti che arrivano a suonare fino a 15 ore al giorno.
Per cui, Clara, soffrendo di dolori acutissimi alle braccia a causa di superlavoro, solamente nel 1875 riceve un miglioramento grazie alle tecniche innovative interdisciplinari per la lotta al dolore introdotte da Friedrich von Esmarch, a Kiel.
Il suo quadro clinico migliora grazie alle cure, ma è obbligata a diminuire l’attività concertistica e a non inserire nel suo repertorio i pezzi più impegnativi fisicamente, tra cui il “Primo” e il “Secondo Concerto per Pianoforte di Brahms”, che la lasciano senza forze.

All’inizio, prova interesse per i lavori di Liszt però, successivamente, sviluppa un visibile risentimento contro di lui, per cui smette di suonare qualsiasi suo lavoro e cancella la dedica a Liszt, fatta dal marito, della “Fantasia in do maggiore op. 17”, al lato della pubblicazione dell’opera completa.

1870: rifiuta di partecipare al “Festival per il Centenario di Beethoven” di Vienna quando viene a conoscenza che Franz Liszt e Richard Wagner vi parteciperanno, oltre a mostrarsi particolarmente spietata nelle sue critiche verso Wagner.
Infatti, dice del “Tannhäuser” che “si consuma nelle atrocità”; descrive il “Lohengrin” come “orribile”; e definisce il “Tristano e Isotta” come “La cosa più ripugnante che io abbia mai visto o sentito in tutta la mia vita”.

1878: è sua la “Prima Cattedra di pianoforte” alla “Hochschule für Musik” di Francoforte sul Meno; incarico che mantiene fino al 1892 e dove contribuisce ampiamente alla innovazione della moderna tecnica pianistica.

12 marzo 1891: a Francoforte, Clara Schumann tiene il suo ultimo concerto pubblico.
L’ultimo lavoro che presenta sono le “Variazioni su un Tema di Haydn” di Brahms, nella versione “per due pianoforti (op. 56a)”.

26 marzo 1896: viene colpita da un ictus.
20 maggio 1896: muore all’età di 77 anni.
È sepolta a Bonn, nel Cimitero “Alter Friedhof”, nella stessa tomba del marito.

 

Omaggi cinematografici e teatrali:

Cinema:

In quattro occasioni, il Cinema ha ricordato Clara Wieck Schumann:

. Nel 1944, il film “Träumerei” vede Hilde Krahl nel ruolo della pianista.

. Nel 1947, Katharine Hepburn interpreta la musicista in “Song of Love” (“Canto d’amore”); nello stesso film Paul Henreid è Robert Schumann, mentre Robert Walker impersona il giovane Brahms.

. Nel 1983, esce il film “Frühlingssinfonie” (“Sinfonia di primavera”) con Nastassja Kinski.

. Nel 2008, esce il film “Geliebte” Clara con Martina Gedeck.

 

Teatro:

2010: Imma Battista, pianista e scrittrice, scrive un testo teatrale intitolato “Casa Schumann”.
Testo che viene rappresentato il 27 luglio 2010, a Roma, a “Palazzo dei Conservatori – Musei Capitolini”, nell’ambito del progetto “Roma in Scena”.
Paola Gassman nel ruolo di Clara Schumann e Ugo Pagliai nel ruolo di Robert Schumann sono gli attori mentre, al pianoforte, l’esecutrice è la stessa Imma Battista.

Idem, 2010: Maria Grazia Calandrone, poetessa e drammaturga, scrive un testo teatrale su Clara Schumann, intitolato “Pochi avvenimenti, felicità assoluta” (interpretato, prima, da Sonia Bergamasco e, poi, da Gaia De Laurentiis), testo che viene rappresentato nei maggiori teatri italiani ed eseguito in diretta radiofonica per i Concerti del Quirinale il 30 gennaio 2011.

2008: in Italia la scrittrice romana Valeria Moretti, scrive, per il teatro, il monologo “Clara Schumann” (sottotitolato: “Il viaggio di Clara”).
2010: il lavoro debutta al Teatro “Regio” di Torino, con Giuliana Lojodice (il testo viene tradotto da Sandro Damiani per “La Mongolfiera” Edizioni, con prefazione di Guido Davico Bonino) ed è rappresentato in Croazia, avendo per protagonista l’attrice Ksenija Prohaska: si tratta di un atto unico che appartiene al repertorio dell’artista di Spalato, accompagnata dalla concertista ucraina Iryna Smirnova-Nikolenko.

 

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

CLARA SCHUMANN:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:E_Bendemann_-_Clara_Schumann_(Kohlezeichnung_1859).jpg

File:E Bendemann - Clara Schumann (Kohlezeichnung 1859).jpg

 

ANTON WEBERN

Anton Friedrich Wilhelm von Webern, meglio noto come Anton Webern, nasce a Vienna il 3 dicembre 1883 e muore a Mittersill il 15 settembre 1945.

E’ un compositore austriaco.

Webern, uno dei primi allievi e seguaci di Arnold Schönberg, appartenente alla cosiddetta “Seconda Scuola di Vienna”, nel 1925, adotta definitivamente la Dodecafonia appena teorizzata dal suo Maestro, Arnold Schönberg, appunto: tecnica compositiva musicale della quale (anche per via degli sviluppi tecnici delle sue idee da parte della successiva generazione di compositori) si sarebbe rivelato esponente originalissimo.

Webern, figlio di un ingegnere minerario originario di Salorno, in Provincia di Bolzano, inizia gli studi scolastici in tale città e li prosegue a Graz e Klagenfurt, dove a dieci anni (1893) intraprende gli studi musicali (di Pianoforte e di Violoncello) sotto la guida E. Komauer, un insegnante locale.

1754: la famiglia di origine viene elevata al rango nobiliare.
Per merito di sua madre, Anton Webern riceve lezioni di pianoforte; successivamente, Edwin Komauer gli impartisce lezioni private di Teoria della Composizione e, nello stesso tempo, Webern impara anche a suonare il Violoncello.

1902-1906: Webern studia Musicologia con Guido Adler all’Università di Vienna, laureandosi con una tesi sul “Choralis Constantinus” di Heinrich Isaac.
Questo suo primo amore verso la musica del XVI secolo influenza molto la sua tecnica compositiva negli anni seguenti.

Successivamente, privatamente, studia Composizione con Arnold Schönberg: la sua “Passacaglia, op. 1” (del 1908) è il saggio che conclude il percorso degli studi.
Con Alban Berg, idem, allievo di Schönberg, stringe forte amicizia: amicizia che stimola creatività e inizia sodalizio lungo e profondo.

Conseguita la laurea, Webern è Direttore d’Orchestra ad Ischl, Teplice, Danzica, Stettino e Praga.
Dopodiché torna a Vienna dove collabora alla “Società per le Esecuzioni Musicali Private” di Schönberg e dirige, dal 1922 al 1934, l’ “Orchestra Sinfonica dei Lavoratori” di Vienna.

1911: Webern sposa la cugina Wilhelmine Mortel, che gli dà un figlio e tre figlie.

1915: viene richiamato alle armi, ma venne congedato poco dopo per problemi alla vista.

1919: dopo la morte del padre, si stabilisce in solitudine a Mödling e poi a Maria Enzersdorf (Vienna), ma si trova in condizioni economiche molto difficoltose, per cui insegna Composizione ad allievi privati e dirige qualche concerto, oltre a collaborare intensamente con Schönberg e Berg all’ “Associazione per Esecuzioni Musicali Private”.

Negli anni seguenti, Webern trova nuovamente lavoro e svolge (seppure in modo svogliato) il ruolo di Maestro di Cappella a Bad Ischl, Teplice, Danzica, Stettino e Praga, prima di ritornare ancora una volta a Vienna, nel 1920.

Terminata la Prima Guerra Mondiale, Webern diventa Direttore del “Wiener Schubertbundes” fino al 1922, dei “Wiener Arbeiter-Sinfoniekonzerte” ed anche Direttore del Coro del “Wiener Arbeiter-Singvereins”.

1927: diventa Direttore Stabile della Radio di Vienna.

Nel 1924 e nel 1932, vince il “Premio Musicale della Città di Vienna”.
Tiene concerti in Svizzera, Inghilterra, Spagna e Germania.
Nonostante le sue eccellenti qualità di compositore ed esecutore, non viene mai chiamato all’Università di Vienna.

Il Partito Nazista che, in Germania prende il potere nel 1933 (nel 1938, lo estenderà all’Austria con l’ “Anschluss”), definisce La musica di Webern “Bolscevismo Culturale” e “Arte Degenerata” (“Entartete Kunst”).
Da quel momento, Webern incontra serie difficoltà: per vivere, comincia a lavorare come correttore di bozze per il suo Editore, l’ “Universal Edition” di Vienna.

1945: Webern lascia Vienna e si reca a Mittersill, nel Salisburghese, per mettersi in salvo dall’Armata Rossa.
15 settembre: durante l’Occupazione Alleata dell’Austria, per errore, viene ucciso da un soldato americano in seguito all’arresto del suo genero per attività di mercato nero.

La musica di Webern:

L’apprendistato con il suo Maestro Schönberg dura fino al 1908 ed è determinante per la maturazione di Webern.

Le sue composizioni sono accolte con indifferenza e scherno, ma Webern ha fede nella strada imboccata, pur non essendo un compositore prolifico: infatti, solo 31 delle sue opere vengono pubblicate durante la sua vita.
Però, la sua influenza sui compositori delle generazioni successive, e in particolare sulle avanguardie postbelliche, è vasta: Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, Bruno Maderna e Luigi Nono.

 

Opere:

Passacaglia per grande orchestra, op. 1 (1908)
“Entflieht auf Leichten Kähnen” per coro a cappella su testo di Stefan George, op. 2 (1908)
Cinque Lieder su Der Siebente Ring per voce e pianoforte, op. 3 (1907-08)
Cinque Lieder da Stefan George per voce e pianoforte, op. 4 (1908-09)
Cinque movimenti per quartetto d’archi, op. 5 (1909 – anche in versione per orchestra d’archi)
Sei pezzi per grande orchestra, op. 6 (1909-10, revisione 1928)
Quattro pezzi per violino e pianoforte, op. 7 (1910)
Due Lieder su testi di Rainer Maria Rilke per voce e pianoforte, op. 8 (1910)
Sei bagatelle per quartetto d’archi, op. 9 (1913)
Cinque pezzi per orchestra, op. 10 (1911-13)
Tre piccoli pezzi per violoncello e pianoforte, op. 11, (1914)
Quattro Lieder per voce e pianoforte, op. 12 (1915-17)
Quattro Lieder per voce e orchestra, op. 13 (1914-18)
Sei Lieder su testi di Georg Trakl per voce, clarinetto, clarinetto basso, violino e violoncello, op. 14 (1917-21)
Cinque canti sacri, per voce e strumenti, op. 15 (1917-22)
Cinque canoni su testi latini, per soprano, clarinetto e clarinetto basso, op. 16 (1923-24)
Drei Geistliche Volkslieder per voce, violino (anche viola), clarinetto e clarinetto basso, op. 17 (1924)
Tre Lieder per voce clarinetto in mi bem. e chitarra, op. 18 (1925)
Due Lieder per coro misto, celesta, chitarra, violino, clarinetto e clarinetto basso, op. 19 (1926)
Trio per archi, op. 20 (1927)
Sinfonia per orchestra da camera, op. 21 (1928)
Quartetto per violino, clarinetto, sassofono tenore e pianoforte, op. 22 (1930)
Tre Lieder su Viae inviae di Hildegard Jone, per voce e pianoforte, op. 23 (1934)
Concerto per flauto, oboe, clarinetto, corno, tromba, violino, viola e pianoforte, op. 24 (1934)
Tre Lieder su testi di Hildegard Jone per voce e pianoforte, op. 25 (1934-35)
Das Augenlicht, per coro misto e orchestra, su testo di Hildegard Jone, op. 26 (1935)
Variazioni per pianoforte, op. 27 (1936)
Quartetto d’archi, op. 28 (1937-38)
Cantata n. 1 per soprano, coro misto e orchestra, op. 29 (1938-39)
Variazioni per orchestra, op. 30 (1940)
Cantata n. 2 per soprano, basso, coro e orchestra, op. 31 (1941-43)
Trascrizioni
Danze tedesche di Franz Schubert, per orchestra (1934)
Ricercare a 6 dall’Offerta musicale di Johann Sebastian Bach, per orchestra (1934)
Schatzwalzer (dall’operetta Der Zigeunerbaron di Johann Strauss (figlio)), per pianoforte, harmonium e quartetto d’archi

 

Battuto al computer da Lauretta

 

ANTON WEBERN, nel 1912:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Anton_Webern_in_Stettin,_October_1912.jpg

File:Anton Webern in Stettin, October 1912.jpg

 

RICHARD STRAUSS

Richard Georg Strauss nasce a Monaco di Baviera l’11 giugno 1864 e muore a Garmisch-Partenkirchen l’8 settembre 1949.

E’ un Compositore e Direttore d’Orchestra tedesco del periodo tardo-romantico.

Richard Strauss è conosciuto per i suoi poemi sinfonici e le sue opere liriche, ma non è parente degli Strauss viennesi, famosi compositori di musica da ballo.

La sua famiglia è abbastanza agiata (il padre è Primo Corno dell’ “Orchestra del Teatro di Corte” di Monaco e la madre appartiene alla famiglia dei birrai Pschorr) e con grandi interessi musicali, per cui Richard si appassiona alla Musica e inizia a comporre quando ha sei anni.
In seguito riceverà lezioni di Composizione dal Maestro di Cappella Frederick Wilhelm Meyer e, dietro la sua guida (o forse da lui ispirati), dopo le prime opere (spesso solo per pianoforte e canto) compone i “Concerti”, una “Grande Sonata”, un “Quartetto d’archi”, due “Sinfonie” e una “Serenata per fiati (Op. 7)”.

1882: inizia a studiare presso l’Università di Monaco, ma interrompe presto.

1883: compie un viaggio fra Dresda e Berlino, dove contatta personaggi importanti, tra cui il noto Direttore della “Orchestra di Corte” di Meiningen, Hans von Bülow (ex genero di Listz).

1885: Bülow assume Strauss come Maestro di Cappella del “Meininger Hof” (dove, fra gli altri, Strauss conosce Johannes Brahms); poco dopo, Bülow, lascia l’incarico e Strauss diventa il suo successore fino al termine della stagione 1885/86.

Fino a quel momento, compone con uno stile simile a Brahms o Schumann, ma la sua tendenza musicale cambia incontrando il Violinista Alexander Ritter che convince Strauss a prestare attenzione alla musica di Wagner dopo essersi cimentato con poemi sinfonici che hanno qualche idea di Franz Liszt.
Il nuovo stile di Strauss si nota nella Fantasia per Orchestra in quattro movimenti “Aus Italien”, eseguita nel 1887, al “Nationaltheater” (Monaco di Baviera); stile che si nota maggiormente nei successivi lavori per orchestra, programmatici e in un solo movimento, chiamati da Strauss “Tondichtungen” (normalmente tradotto con “Poemi Sinfonici”, anche se il termine più adatto sarebbe “Poemi Sonori”).

Inizialmente, ha difficoltà (del primo poema sinfonico, “Macbeth”, esistono tre versioni), ma Strauss trova il suo stile con “Don Juan” (del 1888-89) e soprattutto “Tod und Verklärung” (del 1888-90), che gli danno subito celebrità per la “vicinanza” con il “Tristano e Isotta” di Wagner.

Dopo alcuni anni, segue una seconda serie di Poemi Sinfonici, fra cui “Also sprach Zarathustra” (del 1896), < le cui battute iniziali, che rappresentano il sorgere del sole, acquisiscono grande notorietà grazie all’impiego nel film “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick.
Qui, lo stile straussiano appartiene al Tardo Romanticismo, ma la “Sinfonia delle Alpi” è ricordata per l’imponente organico orchestrale, simile a quello delle grandi sinfonie di Mahler.

1887: Strauss comincia la composizione della sua prima opera, “Guntram” (poco rappresentata dopo il 1894).

1899-1913: è Direttore della “Staatsoper Umaggiorenter den Linden”.
1901: “Feuersnot” è un successo; un trionfo internazionale e fama come Compositore operistico gli arrivano con “Salome” (del 1905) ed “Elektra” (del 1909): quest’ultima è la prima opera di collaborazione fra Strauss e lo Scrittore e Drammaturgo Hugo von Hofmannsthal.

In seguito i due artisti lavorano assieme, nonostante Strauss modifichi in parte il suo stile in “Der Rosenkavalier” (del 1911), opera in tre atti e < ambientata nel Settecento, ricca di riferimenti erotici e più favorevolmente accettata dal pubblico rispetto alle precedenti “Elektra” e “Salomè”, le due partiture più innovative di Strauss, classificate per il contenuto poetico e musicale come esempi di teatro orgiastico >.
“Salome” è la più nota tra le opere teatrali di Strauss e, all’esordio scandalizza la Critica mondiale anche se raggiungerà un buon successo, in seguito.
1907: a proposito, è importante ricordare la rappresentazione a New York che viene ritirata su richiesta della Chiesa per la scena in cui “Salome” bacia la testa mozza di San Giovanni, seguendo fedelmente il testo di Oscar Wilde da cui l’opera è tratta.

1930: fino a questa data, Strauss compone ancora numerose opere, però il suo stile si riduce ad un livello minore e la grande opera “La donna senz’ombra” (“Die Frau ohne Schatten”) rappresenta il punto finale di una fase drammatico-sperimentale.
I lavori seguenti hanno costruzione più leggera e in stile classicistico, come “Capriccio” e “Daphne”, la sicurezza drammaturgica per il teatro musicale rimane e, quasi tutte le sue opere liriche, sono dei successi.

 

Strauss e il Nazismo:

Nell’epoca del “Nazionalsocialismo”, non si conosce precisamente il ruolo di Strauss perché risulta dubbioso: secondo alcune opinioni, Strauss sarebbe apolitico e non avrebbe mai cooperato con il “potere”, ma è da tenere ben presente che, durante le “Olimpiadi” di Berlino del 1936, Strauss non dirige l’Inno Nazionalsocialista.
Secondo altri, l’obiezione della sua “Presidenza della Camera Musicale del Reich”, nel periodo 1933-1935, nonostante ricopra una carica elevata di rappresentanza, dovrebbe fargli prendere posizione contro il Nazionalsocialismo.

Strauss corre un rischio, pubblicando l’opera “La donna silenziosa” (“Die schweigsame Frau”) su libretto dello scrittore ebreo Stefan Zweig perché, a seguito dell’enorme successo ottenuto (la cui prima rappresentazione viene autorizzata in via eccezionale dallo stesso Hitler), Strauss è costretto a dimettersi dalla “Camera Musicale del Reich” (Zweig, 1942) in quanto viene intercettato un messaggio troppo “libero” diretto allo stesso Stefan Zweig per chiedergli la stesura di un libretto per una nuova opera,
Altre supposizioni: Strauss sfrutterebbe la sua carica per proteggere i suoi amici e colleghi ebrei.

 

Il nuovo ruolo di musicista nella società:

Richard Strauss è un compositore geniale e ha anche ridefinito il ruolo del Musicista nella Società: ha già una solida base finanziaria (per via della famiglia materna), ma dimostra anche che un compositore può vivere del suo lavoro.
Infatti, giunge alla conclusione che il comporre sia una professione vera e propria, per cui il totale del compenso sia pari a quello di un Medico o di un Giurista.
Questa idea è contraria alla funzione sempre ricoperta dall’ “Artista”, nella società, fino ad allora, per cui Strauss è cotretto a difendersi contro l’accusa di essere particolarmente tendente agli affari e molto avaro: in parte, tale cattiva fama gli resta ancora oggi.

1889: assieme a Hans Sommer e Friedrich Rösch, Strauss pensa di fondare una sorta di “Sindacato dei Compositori” per raggiungere questi suoi scopi e, da questa sua iniziativa, nel 1903, viene fondata la Società per i Diritti nelle Rappresentazioni Musicali e nella Riproduzione Meccanica (la corrispondente tedesca della SIAE italiana).
E’ importante ricordare che la villa di Garmisch, dove Strauss trascorse gli ultimi anni della sua vita, è chiamata “Villa Salome”, perché acquistata con i diritti d’autore di tale opera.

 

Opere:

Poemi sinfonici:

. Aus Italien op. 16 (1886)
. Don Juan op. 20 (1888)
. Macbeth op. 23 (1888-90)
. Morte e Trasfigurazione (Tod und Verklärung) op. 24 (1889)
. I tiri burloni di Till Eulenspiegel (Till Eulenspiegels lustige Streiche) op.28 (1895)
. Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra) op. 30 (1896)
. Don Chisciotte (Don Quixote) op. 35 (1897)
. Una vita d’eroe (Ein Heldenleben) op. 40 (1898)
. Sinfonia domestica (Symphonia Domestica) op.53 (1903)
. Sinfonia delle Alpi (Eine Alpensinfonie) op. 64 (1915)

 

Altre composizioni orchestrali:

. Romanza per clarinetto (1879)
. Concerto per violino e orchestra Op. 8 (1881)
. Concerto per corno n. 1 in mi bemolle maggiore op.11 (1882-83)
. Romanza per Violoncello (1883)
. Burlesca per pianoforte e orchestra, in re minore (1890),
. Parergon dalla Symphonia Domestica per pianoforte (mano sinistra) e orchestra, Op. 73
. Panathenäenzug, studio sinfonico in forma di passacaglia per pianoforte (mano sinistra) e orchestra, Op. 74
. Japanische Festmusik
. Concerto per corno n. 2 in mi bemolle maggiore (11 agosto 1943 al Festival di Salisburgo diretto da Karl Böhm)
. Concerto per oboe e piccola orchestra, in re maggiore (1945-46)
. Duetto-Concertino per clarinetto, fagotto, arpa e archi (1947)
. Sinfonia per strumenti a fiato “The happy workshop”
. Sinfonia in re minore
. Suite per orchestra: musica strumentale per lavori teatrali
. “Musica da film” per la pellicola Rosenkavalier (1925)
. Festliches Präludium, Op. 61, con organo in orchestra

 

Opere liriche:

. Guntram (1894)
. Feuersnot (1901)
. Salome (1905)
. Elektra (1909)
. Il cavaliere della rosa (Der Rosenkavalier) (1911)
. Ariadne auf Naxos (1912/16)
. La donna senz’ombra (Die Frau ohne Schatten) (1919)
. Intermezzo (1924)
. Elena egizia (Die ägyptische Helena) (1928)
. Arabella (1933)
. La donna silenziosa (Die schweigsame Frau) (1935)
. Il giorno della pace (Friedenstag) (1938)
. Daphne (1938)
. Die Liebe der Danae (1940; rappresentata postuma nel 1952)
. Capriccio (1942)
. L’ombra dell’asino (Des Esels Schatten) (1949; incompiuta)

 

Musiche per balletto:

. Josephslegende o La légende de Joseph (1914 al Palais Garnier di Parigi con Léonide Massine e Maria Nikolaevna Kuznetsova)
. Schlagobers (1924)

 

Cori a cappella:

. 2 cori a 16 voci op.34:
. n. 1 Der Abend
. n. 2 Hymne
. An den Baum Daphne
. Die Göttin im Putzzimmer
. Deutsche Mottette
. Altre opere per coro maschile

 

Altre opere:

. Lieder per piano e per orchestra
. Vier letzte Lieder (Ultimi quattro lieder) per soprano e orchestra
. Frühling (Primavera), su testo di Hermann Hesse
. September (Settembre), su testo di Hermann Hesse
. Beim Schlafengehen (Tempo di dormire), su testo di Hermann Hesse
. Im Abendrot (Al crepuscolo), su testo di Joseph von Eichendorff
. Musica per pianoforte (tra cui la Sonata in si minore op.5)
. Metamorphosen, per 23 archi solisti (1946)
. Der Bürger als Edelmann (Il borghese gentiluomo), Suite da musiche di scena, op. 60 (TRV 228c) (1920)

 

Musica da camera:

. Concertante per 2 violini, violoncello e pianoforte (ca.1875)
. Trio in la maggiore per violino, violoncello e pianoforte (1877)
. Trio in re maggiore per violino, violoncello e pianoforte (1877)
. Introduzione, tema e variazioni per corno e pianoforte in mi bemolle maggiore (1878)
. Introduzione, tema e variazioni per flauto e pianoforte in sol maggiore (1879)
. Quartetto per archi in la maggiore op.2 (1880)
. Ständchen per violino, viola, violoncello e pianoforte (ca.1881)
. Variazioni per quartetto d’archi su un tema di C.Negri (1883)
. Festmarsch per violino, viola, violoncello e pianoforte (1884)
. Sonata per violoncello e pianoforte in fa maggiore op.6 (1882-83)
. Quartetto per archi in do minore op.13 (1882-84)
. Sonata per violino e pianoforte in mi bemolle maggiore op.18 (1887-88)
. Andante per corno e pianoforte op. postuma (1888)
. 2 pezzi per violino, viola, violoncello e pianoforte (Arabischer Tanz, Liebesliedchen) (1893)

 

Discografia parziale:

. Strauss, R. – Strauss dirige Strauss, Mozart e Bethoveen – Staatskap. Berlin/Bayer. Staatsorchester, 1921/1941 Deutsche Grammophon
. Strauss, R. – Richard Strauss and the Piano – Costantino Catena & Quartetto Savinio – Camerata Tokyo CMCD-28309

 

Onorificenze:

Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti
— 1910

 

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

 

Richard Georg Strauss nel 1920–1925 circa:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Richard_Strauss_(cropped).jpg

File:Richard Strauss (cropped).jpg

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COSI’ PARLO’ ZARATUSTRA: Direttore: Georg Solti & Chicago Symphony Orchestra

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DANZA DEI SETTE VELI dall’opera “Salomè”:

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IL CAVALIERE DELLA ROSA, VALZER:  https://youtu.be/yF1rh7qkQkQ

 

 

JEAN SIBELIUS

Johan Julius Christian Sibelius (conosciuto internazionalmente come Jean Sibelius e in Finlandia come Janne Sibelius) nasce a Hämeenlinna (Granducato di Finlandia, sotto il dominio russo) l’8 dicembre 1865 e muore a Järvenpää il 20 settembre 1957.

E’ un Compositore e Violinista finlandese; insieme a Elias Lönnrot e Johan Ludvig Runeberg, forma il Trio simbolico musicale dell’identità nazionale finlandese.

Le sue composizioni più conosciute: le “Sette Sinfonie”, il “Concerto per Violino e Orchestra”, il Poema sinfonico “Finlandia”, la “Valse triste”, la Suite “Karelia” e l’altro Poema sinfonico “Il cigno di Tuonela” (un movimento della Suite “Lemminkäinen”).
Scrive molta altra Musica, tra cui pezzi ispirati al “Kalevala”, oltre Cento “Lieder per voce e pianoforte”, “Musiche di scena per 13 drammi”, un’Opera (“Jungfrun i tornet”), Musica da Camera tra cui un “Quartetto d’archi”, Musica per pianoforte, Musica Corale e Musica rituale massonica.

La famiglia di Sibelius è per metà svedese ed è conscia di poterlo mandare in un’importante scuola di lingua finlandese.
Ciò sarebbe dovuto anche a parte della più vasta crescita del Movimento dei Fennomani, un’espressione del Nazionalismo Romantico che diventerà una parte fondamentale della produzione artistica e delle idee politiche di Sibelius.

La sua morte è dovuta ad un’emorragia cerebrale.

 

Stile musicale:

Jean Sibelius appartiene ad un gruppo di compositori che – esteriormente – accettano le norme di composizione della fine del XIX secolo, ma semplifica anche radicalmente la costruzione interna della Musica.

All’inizio, Sibelius viene influenzato da Ferruccio Busoni e Pëtr Il’ič Čajkovskij ma, in seguito, egli rimuove progressivamente gli indicatori formali della “sonata” dalle sue opere, sviluppa continuamente cellule e frammenti per arrivare ad una grandiosa composizione finale, dando l’impressione che parta dalla composizione finita e lavori a ritroso.
Infatti, a differenza di Arnold Schönberg e Alban Berg (che abbandonano la tonalità per costruire un nuovo sistema armonico proprio), Sibelius cerca una nuova ispirazione partendo dagli antichi modi, quasi non più utilizzati nella Musica Colta successiva al Medioevo, ma ancora vivi nella Musica Tradizionale e Popolare.
Attualmente Paavo Berglund e Sir Colin Davis sono considerati i maggiori interpreti del suo lavoro.
Altre raccolte classiche di sinfonie si devono a John Barbirolli, Leonard Bernstein, Herbert von Karajan e Vladimir Aškenazi.

Nonostante abbia avuto fortuna artistica varia, Sibelius rimane fra i più popolari compositori sinfonici del XX secolo i cui interi cicli sinfonici vengono riproposti a mezzo di registrazione ma, a suo tempo, si concentra sulla Musica da Camera (più remunerativa) e solo occasionalmente per il palcoscenico.

 

Composizioni scelte:

Ordinate cronologicamente per data di composizione (non di pubblicazione o di prima esecuzione).

Musica orchestrale:

. Kullervo, Sinfonia per soprano, baritono, coro ed orchestra Op.7 (1892)
. En Saga, poema sinfonico per orchestra Op.9 (1892)
. Karelia, Ouverture per orchestra Op.10 (1893)
. Karelia, Suite per orchestra Op.11 (1893)
. Rakastava (L’amante), per voci maschili ed archi / per archi e percussioni Op.14 (1893/1911)
. Suite Lemminkäinen (Quattro leggende tratte da Kalevala) per orchestra Op.22 (1893)
. Skogsrået (La ninfa del bosco), poema sinfonico per orchestra Op.15 (1894)
. Vårsång, per orchestra Op.16 (1894)
. Kung Kristian (Re Cristiano), Suite dalle Musiche di scena per orchestra op.27 (1898)
. Sandels, Improvvisazione per coro e orchestra op.28 (1898)
. Finlandia per orchestra (e coro opzionale) op.26 (1899)
. Snöfrid per voce recitante, coro e orchestra op.29 (1899)
. Sinfonia n. 1 in Mi minore, Op.39 per orchestra (1899/1900)
. Sinfonia n. 2 in Re maggiore, Op.43 per orchestra (1902)
. Concerto per violino e orchestra in Re minore, Op.47 (1903/1905)
. Valse triste (Valzer Triste & Scene med Tranor) per orchestra op.44 (1904/1906)
. Intermezzo danzante per orchestra op.45/2 (1904/1907)
. Pelléas et Mélisande Musiche di scena / Suite per orchestra op.46 (1905)
. La figlia di Pohjola, Poema sinfonico per orchestra op.49 (1906)
. Sinfonia n. 3 in Do maggiore, Op.52 per orchestra (1907)
. Svanevit (Il cigno bianco) Suite dalle Musiche di scena per orchestra op.54 (1908)
. Cavalcata notturna e alba, Poema sinfonico per orchestra op.55 (1909)
. Dryadi, per orchestra op.45/1(1910)
. Due Pezzi per Kuomela per orchestra op.62 (1911)
. Sinfonia n. 4 in La minore op.63 per orchestra (1911)
. Due Serenate per Violino e Orchestra op.69 (1912)
. Barden (Il bardo), poema sinfonico per orchestra e arpa op.64 (1913/1914)
. Luonnotar, poema sinfonico per soprano e orchestra op.70 (1913)
. Le Oceanidi (Aallottaret), poema sinfonico per orchestra op.73 (1914)
. Sinfonia n. 5 in Mi bemolle maggiore op.82 per orchestra (1915, rivista nel 1916 e 1919)
. Oma Maa, per coro e orchestra op.92 (1918)
. Jordens sång (Il canto della terra) per coro e orchestra op.93 (1919)
. Sinfonia n. 6 in Re minore op.104 per orchestra (1923)
. Sinfonia n. 7 in Do maggiore op.105 per orchestra (1924)
. La tempesta, musica di scena per solisti, coro e orchestra, Op.109 (1925)
. Väinön virsi (La canzone di Väinö) per coro e orchestra op.110 (1926)
. Tapiola, poema sinfonico per orchestra op.112 (1926)
. Andante Festivo per orchestra d’archi op. post. (1925/1930)
. Sinfonia n. 8 incompiuta, quasi certamente distrutta (1920-1938)

Altri lavori:

. Duo in Do maggiore per violino e viola (1891-1892)
. Viisi joululaulua Op.1, cinque canzoni di Natale (1895-1913)
. Voces intimae, Op.56, per quartetto d’archi (1909)
. Jääkärimarssi, (1915)

Onorificenze:

Cavaliere di Gran Croce con gioielli dell’Ordine della Rosa Bianca – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce con gioielli dell’Ordine della Rosa Bianca
— 1950

 

Omaggi:

< A Jean Sibelius è intitolato l’omonimo parco ad Helsinki, all’interno del quale si trova il monumento “Passio musicae”, dedicato al compositore.

< Al compositore sono dedicate anche delle serie numismatiche finalndesi: il suo ritratto compare sul fronte della banconota da 100 marchi nella serie disegnata dal grafico finlandese Erik Bruun emessa dal 1986 al 1999 e, nel 2015, viene dedicata al 150º anniversario della sua nascita la moneta da 2 euro commemorativi.

Battuto al computer da Laura Rocatello

 

 

JEAN SIBELIUS:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Jean_Sibelius,_1913.jpg

File:Jean Sibelius, 1913.jpg

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VALSE TRISTE, Dirige Herbert von Karajan:

 

 

DMITRIJ DMITRIEVIč ŠHOSTAKOVIč

Dmítrij Dmítrievič Šostakóvič nasce a San Pietroburgo il 25 settembre 1906 e muore a Mosca il 9 agosto 1975.

Compositore e Pianista, è uno dei più importanti musicisti della Scuola Russa, oltre che della musica del Novecento.

Ha un difficile rapporto con il governo sovietico, ma si dimostra capace di combattere anche a mezzo di diplomazia: due denunce ufficiali per via delle sue composizioni (la prima nel 1936, la seconda nel 1948) e le censure periodiche dei suoi lavori.
La sua totale riabilitazione la riceve solo dopo la morte di Stalin, dopodiché viene eletto al Consiglio Supremo Sovietico con la sua nomina ad Ambasciatore dell’URSS in importanti eventi culturali di tutto il mondo.
Riceve moltissimi titoli e riconoscimenti internazionali.
La sua fama risale ai primi anni dell’Unione Sovietica per mezzo di opere come “Prima Sinfonia” e l’opera “Il naso”: lavori con grande originalità della tradizione russa miste a correnti moderne dell’Occidente.
In seguito, la sua musica viene classificata decadente e reazionaria (da alcuni), oppure elogiata come rappresentante della “Nuova Arte Socialista dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica” (PCUS).
In pubblico, è un fedele del sistema sovietico, ha importanti responsabilità nell’ambito artistico, aderisce al PCUS nel 1960 e diventa membro del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica.

Lo stile di Šostakóvič è ibrido dal momento che, inizialmente, è influenzato da Sergej Prokof’ev, Igor Stravinskij e Paul Hindemith: di ciò è un esempio la sua opera “Lady Macbeth del distretto di Mtsensk” (del 1934).
In seguito, adotta uno stile post-romantico, ben visibile nella “Quinta Sinfonia” (del 1937) e dove l’influenza di Gustav Mahler si fonde bene con la musica russa tradizionale (Modest Musorgskij e Igor Stravinskij).
Integrando tali influenze, crea uno stile molto personale.
Solitamente, i suoi lavori comprendono divergenze e componenti bizzarre e strane, con un ritmo molto importante e, orchestralmente, si distinguono quindici sinfonie e sei concerti; nella sua musica da camera, è opportuno menzionare i suoi Quindici Quartetti d’archi, oltre ad avere composto diverse Opere, oltre a Musica per Film e Balletto.
Infatti, Šostakovič è uno dei più fertili autori di musiche per pellicole della Russia sovietica.

L’infanzia di Šostakóvič:

Nasce a San Pietroburgo il 25 settembre 1906 (ma, secondo il calendario giuliano ortodosso, sarebbe il 12), al numero 2 di via Podólskaya (ora Scuola n. 267: sulla sinistra dell’edificio, presenzia una targa commemorativa).

I genitori di Šostakovič (secondo di tre figli) sono Dmitri Boleslávovich Šostakovič e Sofiya Vasílievna Kokoúlina.
La famiglia, di origini polacche, appartiene alla nuova borghesia nascente in Russia, in quel tempo, borghesia critica verso la politica repressiva del governo zarista e sostenitrice delle vedute dell’Intelligencija.
La madre è pianista e il padre ama suonare il pianoforte e la chitarra.
1903: Dmitri Boleslávovich sposa Sofiya Vasílievna Kokoúlina, una dei sei figli nati da un siberiano emigrato là.

 

Gli studi di Šostakóvič:

Da come si legge nella sua autobiografia del 1927, Dmitrij Šostakovič comincia lo studio del pianoforte incoraggiato dalla madre.
All’inizio, non è convinto ma, in seguito, dimostra un talento eccezionale per il pianoforte e, poi, per la composizione.

1915: Mitja ha 9 anni quando crea le sue prime composizioni “Il soldato”, si esibisce ed esegue l’ “Album per la gioventù” di Čajkovskij.
Avvenimenti di questi anni (i discorsi di Lenin alla città di Pietrogrado, la Rivoluzione d’Ottobre e le notevoli quantità di vittime provocate dalla guerra), incidono sulla sua formazione umana e musicale.
In questo periodo, compone l’opera “Gli zingari”, il balletto “La sirenetta” (dalla favola di Andersen), una “Fantasia per due pianoforti”, diverse polke e musiche per solo piano, ma anche un “Inno alla libertà” e una “Marcia funebre”.
Intanto, la sua famiglia contatta personalità russe molto note: il pittore Boris Kustodiev (conosciuto poco dopo la rivoluzione e a cui Šostakovič dedicherà il “Preludio n. 1”), il compositore Glazunov (direttore del Conservatorio di Pietrogrado), il pianista Sofronickij, gli scrittori Gor’kij e Tolstoj.

 

Il Conservatorio e il lavoro nei cinema:

1919: Šostakovič entra al Conservatorio di San Pietroburgo, dove continua a studiare il pianoforte con Leonid Nikolaev, solfeggio con Aleksej Alekseevič Petrov e composizione con Maksimilian Štejnberg (a cui dedicherà lo “Scherzo per orchestra in Fa diesis, op. 1.
Personalmente, Glazunov riesce a fargli avere una borsa di studio, visto che sta diventando noto come un bambino prodigio.
In questo periodo, compone la “Danza Fantastica n. 1”, “Ti ho atteso nella grotta” (trascrizione di Rimskij-Korsakov), “Tema e variazioni, op. 3”, “le Due Favole di Krylov” e le “Tre danze fantastiche”, prima opera edita del musicista.

Inizio del 1922: il padre muore di polmonite e a lui dedica la “Suite in Fa Sharp.svg minore per due pianoforti”.
Nonostante questa disgrazia, nel 1923, Šostakovič continua gli studi, diplomandosi con il massimo dei voti, il cui programma d’esame comprende: Bach (“Preludio e fuga in Do diesis minore”), Beethoven (“Sonata n. 21”), Chopin (“Terza Ballata”), Mozart (“Variazioni in Do maggiore”), Schumann (“Humoreske” e “Concerto in La minore”) e Liszt (“Venezia e Napoli”).
1923: abbozza la “Sinfonia n. 1”, il “Trio n. 1” e i “Tre pezzi per violoncello e pianoforte”, oltre ad esibirsi in varie manifestazioni (eseguendo anche il “Concerto n. 1 per pianoforte” di Čajkovskij) ricevendo molti elogi dal ramo giornalistico.
Ma, nonostante i risultati fantastici, gli viene vietato di proseguire il Corso di Composizione, per cui tenta l’ammissione al Conservatorio di Mosca.
La morte del padre, causa una situazione economica precaria, per cui è costretto a lavorare come illustratore-pianista accompagnatore, nelle sale di proiezione di film muti.
Si tratta di lavoro faticoso e debilitante, ma questa esperienza si rivela utile negli anni successivi, per la composizione di musiche per film.
In questo periodo, rivela le prime insofferenze nei confronti dell’ambiente musicale leningradese molto tradizionalista, accademico e ancora abbastanza legato all’ “eredità” di Rimskij-Korsakov.

Il successo della Prima Sinfonia di Šostakovič e il Primo Dopoguerra:

20 marzo 1925: a Mosca, Šostakovič esegue le proprie opere.
Si verificano gli applausi, ma non il gusto dei moscoviti per il compositore, il cui grande talento è notato dal Maresciallo Tuchačevskij e dal compositore e teorico Boleslav Javorskij, i quali fanno pressione sul direttore Nikolaj Mal’ko affinché approvi l’esecuzione della “Prima sinfonia” del ragazzo.
12 maggio 1926: con la Filarmonica di Leningrado, Mal’ko riesce a far eseguire il lavoro di Šostakovič e il successo è clamoroso, per cui gli insegnanti del Conservatorio di Leningrado decidono di ammettere al Corso di Composizione il giovane il quale porta tale sinfonia all’esame di diploma in composizione, ottenendo il massimo dei voti.
Inoltre, tale sinfonia viene eseguita in tournée dalla “Filarmonica” a Char’kov, Kislovodsk e Baku entrando quasi subito nel repertorio dei più grandi direttori dell’epoca: nel 1927, Bruno Walter, a Berlino; nel 1928, Leopold Stokowski, a Filadelfia e Artur Rodziński a New York.
1931: la sinfonia viene eseguita da Arturo Toscanini più volte.

 

Šostakovič al termine degli Anni Venti:

1927: Šostakovič compone l’ “Ottetto, op. 11”, e la “Sonata n. 1 per pianoforte, op. 12”.
Inizia la “Seconda sinfonia” e l’opera “Il naso”, su testi di Gogol’.
1929: l’ARMP (il Partito Sovietico dei Musicisti), critica il suo lavoro, definendolo rigoroso e, nel 1930, ne pubblica una versione ridotta che ottiene un grande successo ancora prima di essere criticato e proibito, dal momento che è considerato “il prodotto di un semplice borghese decadente”.

Al Concorso “Chopin” di Varsavia ottiene una menzione d’onore dalla giuria, però riceve grandi ovazioni dal pubblico.

Gli ultimi lavori appena composti, fra cui gli “Aforismi, op. 13”, appena composti, non destano molti consensi da parte di Steinberg.

Fine dell’anno 1930: viene eseguita la “Seconda sinfonia, op. 14”, dedicata alla Rivoluzione d’Ottobre.

Qui, si iniziano ad osservare la satira e il grottesco, ossia gli elementi che distingueranno la musica di Šostakovič da altri; elementi che si uniranno al credo costruttivista, che si va diffondendo in Unione Sovietica, in questi anni, nei diversi campi artistici (Tatlin, Mejerchol’d, oltre ad alcuni esperimenti cinematografici di Ėjzenštejn) e che, nella sua musica, “si concretizzano con la presenza di melodie cromatiche, di una durezza ritmica notevole e di modulazioni improvvise”.

1928: compone il “Tahiti Trot, op. 16” (arrangiamento del popolare fox trot da “No, no, Nanette” di Vincent Youmans); la trascrizione per orchestra di “Due pezzi di Scarlatti, op. 17”; a luglio, Šostakovič termina “Il naso”: è la sua prima opera teatrale, ed è tratta da “I Racconti di Pietroburgo” di Gogol’, librettisti sono Zamjatin, Prejs (che sarà ucciso durante le purghe degli anni ’30) e il grande regista teatrale Mejerchol’d (che ha una grande importanza nella stesura e nella realizzazione dell’opera) con un rapporto che proseguirà anche in seguito (nel 1929, il regista chiederà al compositore di scrivere le musiche di scena per “La cimice”).

A Šostakovič, vengono anche commissionate le musiche del film “Nuova Babilonia” di Kozincev e Trauberg, i registi più conosciuti dell’epoca insieme ad Ėjzenštejn.
Però, i brani della colonna sonora del film sono criticati duramente.

1930: a Leningrado, si svolge la première de “Il Naso”, diretta da Samosud e, nonostante l’immenso successo, la critica non capisce appieno il significato reale tragico-umoristico dell’opera che, in seguito, viene proibita e rimessa in scena solamente quarant’anni dopo.
1929-1930: altri lavori sono i due pezzi per l’ “Armer Columbus, op. 23”; le musiche di scena per “Lo sparo, op. 24”, e per “Terra vergine dissodata, op. 25” (di L’vov); una trascrizione per pianoforte della “Sinfonia dei Salmi” di Stravinskij; la colonna sonora del film “Sola, op. 27”, per la coppia Trauberg-Kozincev; i balletti “L’età dell’oro, op. 22”, su libretto di Ivanovskij (un insuccesso), e “Il bullone, op. 27”.

Nei due anni successivi, invece, sono create la commedia “La compagnia verde”, “Rule, Britannia!”, la colonna sonora de “Le montagne dorate” e dello spettacolo “Giustiziati con Condizionale”, le musiche dello spettacolo teatrale “Amleto”, “Due pezzi per quartetto”, una trascrizione della polka de “L’età dell’oro”, dopodiché inizia a lavorare sull’opera “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”.

 

Inizi anni Trenta:

1932: a Šostakovič viene commissionata la musica per il film “Genu in Pilae” (in seguito, distrutto dietro ordine di Stalin).
Avendo ottenuto un grande successo solamente attraverso la “Prima sinfonia”, è costretto ad affiancarsi alle idee e alle linee-guida del regime, componendo musiche di carattere celebrativo, elogiativo e trionfale.
1932: infatti, inizia a comporre una sinfonia (che resta incompiuta) il cui titolo è ” Da Karl Marx ai nostri giorni”, per soli coro e orchestra; lavoro che doveva essere basato sulla vita dello stesso Marx e di Feuerbach.
Aprile 1932: il Partito dà vita alla “Lega dei Compositori Sovietici” e i suoi brani musicali devono contenere canti popolari, inni e finali trionfanti.
Šostakovič, eletto Presidente della Sezione di Leningrado, si salva dalle censure perché compone musiche per film (infatti, la produzione di colonne sonore è in linea con l’esaltazione della patria dal regime stalinista).
Il compositore è costretto a tenere “clandestina” la sua produzione cameristica e, a questo periodo risalgono le “Sei romanze su parole di poeti giapponesi, op. 21”, che saranno eseguite solamente nel 1966.
Maggio 1932: sposa Nina Vasil’evna Varzar e, dal matrimonio, nascono due figli (Galina, nel 1936, e Maksim, nel 1938, che diventerà Direttore d’Orchestra).

1934: completa “Lady Macbeth” e la dedica alla moglie.
L’anno seguente, compone i “Ventiquattro preludi, op. 34”, e il “Concerto n. 1 in Do min. per Pianoforte, tromba e orchestra, op. 35”.
Crea “Il grande Fulmine” (un Madrigale per l’anno nuovo), e crea anche delle musiche per la pièce teatrale “La commedia umana, op. 37”, per il Teatro “Bachtangov” di Mosca.

 

Lady Macbeth del distretto di Mcensk:

1934: la sua seconda opera, “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, è completa e, per l’onore di presenziare alla première, si propongono il Malyj di Leningrado e il Nemirovič di Mosca, per cui Šostakovič la concede loro e l’opera viene rappresentata il 22 e il 24 gennaio 1934.
A Mosca, il titolo è diverso: Katerina Izmajlova.
Il successo è strepitoso e la critica entusiasta: inoltre, nei primi due anni, l’opera è replicata ottantatré volte a Leningrado e novantasette volte a Mosca; in seguito, viene rappresentata a Londra, Praga, Lubiana, Cleveland, Copenaghen.
Riceve i complimenti di Rodziński, Aram Chačaturjan, Arturo Toscanini e del musicista inglese Benjamin Britten.
Nasce la “Suite per orchestra jazz n. 1”, le musiche per il film “Amore e odio”, la “Sonata per Violoncello e Pianoforte, op. 40”.
Aiuta Ivan Dzerzinskij nella stesura de “Il placido Don”.

La prima condanna per Šostakóvič:

1º dicembre 1934: uccisione di Kirov, il responsabile del Partito dei Compositori Sovietici, a cui succede Andrej Ždanov, iniziatore di una campagna di irrigidimento della produzione artistica.

1935: intanto “Lady Macbeth” continua nel suo successo: viene rappresentata a New York, Filadelfia, Buenos Aires, Praga, Bratislava e Stoccolma.

Šostakovič intanto compone il terzo balletto (“Il rivo chiaro, op. 39”), la colonna sonora per il film “La giovinezza di Maksim, op. 41” (il primo di una trilogia) della coppia Trauberg-Kozincev e “Amiche (op. 41a)” di Arnštam, oltre che il cartone animato “Il racconto del pope e del suo servo Balda”.
Idem, dello stesso anno: i “Cinque frammenti, op. 42”, dei brani avanguardistici che serviranno da prova per uno dei suoi più grandi lavori: la “Quarta sinfonia”.
Quando “Lady Macbeth” viene rappresentata anche al Reatro “Bol’šoj”, Stalin c’è, ad una rappresentazione (pare il 28 gennaio 1936, mentre altre fonti anticipano la data di un mese) ma, secondo il racconto di alcuni, sembra che abbandoni la sala durante il primo intervallo, dopo la scena di sesso tra Sergej e Katerina; secondo altri, rimarrebbe fino alla fine, sghignazzando con i suoi accompagnatori; è cosa certa che Stalin non inviti Šostakovič nel suo palco, come è sua abitudine per commentare l’opera e propinare “consigli”.
Idem, 28 gennaio 1936: sulla “Pravda” appare un articolo anonimo intitolato “Caos invece di Musica”: tale articolo abbatte l’opera, definendola “caotica, apolitica, pervertita”.
Nonostante il successo ottenuto dall’opera, tale denuncia inaspettata provoca la cancellazione del lavoro dai programmi a Mosca e a Leningrado.
Dopo pochi giorni, la Pravda pubblica articoli anche contro “Il rivo chiaro” e composizioni come il “Concerto per piano” e i “Preludi” vengono demolite nei dibattiti a Leningrado e a Mosca verso la “Lega dei Compositori”.
Per la loro posizione di potere, Sollertinskij e Asaf’ev non contraddiscono il Regime e, dalla testimonianza di Ervin Sinkó, a questo punto, pare che Šostakovič voglia suicidarsi e che lo stesso Stalin, incontrando il musicista, sminuisca le accuse degli articoli e gli consigli di approfondire maggiormente le canzoni popolari.

 

La risposta di Šostakovič è la Quinta sinfonia:

Aprile 1936: Šostakovič termina la “Quarta sinfonia, op. 43” e la fa ascoltare a una piccola cerchia di persone, tra cui Ivan Sollertinskij e il grande Direttore d’Orchestra-Compositore Otto Klemperer.
La sinfonia deve essere eseguita a novembre, ma Šostakovič la ritira al’ultimo momento e, tale lavoro monumentale, sarà rappresentato venticinque anni dopo.

Sempre, nel 1936, compone: le musiche per lo spettacolo “Salve, Spagna!” e le “Quattro romanze su versi di Puškin, op. 46”.
Purtroppo, il Regime moltiplica gli omicidi e parecchi amici stretti di Mitja perdono la vita, fra cui il maresciallo Tuchačevskij, il già nominato Mejerchol’d, il musicologo Žiljaev e le loro famiglie.

1937: sua nomina di “Professore di Composizione” al Conservatorio di Leningrado.
In questo periodo, crea la “Quinta sinfonia, op. 47”, la quale è scritta tra l’aprile e il luglio (l’ “Adagio” è composto in soli tre giorni) e viene rappresentata a novembre, sotto la direzione di Evgenij Mravinskij (Direttore di molte altre “prime” di Šostakovič).
Tale sinfonia è mostrata come la “Risposta ad una giusta critica” e pare che desti immensa commozione e un entusiasmo generale.
Consta di diversi movimenti, ma il quarto è definito dai critici una “forzatura trionfale-ottimistica” e “una volontà di vendetta da parte del compositore”.
Secondo Volkov, Šostakovič descriverebbe così l’epico movimento finale della “Quinta”:
«Di cosa si dovrebbe giubilare. Ritengo sia chiaro quel che accade veramente nella Quinta. Il giubilo è forzato, è frutto di costruzione. È come se qualcuno ti picchiasse con un bastone e intanto ti ripetesse: “Il tuo dovere è di giubilare, il tuo dovere è di giubilare”. E tu ti rialzi tremante con le ossa rotte e riprendi a marciare bofonchiando: “Il nostro dovere è di giubilare, il nostro dovere è di giubilare”».
Šostakovič riconquista gli allori della fama: la sinfonia è eseguita a Tbilisi, Char’kov e Rostov, mentre la partitura viene richiesta da Klemperer e Toscanini e viene registrata da Rodziński. Intanto, stanno nascendo le musiche per i film “Il ritorno di Maksim (op. 45, seconda parte della trilogia di Maksim)”, “I giorni di Volocaevskij (op. 48)”, “Il distretto di Viborg (op. 50)”, “Amici (op. 51)”, “Il grande cittadino (op. 52)” e “L’uomo col fucile (op. 53)”; oltre ad un’altra opera, “Le dodici sedie”, basata su scritti di Evgenij Petrovič Petrov e Il’ja Arnol’dovič Il’f”.
Inoltre, crea la “Seconda Suite per Orchestra Jazz e il Primo Quartetto”.
1938: Šostakovič diventa Professore Ordinario a Leningrado e pare che si parli di una sua “Sinfonia dedicata a Lenin”, ma rimasta incompleta, mentre gli schizzi della sinfonia andranno a far parte della “Sesta” che sarà eseguita da Mravinskij nel 1939.
Invece di una gigantesca sinfonia per Lenin, Šostakovič compone una melodia scherzosa messicana, con autocitazioni dalla “Lady Macbeth” e frammenti di Mozart, Rossini e Verdi. Accolta con curiosità, è accusata di formalismo.
1939: il Kirov di Leningrado incarica Šostakovič di fare una nuova strumentazione per il “Boris Godunov”.

1940: compone i “Tre pezzi per violino” (forse ritirati dall’autore), l’orchestrazione del “Vergnügungszug” di Johann Strauss, le musiche per i films “Le avventure di Korzinka (op. 58)”, “Il grande cittadino – II Parte (op. 55)”, “Lo stupido topolino, op. 56” (film mai realizzato).
Idem, 1940: scrive il “Quintetto per Pianoforte, lavoro che gli varrà il “Premio Stalin” (l’anno seguente) e progetta l’opera “Katjuša Maslova” e la composizione delle musiche per la messa in scena del “Re Lear” di Shakespeare.
A questo punto, Šostakovič diventa Presidente della “Lega dei Compositori Sovietici”.

Le opere belliche e la Sinfonia di Leningrado:

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Šostakovič si trova a Komarovo, allora in Finlandia.
In breve tempo, La Wehrmacht raggiunge Leningrado.
Šostakovič è di salute cagionevole, ma chiede più volte di farsi arruolare nell’Armata Rossa, venendo puntualmente respinto.
Però, riesce a farsi arruolare in un gruppo addetto al controllo degli incendi, viene assegnato al tetto del Conservatorio e, il 15 luglio 1941, Mitja comincia a comporre il suo lavoro più famoso: la “Settima sinfonia” che, in breve, diventa l’emblema della resistenza russa verso la Germania.

Attraverso una trasmissione radiofonica, il 16 settembre, incoraggia i soldati al fronte, parlando della creazione della sua opera:
«Un’ora fa, ho completato la composizione del secondo movimento di una grande sinfonia. Se riuscirò a scrivere bene la sinfonia, se completerò il terzo ed il quarto movimento, sarà possibile chiamare questa composizione la Settima sinfonia. Perché vi annuncio questo? Perché tutti gli ascoltatori devono sapere che le cose nella nostra città procedono come sempre e ognuno rimane al suo posto, malgrado la minaccia che pende sulla vita di Leningrado. Sbrighiamo ora tutte le faccende militari. Musicisti sovietici, miei cari amici e numerosi compagni di lotta, amici miei! Ricordiamoci che la nostra arte è ora in grande pericolo. Lasciateci difendere la nostra musica, lasciateci lavorare onestamente ed indipendentemente.»27 dicembre: Šostakovič completa la “Sinfornia op. 60”.
4 marzo 1942: viene eseguita per la prima volta a Kujbyšev, diretta da Samosud.
Esplode il “Mito della Leningrado” in quanto viene poi eseguita a Leningrado, sotto i continui bombardamenti, suscitando la commozione di tutti i presenti e provocando un’ondata di applausi per Dmitrij Šostakovič.
E’ replicata in tutta la Russia, fino ad arrivare a Toscanini a mezzo di un microfilm contenente la partitura.
In quest’occasione Šostakovič ritiene opportuno avvicinarsi al Regime e a comporre musica che esalti la Patria e l’Antifascismo, come vuole anche la “Lega dei Compositori”.
Non a caso, in questo periodo, orchestra l’ “Internazionale” e “Il giuramento del Commissario del popolo”.
Da ricordare che, negli scontri fra Sovietici e Nazisti, muore il giovane musicista Veniamin Flejšman.
Inoltre, Šostakovič completa l’opera “Il violino di Rothschild”, lasciato incompiuto dall’autore-vittima.

L’Ottava sinfonia:

1942: inizia “I giocatori” dal lavoro di Gogol’, terminando solamente il primo atto ma, tale lavoro, sarà completato dal polacco Krzysztof Meyer, biografo di Šostakovič.
Comunque, alcune bozze dell’opera lasciata incompleta saranno utilizzate da Mitja per la sua ultima composizione, la “Sonata per viola”.

1942: Šostakovič compone la “Sonata n. 2 per pianoforte, op. 61” (che dedica a Nikolaev, suo Maestro), una “Marcia Cerimoniale”, le musiche per lo spettacolo “Patria”, di Dolmatovskij (la “Suite” è l’ “op. 63, Leningrado città natia”) e “Sei romanze su versi di poeti inglesi, op. 62”, che dedica a sua moglie Nina, ad Atovm’jan, a Sollertinskij, a Glikman, a Sviridov e a Šebalin, creandone anche una “Versione per orchestra, op. 140”.

Essendo preso dalla composizione di una nuova sinfonia, Šostakovič accantona l’idea del brano sinfonico, “Gli eroici difensori di Mosca”, per cui musica in soli due mesi l’ “Ottava sinfonia”, una pagina fra le più lugubri e drammatiche (tipo cupo Requiem per le vittime del conflitto).
4 novembre 1943: viene eseguita a Mosca per la prima volta, sotto la solita direzione orchestrale di Mravinskij (a cui dedica l’opera stessa), ma la sinfonia suscita molti dibattiti, a causa della mancanza dei toni trionfali e della prolissità.
L’opera viene messa all’indice e sarà rieseguita solamente quindici anni dopo.

 

La Nona sinfonia:

1943: muore Sollertinskij, caro amico di Mitja che, addoloratissimo, dedica il “Trio n. 2, op. 67 per pianoforte, violino e cello”.
Šostakovič viene nominato Membro dell’ “Istituto Americano di Arte e Letteratura” e gli viene consegnata la medaglia “Per la difesa di Leningrado”.

1944: completa l’opera “Il violino di Rothschild” e scrive le musiche e la suite del film “Zoya” di Leo Arnštam e per lo spettacolo “Il fiume russo”; musica gli “Otto canti popolari inglesi e americani”, il “Secondo quartetto, op. 68” (dedicato a Sebalin), e il “Quaderno infantile, op. 69”, per la figlia Galina.
Intanto, Šostakovič pensa di comporre una nuova sinfonia, che rappresenti la vittoria su Hitler per cui abbozza una “Sinfonia della Vittoria”, però cambia idea e compone le musiche per il film “Gente semplice, op. 71, e Due canti, op. 72”.
1945: per i Festeggiamenti della Fine della Guerra, l’evento lo esprime al contrario della “Nona” trionfalistica di Beethoven.
Infatti, Šostakovič stupisce tutti componendo una sinfonia senza coro, senza finale grandioso ma, anzi, utilizzando lo schema classico della sinfonia del ‘700-‘800, con i toni leggeri e ironici, quasi canzonatori in certi passaggi e, per molti è una specie di insulto ai Caduti della Patria.

1946: il suo trasferimento a Mosca diventa permanente.
Šostakovič termina il “Terzo quartetto, op. 73”, dopodiché viene insignito dell’ “Ordine di Lenin” per l’evoluzione musicale e del “Premio Stalin” per il “Trio n. 2”.

 

Il Secondo Dopoguerra:

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nasce l’ostilità tra il blocco sovietico e quello occidentale che arreca danno anche a Šostakovič: ad esempio, negli Stati dell’Ovest, il “Times” descrive la sua “Sesta sinfonia” come “il prodotto di una mente feconda, ma poco cospicua”, dal momento che, in Occidente, si ritiene che il compositore accetti passivamente le imposizioni di Ždanov del regime stalinista (cosa NON vera).
Per cui, Šostakovič si vede costretto a comporre musica di gradimento per il Regime: il “Poema sulla Patria, op. 74”, con i tanto richiesti solisti, coro ed orchestra, e l’ “Ouverture festiva, op. 96”, che verranno eseguiti solamente dopo anni.

Continua la composizione delle colonne sonore per “Pigorov, op. 76”, e per “La giovane guardia, op. 75”.
Abbandona la composizione dei “Tre pezzi”.

Estate 1947: inizia a lavorare al “Primo concerto per violino”.

9 febbraio 1947: è nominato Presidente della “Lega dei Compositori” di Leningrado e tre giorni dopo viene eletto Deputato del Soviet Supremo delle Repubbliche Sovietiche.

1948: il Partito accusa, attraverso Chrennikov (Primo segretario della Lega), di formalismo i compositori sovietici Muradeli, Mjaskovskij, Šebalin, Popov, Prokofiev, Chačaturjan e, soprattutto, Šostakovič.
Quest’ultimo perde il posto di insegnante a Mosca e al Conservatorio di Leningrado e Ždanov lancia una nuova offensiva (satiricamente, chiamata ždanovščina), ancora più violenta di quella del 1936 (in cui le sue opere erano state definite “perverse, formalistiche e antipopolari”).
In seguito a questo, e fino alla morte di Stalin (1953), la musica sarebbe diventata, una celebrazione altezzosa e boriosa del despota.

La situazione economica di Šostakovič è precaria e, ancora una volta, ricorre alla composizione di colonne sonore: “La caduta di Berlino, op. 82” (del 1949), “Belinskij, op. 85 (del 1950 e da cui verranno tratti diversi brani)”, una “Suite (op. 82a)”, il canto “Una bella giornata per coro a cappella”, un “Vocalizzo: Suite (op. 85a) e quattro cori a cappella”.
Termina il “Concerto per violino” e il ciclo “Dalla poesia popolare ebraica” (che rimangono in un cassetto), e “Il canto delle foreste, op. 81”, composto per celebrare le politiche ambientali del regime.
1949: Šostakovič è Ambasciatore inviato alla “Conferenza Internazionale della Pace” a New York, insieme a diversi altri artisti, diventando vittima della Guerra Fredda: nel clima del tempo, Toscanini, che lo aveva invitato anni prima in America, si rifiuta di incontrarlo e il concerto programmato per la “Quinta” viene bloccato da una manifestazione di combattenti.
Il musicista, pover’uomo, riceve questa “particolare” accoglienza perchè è visto, in questo periodo, come un componente della macchina propagandistica sovietica.
1949: compone la “Suite da balletto n. 1” e il “Quarto Quartetto”.

1950: riceve due Premi Stalin: uno per “La caduta di Berlino” e uno per “Il canto delle foreste”.
Poi, va a Varsavia, per il Consiglio Mondiale della Pace”, e a Lipsia per il “Bicentenario della morte di Bach” e, grazie allo spirito-genio del contrappunto, compone i propri “Ventiquattro preludi e fughe, op. 87”.

1951: l’anno è prolifico.
Compone solamente le “Due romanze su versi di Lermontov, op. 84”.
Viene eletto “Deputato del Soviet Supremo” e compone i “Dieci poemi su testi di poeti rivoluzionari, op. 88” che, l’anno successivo, gli fa guadagnare il suo quinto “Premio Stalin”.
Crea anche i “Quattro canti su parole di Evgenij Dolmatovskij, op. 86”, le “Danze di bambole”, “Dieci canti popolari russi”, la “Suite per balletto n. 2”, le musiche per il film “Il memorabile anno 1919 (ricomposti da Atovm’jan nei Frammenti), op. 89a”, i “Quattro monologhi su versi di Puškin, op. 91”, il “Quinto Quartetto, op. 92”.
1952-1953: compone “Il sole splende sulla nostra patria, op. 90”, che viene eseguito per l’Anniversario del Partito Comunista, le “Suite da balletto n. 3 e 4” e i “Canti greci”.

1953: si reca a Vienna per il Congresso Mondiale della Pace.

La morte di Stalin, nel 1953:

Il monogramma sonoro del compositore deriva dalle iniziali del suo nome e cognome in tedesco: Dmitri SCHostakowitsch: le lettere D, Es, C ed H equivalgono alle note Re, Mi bemolle, Do e Si.
La combinazione delle quattro note Šostakovič la utilizza in molte sue opere, fra cui la “Decima sinfonia” (nel finale), e l’ “Ottavo Quartetto” (nelle prime note del brano).
5 marzo 1953: muore Iosif Stalin e l’ “omaggio” di Šostakovič alla memoria del dittatore è la “Decima sinfonia”.
Essa contiene sonorità terribili e spietate, buona descrizione di Stalin attraverso il compositore russo: sembra che suo figlio Maksim, durante un’intervista, dichiari che il secondo movimento, ossia “Allegro”, descrive il “ritratto del volto spaventevole di Stalin”(con violenza e spietatezza).
Sotto il solito Direttore d’Orchestra Mravinskij, l’esecuzione consegue un successo clamoroso e, all’Estero, tale sinfonia viene eseguita a Londra, a Parigi, a Lipsia, a New York, a Tokyo, a Vienna, a Basilea, a Zurigo, a Milano e ad Atene.
A Šostakovič, è conferito il titolo di “Artista del Popolo” e, per il suo Compleanno del 1956 , gli viene dato l’ “Ordine di Lenin”).

1953: hanno luogo le prime del “Quarto” e “Quinto Quartetto” e dell’ “Ouverture Festiva, op. 96”, Šostakovič si dedica anche alla composizione del “Concertino per due pianoforti, op. 94” e, nel 1954, a “Il canto dei grandi fiumi-Unità”, “Cinque romanze (Canti dei nostri giorni), op. 98”, e “Furono baci”.

Questo periodo della sua vita è felice, ma è funestato dalla morte della moglie, Nina Vasil’evna (morta di cancro) e della madre, Sof’ja Vasil’evna.
Šostakovič continua a comporre “Dalla poesia popolare ebraica” e il “Concerto per violino n. 1”, eseguito dall’amico David Ojstrach e diretto da Mravinskij.
Il lavoro sortisce poco successo ma, eseguito in America, consegue un successo eccezionale.

1955: l’unico lavoro musicale composto è la colonna sonora de “Il tafano”.
E’ nominato Membro Corrispondente dell’ “Accademia delle Arti della Repubblica Democratica Tedesca” e, il 15 gennaio 1956, diventa Membro Onorario dell’ “Accademia Nazionale di Santa Cecilia” di Roma: è l’unica volta che il grande musicista sovietico viene in Italia.

1956: Nikita Chruščёv, nuova Guida Russa, denuncia i crimini del suo predecessore Stalin, aprendo un nuovo periodo per l’Arte Russa a cui viene tolta la censura del Regime, per cui
Šostakovič attacca energicamente Stalin attraverso alcuni articoli (pubblicati anche sulla Pravda), l’idea di Formalismo e la povertà di ideali della musica prodotta allora.

1956: Šostakovič sposa improvvisamente Margarita Andreevna Kainova, ma divorziano nel 1959.

Sempre, nel 1956: per i suoi cinquanta anni, in tutta la Russia, gli sono dedicati diversi concerti , specialmente nella sua Leningrado, e Chruščёv lo decora con l’ “Ordine di Lenin”.
In quest’anno, compone il “Sesto Quartetto, op. 101”, le musiche del film “Il primo contingente, op. 99a”, “Due canti e i cinque Canti spagnoli, op. 100”.

Il Partito e i riconoscimenti internazionali:

Chruscev inizia il “processo di destalinizzazione e di distruzione del culto della personalità di Stalin” e Šostakovič venne eletto Segretario della “Lega dei Compositori”, carica che mantiene fino al 1968.

1957: compone l’ “Undicesima sinfonia – L’anno 1905”, dedicata alla prima Rivoluzione Russa (qui, c’è “La Domenica di sangue”, atto culminante della Rivoluzione del 1905).
E’ il primo lavoro in cui Šostakovič dà il titolo ai diversi movimenti (in passato, aveva dato i titoli alla “Settima” ma, poi, li aveva eliminati prima dell’esecuzione: La guerra, Il ricordo, Gli spazi sconfinati della Patria, La vittoria.
La composizione riceve il “Premio Lenin”.
Il figlio Maksim consegue il diploma e Šostakovič gli compone il “Concerto n. 2 per pianoforte, op. 102” che, l’anno seguente, è diretto e suonato da Leonard Bernstein a New York.
Compone le “Undici variazioni su tema di Glinka”, in collaborazione con Šebalin, Kabalevskij, Kapp, Levitin, Ščedrin e Sviridov, e “Due adattamenti di canti popolari russi, op. 104”.
Inizia a lavorare anche ad un’operetta: “Moskva, Čerëmuški”.
In questo periodo riceve diversi riconoscimenti: Cavaliere delle Arti e delle Lettere (Francia), ed è il primo straniero a ricevere questo titolo francese; Socio Onorario dell’Accademia Musicale della Corona Inglese; l’Alto Dottorato dell’Università di Oxford; il Premio Internazionale Jan Sibelius (Finlandia); diventa Presidente Onorario della Società Austria-URSS.

1958: gli cominciano i problemi fisici attraverso i primi sintomi di quella paralisi che finirà per impedirgli l’uso della mano destra e, quindi, la fine dell’attività pianistica.
In occasione del matrimonio del figlio, si frattura una gamba che lo farà zoppicare per il resto della vita, soprattutto dopo la seconda rottura della stessa gamba, nove anni dopo.

Mstislav Rostropovič e Galina Višnevskaja, grandi amici di Dmitrij Šostakovič
1959: compone il “Concerto n. 1 per violoncello” (solista della prima esecuzione sarà il dedicatario stesso, Mstislav Rostropovič, mentre il direttore è sempre Mravinskij) e una nuova versione dell’opera “Chovanščina” di Musorgskij, ancora oggi preferita all’originale e che consegue un successo enorme.

1960: in Occidente riprendono le rappresentazioni di “Lady Macbeth”; molti i critici giudicano l’opera volgare e senza scrupoli.
Infatti, in Italia, sono molte le polemiche a seguito della sua rappresentazione a Venezia: dopo la prima esecuzione il soprano si vergogna di comparire nuovamente in camicia da notte nella scena del rapporto e del bacio con il tenore (Sergej): la scena scandalizza tutti, dal Patriarca della città ad Andreotti e, alla seconda rappresentazione, la scena viene eseguita con il sipario chiuso.

1960: Šostakovič entra nel Partito Comunista, segno evidente della fiducia accordata al musicista nel “post-Stalin”.
Compone molte opere: il “Settimo Quartetto, op. 108”, in memoria della prima moglie Nina; le “Satire, op. 109”; la colonna sonora per “Cinque giorni, cinque notti, op. 111”, composta in Germania Est; l’ “Ottavo Quartetto, op. 110” (è una delle sue opere più tristi dedicata alle vittime del Fascismo e della Guerra; contiene diverse citazioni, dalla “Prima sinfonia”, dal “Trio n. 2 (la danza dei Nazisti sui cadaveri degli Ebrei del quarto movimento)” e da “Lady Macbeth”.
Compare anche il suo nome – motto musicale, ovvero le note Re – Mi bemolle – Do – Si.
Del Quartetto, Rudol’f Baršaj farà una trascrizione per orchestra, chiamata “Sinfonia da camera, op. 110a”.

Idem, 1960: “I rintocchi di Novorossijsky – La fiamma della gloria eterna” (in memoria dei Caduti della Grande Guerra Patriottica) , la cui melodia è udibile ogni ora dalla torre dell’orologio della città.

Gli anni Sessanta:

1960-1961: finalmente, scrive la “Sinfonia per Lenin”: è la “Dodicesima Sinfonia” ed è dedicata alla Rivoluzione Russa del 1917, più che a Lenin stesso.
Anche qui, i movimenti hanno un titolo e ciascuno richiama alcuni eventi o luoghi della Rivoluzione d’Ottobre e, tale sinfonia è eseguita in occasione del ventiduesimo anniversario del PCUS, con grande accoglienza russa, ma attaccata in Occidente , pare per “accontentare” l’anticomunismo, ma anche per i contenuti con poca retorica.
1961: esecuzione della storica “Quarta sinfonia, sotto la bacchetta di Kirill Kondrašin” con successo straordinario, mentre la critica osanna l’opera come uno dei più grandi lavori del Novecento.

Marzo 1961: viene eletto Deputato del Soviet Supremo dell’URSS.
Poco prima dell’esecuzione della “Quarta”, Dmitrij aveva cominciato a scrivere la sua “Tredicesima Sinfonia”, su testi del poeta Evgenij Evtušenko, che parla principalmente di antisemitismo.
L’opera viene ostacolata dalla “Lega dei Compositori”, in particolare da Chrennikov, ma nessuno alla fine riusce a vietare la stesura dell’opera sinfonica.
Questo piccolo scontro è l’ultimo della vita di Šostakovič perché, finalmente, non verrà mai più osteggiato né dallo stato né dalla “Lega dei Compositori”.
Dicembre 1962: alla prma esecuzione, riceve un’ovazione infinita, con gli ascoltatori commossi sino a piangere.
La sinfonia diretta da Kirill Kondrasin (successo a Mravinskij nelle esecuzioni delle prime di Šostakovič) perché i rapporti con Mravinskij si sono raffreddati dopo che questi aveva preferito non dirigere la “Tredicesima”.
In merito alla nuova sinfonia, la stampa tace visto che vengono toccati temi-tabù nella Russia appena post-stalinista: l’antisemitismo, la persecuzione della satira, la lode della donna, il timore di fronte al terrore dello stalinismo e della vendita dello studioso al regime.
Per alcuni anni la sinfonia non viene eseguita, salvo solamente negli anni settanta, con alcuni versi cambiati.
In Occidente, Šostakovič è visto come un sottomesso al potere, per cui la “Tredicesima” è ritenuta opera di “artista nuovamente dissidente” e per cui tale successo nei Paesi capitalisti, gli crea diffidenza, in Russia.
Potere cauto con il musicista (e non come in passato).

Šostakovič riprende “Lady Macbeth”, con il consenso del Ministero della Cultura: in seguito, cambia il titolo in “Katerina Izmajlova” e compie alcuni aggiustamenti, l’opera viene inserita nel programma di molti teatri e, in breve tempo, ottiene un successo immenso che le permette di venire eseguita in molti Stati occidentali.

1962: Šostakovič, all’età di 58 anni, contrae il suo terzo matrimonio; la moglie è l’editrice Irina Antonovna Supinkskaja.
Nonostante la grande differenza d’età, il matrimonio è felice.

1963: Šostakovič musica il film “Ceremuski”j, tratto dall’opera omonima, per cui arrangia i “Due cori, op. 124, per orchestra”; orchestra i “Canti e danze della morte” di Musorgskij (che dedica a Galina Višnevskaja); riorchestra il “Concerto per violoncello di Robert Schumann”, che dedica a Mstislav Rostropovič, marito della Višnevskaja; compone l’ “Ouverture su temi circassi e russi”, per il centenario dell’annessione del Kirghizistan alla Russia; compone le musiche per il film “Amleto, op. 116”.
Per il momento, solamente all’Estero, ricominciano, le rappresentazioni de “Il naso”.
Le sue condizioni di salute peggiorano e Šostakovič compone il “Nono Quartetto” (orchestrato da Baršaj col titolo “Sinfonia da camera, op. 118a”) e il “Decimo Quartetto” (dedicato alla moglie Irina, che lo assiste sempre più”.

La cantata “L’esecuzione di Stepan Sten’ka Razin, op. 119” viene composta su poema dell’amico Evtušenko.
Razin è un eroe popolare russo, capo della Rivoluzione contro i Boiardi del 1671 e parla di una ribellione contro il “potere”, per cui il testo non piace al Regime, che impone alcuni tagli a tale lavoro.
1964: è l’unica volta, nella sua vita, che Šostakovič dirige al Festival di Gor’kij l’ “Ouverture Festiva” di Brahms e il proprio “Concerto n. 1 per cello”.

1965: la sua salute peggiora ulteriormente e Šostakovič compone solamente le musiche per il film “Un anno, una vita, op. 120”, e le < Cinque romanze su testi della rivista “Krokodil”, op. 121 >.

1966: completa l’ “Undicesimo Quartetto” dello storico “Quartetto Beethoven” che dedica a Sirinskij, e la “Prefazione alle mie opere complete e brevi riflessioni in proposito, op. 123” (qui, con molta autoironia, parla di sé).

1966: infarto e rottura della gamba fratturatasi anni prima, in occasione del matrimonio del figlio Maksim.
Mentre è ricoverato in ospedale, compone il “Concerto n. 2 per violoncello” (ancora, per Rostropovič).

1967: compone un ciclo su testi di Aleksandr Blok, per soprano, pianoforte, violino e cello, dedicandolo a Galina Visnevskaja, e il “Concerto n. 2 per violino, op. 129”, come regalo di compleanno per David Ojstrach.

Sempre, in ospedale, compone un canto dall’ “Evgenij Onegin”, intitolato “Primavera, primavera, op. 128”; le musiche per il film “Sof’ja Perovskaja, op. 132”; il “Preludio funebre-trionfale, op. 130” (dedicato alla memoria dei Caduti nella Battaglia di Stalingrado); il poema sinfonico “Ottobre, op. 132”, per il Cinquantesimo Anniversario della Rivoluzione.

1968: termina il “Dodicesimo Quartetto, op. 133” (opera con contenuti dodecafonici), e la “Sonata per violino, op. 134” (dedicata all’amico Ojstrach).

1969: Šostakovič cade malato seriamente (il braccio destro è, praticamente, paralizzato) e, a causa delle molte morti avvenute nell’anno, cade anche in depressione: sono tre membri del “Quartetto Beethoven” (Borisovskij, Vasilij e Sirinskij), la sorella maggiore Marija, Lev Oborin, il regista Kozincev.

 

Gli anni Settanta:

Il clima è davvero triste, ma il musicista compone la sua “Quattordicesima Sinfonia” (tratta da temi riguardanti la morte) e la dedica all’amico Benjamin Britten, conosciuto anni prima. Molti complimenti e ottime critiche, anche se manca l’ottimismo tanto voluto dal regime. Orchestra anche il “Primo Concerto per violoncello” di Boris Tiščenko.
1970: Nonostante le sempre peggiori condizioni di salute fisica, Šostakovič ritira diversi premi in tutto il Mondo e, mentre è in ospedale, compone il ciclo “Lealtà, op. 136”.
Nel mese di agosto, termina il “Tredicesimo Quartetto, op. 138”, le musiche per il film “Re Lear, op. 137”, e la “Marcia della Milizia Sovietica, op. 139”.

1971: compone la “Quindicesima Sinfonia” (ultima ed enigmatica) che contiene molti ricordi e molte citazioni di proprie opere passate e di lavori di Rossini (“Guglielmo Tell”, i famosi squilli di tromba del finale dell’ouverture) e Wagner (“Tannhäuser”).
Mentre scrive il “Quattordicesimo Quartetto, viene colpito da un altro infarto.

1973: si riprende e compie diversi viaggi in Europa e in America dove presenzia a diverse esecuzioni delle sue opere, ormai rappresentate in molti teatri.
Tornato in Russia, gli vengono diagnosticati la progressiva paralisi degli arti e un carcinoma al polmone.
Estate 1973: lavora al ciclo sulle “Sei poesie di Marina Cvetaeva, op. 143”.

1974: alla “Lega dei Compositori”, pronuncia un discorso e, un mese dopo torna in ospedale, in cui compone l’ultimo Quartetto, il “Quindicesimo”.
Per l’esecuzione, deve essere cercato un nuovo Quartetto, viste le morti dei membri precedenti del “Quartetto Beethoven” (a questo punto manca anche l’ultimo ancora vivente, Sirinski).
1974: Šostakovič, per mezzo di amici che sono stati in Italia, conosce le opere letterarie di Michelangelo e, quindi, compone una “Suite su versi di Michelangelo Buonarroti, op. 145”, con temi quali Politica, Amore e Arte.

I brani della penultima opera, le “Quattro poesie del Capitano Lebjadkin, op. 146”, sono tratti da “I demoni” di Dostoevskij.

Nell’autunno, dopo quarant’anni di ostracismo, a Mosca, viene ripresentata la sua opera “Il naso”: Šostakovič partecipa alla preparazione dell’opera e alcuni video (presenti anche in rete), lo ritraggono stanco e molto malato, mentre farà la stessa cosa per Katerina Izmajlova, rappresentata a dicembre.

 

La riabilitazione e la morte:

Inizi 1975: orchestrazione del Lied di Beethoven “Il canto della pulce (op. 75, n. 3)”.

Aprile 1975: viene ricoverato in ospedale.

6 luglio 1975: termina la composizione della “Sonata per viola, op. 147”.
Il lavoro cita “I giocatori” e la Sonata “Al chiaro di luna” di Beethoven e, qui, in questo lavoro, la nota finale della viola, che svanisce in un emblematico morendo, è l’ultima scritta dal compositore.

9 agosto 1975: a seguito dell’ennesimo infarto cardiaco, alle ore 18:30, Dmitrij Dmitrievič Šostakovič muore nell’ospedale di Kunzevo, lo stesso sobborgo moscovita dove era morto il “nemico” Stalin.
I funerali di Stato si tengono cinque giorni dopo, il 14 agosto e vi partecipano autorità politiche, familiari e moltissime persone, che salutano uno dei più grandi compositori.
Il Maestro Šostakovič è sepolto nel cimitero di Novodevičij.

Šostakovič insegnante:

Secondo Edison Denisov, allievo e corrispondente di Šostakovič, il musicista si è sempre dimostrato un ottimo didatta: durante il periodo di insegnamento ai Conservatori di Mosca e San Pietroburgo, tiene lezioni a moltissimi allievi che lo giudicano “votato” all’insegnamento e che, essendo impegnatissimo, non si assenta mai dalle lezioni, oltre a far studiare brani di Beethoven, Brahms, Čajkovskij, Mahler e Verdi, Richard Strauss (il “Don Juan”) e Stravinskij (la sua riduzione per piano della” Sinfonia dei Salmi”).

Lo stile:

Lo stile musicale di Šostakovič si rifà alla tradizione e alla cultura russa, amalgamandole in una propria e insolita visione della forma e del contenuto.
Dopo un primo periodo, Šostakovič si ricollega alla musica romantica, ispirandosi a Gustav Mahler e a Musorgskij.
La sua musica spesso inserisce acute divergenze e componenti paradossali.

Šostakovič e gli ideali della rivoluzione:
Šostakovič aderisce con sincerità agli ideali della Rivoluzione e la figura di Lenin è il suo punto di riferimento per tutta la vita: addirittura, sembra che, all’età di undici anni, insieme al padre e allo zio Maksim, si trovi in mezzo alla folla che aspetta il rientro del grande personaggio, alla stazione di Pietrogrado, il 3 aprile 1917, dove assiste al suo discorso.
In Šostakovič, esiste la volontà di dedicargli una sinfonia.

1917: in questo stesso anno, Mitja (così chiamato, da piccolo), dopo la partecipazione ad un corteo popolare, compone una “Marcia funebre” e un inno per onorare le vittime della Rivoluzione.
Comunque, queste idee non gli impediscono di denunciare il tradimento di questi ideali compiuto dal potere di pochi del Partito, nel tempo seguente.

Šostakovič e la società: ”
1934: l’opera “Lady Macbeth del Distretto di Mcensk” (titolo, poi, cambiato in “Katerina Izmajlova”) racconta il delitto di Macbeth come gesto di rivolta antiborghese e, dopo due anni e dopo più di cento repliche dalla sua prima rappresentazione, viene assalita dal Partito Comunista per mezzo di un articolo sul giornale “Pravda” con il titolo “Caos anziché musica” (si pensa che, probabilmente, sia redatto dal medesimo Stalin) in cui l’intelligente opera di Šostakovič viene criticata perhé non rispetta i canoni appena definiti del cosiddetto “Realismo socialista”.
“Realismo socialista” in cui vive l’affermazione di un “ingranaggio” secondo il quale il “crimine artistico” costituisce un crimine politico, e la parola del partito diventa legge, in ambito culturale.

1941/1945: la situazione interna è tragica e il regime tollera la maturazione di una certa libertà d’espressione, purché sia indirizzata a celebrare la tradizione della grande Russia post-zarista e inneggi alla Resistenza contro l’invasione nazista ma che nel biennio 1946-1948 porta ad infinite purghe nelle arti e nelle scienze (azione chiamata col dispregiativo “ždanovščina”).

Le opere di Šostakovič:
La produzione musicale di Šostakovič è vastissima: Sinfonie, Quartetti, Concerti, Opere liriche, Trii, Sonate, … oltre a diversi adattamenti o riorchestrazioni di musiche di altri grandi compositori, tra cui Rimskij-Korsakov, Scarlatti, Musorgskij, Strauss, Flejšman, Schumann, Tiščenko e Beethoven.

 

Il pianoforte:

Fra i lavori per pianoforte: i “24 preludi e fughe” (scritti sulla linea del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach), le due “Sonate per pianoforte” (1926-1942: la prima è un abbozzo della “Quarta Sinfonia” in cui i movimenti sono attaccati e lo stile è molto vicino a Prokof’ev), gli “Aforismi Op.13” (1927) più altri lavori per due pianoforti (la Suite del ’22 e il Concertino del ’53), …

Šostakovič attraverso i media:

Sul grande Šostakovič, sono stati girati diversi film e documentari:
. Testimony: The Story of Shostakovich, diretto da Tony Palmer ed interpretato dall’attore inglese Ben Kingsley.
Il film, del 1987, è basato sul libro di Solomon Volkov “Testimony”.
Il film ha ottenuto diversi riconoscimenti: il “Premio per il Miglior Film Drammatico” presso il “New York International Film Festival”, il “Premio Fellini” dell’UNESCO e il “Premio della Critica” al “Festival Internazionale” di San Paolo.
. Sonata per viola – Dmitrij Shostakovich (Al’tovaya Sonata: Dmitrij Shostakovich), di Semën Aranovič e Aleksandr Sokurov.
Girato del 1989, è un documentario che, sulle note de “Il naso” e dell’ultimo brano, la “Sonata per viola”, descrive in particolare lo scontro tra il Regime e Šostakovič.

Diversi sono i films con le musiche di Šostakovič (oltre a quelli per cui ha scritto appositamente la colonna sonora):
. 1976: edizione del capolavoro di Ėjzenštejn “La corazzata Potëmkin” in cui sono utilizzate varie musiche di Šostakovič.
Nella scena della famosa discesa dei soldati dalla scalinata, si ascolta l’ “Undicesima Sinfonia”, che descrive il massacro della popolazione nella Domenica di Sangue, episodio chiave della prima Rivoluzione Russa e avvenimento ispiratore del film di Ėjzenštejn.
Šostakovič è emozionante e rende bene l’idea.

. In “Fantasia 2000” (della “Disney”), il “Primo soldatino di stagno”, di Andersen.
. In “Eyes Wide Shut”, di Stanley Kubrick (1999), presenzia il “Valzer n. 2 della Suite per orchestra di varietà”.
. In “Fascisti su Marte”, di Corrado Guzzanti e Igor Skofic (2006), sono presenti alcuni estratti dal I e dal IV movimento della “Sinfonia n. 7” e dal II della “Sinfonia n. 10”.

 

 

Riconoscimenti:

Membro del Consiglio internazionale UNESCO
Membro del Consiglio internazionale per la Musica, UNESCO (1966)
Unione Sovietica
Eroe del Lavoro Socialista – nastrino per uniforme ordinaria Eroe del Lavoro Socialista
— 1966
Ordine di Lenin – nastrino per uniforme ordinaria Ordine di Lenin
— 1956
Ordine della Rivoluzione di Ottobre – nastrino per uniforme ordinaria Ordine della Rivoluzione di Ottobre
— 1971
Ordine dell’Amicizia tra i Popoli – nastrino per uniforme ordinaria Ordine dell’Amicizia tra i Popoli
— 1972
Ordine della Bandiera rossa del Lavoro – nastrino per uniforme ordinaria Ordine della Bandiera rossa del Lavoro
— 1940
Artista Nazionale dell’URSS (1954)
Due volte Premio Lenin: (1958), per l’Undicesima sinfonia; (1966)
Cinque volte Premio Stalin di Stato per le arti: 1940 (Quintetto per Pianoforte); 1946 (Trio n. 2); 1950 (Il canto della Foresta); 1950 (La caduta di Berlino); 1952 (Dieci poemi su testi di poeti rivoluzionari);
Medaglia “Per la difesa di Leningrado”.
Presidente della Lega dei Compositori di Leningrado
Deputato del Soviet Supremo
Deputato del Soviet Supremo di Leningrado
Presidente della Lega dei Compositori Sovietici
Presidente della Lega dei Compositori di Leningrado (1946)
Segretario della Lega dei Compositori Sovietici (1957-1968)
Consigliere del Consiglio Nazionale dell’Unione Sovietica (1966)
Deputato dell’Alto Consiglio nazionale dell’URSS per l’area della repubblica Jadrino-Vuvasise (1974).
Stati Uniti d’America
Membro onorario dell’Istituto Americano di Arte e Letteratura.
Membro dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (1959)
Laurea honoris causa in Belle Arti all’università di Evanston (1973).
Regno Unito
Medaglia d’Oro della Royal Philharmonic Society (1966).
Socio onorario della Royal Academy of Music (1958)
Alto dottorato dell’Università di Oxford (1958).
Italia
Accademico Onorario di Santa Cecilia (1956).
Repubblica Democratica Tedesca
Membro corrispondente dell’Accademia delle Arti (1956).
Repubblica Federale Tedesca
Membro corrispondente Accademia delle belle Arti di Monaco di Baviera (1969).
Francia
Cavaliere de l’Ordre des Arts et des Lettres – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere de l’Ordre des Arts et des Lettres
— 1958
Finlandia
Wihuri Premio Jean Sibelius (1958).
Danimarca
Premio musicale Léonie Sonning (1973).
Austria
Gran Decorazione d’Onore in Argento dell’Ordine al Merito della Repubblica Austriaca – nastrino per uniforme ordinaria Gran Decorazione d’Onore in Argento dell’Ordine al Merito della Repubblica Austriaca
— 1967
Medaglia per le scienze e per le arti (Austria) – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia per le scienze e per le arti (Austria)
— 1974
Presidente onorario della società Austria – URSS (1958).
Medaglia commemorativa della Società Mozart (1970).
Irlanda
Dottore honoris causa al St. Trinity College (1973).
Serbia
Socio onorario dell’Accademia Serba delle Arti (1965)
Buriazia
Artista del Popolo
Messico
Professore onorario del conservatorio del Messico (1959)

Battuto al computer da Lauretta

 

 

Dmitrij Dmitrievič Šostakovič:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Dmitri_Shostakovich_credit_Deutsche_Fotothek_adjusted.jpg

File:Dmitri Shostakovich credit Deutsche Fotothek adjusted.jpg

.

THE SECOND WALTZ:  https://youtu.be/xtac0FxEfmQ

 

ROBERT SCHUMANN

Robert Alexander Schumann nasce a Zwickau l’8 giugno 1810 e muore ad Endenich il 29 luglio 1856.

E’ un Compositore, Pianista e Critico musicale tedesco.

È ritenuto uno degli iniziatori e uno degli esponenti più importanti del Romanticismo Musicale: le prime composizioni sono considerate romantiche in modo vero e, infatti, le sue opere pianistiche sono pubblicate intorno al 1830.

La sua musica è profonda e individualista del Romanticismo.

Schumann è intellettuale, esteta, meditativo ed è sempre rivolto verso il futuro.
In vita, viene compreso poco, a differenza di oggi in cui la sua musica è considerata originale per l’armonia, il ritmo, la forma e la tecnica pianistica innovativa, ma sempre lontana da effetti virtuosistici.

Come Critico musicale sostiene e fa conoscere l’arte di Chopin e le composizioni di Brahms.

1840: sposa Clara Wieck, idem Pianista e Compositrice la quale, dopo la morte del marito, opera in modo incessante per la diffusione della sua musica oltre la cerchia dei suoi famosi ammiratori, tra cui Franz Liszt, Felix Mendelssohn, Ferdinand Hiller e il giovane Brahms.
Clara non risparmia feroci critiche a chi, come Wagner che, in buona o in malafede, si esprime negativamente su Robert Schumann.

 

I primi anni di Robert Schumann: 

Zwickau è il piccolo paese della Sassonia dove Schumann nasce; un paese circondato da quel tipo di natura che influenzerà molto la formazione del futuro compositore.

E’ il sesto ed ultimo figlio di August Schumann: libraio, editore e autore di racconti e romanzi.
La madre, Johanne Christiane Schnabel, è figlia di un medico ed è una discreta Pianista dilettante.

Durante la sua fanciullezza, Robert si appassiona alla Poesia e alla Musica, grazie anche alla spinta del padre che gli trasmette l’amore per la Letteratura, incentivandolo nelle letture.
Ha sette anni quando inizia a studiare Musica con Johann Gottfried Kentsch, Organista della Cattedrale.
August ha salute malferma e si reca spesso a curarsi alle Terme di Carlsbad dove, nel 1819, porta il figlio e lo accompagna ad un Concerto di Ignaz Moscheles, celebre virtuoso.
Robert rimane impressionato fortemente: decide assolutamente di diventare pianista.

1826: August Schumann muore.
Continuando a coltivare la passione per la Musica, Robert si diploma al Liceo due anni dopo per soddisfare il desiderio “fredda giurisprudenza”, (il padre, nel testamento, gli lascia una somma di diecimila talleri affinché termini gli studi) e per entrare a far parte della ditta di famiglia di cui si occupano già i suoi fratelli.

A Lipsia, Robert si interessa maggiormente alla vita musicale della città, frequenta i Concerti e affitta un pianoforte.
In questo periodo, conosce Friedrich Wieck, all’epoca, il più importante Insegnante di Pianoforte di Lipsia: ne diventa allievo, si dedica interamente alla Musica, studiando da subito, incessantemente, per riguadagnare il tempo perduto durante gli anni di Università.
Robert subisce molto l’influenza del padre August, definito un “Homme de Lettres” che gestisce la Libreria e Casa Editrice “Gebrüder Schumann” con il fratellastro, a Zwickau, specializzata nella pubblicazione in formato tascabile di narrativa, soprattutto inglese, per cui legge moltissimo, Byron, Tieck e, soprattutto, il prediletto Jean Paul Richter.

In seguito, Schumann si trasferisce a Heidelberg e intraprende un viaggio in Italia durante il quale sente cantare Giuditta Pasta, al Teatro “Alla Scala” di Milano.

1830: rientrato in Germania e, a Francoforte, ascolta suonare Paganini il cui virtuosismo incoraggia maggiormente il suo desiderio di diventare Pianista Concertista.
In una lettera alla madre (è consapevole del dispiacere che le avrebbe provocato lasciando l’Università), le palesa di essere “più risoluto che mai” nel volere intraprendere la strada artistica.

 

Gli inizi di Schumann:

Schumann ha l’età di 19 anni quando, inconsapevolmente, sogna il suo destino, la vita che avrebbe trascorso in Renania e anche il tentativo di suicidio nel fiume: “Ho sognato di affogare nel Reno”; infatti, annota subito su un foglietto questo particolare.

Robert riprende le lezioni con Wieck e, come era in uso all’epoca, si trasferisce in casa del Maestro dove, per i primi sei mesi studia intensamente il Pianoforte: suona spesso a quattro mani con Clara, la figlia del Maestro, senza compiere molti progressi.
In questo periodo scrive la sua prima composizione, le “Variazioni sul nome Abegg”, che pubblicherà come “op. 1” l’anno seguente.
Schumann non ascolta i consigli di Wieck, per cui non vuole prendere lezioni di Teoria Musicale con Carl Theodor Weinlig preferendogli Heinrich Dorn, più giovane e disponibile, che lo introduce allo studio delle partiture di Beethoven.

Schumann è convinto di non diventare un Compositore, ma un Concertista: però, lo studio dello strumento, come viene affrontato, lo insoddisfa e innervosisce.

Inverno 1831-1832: la figlia Clara è undicenne, ma è già una Pianista di talento che Wieck accompagna in un giro di Concerti, per cui Schumann approfitta per esperimentare alcuni miglioramenti della sua tecnica.
Infatti, escogita un apparecchio che allargherebbe la divaricazione fra le dita e, di conseguenza, agevolare l’estensione della mano.
In precedenza ha avuto difficoltà alla mano destra, sicuramente dovute ad un grande affaticamento: difficoltà che, in seguito, si appesantiscono.

Nel frattempo, scrive la sua seconda composizione, “Papillons” e, al rientro dei Wieck, Schumann non può fare ascoltare la nuova opera al Maestro a causa dell’aggravamento del problema alla mano che non permette l’uso del dito medio: “Papillons” viene eseguita da Clara che impara la composizione in soli tre giorni.
Schumann, allora, si dedica alla composizione e, presto, fa seguire alle “Variazioni” e ai “Papillons” altri pezzi per solo pianoforte.
Da quel momento, per il lasso di tempo di dieci anni, scrive esclusivamente per Pianoforte, incoraggiato anche dalle buone recensioni critiche ottenute dai “Papillons”.
Continua lo studio con Dorn, con il quale analizza molte “Fughe”, però si stanca presto e tronca le lezioni; dopodiché, continua da solo ad esaminare “Il clavicembalo ben temperato.

1833: il fratello Julius muore a causa di tubercolosi e la cosa gli provoca una profonda crisi depressiva che, dopo averla superata, lo lascia irrequieto e pieno di paure.
In seguito, si ammala anche di malaria, malattia di cui muore la cognata Rosalie, da lui considerata quasi una sorella: l’avvenimento lo scombussola molto e gli causa una nuova crisi nervosa.

Con Wieck e altri intellettuali, Schumann partecipa a serate durante le quali si discute delle nuove idee musicali rendendosi conto di come l’Editoria sia legatissima al Classicismo e non accetti la Nuova Musica.

Da qualche tempo, Schumann ha iniziato a pubblicare articoli di Critica musicale, scrivendo anche sui concerti di Clara, lodandola, pur rimanendo anonimo.
Fra le sue recensioni, celebre è quella sulle “Variazioni op. 2” di Chopin, ascoltate nel dicembre 1831 e pubblicate sull’ “Allgemeine musikalische Zeitung”, dove si esprime dicendo: “Giù il cappello signori, un genio!”.

Con la sua prima produzione musicale tenta di rompere con la tradizione delle forme e delle strutture classiche, secondo lui troppo restrittive.
Le sue composizioni gli attirano l’attenzione di giovani musicisti e appassionati di Musica; con alcuni di loro (compreso Wieck), nel 1834, crea una nuova rivista, la “Neue Leipziger Zeitschrift für Musik” che, purtroppo, ha una vendita limitata; per cui Schumann acquista i diritti di stampa e, da solo, si dedica alla rivista che diventa la “Neue Zeitschrift für Musik”, raggiungendo lo scopo desiderato.

La nuova pubblicazione esiste ancora oggi e si basa sul progresso musicale, opponendosi ai vecchi metodi di insegnamento che non rispettano il gusto e impediscono lo slancio dell’arte, oltre ad un certo dilettantismo invadente.

Scrive con passione e, a seconda del suo umore o stato d’animo, si firma con pseudonimi: “Eusebius”, “Florestan” o “Meister Raro”.

I “Davidsbündler” (“Lega dei compagni di David”) rappresenta gli artisti che si oppongono ai “Reazionari” e che lottano metaforicamente contro i “Filistei dell’Arte”.
Questa Lega esiste solo nella fantasia di Schumann, ma viene corrisposta dai giovani Musicisti che frequentano i caffè letterari di Lipsia, in cui si parla di Musica e a cui partecipa anche Wieck, che, reazionario in materia d’arte, non è.

1844: Schumann tiene la redazione della rivista quasi da solo, scrivendo molti articoli e studi, nonostante le sue prime composizioni trovino favore fra gli amici e appassionati come Mendelssohn e Liszt che giudicano positivi i suoi lavori che, per il grande pubblico, risultano troppo complicati.

 

Robert Schumann e Clara Wieck:

Ernestine von Fricken è una giovane boema che studia Pianoforte e che vive nell’abitazione di Wieck; è una compagna di studi di Schumann ed è il suo primo vero amore.
Il “Carnaval op. 9” gli viene ispirato da lei per una delle sue prime composizioni importanti.

In tale periodo, Schumann stende gli “Studi sinfonici” (da uno spunto musicale del Barone von Fricken, padre di Ernestine e musicista dilettante).
Con Ernestine, la storia dura poco più di un anno perché il musicista comincia ad accorgersi di Clara Wieck in un modo diverso, non più solo come pianista: infatti, Clara ha appena quindici anni e Robert l’ha conosciuta quando la bambina aveva dieci anni.
Wieck, però, vuole per lei il futuro di grande Concertista e, quando percepisce l’interesse di Schumann, le impone lunghe tournées.
Clara, è ormai, una giovane pianista affermata e, ai suoi Concerti, sono presenti Goethe, Nicolò Paganini (che l’ascolta suonare più volte e che la presenta a Critici musicali; le regala anche una composizione scritta appositamente per lei).
In seguito Clara diventerà una delle pianiste più ricercate del suo tempo.

Wieck tenta in tutti i modi di tenere separati Clara e Robert con ogni mezzo, arrivando alla maldicenza e alla proibizione alla figlia di scrivere lettere a Schumann che, comunque, continuano a comunicare in maniera clandestina.

1836: muore la madre di Schumann, causandogli sconforto e ancor più bisognoso di avere l’affetto di Clara.
In tale stato di desolazione, riesce a comporre alcune delle sue opere più intense: la “Sonata in Fa diesis minore” e il “Concerto senza orchestra”.

1837: Clara è lontana per via dei suoi Concerti da tenere e Schumann incomincia a cercare rifugio nell’alcool, pur continuando a comporre e riuscendo a terminare gli “Studi sinfonici”.
Lui e Clara si rivedono nel mese di agosto ad un Concerto che Clara tiene a Lipsia, durante il quale esegue la “Sonata op. 11” che Robert le ha dedicato.

1838: per Schumann, l’anno è più tranquillo per cui riesce a scrivere lavori più calmi e sereni come le “Kinderszenen” e le “Novellette”.

Va alla conquista dell’ambiente musicale viennese, ma rimane fortemente deluso : infatti, i viennesi non prestano la minima attenzione alle sue opere e, nonostante la tristezza dei sei mesi passati là, Schumann trova l’ispirazione e compone alcune opere tra cui “Humoreske”.

Ha occasione di conoscere anche Ferdinand, il fratello di Franz Schubert, che gli mostra molti manoscritti ancora inediti di Franz e, fra i quali, trova una sinfonia di parecchie dimensioni che, in seguito, fa eseguire a Lipsia al “Gewandhaus”: si tratta della “Sinfonia in Do maggiore, La grande”.

Dopo il ritorno in Germania, Robert trascorre un nuovo periodo scuro, angosciato da premonizioni anormali che logorano maggiormente la sua stabilità psicologica.
Chiede ancora una volta la mano di Clara a Wieck che si oppone al matrimonio duramente, dal momento che, pur riconoscendo il talento sconfinato del ragazzo, si rende conto anche dell’insufficiente equilibrio mentale, deplorando la sua tendenza all’alcolismo: addirittura pensa di diseredare Clara e tenere per sé i compensi dei suoi concerti per contrastare la loro decisione.
Ma quest’ultima mossa paterna provoca nella figlia la ricerca di soluzioni radicali, per cui, ad entrambi, per avere il consenso, rimane solamente da imboccare la via legale attraverso la Corte d’Appello.

Schumann, sempre più rattristato, per circa un anno non riesce a comporre e, solo nel 1840, crea i lieder: infatti, scrive diversi cicli su testi di Heine e di Eichendorff.

Agosto 1840: arriva il parere favorevole della Corte e i due giovani si sposano a Schönefeld, il 12 settembre, giorno precedente al ventunesimo compleanno di Clara.

 

La maturità artistica e il declino di Schumann:

Nei primi anni di matrimonio, Schumann è felicissimo e il lavoro è fecondo: ritrova una nuova vena creativa e, dopo le Composizioni per pianoforte e quelle di Lieder, si appassiona alla Musica Sinfonica e a quella da Camera, tanto da scrivere moltissimi lavori di tutti i generi.

1841: nasce la prima figlia, Marie, per cui Clara è obbligata ad interrompere la sua attività di Concertista per qualche tempo.

Nel frattempo, Robert fa conoscere alla moglie le Sonate di Beethoven con lo scopo di ampliare il suo repertorio, scoprendosi, quindi, compositore di Musica orchestrale, accostandosi alla Sinfonia.
Nasce la sua “Sinfonia n. 1, La primavera”, diretta in prima esecuzione da Mendelsshon con grande successo.

1842: accompagna Clara in una serie di Concerti che vengono tenuti a Weimar e a Brema. Presto, si sente inadeguato e rientra a Lipsia dove si cimenta nella Musica da Camera e, in soli due mesi, scrive i “Tre Quartetti op. 41”, il “Quintetto” e il “Quartetto per pianoforte e archi”.

1843: nasce Elisa, la seconda figlia e, sempre nello stesso anno, Schumann crea una composizione molto ambiziosa (è un Oratorio profano, tratto da un testo di Thomas Moore: “Il Paradiso e la Peri”) che ottiene grande successo, tanto che il vecchio Wieck si sente in dovere di tentare la riconciliazione.

Per la famiglia Schumann iniziano i problemi economici e l’amico Mendelssohn, che ha fondato il Conservatorio di Lipsia, chiama Schumann ad insegnare, conferendogli la Cattedra di Pianoforte, Composizione e Lettura della partitura.
Il musicista mantiene l’incarico per un anno, dopodiché, seguirà la moglie in una tournée impegnativa in Russia, dopo aver affidato le due figlie al fratello Carl.

Clara si esibisce a Mosca, a Riga e a San Pietroburgo, mentre Robert dirige la sua “Sinfonia n. 1”.

Maggio 1844: Schumann rientra a Lipsia e spera di poter subentrare a Mendelsshon (trasferitosi a Berlino, nella direzione della “Gewandhaus”), ma gli viene preferito Niels Gade.
Schumann è nuovamente deluso, per cui lascia Lipsia con la famiglia e si trasferisce a Dresda dove, inizialmente, non si trova a suo agio, in particolare perché la giudica molto arretrata, in campo musicale.
Decide di formare un nuovo Circolo che riunisce intellettuali e artisti, tra cui Wagner (allora, Kappelmeister al “Teatro di Corte”) col quale entra presto in disaccordo sia sul terreno musicale, sia sul terreno politico: infatti, Wagner ha idee rivoluzionarie e si interessa alle teorie di Bakunin, mentre Schumann non approva le idee che provochino agitazioni sociali e cambiamenti radicali.

I sintomi della sua instabilità mentale si aggravano: soffre di amnesie, di allucinazioni sonore, resta assorto per ore.

1844-1845: compone poco e studia Bach e, poi, scriverà le “Quattro fughe op. 72”.
Inoltre, completa quindi il “Concerto per pianoforte” e scrive la sua “Seconda sinfonia” (la dirige a Vienna, Praga e Berlino, mentre Clara si esibisce nei suoi Concerti).

1847: diventa Direttore della Società Corale “Liedertafel” in sostituzione di Ferdinand Hiller.

1848: per poter eseguire opere di portata maggiore, fonda il “Verein für Chorgesang”, una società corale “mista”.

Si cimenta nell’Opera Lirica, volendo musicare un lavoro profondamente tedesco, tipo “Fidelio” di Beethoven.
Sceglie una storia medievale, “Genoveva di Brabante”, il cui libretto è scritto dall’amico Robert Reinick: terminerà l’opera l’anno seguente, opera che viene rappresentata dopo due anni e che ottiene poco successo.
Per cui riprende a scrivere per pianoforte creando due lavori che esprimono il suo grande amore per Madre Natura, l’ “Album della gioventù” e le “Scene del bosco”.

1849: le sommosse coinvolgono anche Dresda; Wagner combatte a fianco di Bakunin mentre il tranquillo Schumann (però, personalità complessa e, a volte, contorta), preferisce ritirarsi in un paese di campagna, Kreischa.
Scrive i due “Konzertstück”, altre Composizioni da Camera e termina un Oratorio profano (“Szenen aus Goethes Faust”), già iniziato precedentemente.

1850: viene chiamato a Düsseldorf come Direttore dei “Concerti temporali e spirituali” e della “Società Corale”, dove non apprezza molto l’incarico di Direttore perché, per suo carattere, non è capace di imporsi e coordinare le persone, pur avendo la necessità di una rendita salda e impellente (ha cinque figli), in quanto è impensabile per lui che solo Clara guadagni (probabilmente, si tratta di un insegnamento della sua famiglia, poi radicato nella personalità dello stesso Schumann, oltre al modo di ragionare del tempo).

Fra i molti pezzi composti in questo periodo, spicca la sua Sinfonia più celebre, la “Terza, ossia la Renana”.
Si dimostra subito un inesperto e poco efficace Direttore e litiga spesso con gli orchestrali (probabilmente, inconsciamente, si sente escluso, abbandonato: potrebbe essere che la salute malferma del padre abbia influito negativamente sull’infanzia-adolescenza di Schumann, traumatizzandolo e creandogli paura inconscia, oltre a soffrire – forse – di disturbo bipolare).
Schumann ha una nuova crisi depressiva con allucinazioni (fenomeni psichici che fanno sembrare come reale qualcosa che, in reatà, è solo immaginato): cose che lo portano ad interessarsi di Spiritismo.
Il Comitato dei Concerti non gli rinnova l’incarico e viene licenziato.
Lo sdoppiamento della personalità di Schumann prelude, a un’instabilità mentale che lo fa vivere infelicemente, lo porta a tentare il suicidio, al ricovero in manicomio e ad una triste morte.
Ma il concetto di due anime che convivono in una stessa personalità artistica è il dualismo che, in modo diverso, rappresenta un concetto fondamentale del romanticismo ottocentesco.
L’idea schumanniana di scomporre la propria personalità in vari personaggi trova radici nella Letteratura del primo Ottocento e, in particolare, in Jean Paul, autore molto caro al giovane Robert.

1853: conoscendo Johannes Brahms, giovane Compositore (del quale indovina la grande potenzialità) e il Violinista Joseph Joachim (per cui comporrà il” Concerto per violino e orchestra in Re minore”), vive un ultimo periodo di tranquillità.

26 febbraio del 1854: tenta il suicidio buttandosi nel Reno, ma viene salvato da alcuni barcaioli a cui gli stesso chiede di essere ricoverato in Casa di Cura e da cui, in seguito, viene internato nel Manicomio di Endenich, presso Bonn.
Dopo pochi mesi nasce Felix, il suo ottavo figlio, che non potrà conoscere.

1855: migliora lievemente; va a Bonn dove rimane molte ore fermo davanti al monumento di Beethoven, nella piazza.
La situazione precipita dopo poco e, a Endenich, si trascina ancora per circa un anno: viene rischiarato da fuggevoli lampi di lucidità, sempre assistito da Clara (quando è libera dai Concerti), da Brahms e da altri amici che lo vanno a trovare spesso fino alla morte, successa il 29 luglio del 1856.
Negli ultimi due giorni di vita, Clara gli è accanto, ma non lo vede spirare.
31 luglio 1856: a Bonn, vengono tenuti i funerali.

Fra quanto è stato ipotizzato, presenzia anche l’ipotesi di una base genetica della sua famiglia circa la patologia di cui soffre: è da attribuirsi alla malattia maniaco-depressiva, ossia il disturbo bipolare.
La morte sembra che sia causata da avvelenamento da mercurio, usato all’epoca come trattamento della sifilide da cui si pensa sia affetto.

Dopo la morte del marito, Clara continua la sua carriera di Pianista per quarant’anni, tenendo Concerti in Europa, nei quali propone, accanto a Chopin e Beethoven, anche le musiche del “suo” Robert, aumentando la conoscenza verso Schumann al punto che i Diritti d’Autore, per l’esecuzione delle sue composizioni, diventeranno maggiori rispetto a quasi tutti i musicisti contemporanei.

 

Composizioni:

Antonio Rostagno sostiene che Schumann è uno dei compositori romantici per eccellenza.
< Le sue opere sono un esempio di intensa passionalità e di sentimenti intimi, delicati, sensuali, autunnali.
< Il suo stile, ricco di sfumature è espresso attraverso un uso dell’armonia molto personale che, come Chopin e Liszt, si rende immediatamente riconoscibile all’orecchio dell’ascoltatore.
< Ad ogni modo, pur, a volte, strumentalmente imperfetta, la produzione orchestrale di Schumann (compresa la tanto discussa opera “Genoveva”), occupa un posto fondamentale nella Musica.

 

Selezione delle opere principali:

Per pianoforte solo:

Op. 1, Variazioni sul nome “Abegg” (1830)
Op. 2, Papillons (1831)
Op. 3, Sei studi sui Capricci di Paganini (1832)
Op. 4, Sei Intermezzi (1832)
Op. 5, Improvvisi su una romanza di Clara Wieck (prima versione 1833, seconda versione 1850)
Op. 6, Davidsbündlertänze (prima versione 1837, seconda versione 1850)
Op. 7, Toccata in Do maggiore (1832)
OP. 8, Allegro in Si minore (1831)
Op. 9, Carnaval, scènes mignonnes sur quatre notes (1833 e inverno 1834-1835)
Op. 10, Sei studi da concerto dai Capricci di Paganini (1833)
Op. 11, Sonata n. 1 in Fa diesis minore (1832-1835)
Op. 12, Phantasiestücke (1837)
Op. 13, Studi sinfonici (1837)
Op. 14, Concerto senza orchestra in Fa minore (poi Sonata n. 3) (1836)
Op. 15, Kinderszenen (1838)
Op. 16, Kreisleriana (1838)
Op. 17, Fantasia in Do maggiore (1836-1838)
Op. 18, Arabeske (1838)
OP. 19, Blumenstück (1839)
Op. 20, Humoreske (1839)
Op. 21, Novellette (1838)
Op. 22, Sonata n. 2 in Sol minore (1838)
Op. 23, Nachtstücke (1839)
Op. 26, Faschingsschwank aus Wien (n. 1-4 1839; n. 5 forse inverno 1839-1840)
Op. 28, Tre romanze (1839)
Op. 32, Klavierstücke: Scherzo, Gigue, Romanze, Fuguette (1839)
Op. 56, Studien für den Pedal-Flügel, sei pezzi in forma di canone (1845)
Op. 58, Vier Skizzen für den Pedal-Flügel (1845)
OP. 68, Album für die Jugend (1848)
Op. 72, Quattro fughe (1845)
Op. 76, Quattro marce (1849)
Op. 82, Waldszenen (1849)
Op. 99, Bunte Blätter(1836-1849)
Op.111, Phantasiestücke (1851)
Op.118, Drei Clavier-Sonaten für die Jugend (1853)
Op.124, Albumblätter (1832-1845)
Op.133, Gesänge der Frühe (1853)
Per pianoforte a quattro mani
Op. 66, Bilder aus Osten, sei improvvisi (1848)
Op. 85, Zwölf vierhandige Klavierstücke für kleine und grosse Kinder (1849)
Op. 109, Ballszellen (1851)
Op. 130, Kinderball (1853)
Per due pianoforti
Op. 46, Andante e variazioni in Si bemolle maggiore (1843)

 

Per orchestra:

Include i concerti per strumento solista con orchestra:

Op. 38, Sinfonia n. 1 in Si bemolle maggiore Primavera (1841)
Op. 52, Ouverture, Scherzo e Finale in Mi maggiore (1841)
Op. 54, Concerto per pianoforte e orchestra in La minore (1841-1845)
Op. 61, Sinfonia n. 2 in Do maggiore (1845-1846, revisione 1846-1847)
Op. 86, Concerto per quattro corni e orchestra in Fa maggiore (1849)
Op. 92, Introduzione e Allegro appassionato in Sol maggiore per pianoforte e orchestra (1849)
Op. 97, Sinfonia n. 3 in Mi bemolle maggiore Renana (1850)
Op. 100, Ouverture in Do minore per La sposa di Messina di Friedrich Schiller (1850-1851)
Op. 120, Sinfonia n. 4 in Re minore (prima versione 1841, seconda versione 1851)
Op. 128, Ouverture in Fa minore per Giulio Cesare di William Shakespeare (1851)
Op. 129, Concerto per violoncello e orchestra in La minore (1850)
Op. 131, Fantasia per violino e orchestra in Do maggiore (1853)
Op. 134, Introduzione e Allegro in Re minore per pianoforte e orchestra (1853)
Op. 136, Ouverture in Si minore per Hermann e Dorothea di Johann Wolfgang von Goethe (1851)
Op.post, Concerto per violino e orchestra in Re minore (1853)

 

Musica da camera:

OP. 41, Tre quartetti per archi in La minore, Fa maggiore, La maggiore (1842)
Op. 44, Quintetto per pianoforte e archi in Mi bemolle maggiore (1842)
Op. 47, Quartetto per pianoforte e archi in Mi bemolle maggiore (1842)
Op. 105, Sonata per violino e pianoforte n. 1 in La minore (1851)
Op. 110, Trio n. 3 in Sol minore per pianoforte, violino e violoncello (1851)
Op. 121, Sonata per violino e pianoforte n. 2 in Re minore (1851)

 

Lavori vocali:

I lavori vocali di Schumann toccarono varie tipologie, dal Lieder fino all’opera. La tipologia è indicata dopo la data delle opere.
Op. 50, Das Paradies und die Peri (1843); oratorio per solisti, coro e orchestra
Op. 81, Genoveva (1847-1848); opera
Op. 103, Mädchenlieder (1851); Lieder per due voci femminili e pianoforte su testi di Elisabeth Kulmann
Op. 104, Sette Lieder (1851); Lieder per voce femminile e pianoforte su testi di Elisabeth Kulmann
Op. 112, Der Rose Pilgerfahrt (1851); oratorio per solisti, coro e orchestra
Op. 115, Manfred (1848); musica di scena per solisti, coro e orchestra
WoO 3, Scene dal ‘Faust’ di Goethe (1844-1853); oratorio per solisti, coro e orchestra

 

Strumenti:

Uno degli strumenti più noti che Robert Schumann suona è il pianoforte a coda di Conrad Graf, un regalo del costruttore di pianoforti in occasione del matrimonio di Robert e Clara nel 1840.
Questo strumento si trova nello studio di Schumann a Düsseldorf e sarà poi donato da Clara Schumann a Johannes Brahms.

Dopo aver cambiato alcune sistemazioni, è stato portato alla “Gesellschaft der Musikfreunde” (“Società degli Amici della Musica”) e può essere ammirato al “Kunsthistorisches Museum” di Vienna.

Registrazioni su strumenti d’epoca:

Jörg Demus. Robert Schumann, Clara Schumann. Schumann’s Clavier. Pianoforte 1839 Graf
Alexander Melnikov. Robert Schumann. Piano Concerto. Pianoforti 1837 Erard, 1847 Streicher
Penelope Crawford. Robert Schumann. Kinderszenen Op.15 – Abegg Variations Op.1. Pianoforte 1835 Graf
Andreas Staier. Kinderszenen op. 15, Waldszenen op. 82, Scherzo, Gigue, Romanze und Fughette op. 32, Abegg-Variationen op. 1, Fantasiestücke op. 12, Fantasiestücke op. 111, Gesänge der Frühe op. 133, Sonate per violino e pianoforte op. 105 e 121, etc. Piano Érard, Paris 1837
The Hanover Band, direttore Roy Goodman. Schumann. 4 Symphonies, Overture, Scherzo & Finale. Performed on period instruments, BMG 1994

 

Battuto al computer da Lauretta

 

Robert Schumann:

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WOLFGANG SAWALLISCH

Wolfgang Sawallisch nasce a Monaco di Baviera il 26 agosto 1923 e muore a Grassau il 22 febbraio 2013

E’ un Direttore d’Orchestra e Pianista tedesco.

Seconda Guerra Mondiale: Sawallisch presta servizio nella “Wehrmacht” in Italia e in Francia.
E’ prigioniero di guerra in un campo inglese e, dopo aver terminato la detenzione, perfeziona gli studi musicali alla “Hochschule für Musik und Theater München”, dove si diploma nel 1946.

Sawallisch inizia la sua carriera di Direttore d’Orchestra al “Teatro dell’Opera” di Augusta e, nel periodo 1947-1949, vince – con Gerhard Seitz – il 2º premio presso il Concorso internazionale di Ginevra nella categoria “Duo Violino e Pianoforte”.
1952-1953: è l’assistente di Igor Markevitch al “Mozarteum” di Salisburgo.

1953: è uno dei direttori più giovani che abbiano condotto l’Orchestra “Filarmonica” di Berlino.

1957: idem, succede al “Festspielhaus” di Bayreuth per la direzione di “Tristano e Isotta”.
1959: ancora, al “Bayreuther Festspiele”, dirige anche “Der Fliegende Holländer”.
1961: qui, dirige “Tannhäuser”.
1962: sempre, al “Festspielhaus” di Bayreuth, dirige “Lohengrin”.

1960-1970: è Direttore Principale dei “Wiener Symphoniker”.

1970-1980: dirige l’ “Orchestre de la Suisse Romande”.

1971-1992: è Direttore Musicale dell’ “Opera di Stato della Baviera” (“Bayerische Staatsoper”).

1993-2003: è Direttore Musicale della “Philadelphia Orchestra” (Riccardo Muti ne era stato Direttore dal 1980-1992) e, per un periodo, ne è Direttore Onorario, oltre ad esserlo della “NHK Symphony Orchestra” di Tokyo.

Dopo il lungo periodo di Direttore Musicale della “Philadelphia Orchestra”, Sawallisch vi ritorna come Direttore Ospite a Filadelfia e alla “Carnegie Hall”.

Negli ultimi anni, sospende la sua attività, a seguito di seri problemi di salute e, in un’intervista del “The Philadelphia Inquirer” del 27 agosto 2006, Sawallisch dichiara che si ritira dal lavoro direttoriale:
«Può accadere che, senza preavviso, la mia pressione sanguigna divenga troppo bassa. Questa situazione mi costringe a chiudere la carriera dopo 57 anni di direzione d’orchestra sia nei concerti sia nell’opera.»

 

E’ stato riferito:

Sono da considerare di assoluto riferimento le sue interpretazioni delle opere di Richard Wagner, e di Richard Strauss (è sua una delle registrazioni più acclamate della “Donna senz’ombra”).

Eccellenti anche le sue letture di Beethoven, Mozart, Bruckner e soprattutto Schubert. Sawallisch ha incarnato, assieme a Karl Böhm, il miglior esempio di “Kapellmeister”.

Sua moglie Mechthild, dalla quale ebbe un figlio di nome Jorg, è morta nel 1998.

Sawallisch è Membro Onorario della “The Robert Schumann Society”.

2003: Sawallisch contribuisce all’apertura di una Scuola di Musica a Grassau, in Germania, scuola che assume il nome di Wolfgang Sawallisch Stiftung.

CD parziale:

. Bartók: Bluebeard’s Castle – Bayerisches Staatsopernorchester/Dietrich Fischer-Dieskau/Wolfgang Sawallisch, 2007 Deutsche Grammophon
. Beethoven: Symphonies 1, 2, 3 ‘Eroica’ & 8 – Wolfgang Sawallisch, 1999 EMI/Warner
. Brahms: Liebeslieder-Walzer Opp. 52 & 65 – 3 Quartette, Op. 64 – Edith Mathis/Brigitte Fassbaender/Peter Schreier/Dietrich Fischer-Dieskau/Karl Engel/Wolfgang Sawallisch, 2010 Deutsche Grammophon
. Brahms: Symphony No. 1 – Wolfgang Sawallisch/London Philharmonic Orchestra, 1997 EMI/Warner
. Brahms: Symphony No. 2 & 3 – Wolfgang Sawallisch/London Philharmonic Orchestra, 2003 Warner
. Brahms: The Symphonies – Wiener Symphoniker/Wolfgang Sawallisch, 1993 Philips
. Brahms: Piano Concertos 1 & 2 and 7 Songs – Stephen Kovacevich/Wolfgang Sawallisch, 2002 EMI/Warner
. Brahms/Mozart: Violin Concertos – Berliner Philharmoniker/Frank Peter Zimmermann/Wolfgang Sawallisch, 1995 EMI/Warner
. Dvorák: Concerto pour violoncelle – Wolfgang Sawallisch/Natalia Gutman/Philadelphia Orchestra, 1997 EMI/Warner
. Haydn: Symphonies Nos. 94, 100 & 101 – Wiener Symphoniker/Wolfgang Sawallisch, 1989 Philips
. Hindemith – Orchestral Works – Philadelphia Orchestra/Wolfgang Sawallisch, 1995 EMI/Warner
. Mendelssohn: Elijah – Gewandhausorchester Leipzig/Peter Schreier/Rundfunkchor Leipzig/Wolfgang Sawallisch, 1968 Philips
. Mozart: Piano Concertos Nos. 21 & 22 – Annie Fischer/Philharmonia Orchestra/Wolfgang Sawallisch, 1959 EMI
. Mozart: The Magic Flute – Wolfgang Sawallisch/Anneliese Rothenberger/Edda Moser, 1973 EMI
. Orff: Der Mond – Die Kluge – Wolfgang Sawallisch/Elisabeth Schwarzkopf, 1998 EMI/Warner
. Orff: Carmina Burana – Agnes Giebel/Children’s Choir/Chor Des Westdeutschen Rundfunks/Fritz Ganss/Kölner Rundfunk-Sinfonie-Orchester/Paul Kuen/Wolfgang Sawallisch, 1992 EMI/Warner
. Paganini: Violin Concerto No. 1 – Saint-Saëns: Havanaise – Sarah Chang/The Philadelphia Orchestra/Wolfgang Sawallisch, 1994 Angel/EMI
. Rossini: Mosè – Wolfgang Sawallisch/Nicolai Ghiaurov/Shirley Verrett/Mario Petri, 2001 Opera d’Oro
. Schubert: Die Winterreise – Thomas Hampson/Wolfgang Sawallisch, 1997 EMI/Warner
. Schubert: Deutsche Messe, D.872 – Wolfgang Sawallisch, 1986 EMI
. Schubert: The Great Masses – Helen Donath/Ingeborg Springer/Peter Schreier/Rundfunkchor Leipzig/Staatskapelle Dresden/Theo Adam/Wolfgang Sawallisch, 1972 Philips
. Schubert: Das geistliche & weltliche Chorwerk · Sacred & Secular Choral Works – Wolfgang Sawallisch, 2011 EMI/Warner
. Schubert: 3 Masses – Tantum Ergo – Offertorium – Wolfgang Sawallisch, 1999 EMI/Warner
. Schubert: Die Zwillingsbrüder – Wolfgang Sawallisch/Helen Donath/Dietrich Fischer-Dieskau/Nicolai Gedda/Kurt Moll, 2012 EMI
. Schumann: The Four Symphonies – Wolfgang Sawallisch/Staatskapelle Dresden, 2013 Warner
. Smetana: Má Vlast – Mein Vaterland – Wolfgang Sawallisch/Orchestre de la Suisse Romande, 1986 RCA
. Strauss: Die Frau ohne Schatten – Wolfgang Sawallisch/Cheryl Studer, 1988 EMI/Warner
. Strauss: Elektra – Cheryl Studer/Éva Marton/Marjana Lipovsek/Wolfgang Sawallisch, 1990 EMI
. Strauss: Capriccio – Wolfgang Sawallisch/Anna Moffo/Christa Ludwig/Elisabeth Schwarzkopf/Dietrich Fischer-Dieskau/Eberhard Wächter/Nicolai Gedda, 1959 EMI/Warner
. Richard Strauss: Lieder – Helene Steffan/Dame Margaret Price/Wolfgang Sawallisch, 1998 EMI/Warner
. Strauss: Violin Concerto – Sonata – Sarah Chang/Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks/Wolfgang Sawallisch, 2000 Angel/EMI
. Strauss: Sinfonia Domestica & Till Eulenspiegels Lustige Streiche – Wolfgang Sawallisch/Philadelphia Orchestra, 2003 EMI/Warner
. Wagner: Tannhauser – Wolfgang Sawallisch/Wolfgang Windgassen/Victoria de los Ángeles/Dietrich Fischer-Dieskau, 1998 Opera d’Oro
. Wagner: Tannhäuser – Anja Silja/Bayreuth Festival Chorus & Orchestra/Eberhard Wächter/Grace Bumbry/Wolfgang Sawallisch/Wolfgang Windgassen, 1962 Philips
. Wagner, Lohengrin – Sawallisch/Crass/Thomas/Silja, 1962 Decca
. Wagner: Die Meistersinger – Bayerisches Staatsorchester/Ben Heppner/Cheryl Studer/Chor der Bayerischen Staatsoper München/Cornelia Kallisch/Deon Van der Walt/Michael Schade/Roland Wagenführer/Ulrich Ress/Wilhelm Meister/Wolfgang Sawallisch, 1994 EMI/Warner
. Wagner: Overtures – Marches – Symphony in E – Siegfried Idyll – Wolfgang Sawallisch, 2008 EMI
. Weber: Overtures – Philharmonia Orchestra/Wolfgang Sawallisch, 1959 EMI/Warner
. Sawallisch, L’arte di Wolfgang Sawallisch – Gewandhaus Orch. Leipizig/New PhiO/ Wiener PO/Staatskapelle Dresden, 1961/1971 Decca

 

DVD & BLU-RAY parziale:

. Mozart, Flauto magico – Sawallisch/Araiza/Popp/Moll, regia August Everding – 1983 Deutsche Grammophon
. Wagner, Olandese volante – Sawallisch/McIntyre/Ligendza, regia Vaclav Kaslik – 1974 Deutsche Grammophon

Onorificenze:

Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti
— 1984
Croce al Merito di I Classe dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania – nastrino per uniforme ordinaria Croce al Merito di I Classe dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania
— 1981
Gran Croce al Merito dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca – nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce al Merito dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca
— 1989
Gran Croce al Merito con placca dell’Ordine al Merito di Germania – nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce al Merito con placca dell’Ordine al Merito di Germania
— 1993

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

 

WOLFGANG SAWALLISCH, 1988:
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ERIC SATIE

Musicista-Compositore e Pianista francese, nasce a Honfleur il 17 maggio 1866.

È una personalità bizzarra, stramba: ama gli ombrelli, ma non li usa: anzi, li difende dalla pioggia, tenendoli sotto la sua giacca protettrice.

Lo zio paterno, Adrian, è miscredente e, dopo la morte della madre, il padre sposa una Pianista maggiore di lui di dieci anni, i cui insegnamenti delle basi musicali ad Eric lo porteranno a provare avversione verso la Musica e verso lo studio

Nonostante questo, tredicenne, comincia la frequenza del Conservatorio di Parigi, dove viene bocciato perché giudicato senza ingegno musicale.

Continua autodidatticamente impegnandosi su Fryderyck Chopin e Robert Schumann e, all’età di 19 anni, il giudizio su di lui rimane tale, da parte del Conservatorio

È intelligente, bislacco, simpatico ma risulta anche odioso.

È amico di Mallarmé, Verlaine e Débussy.

Il suo stile è personale ma, nelle sue composizioni, include impressionismo, cubismo, dadaismo e neoclassicismo.

Con Jean Cocteau, diventa l’animatore del “Gruppo dei sei” e, nel film

“Storia immortale” di Orson Welles sono inserite musiche sue e di Jean-Joel Barbier.

Nonostante soffra di una specie di repulsione verso le donne, ha una relazione di cinque anni con la pittrice Suzanne Valadon, madre del pittore Utrillo.

Suoi lavori sono le Composizioni per pianoforte, le Melodie per voce e pianoforte, la Musica di scena, e altre composizioni (“Messa dei poveri”, “Socrate”).

Una personalità molto interessante, sotto l’aspetto psicologico, senza dubbio.


Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

 

Éric Alfred Leslie Satie:

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File:Ericsatie.jpg

 

 

 

 

JOAQUÍN RODRIGO VIDRE

Joaquín Rodrigo Vidre, Marchese dei Giardini di Aranjuez, nasce a Sagunto il 22 novembre 1901 e muore a Madrid il 6 luglio 1999.

E’ un Compositore e Pianista spagnolo.
Musicista classico, tra le sue composizioni vi è il celebre “Concerto d’Aranjuez”.

Rodrigo diventa cieco all’età di tre anni come conseguenza della difterite, ma studia Musica con Francisco Antich a Valencia e, poi, con Paul Dukas a Parigi.
Ritorna brevemente in Spagna; poi, si trasferisce a Parigi per il completamento degli studi e per specializzarsi in Musicologia, prima con Maurice Emmanuel e poi con André Pirro.

1925: grazie all’opera “Cinco Piezas Infantiles”, Rodrigo vince il “Premio Nazionale Spagnolo per Orchestra”.

1933: a Valencia, sposa Victoria Kamhi, una pianista turca di origini ebraiche.

1939: è a Parigi, dove il lavoro più conosciuto di Rodrigo è un Concerto per Chitarra e Orchestra: il famoso “Concerto d’Aranjuez”.
Il secondo movimento, l’ “Adagio”, è uno dei brani musicali più conosciuti della Musica Classica del XX secolo, con il dialogo “Chitarra con Corno inglese”.

Grazie al successo di questa composizione, a Rodrigo, vengono commissionati brani da parte di importanti solisti, fra cui il Flautista James Galway e il Violoncellista Julian Lloyd Webber.

Celedonio Romero gli commissiona per se stesso e i tre figli il “Concerto Andaluso” che Rodrigo compone per Quattro Chitarre e Orchestra.

27 gennaio 1941: nasce la figlia Cecilia.

Dal 1947: è Professore di Storia della Musica presso la Cattedra di Musica ‘Manuel de Falla’ della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Complutense di Madrid.

1991: Re Juan Carlos gli conferisce il titolo nobiliare di “Marchese dei Giardini di Aranjuez”.

1996: vince l’importantissimo Premio “Principe delle Asturie”.
1998: dal Governo francese, viene nominato “Commendatore” dell’ “Ordre des Arts et des Lettres”.

1999: muore a Madrid.
Joaquín Rodrigo e la moglie Victoria sono sepolti nel Cimitero di Aranjuez.

 

Composizioni:

. Violoncello e orchestra:
. Concierto en modo galante (1949)
. Concierto como un divertimento (1978-1981)

 

Flauto e orchestra:

. Concierto pastoral (1978)

 

Chitarra:

. Zarabanda Lejana(1934)
. Tres piezas espanolas
. Por los campos de Espagna
. Invocación y Danza (1961 – Primo premio Coupe International de Guitare dell’ORTF (radio televisione francese)

 

Chitarra e orchestra:

. Concierto de Aranjuez (1939)
. Concierto Andaluz (1967 – per quattro chitarre)
. Concierto para una fiesta (1982)
. Fantasía para un gentilhombre (1954)
. Concierto Madrigal (1968 – per due chitarre)

 

Arpa e orchestra: 

. Concierto serenata (1954)

 

Pianoforte e orchestra:

. Juglares (1923 – 2-pianos; 1st public work, 1924 Orquesta Sinfónica de Valencia)
. Concierto heroico (1943)

 

Violino e orchestra:

. Concierto de estío (1944)

 

Canzoni e opere corali:

. Per la Flor del Lliri Blau (1934 – Primo premio Círculo de Bellas Artes)
. Ausencias de Dulcinea (1948 – Primo premio concorso Cervantes)
. Tres viejos aires de danza (1994)
. Villancicos y Canciones de Navidad (1952 – Ateneo de Madrid Prize)
. Cántico de San Francisco de Asís (1982, per coro misto e orchestra).

 

Colonne sonore parziali:

. La guerra di Dio (La guerra de Dios), regia di Rafael Gil (1953)
. L’eretico (El hereje), regia di Francisco de Borja Moro (1958)

 

Onorificenze:

Gran Croce dell’Ordine Civile di Alfonso X il Saggio – nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce dell’Ordine Civile di Alfonso X il Saggio
— 1953
Premio Principe delle Asturie per l’arte – nastrino per uniforme ordinaria Premio Principe delle Asturie per l’arte
— 1996

 

Battuto al computer da Lauretta

 

 

Joaquín Rodrigo Vidre:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Joaquin_Rodrigo_en_Rosario.JPG

File:Joaquin Rodrigo en Rosario.JPG
.

JOAQUIN RODRIGO VIDRE, CONCIERTO DE ARANJUEZ: https://youtu.be/khBAeq_fIVY

 

 

ANDRÉ RIEU

André Léon Marie Nicolas Rieu nasce a Maastricht il 2 ottobre 1949.

E’ un Direttore d’Orchestra, Violinista e Compositore olandese.

 

Primi anni di vita e carriera di André Rieu:

Suo padre è, idem, un Direttore d’Orchestra, la sua famiglia conta sei figli ed è dedita alla Musica.

André Rieu rimane affascinato dal mondo dell’Orchestra già in giovane età e, comincia a prendere lezioni di violino quando ha cinque anni.

1968-1973: studia Violino al “Conservatoire Royal” di Liegi e, poi, al “Conservatorium Maastricht”.

1974-1977: a Bruxelles, frequenta l’ “Accademia Musicale” dell città.

 

André Rieu e la “Johann Strauss Orchestra”:

2014: fino a questa data, vende 40 milioni di dischi.
2015: arriva a vendere 400 dischi di platino.

1987: la sua “Johann Strauss Orchestra” inizia la formazione con 12 membri musicisti che, ora, sono più di 40.

Agli inizi, gira l’Europa, destando un forte interesse per il Valzer per cui, Rieu viene conosciuto come il “Re del Valzer” dopo essere stato notato attraverso le sue esecuzioni del “Second Waltz”, tratto dalle “Jazz Suites” di Dmitri Shostakovich.

André Rieu e la sua “Johann Strauss Orchestra” si esibiscono in Europa, in America Settentrionale, in Giappone e in Australia e vincono molti premi, tra cui il “World Music Awards”.
Molte loro produzioni diventano “disco d’oro” e “disco di platino” in varie Nazioni del Mondo, compresi i Paesi Bassi con ben 8 dischi di platino.

A Maastricht: nella sua sala di registrazione, André Rieu registra CD e DVD, includendo ampiamente Musica Classica, Musica Pop e Musica Folk, oltre a Colonne Sonore cinematografiche e tracce di Musical Teatrali.

Le sue esibizioni orchestrali sono vivaci e colorate e attraggono il pubblico da ogni parte della Terra: pubblico che non considera con particolare attenzione la Musica Classica, all’inizio.

Rieu lavora per vari anni con il fratello, Jean Philippe il quale, poi, crea una propria società di produzione.

Rieu ha due figli di cui il più giovane, Pierre, lavora a tempo pieno con lui come manager di produzione.

 

Curiosità:

< André Rieu suona un violino Stradivari del 1667, forse il più antico conosciuto.

< Alcune esibizioni della sua orchestra sono state trasmesse nel Regno Unito e negli Stati Uniti sul circuito televisivo PBS, come ad esempio “André Rieu Live in Dublin” o “André Rieu Live in Tuscany”, registrato in Piazza Della Repubblica, a Cortona, in Toscana.

 

Vita privata di André Rieu:

André Rieu ha radici francesi antiche e il suo cognome è di origini ugonotte.

È sposato con Marjorie Kochmann e ha due figli: Marc e Pierre.

Parla varie lingue: limburghese, olandese, tedesca, inglese, francese, italiana, spagnola e portoghese.

 

Onorificenze:

Cavaliere dell’Ordine del Leone dei Paesi Bassi – nastrino per uniforme ordinaria

Cavaliere dell’Ordine del Leone dei Paesi Bassi

Gran Decorazione d’Onore in Oro dell’ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Repubblica austriaca) – nastrino per uniforme ordinaria

Gran Decorazione d’Onore in Oro dell’ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Repubblica austriaca)
— 2011

Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres (Francia) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres (Francia)
— 2009

 

Discografia:

. Hieringe biete (1993)
Strauss & Co (1994) (prima posizione per 22 settimane nella classifica in Paesi Bassi, seconda nella Ultratop nelle Fiandre, quarta in Germania (dove rimane per 103 settimane in classifica) e settima in Vallonia)

. Wiener melange (1995) Polydor (prima posizione per 7 settimane nella classifica nei Paesi Bassi, terza nella Ultratop nelle Fiandre e diciannovesima in Germania rimanendo in classifica 70 settimane)

. Hieringe biete 1 & 2 (1995) (settima posizione nella classifica in Paesi Bassi)

. Strauss Gala (1995) (nona posizione nella classifica in Paesi Bassi)
. In Concert (1996) Polydor (quinta posizione nella classifica in Paesi Bassi e ventesima in . Germania rimanendo in classifica 66 settimane)
. The Christmas I Love (1997)

. Mein Weihnachtstraum (1997) (sesta posizione in Germania)

. Romantic Moments (1998) Polydor (quinta posizione nella classifica Classical Albums e sesta in Germania rimanendo in classifica 36 settimane)

. Romantique – André Rieu, 1998 Philips (quinta posizione in Francia e nona nella Ultratop in Vallonia)

. Bal du siècle Universal (1999) (quarta posizione nella classifica in Francia e settima nella Ultratop in Vallonia)

. 100 Jahre Strauss (1999) Polygram (terza posizione nella classifica in Svizzera e Germania dove rimane in classifica 29 settimane e sesta in Austria)

. Valses (1999) Polygram (quarta posizione nella classifica in Francia).

. Fiesta! (1999) (nona posizione nella classifica in Paesi Bassi)

. Das Jahrtausendfest (1999) Polydor (terza posizione in Germania rimanendo in classifica 30 settimane ed ottava in Svizzera)

. La Vie Est Belle (2000) (quinta posizione nella Ultratop in Vallonia e sesta in Germania)

. Aimer (2001) Universal (quinta posizione nella classifica in Francia)

. Musik Zum Träumen (2001) Polydor (settima posizione in Germania)

. Live at the Royal Albert Hall (2001)

. Dreaming (2001) (ottava posizione nella classifica in Paesi Bassi)

. Love Around the World (2002)

. Walzertraum (2002) (ottava posizione in Germania)

. Bal à Vienne (2003) (ottava posizione in classifica in Francia)

. Maastricht Salon Orkest – Serenata (2003)

. Romantic Paradise (2003) (sesta posizione in Germania e decima nei Paesi Bassi)

. Live in Dublin (2003)

. André Rieu at the Movies (2003)

. New Year’s Eve in Vienna (2003)

. The Flying Dutchman (2004) (nona posizione nella Ultratop nelle Fiandre)

. Live in Tuscany (2004)

. Le Monde En Fete – André Rieu, 2004 Universal (ottava posizione nella Ultratop in Vallonia)

. Les Melodies De Mon Coeur (2005) (nona posizione in classifica in Francia)

. Christmas Around the World (2005)

. Songs from My Heart (2005)

. New York Memories (2006) (terza posizione nella Ultratop in Vallonia e decima nelle Fiandre)

. Auf Schönbrunn (2006)

. Rieu, Magic of the violin – André Rieu, 2006 Universal Classics & Jazz
Live in Vienna (2007)

. In Wonderland (2007) (ottava posizione nella classifica Classical Albums)

. Il était une fois… – André Rieu, 2007 André Rieu (seconda posizione nella Ultratop in Vallonia)

. Waltzing Matilda (2008) Andre Rieu Productions (prima posizione nella classifica Australian Albums per due settimane e terza in Nuova Zelanda) disco di platino

. The 100 Most Beautiful Melodies (2008) (seconda posizione nella classifica Australian Albums e quinta in Nuova Zelanda)

. Passionnément – André Rieu/Mirusia Louwerse/Orchestre Johann Strauss/Royal Choir Society Mastreechter/Carmen Monarcha, 2008 André Rieu (nona posizione nella Ultratop nelle Fiandre e decima in Vallonia)

. Masterpieces (2009) (nona posizione nella classifica Australian Albums)

. You’ll Never Walk Alone (2009) (seconda posizione nella classifica Australian Albums, terza nella Ultratop in Vallonia e quarta in Nuova Zelanda)

. Greatest Hits (2009) Denon (quarta posizione nella classifica Classical Albums)

. Forever Vienna (2009) Andre Rieu Productions (prima posizione nella classifica Classical Albums, seconda nella UK Albums e quarta nella Irish Albums)

. Live In Australia – André Rieu, 2009 André Rieu/Universal (nona posizione nella Ultratop in Vallonia)

. You Raise Me Up – Songs for Mum (2010) (ottava posizione nella classifica Australian Albums e quinta in Nuova Zelanda)

. Rosen aus dem Süden – André Rieu, 2010 André Rieu/Universal (ottava posizione nella Ultratop in Vallonia)

. And the Waltz Goes On (2011) Universal Classics CD, DVD & BLU-RAY (prima posizione nella classifica Classical Albums)

. Home for the Holidays (2012) André Rieu Productions Holding B.V., Universal Music
Domestic Pop, Universal Music (prima posizione nella classifica Classical Albums)

. Rieu Royale – Walsen Voor De Koning – Van De Koning Van De Wals, André Rieu & The Johann Strauss Orchestra (2013) – (terza posizione nella classifica in Paesi Bassi)

. Joyeux Anniversaire! – Polydor (2013)

. André Rieu Celebrates ABBA – Music of the Night, 2013 André Rieu
Productions/Polydor/Island/Universal – (decima posizione in Australia)

. Abba’s Greatest Hits – Waterloo. I grandi successi degli Abba in veste classica – Rieu/Von Otter/Mouskouri/ Royal Philharmonic Orchestra/Sissel, 1984/2013 Deutsche Grammophon

. The Christmas Collection (André Rieu And His Johann Strauss Orchestra) – Polydor, 2013

. Magic Of The Musicals (André Rieu & The Johann Strauss Orchestra) – Polydor, 2014

. Rieu, Love in Venice – Johann Strauss Orchestra, 2014 UMI

. Rieu, Roman holiday – Johann Strauss Orchestra, 2015 Universal Classics & Jazz – (ottava posizione nella Official Albums Chart)

. Rieu, Wonderful world – Live in Maastricht, 2015 Universal Classics & Jazz DVD

. Rieu, Magic of the waltz (vers. CD) – La magia del valzer, 2016 UMI/Universal

. Rieu, Viva Olympia – André Rieu, 1995/2014 Decca

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

ANDRÉ RIEU:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Andre_Rieu_2010.jpg

File:Andre Rieu 2010.jpg

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JOHANN STRAUSS der Jung, “AN DER SCHÖNEN BLAUEN DONAU”:

 

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DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ, THE SECOND WALTZ:

 

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VIVA ESPAÑA:

 

SVJATOSLAV RICHTER

Svjatoslav Teofilovič Richter nasce a Žytomyr il 20 marzo 1915 e muore a Mosca il 1º agosto 1997.

E’ un Pianista sovietico il cui nonno paterno è di origine tedesca.

Richter è uno dei più importanti Pianisti del XX secolo ed è celebre per la profondità con cui interpreta, per la sua straordinaria tecnica virtuosistica e per il suo vasto repertorio.

Figlio di Teofil Danilovič Richter, Pianista, Organista e Compositore e di Anna Pavlovna Moskaleva (proveniente da una nobile famiglia di proprietari terrieri russi), il suo primo interesse artistico è rivolto alla Pittura che lo accompagna per tutta la vita e che lo incoraggia a dipingere numerosi quadri.

La sua passione per la Musica inizia dal 1920 come autodidatta, imparando presto a suonare quello che più gli piace, soprattutto Musica Operistica (comprese le partiture per pianoforte dei drammi musicali di Wagner).

1930: ha quindici anni quando comincia ad accompagnare al pianoforte cantanti lirici, prima al “Club dei Marinai” di Odessa, poi nel Teatro dell’Opera di là.
Inizio degli Anni Novanta: in un’intervista pubblicata, Richter racconta che, durante la sua movimentata adolescenza ad Odessa, è molto più interessato alla Direzione d’Orchestra che al Pianoforte, che la sua vera passione è costituita dalle opere liriche di Giuseppe Verdi, Richard Wagner e Giacomo Puccini e non dai lavori pianistici dei grandi autori ottocenteschi che, poi, sarebbero diventati una tappa fondamentale del suo repertorio.
Oltre alla Pittura e alla Musica, gli altri interessi di Richter sono il Teatro, il Cinema e la Letteratura.

1934: mentre lavora all’ “Opera” di Odessa, Richter si esibisce nel suo primo Concerto in pubblico, come Pianista, ma il vero e proprio studio del Pianoforte lo inizia tre anni dopo, quando si iscrive al Conservatorio “Čajkovskij” di Mosca, che permette al giovane prodigio di saltare l’esame di ammissione.
“Heinrich Neuhaus” è il suo Insegnante ed Èmil’ Gilel’s, idem Insegnante, indica Richter come “lo studente geniale, il cui arrivo aveva atteso per tutta la vita”.
Di Richter si viene a sapere che salta delle lezioni obbligatorie al Conservatorio e che viene espulso per due volte, durante il primo anno.

1940: ancora studente, suona – in prima esecuzione – la “Sesta Sonata per pianoforte” di Sergej Prokof’ev, il compositore alle cui opere sarà spesso associato.

1943: esegue in prima mondiale a Mosca la “Settima Sonata”.

1943: Richter conosce il soprano Nina Dorliak che sposa nel 1945; vivono insieme sino alla morte del Pianista.
Nina Dorliak sopravvive al marito solo nove mesi in più e si spegne il 18 maggio 1998.

1949: Richter vince il “Premio Stalin”, cosa che gli porta parecchi Concerti in Russia, nell’Europa dell’Est e in Cina.

Idem, 1949: nella “Malyj Sal” del Conservatorio “Čajkovskij” di Mosca suona nella prima esecuzione assoluta privata della “Sonata op. 119 in do maggiore” di Sergej Prokof’ev con Mstislav Rostropovič.

Richter comincia ad essere conosciuto in Occidente e diventa famoso grazie a registrazioni eseguite durante gli Anni Cinquanta.
Non gli viene permesso di recarsi in Tour negli Stati Uniti fino al 1960, ma quando la cosa succede, le sue tournées sono memorabili.

Da citare che le grandi Sale da Concerto non sono molto amate da Richter, che preferisce un ambiente più intimo: infatti, in tarda età, suona quasi sempre in piccole sale, quasi oscurate, a volte con una sola piccola lampada che illumina pianoforte e leggio.

Possiede una memoria prodigiosa e orecchio infallibile assoluto ma, negli ultimi anni, è costretto a suonare con lo spartito dal momento che, a causa dell’età, la percezione dei suoni gli si è alterata di quasi un tono, per cui non vuole rischiare di suonare tasti sbagliati.

1969: suona nella prima esecuzione assoluta pubblica nella “Malyj Sal” del Conservatorio “Čajkovskij” di Mosca della “Sonata op. 134 in sol maggiore” di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič con David Fëdorovič Ojstrach.

1982: con il “Quartetto Borodin”, al Teatro “Alla Scala” di Milano, esegue due “Quintetti” di Dvořák.

Sta preparando una tournée concertistica, quando viene colpito da un attacco cardiaco.
Muore a Mosca all’età di ottantadue anni.
La sua tomba si trova nel Cimitero di Novodevičij di Mosca.

 

Tecnica pianistica di Richter:

Il sicurissimo controllo tecnico dello strumento permette a Richter di affrontare tutto il repertorio pianistico, mentre le sue esecuzioni sono sempre caratterizzate da un modo interpretativo originale e molto personale che lo rendono celebre fra il pubblico e fra i critici di tutto il Mondo, oltre ad altri Pianisti suoi contemporanei: Arthur Rubinstein, Vladimir Horowitz, Ėmil’ Gilel’s, Glenn Gould e Arturo Benedetti Michelangeli.
In più di un’occasione, costoro esprimono la loro ammirazione per le straordinarie doti di Richter.
Il suo repertorio è molto ampio e spazia dal periodo barocco alla musica contemporanea.
Tra le incisioni più famose sono da ricordare le sue registrazioni delle opere di Franz Schubert, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Fryderyk Chopin, Franz Liszt, Aleksandr Nikolaevič Skrjabin, Sergej Prokof’ev, Sergej Rachmaninov.

Secondo la Critica, è uno dei più raffinati ed efficaci interpreti delle opere per Pianoforte di Robert Schumann.
Fra parentesi, suona la prima esecuzione della “Sonata N. 7” di Prokof’ev, imparandola in soli quattro giorni prima di eseguirla in pubblico e Prokof’ev gli dedica la sua “Sonata N. 9”.

Oltre al repertorio solista, Svjatoslav Richter ama la Musica da Camera, interpretandola, spesso, assieme a musicisti quali David Ojstrach, Benjamin Britten, Pierre Fournier e Mstislav Rostropovič.

Il suo repertorio è ampio ed è dovuto alla straordinaria abnegazione con cui si applica nello studio: sembra che studi, in media, 10-12 ore al giorno (anche se smentisce, dicendo che non supera mai le tre ore).

Da non dimenticare che < Grazie alla vastità dei suoi interessi musicali e all’originalità delle sue interpretazioni, Richter ha esercitato una profonda influenza sui pianisti delle generazioni successive >.

 

Repertorio di Richter:

Avendo un repertorio sconfinato, Richter si cimenta con Musica Barocca, Classica, Romantica, del ‘900 (compresa quella Dodecafonica) e, fra i compositori affrontati abitualmente in concerto da Richter, presenziano Bach, Händel, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Chopin, Dvořák, Liszt, Schumann, Brahms, Grieg, Debussy, Ravel, Musorgskij, Skrjabin, Prokof’ev, Rachmaninov, Šostakovič, Hindemith.
Tale immenso repertorio comprende Musica per Pianoforte solo, Concerti per Pianoforte e Orchestra, Musica Cameristica e un ampio corpus di Musica Liederistica.

 

Giudizi critici:

Ritenuto unanimemente uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, il Pianista russo Svjatoslav Richter ha qualità e capacità tecniche e interpretative, per cui, secondo il Critico Piero Rattalino, insieme a Franz Liszt e Ferruccio Busoni, Svjatoslav Richter sarebbe < il “terzo uomo” ad avere segnato profondamente e in modo definitivo l’interpretazione al pianoforte >.

Per il Pianista e Critico Charles Rosen, “Richter è il pianista più intelligente che io abbia mai conosciuto”.

Il Pianista canadese Glenn Gould, grande ammiratore dell’arte pianistica di Svjatoslav Richter, nel 1957, assiste ad un Récital di Richter e, in seguito, dice che Richter “è uno degli uomini con la più forte capacità comunicativa che il mondo musicale avesse mai espresso”.

Al pianista Vladimir Horowitz, tra i pianisti russi, solo Svjatoslav Richter gli piace.

Durante la sua tournée negli Stati Uniti, agli ammiratori e ai critici che lo acclamano come il più grande pianista vivente, il Pianista russo Ėmil’ Gilel’s, risponde che “devono attendere di sentire Richter …” : infatti, a Richter, al momento della dichiarazione di Gilel’s, non era ancora stato permesso di suonare al di fuori dell’Unione Sovietica.

< Il Pianista Arthur Rubinstein rimane letteralmente sbalordito dai Concerti di Richter e afferma che il suo suono è di una bellezza prodigiosa e di non avere mai sentito prima un pianoforte suonare in quel modo >.
Aggiunge che Richter è “Un Titano, con una grande intelligenza”.
Successivamente, conosciuto Richter, Rubinstein, dice che “E’ il miglior pianista tra noi”.

Per il Pianista russo Vladimir Sofronickij, Richter è un genio.

Il pianista e didatta Heinrich Neuhaus, Maestro dello stesso Richter, di Ėmil’ Gilel’s e di Radu Lupu, “sostiene di non conoscere una mano migliore per suonare il pianoforte di quella di Svjatoslav Richter, dato che questa riesce a prendere con naturalezza l’intervallo della dodicesima, specificando altresì che l’estensione tra le dita del suo allievo è enorme”.

< Il pianista russo Evgenij Kissin, in un’intervista, ha dichiarato che il virtuosismo di Svjatoslav Richter era trascendentale, ma mai fine a se stesso >.

< Il critico Luca Segalla ha scritto che Svjatoslav Richter è stato il pianista del XX secolo, come Liszt è stato quello del XIX >.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

SVIATOSLAV RICHTER, 1966:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:RICHTER_Sviatoslav_(cropped).jpg

 

File:RICHTER Sviatoslav (cropped).jpg

 

 

SERGEJ RACHMANINOV

Sergej Vasil’evič Rachmaninov (altra traslitterazione in uso: Rachmaninoff) nasce nella tenuta di Semenovo (oppure, Onega, Velikij Novgorod), il 1º aprile 1873 e muore a Beverly Hills il 28 marzo 1943.

E’ Compositore, Pianista e Direttore d’Orchestra russo naturalizzato statunitense.

E’ un personaggio di fama mondiale ed è ritenuto uno dei maggiori compositori e pianisti russi di sempre.
Rachmaninov: considera se stesso soprattutto un compositore, più che un pianista, nonostante l’evolversi della sua carriera (inizialmente, un po’ tormentata) che pare dimostrare il contrario.
«Io sono me stesso soltanto nella Musica. La Musica basta a una vita intera, ma una vita intera non basta alla Musica»
(Sergej Rachmaninov)

Nato vicino a Velikij, Novgorod, a Onega (come lo stesso Rachmaninov pensa) oppure nella tenuta di famiglia a Semenovo, secondo atti ufficiali (viene battezzato a pochi chilometri da lì), trascorre la sua infanzia con la madre, Ljubov Petrovna Butakova, il padre Vasilij Arkadijevič (ex-ufficiale dell’Esercito Russo), le sorelle Elena e Sofija e il fratello Vladimir (a lui, tutti maggiori di età).

Vive in un ambiente amante della Musica e, all’età di quattro anni, impara a suonare il pianoforte dalla madre Ljubov Petrovna e, soprattutto, grazie al nonno paterno, Arkadij Aleksandrovič (già alunno di John Field), con cui esegue piccoli pezzi a quattro mani).

Sergej nasce quando il cugino Aleksandr Ziloti è già un pianista affermato e altri due fratelli nascono dopo di lui: una femminuccia di nome Varvara ed un maschietto di nome Arkadij.

Il piccolo Sergej ha sei anni quando riceve la prima lezione di Pianoforte da Anna Dmitr’evna Ornazkaja, giovane diplomata del Conservatorio di San Pietroburgo che, impressionata dalla sua abilità innata al pianoforte, nel 1881, l’Insegnante lo raccomanda per una borsa di studio allo stesso Conservatorio, dopodiché, a nove anni, il bimbo inizia ufficialmente a prendere lezioni.
E’ un bambino che si interessa molto alla Musica ma che, allo studio sui libri, preferisce lo svago e i giochi all’aria aperta.

1882: il padre Vasilij è assolutamente incapace di amministrare, per cui – la famiglia impoverita – è costretta a trasferirsi a San Pietroburgo, in un piccolo, misero e deprimente appartamento.
La situazione familiare peggiora dopo che i bambini vengono colpiti da un’epidemia di difterite; Sofija è l’unica ad essere contagiata in modo grave, per cui non sopravvive.
Nel frattempo, il padre ha sperperato tutto il patrimonio-eredità di Ljubov; abbandona la famiglia lasciando alla moglie l’impegno della custodia dei bambini, causando condizioni di precarietà.
Senza soldi e con la minaccia che Sergej possa venire espulso dal Conservatorio, Ljubov chiede aiuto al cugino Aleksandr Ziloti che pensa di affidare il giovane Rachmaninov a Nikolaj Sergeevič Zverev (il suo primo Insegnante, eccellente docente, piuttosto severo).
Rachmaninov può continuare a studiare al Conservatorio e, poco tempo dopo, viene mandato a Mosca per diventare un allievo di Zverev.

 

Il trasferimento a Mosca:

Per i primi giorni, Sergej viene ospitato dalla zia Varvara Arkad’evna Satina, madre di Ziloti, dopodiché sarà accolto nella casa del Maestro dove condivide lezioni, vitto e alloggio con altri studenti e dove Zverev, li ospita gratuitamente, però pretendendo obbedienza e rispetto totale delle sue istruzioni.
Inizialmente, gli insegnamenti riguardano solo il Pianoforte e si tengono sia in casa sia al Conservatorio e gli intensi piani giornalieri di studio fanno in modo che Rachmaninov diventi più calmo e riflessivo.

In questo periodo, presso il Salotto di Zverev, Rachmaninov conosce, durante le serate musicali, musicisti russi dell’epoca, tra cui Čajkovskij, con cui stringe subito una forte amicizia che lo influenza in modo importantissimo.
Inoltre, qui, si alternano nell’abitazione del Maestro molti altri musicisti, quali Sergej Taneev e Anton Arenskij, professori, artisti e attori: tutti interessati alla Musica.

Circa tre anni di studio con Zverev portano Sergej al Diploma di Primo Grado e, all’età di quindici anni, comincia a studiare la tecnica del Contrappunto e dell’Armonia, sotto le direttive di Sergej Taneev e Anton Arenskij; dopodiché entra nella Classe di Pianoforte tenuta dal cugino Aleksandr Ziloti.

Il Conservatorio di Mosca è la strada che permette a Rachmaninov la prima possibilità di espressione come compositore e la scrittura delle sue prime partiture.

La nuova “necessità” di comporre da parte di Rachmaninov si scontra con le idee di Zverev che vede tale “necessità” come uno sciupìo del talento stabilito sulla tastiera, fino ad allora.
Quindi, Sergej chiede al Maestro di poter avere un pianoforte personale per cui scrivere la sua musica; ma il rifiuto di Zverev degenera in una discussione piuttosto accesa che provoca la rottura dei rapporti fra loro.
Per cui, Rachmaninov deve lasciare l’abitazione del suo insegnante e torna nuovamente ospite della zia Varvara.

 

Gli esordi come compositore:

1887: a Mosca, termina tre “Notturni”, una “Suite” e lo “Scherzo in Fa maggiore per orchestra”.
1890-1891: fra le sue composizioni giovanili – fra le migliori – scrive il poema sinfonico “Il principe Rostislav” e il “Primo concerto per pianoforte e orchestra”, oltre a comporre alcuni “Pezzi per pianoforte solista” ed alcune canzoni, dimostrando la sua < tendenza verso uno stile eterogeneo e a un’espressività postromantica >.

L’anno precedente il termine degli studi di Pianoforte al Conservatorio, Rachmaninov chiede di anticipare l’esame finale a causa del fatto che il cugino Aleksandr vuole lasciare l’insegnamento a fine anno e Sergej, per non avere un altro insegnante, preferisce terminare prima.
Abilissimo al pianoforte, a fine maggio, si presenta all’esame e ottiene il Diploma con un anno di anticipo, presentando la Sonata “Waldstein” di Beethoven e il primo tempo della “Sonata n. 2” di Chopin.

Continua a studiare per conseguire il Diploma di Composizione, ma sopporta meno l’ambiente del Conservatorio, per cui chiede anche ad Arenskij di anticipare l’esame alla primavera successiva.

30 gennaio 1892: Rachmaninov tiene il suo primo concerto ufficiale – eseguendo, oltre a brani di Chopin, Liszt e Čajkovskij – anche due sue composizioni: “Due pezzi per violoncello e pianoforte” e il “Trio élégiaque”.

Marzo 1892: il soggetto per il Diploma è l’opera “Aleko”, su testo di Vladimir Ivanovič Nemirovič-Dančenko tratto dal poema “Gli zingari” di Puškin.
Rachmaninov scrive la musica in sole due settimane (orchestrazione compresa), lasciando meravigliato il suo insegnante.

7 maggio 1892: ottiene il massimo dei voti e viene insignito della Gran Medaglia d’Oro.
Poco tempo dopo il Diploma, scrive il “Preludio in do diesis minore”, a cui rimane legato per tutta la vita in modo inscindibile.

 

I primi successi di Rachmaninov:

9 maggio 1893: al Teatro “Bol’šoj”, si tiene la “prima” di “Aleko” con successo, tanto che l’opera verrà programmata anche per essere interpretata dal celebre basso Fëdor Ivanovič Šaljapin, con il quale Rachmaninov rimarrà amico per tutta la vita.
Čajkovskij ne è entusiasta e suggerisce a Rachmaninov di accettare la proposta dell’Editore Karl Gutheil per pubblicarla; Editore che vuole pubblicare altre sue opere per la somma di 500 rubli; Editore che vende anche i diritti del “Preludio in Do diesis minore”.
Nonostante si tratti di uno dei suoi lavori più conosciuti, il lavoro gli frutta solamente quaranta rubli in quanto non è protetto da un copyright internazionale.
Allo scopo di riconciliarsi con il compositore, dopo la rappresentazione, Zverev organizza una cena a cui presenziano molti musicisti, fra cui Arenskij e Skrjabin.

Maggio 1893: Rachmaninov va dalla nonna Butakova, in campagna, per una vacanza; qui, nella quiete del luogo, scrive la “Suite n. 1, Due pezzi per violino e pianoforte” e “La roccia, fantasia per orchestra” che dedica a Rimskij-Korsakov.

Rachmaninov ha ripreso energia ed Editore, per cui diventa sempre più conosciuto in tutto il Mondo per le sue composizioni e per le esecuzioni concertistiche: infatti, i suoi lavori diventano sempre più conosciuti e rappresentati, per cui attirano l’attenzione dei Critici.
In particolare, il Musicista e Critico Musicale Cezar’ Antonovič Kjui (uno dei membri del Gruppo de “I Cinque”), a Ivanovka, visita Rachmaninov nella proprietà della famiglia della zia, a circa 500 km da Mosca.
Durante l’ospitalità, Kjui compone una breve melodia e chiede il giudizio di Rachmaninov che risponde per mezzo di un parere secco e negativo circa la qualità della composizione: la cosa si trasforma in astio da parte di Kjui che, da quel momento, scrive note feroci e denigratorie sulla produzione musicale di Rachmaninov).

 

Rachmninov: la sua prima sinfonia e la depressione.

Dopo “Sei canti op. 8 per voce e pianoforte”, Rachmaninov riceve la notizia della morte di Zverev seguita da quella di Čajkovskij e, come conseguenza, è rattristato e si sente solo, soprattutto perché gli manca l’appoggio del grande compositore.

Fine 1894: la zia Varvara e famiglia acquistano una grande casa nella quale vengono riservati a Sergej una camera e uno studio con un pianoforte; casa in cui il musicista trova la tranquillità per poter comporre.

Gennaio 1895: Rachmaninov comincia a pensare alla sua “Prima Sinfonia”, il suo primo grande lavoro orchestrale.
Il lavoro di composizione richiede otto mesi, venendo terminata verso i primi di settembre.

A Mosca: Mitrofan Petrovič Beljaev, creatore dei “Concerti Sinfonici Russi”, inserisce la “Prima Sinfonia” di Rachmaninov nella stagione del 1896, diretta da Glazunov, lasciando Rachmaninov nervoso e preoccupato per eventuali reazioni del pubblico (forse, perché Taneev, esaminato il lavoro, lascia un’impressione negativa).
Sera del 15 marzo 1897: dopo diciotto mesi, viene tenuta la prima esecuzione a San Pietroburgo (Rachmaninov è praticamente ventiquattrenne), rappresentazione-disastro che lascia il giovane musicista praticamente distrutto, vista la pessima direzione di Glazunov, e che afferma di essere molto sorpreso che “un uomo di un così grande talento abbia diretto così male “.
Rachmaninov comincia a perdere autostima verso se stesso come compositore per cui è “obbligato” ad affrontare tre anni di depressione.

In tale periodo, espleta qualche attività musicale: viene incaricato come Secondo Direttore (il Primo è il mediocre Michele Esposito), di una Compagnia Operistica privata di Mosca gestita da un ricco imprenditore, Savva Ivanovič Mamontov, protettore di molti artisti fra cui Šaljapin.
Con la Compagnia, come prima opera, Rachmaninov dirige “Una vita per lo Zar” di Glinka e in seguito “Samson et Dalila” di Saint-Saëns, “Rogneda” di Serov, “Carmen” di Bizet.

1899: ormai riconosciuto da tutti come Direttore d’Orchestra e Compositore, l’intercessione di Ziloti gli fa avere una scrittura con la “Royal Philharmonic Society” di Londra come Direttore e Pianista, dove dirige la sua Fantasia per Orchestra “La roccia” e interpreta il suo “Preludio in do diesis minore” e l’ “Elegia”, tratta dall’ “Op. 3”.

Rachmaninov comincia a provare fatica nel comporre Musica, per cui, molti suoi amici cercano di aiutarlo a ritrovare il desiderio e la vena per farlo, ma neppure una visita a Tolstoj (assieme all’amico Šaljapin) risulta positiva, per la sua anima.
Dietro consiglio del medico amico di famiglia della zia, Grigorij Lvovič Grauermannm, viene affidato alle cure dello Specialista in Ipnoterapia e grande amante della Musica Nikolaj Dahl.
Deduzione: Rachmaninov può essere stato ipnotizzato per ottenere nuovamente la propria autostima ed è anche molto probabile che si sia parlato prevalentemente di Musica e di Arte fra lui e Dahl; oltre a queste conversazioni, la solidarietà dei suoi amici più stretti aiutano Rachmaninov ad acquisire una nuova pace interiore.
Le cure di Dahl sortiscono un esito positivo e Rachmaninov, nel 1901, riesce a terminare il “Secondo Concerto per pianoforte e orchestra” (iniziato a comporre l’anno precedente) e che può presentare nel mese di ottobre, dedicandolo proprio a Dahl.
Il Concerto sortisce un enorme successo al quale seguono diverse composizioni come la “Seconda Suite per due pianoforti”, la Cantata “La primavera”, su un testo di Nikolaj Alekseevič Nekrasov, e la “Sonata per violoncello e pianoforte”, dedicata all’amico Anatolij Brandukov, Violoncellista e Direttore d’orchestra.

 

Il matrimonio e i Concerti all’Estero:

In tale momento della vita, la cugina Natalija Satina è preoccupata per la sua salute, per cui gli è molto vicina; cugina che si Diploma in Pianoforte, destando l’apprezzamento significtivo del musicista.
Dopo poco tempo, Sergej e Natalija annunciano alla famiglia l’intenzione di volersi sposare, ma la Chiesa Ortodossa non ammette unioni fra consanguinei e, quindi, è necessario ottenere un permesso speciale.
29 aprile 1902: il matrimonio viene officiato da un Cappellano Militare in una chiesetta alla periferia di Mosca e Ziloti e Brandukov sono i testimoni.

Viaggio di nozze degli sposi: visitano Vienna, Venezia, Lucerna e Bayreuth (qui, assistono a “L’olandese volante” e a “Parsifal” ma, a differenza di parecchi altri musicisti, Rachmaninov non rimane affascinato dalla musica wagneriana e non commenta in merito).
La famiglia di Natalija dona agli sposi – come regalo di nozze – una delle due case della residenza estiva di Ivanovka.

1903: nasce Irina, la prima figlia.

1904: il Teatro “Bol’šoj” di Mosca, ingaggia Rachmaninov per cinque mesi, dove si distingue anche come Direttore d’Opera.
Gennaio 1906: per lo stesso teatro scrive due lavori che, lì, debuttano: “Francesca da Rimini” e “Il cavaliere avaro” e, per mezzo della rappresentazione di “Rusalka” di Dargomyžskij, Rachmaninov meraviglia il pubblico dirigendo in piedi, di fronte all’orchestra, e non più seduto fra il palcoscenico e la fossa orchestrale, come era sempre successo.

1906: dopo il “Bol’šoj”, parte con la famiglia per una vacanza in Italia, dove visita Firenze (qui, rimane affascinato dal Giardino di Boboli) e, in seguito, va a Marina di Pisa dove affitta una villa e dove si dedica ad un progetto (mai realizzato) per un’opera da trarre dal romanzo “Salammbô” di Gustave Flaubert.
Natalija e Irina si ammalano, per cui Rachmaninov preferisce rientrare prima in Russia.

Essendosi presentato il bisogno di dover guadagnare, Rachmaninov accetta parecchi incarichi in Germania per cui – con la famiglia – si trasferisce a Dresda e si reca a Lipsia per alcune rappresentazioni.
Intanto, inizia la composizione di un’altra opera, “Monna Vanna”: la lascia incompiuta perché – ad insaputa sua e del suo librettista Slonov – l’autore ha ceduto ad un altro compositore i diritti del testo.

Rientra in Russia e torna nella tenuta di Ivanovka che, per lui, è il luogo più caro.
Giugno 1907: qui, nasce Tatjana, la seconda figlia.

Termina la “Seconda Sinfonia”, che dedica a Sergej Taneev: la “prima”, avviene il 26 gennaio 1908, a San Pietroburgo, sotto la direzione dello stesso Rachmaninov, ottenendo subito l’approvazione del pubblico e della Critica.

Subito dopo, Rachmaninov ritorna a Dresda, città-base per i suoi concerti in Europa.
Interpreta le proprie composizioni a Varsavia e a Londra, dove il “Times” esprime parole di grande apprezzamento riguardanti l’esecuzione del “Secondo Concerto per pianoforte”.

Rientrato a Ivanovka, inizia la correzione della “Seconda Sinfonia” per la pubblicazione che avverrà nell’agosto 1908.

Gennaio-marzo 1909: scrive la partitura del poema sinfonico “L’isola dei morti”, ispirato ad un quadro del pittore simbolista Arnold Böcklin che porta lo stesso titolo.

La sua carriera musicale è all’apice del successo in Russia e in Europa.

Intanto, Rachmaninov apre gli accordi per una tournée negli Stati Uniti e, da persona celebre, si può permettere di porre le sue condizioni: quindi, per una serie di venticinque Concerti, chiede mille rubli per esecuzione.

28 novembre 1909: a New York, debutta con il suo “Terzo Concerto per pianoforte”.
Il tour americano desta grande successo e la sua durata è di circa tre mesi (comprende: ventisei Concerti [diciannove come Pianista e Sette come Direttore d’Orchestra]).
9 gennaio 1910: esegue sue musiche al “Metropolitan Opera House” di New York.

16 gennaio 1910: Rachmaninov esegue il suo Nuovo Concerto sotto la direzione di Gustav Mahler di cui riconosce serietà e meticolosità esecutiva.

La tournée risulta faticosa per Rachmaninov che non sopporta molto la pressione a cui viene sottoposto da parte dell’organizzatore dei concerti, tanto da sentirsi spesso un essere inferiore.

Riceve molte offerte di lavoro, ma il disagio e la nostalgia della Russia fanno sì che il musicista scelga di rientrare il più presto possibile nella sua terra russa.
Negli anni seguenti, il suo stile compositivo si evolve.
Rientra in Russia, lavora ai Concerti e scrive la “Liturgia di San Giovanni Crisostomo”.
Estate 1910: muore il suocero per cui diventa proprietario di tutta la tenuta di Ivanovka.

San Pietroburgo, dopo il suo rientro e dopo ogni sua esibizione (in occasione di Concerti, Festività, Compleanno, Onomastico), una misteriosa ammiratrice (chiamata poi “La Dama dei lillà bianchi”), fa sempre pervenire a Rachmaninov (amante, in particolare, dei fiori di lillà) un bouquet di tali fiori: fiori per cui scrive anche una canzone (“Il lillà”) che fa parte del “Ciclo di canti op.21”.

1912: con la famiglia, Rachmaninov si concede una vacanza andando a Berlino, in Svizzera e a Roma dove affitta un appartamento in Piazza di Spagna.
Qui, per parecchie giornate compone e inizia la “Seconda Sonata per pianoforte” e la Sinfonia corale “Le campane”: < basata su un riadattamento del poeta simbolista Konstantin Dmitrievič Bal’mont della poesia omonima di Edgar Allan Poe, composizione che, come egli disse, era quella fra le proprie che amava di più; il suono delle campane di Roma aveva suscitato in lui ricordi d’infanzia quando ascoltava le campane di Novgorod mentre la nonna lo accompagnava alle funzioni >.

Primavera 1913: il compositore rientra in Russia e si dedica particolarmente all’amministrazione della tenuta di Ivanovka, interessandosi anche di agricoltura.

Aprile 1913: termina la partitura de “Le campane” e riprende anche l’occupazione concertistica; purtroppo, subisce molti attacchi dal Critico Vjačeslav Karatigin, sostenitore della Musica Nazionale di Musorgskij e da parte di Skrjabin, Stravinskij.

30 novembre 1913: si tiene la prima esecuzione de “Le campane” con successo di pubblico e di Critica.

Luglio del 1914: scoppia la Prima Guerra Mondiale.

Agosto 1914: muore Ljadov; Rachmaninov dirige un concerto in suo onore.

Il primo anno di guerra è terribile, per la Russia, che conta tantissimi morti al fronte.

Muoiono Skrjabin e Taneev.

Per un certo periodo, allo scopo di potere scrivere tranquillamente, Rachmaninov si trasferisce a Kalila, in Finlandia, in una residenza vicino alla casa di Ziloti.

In seguito, riprende i concerti in Russia, spesso interpretando musiche di Skrjabin e devolvendo gli incassi alla vedova del suo amico che si trova in difficoltà finanziarie.

1916-1917: a Mosca, finisce di scrivere la partitura degli “Études-Tableaux, Op. 39 per pianoforte”.

 

Rivoluzione Russa e il trasferimento negli Stati Uniti:

Febbraio 1917: le insurrezioni portano alla fine dei Romanov e alla Rivoluzione d’Ottobre.
26 febbraio 1917: a causa dell’atmosfera generale, Rachmaninov tiene il suo ultimo Concerto a Mosca ed elargisce il guadagno ai prigionieri politici scarcerati da poco .
Lavora ininterrottamente a diversi progetti, fra cui una revisione completa del “Primo Concerto per pianoforte”.
Terminato l’anno scolastico delle figlie, parte con la famiglia verso la Crimea per trascorrere l’estate lontano da una situazione grave che peggiora sempre più.

Rientra a Mosca e accetta una offerta risolutiva per una serie di Concerti da tenersi in Scandinavia e, con i familiari, lascia i tumulti della Russia, “abbandonando”, per il momento, le proprietà nell’attesa di una situazione più tranquillizza.

Eventi e uccisione della famiglia imperiale Romanov convincono il compositore a farsi prestare denaro da alcuni amici per recarsi in fretta a San Pietroburgo per ottenere il visto per tutta la famiglia.
23 dicembre 1917: i Rachmaninov lasciano la Russia per sempre e, passando il confine, non hanno problemi: addirittura, gli Ispettori fanno, al musicista, i migliori auguri per i suoi Concerti.

24 dicembre 1917: i Rachmaninov arrivano a Stoccolma; poi, raggiungono l’amico Nikolaj Struve a Copenaghen, dove il musicista si esibisce in tre Concerti con l’ “Orchestra Filarmonica” di Copenaghen.
Il compositore, comunque, riceve molte richieste per Concerti negli USA, in particolare da Boston e da Cincinnati, per cui opta per questa soluzione e varcherà l’Atantico.

1º novembre 1918: arriva ad Oslo con la moglie Natalija e le due figlie; parte con il vaporetto “Bergensfjord” e raggiunge gli Stati Uniti l’11 novembre.
Tutta la famiglia si stabilisce presso lo “Scherry Netherland Hotel” di New York e, il giorno dopo, moltissimi musicisti (fra cui Prokof’ev, Fritz Kreisler e Mischa Elman) si recano da Rachmaninov per salutarlo e offrirgli il loro appoggio per quello che sarebbe stato un esilio che sarebbe durato tutta la vita, provocando per sempre a Rachmaninov il dolore del distacco dalla Terra-Madre, fatto che condiziona la sua volontà di continuare a comporre.

Ignorando la lingua e le abitudini del nuovo Paese, Rachmaninov riceve l’assegnamento di una segretaria e di uno studio con pianoforte, presso l’abitazione di una signora amante della Musica.

Inizialmente, per permettere alla famiglia un adeguato tenore di vita, i Concerti vengono intrapresi anche considerando che le proprietà sono rimaste in Russia, e comincia con un piccolo repertorio composto dai suoi lavori e da alcuni di Chopin, Liszt e Čajkovskij, esibendosi in varie città.
Sceglie un pianoforte Steinway & Sons, Casa con cui ha firmato un contratto e, successivamente, ne firma uno anche con la Casa discografica “Edison Records” per alcune incisioni.

1919: torna al “Metropolitan” con un Recital.
1920: esegue il “Secondo Concerto per pianoforte e orchestra” di Liszt.

12 gennaio 1919: con la “New York Symphony Orchestra” suona il suo “Secondo Concerto per pianoforte”; il critico del “New York Herald” scrive che di raro ha visto il pubblico così coinvolto e commosso.
Rachmaninov riceve un’ovazione grandiosa che “lo consacra” per sempre.

Primavera 1921: il suo trasferimento a Locus Point, nel New Jersey, gli fa ritrovare un ambiente simile a quello di Ivanovka.

Negli Stati Uniti, la famiglia Rachmaninov continua a vivere secondo le tradizioni della cultura russa e, spesso, ospita amici e componenti della grande comunità di immigrati russi; Rachmaninov prova nostalgia e pensa di riavvicinarsi all’Europa, per cui torna in Germania e in Inghilterra per una serie di Concerti.

1925: si esibisce per sette anni, dopodiché prende un anno di intervallo per comporre un nuovo lavoro che sarà il “Quarto Concerto per pianoforte e orchestra”.

1929: registra il suo “Secondo concerto per pianoforte” con la “Philadelphia Orchestra” diretta da Leopold Stokowski.

Le sue entrate non sono costituite solamente dalle sue composizioni, per cui riprende le Stagioni di Concerti negli Stati Uniti e in Europa: nel giro di pochi anni riesce ad accumulare una discreta fortuna.

1931: acquista un terreno nella frazione di Weggis, a Hertenstein, in Svizzera, sul Lago di Lucerna, dove fa costruire “Villa Senar” (che, nelle sue intenzioni, sostituirebbe la dacia di Ivanovka, la sua “sede” russa), abitazione che ama molto e a cui si dedica pure nel seguire gli ultimi miglioramenti assieme agli operai e la cura del giardino.
Qui, Rachmaninov e famiglia trascorrono ogni estate fino al 1939, luogo adatto per la giusta atmosfera per comporre; compra pure un motoscafo attraverso il quale si diverte sulle acque del Lago di Lucerna e, da tale sua residenza, Rachmaninov intraprende numerosi viaggi a bordo della sua automobile verso Parigi, l’Italia o la Germania.

Novembre 1933: è cosciente di non poter più rientrare nella sua patria e, quando gli Stati Uniti riconoscono l’Unione Sovietica con il relativo governo, in un’intervista per lo “Evening Post”, afferma chiaramente che egli < si sente in tutto e per tutto un suddito dello zar e che la sua integrità di uomo e di musicista si può identificare solamente con quella che era la Russia del passato >.
Risultato: boicottaggio da parte del Governo sovietico rivolto a tutte le opere di Rachmaninov.

A causa delle spese sostenute per la costruzione di “Villa Senar”, Rachmaninov è costretto ad intraprendere nuovi Concerti ma, risultando sempre più affaticato (oltre alla nevralgia alla tempia che lo affligge da anni), durante una visita medica, gli vengono riscontrati alcuni problemi cardiaci.

6 giugno 1936: termina la sua “Terza Sinfonia”, dopo il suo rientro in Svizzera ma, secondo la Critica non è più all’altezza delle sue passate composizioni e molti pensano che si tratti di un musicista troppo legato al passato, nonostante sia rimasta invariata la grande considerazione verso le sue esecuzioni pianistiche.

Aprile 1938: Šaljapin è ammalato in modo grave per cui Rachmaninov corre a Parigi per stare vicino all’amico, rimanendo al suo capezzale fino alla fine.
La cosa si ripercuote in modo notevole sulle sue condizioni di salute, fisica e mentale che ha già iniziato a soffrire di un inizio di sclerosi e di problemi di vista.

 

Rachmaninov: la vecchiaia e la morte.

11 agosto 1939: si esibisce per l’ultima volta in Europa, precisamente a Lucerna, per il “Festival di Salisburgo” che, lì, si è trasferito a causa dell’annessione dell’Austria alla Germania.

23 agosto 1939: Rachmaninov e la moglie abbandonano definitivamente l’Europa recandosi in America a bordo dell’ “Aquitania”.
Non rivede più la figlia Tat’jana che vive in Francia; l’altra figlia, Irina, e la nipote Sofja, invece, li raggiungono dopo poco.
Momentaneamente si stabiliscono vicino a Huntington, a Long Island dove – nell’agosto 1940 – termina di scrivere le “Danze sinfoniche” e di cui conclude l’orchestrazione nel novembre dello stesso anno.
Rachmaninov, sempre con problemi di salute, continua la carriera concertistica, pur diradando un po’ i concerti fra loro.

Riceve notizie sull’avanzata delle truppe tedesche in Russia, cui organizza parecchie iniziative in aiuto dei suoi compatrioti: nel mese di novembre, destina il ricavato di un suo Recital alle vittime russe della guerra e spedisce medicinali e aiuti per circa quattromila dollari.

1942: la famiglia Rachmaninov, per trascorrere l’estate, si trasferisce in California e, a metà maggio, arriva a Beverly Hills dove alloggia in una grande villa con un salone con due pianoforti a coda utilizzati spesso dal musicista per suonare insieme all’amico Vladimir Horowitz.
La California piace molto a Rachmaninov che – sempre, a Beverly Hills, in Elm Drive – acquista una casa.

Igor’ Stravinskij risiede in zona, per cui hanno occasione di frequentarsi e, durante cene amichevoli, i due musicisti scambiano opinioni su argomenti musicali e, nonostante Stravinskij non ami molto la musica del collega, è sempre in ottimi rapporti con lui, ammirandolo come esecutore e affermando che “è l’unico pianista che non fa smorfie quando suona”.

18 dicembre 1942: Rachmaninov tiene il suo ultimo concerto a New York, eseguendo la “Rapsodia” con la direzione di Dimitri Mitropoulos.

Gennaio 1943: la sua salute peggiora molto, ha tosse ostinata e perde peso fisico.
Sono i segnali del carcinoma al polmone che gli verrà diagnosticato.
Nonostante tutto non rinuncia a dare Concerti a Chicago, a Louisville e a Knoxville: in quest’ultima città, il 17 febbraio 1943, fa la sua ultima apparizione concertistica.

Arriva a Los Angeles, dopo un viaggio faticosissimo.
E’ sempre più debole e viene ricoverato in clinica, assistito dalla moglie e da Fedja Šaljapin, figlio del suo caro amico Fëdor.
Può tornare nella sua abitazione, dopo un periodo di osservazione ma, a metà marzo, Alexandr Golizin, il suo medico personale, gli riscontra una serie di melanomi.

28 marzo 1943: muore nella sua casa di Beverly Hills, in California, ma è da evidenziare che, durante il periodo vissuto a “Villa Senar”, esprime il desiderio di essere sepolto là, però la situazione bellica non lo permette, per cui viene trasportato sulla costa orientale statunitense.
Poi, Rachmaninov riposerà al “Kensico Cemetery” di Valhalla, nello stato di New York, essendo stato inumato il 1º giugno.

1º febbraio 1943: due mesi prima della morte, Rachmaninov e la moglie Natalija diventano Cittadini Statunitensi con una cerimonia pubblica a New York.

 

Curiosità:

Così, è stato riferito:
< Rachmaninov teneva molto alle sue mani, preziose per un pianista della sua fama, e per questo le assicurò presso i Lloyd’s di Londra; per ripararle da eventuali danni da freddo usava proteggerle con un manicotto termico.
< Egli era anche noto, tra i pianisti, per l’ampiezza delle mani che gli permettevano di raggiungere un intervallo di dodicesima o, secondo altre fonti, addirittura di tredicesima sulla tastiera.
< L’inusuale caratteristica è stata erroneamente e alternativamente ricondotta alla sindrome di Marfan (di cui il pianista non mostrava nessuno degli altri sintomi) o all’acromegalia: le dimensioni delle mani di Rachmaninov erano semplicemente proporzionate alla sua altezza di circa 2 metri.

 

Riconoscimenti:

1929: registra il suo “Secondo Concerto per pianoforte e orchestra” con la “Philadelphia Orchestra” diretta da Leopold Stokowski, venendo premiato attraverso il “Grammy Hall of Fame Award”, nel 1976.

1934: registra poi la sua “Rapsodia su un tema di Paganini”, sempre con la “Philadelphia Orchestra” diretta da Leopold Stokowski, idem, venendo premiato con il “Grammy Hall of Fame Award”, nel 1979.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

SERGEJ RACHMANINOV nel 1921:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Rachmaninov_in_1921_(cropped).jpg

File:Rachmaninov in 1921 (cropped).jpg

 

MANUEL QUIROGA

Manuel Quiroga nasce a Pontevedra il 15 aprile 1892 e muore, idem, a Pontevedra il 19 aprile 1961.

E’ un violinista spagnolo.

Inizia a studiare il Violino con Benito Medal, su incoraggiamento della sua famiglia che apprezza questa sua tendenza.
In seguito, studia al Conservatorio di Madrid con José del Hierro.

1909: recandosi a Berlino per studiare con Fritz Kreisler, fa tappa a Parigi e, all’esame di ammissione al Conservatorio, si classifica primo e decide di fermarsi lì, per cui continua gli studi al Conservatorio con Édouard Nadaud e con Jules Boucherit.

Termina gli studi all’età di 19 anni conseguendo un “Premier Prix”; dopodiché vince il “Prix Sarasate”.
Durante il soggiorno a Parigi, contatta i violinisti-compositori George Enescu, Eugène Ysaÿe e Fritz Kreisler, che lo influenzano profondamente.
Ysaÿe gli dedica la “Sonata op. 27 n. 6”.

Quiroga è amico di Enrique Granados che scrive la “Sonata per violino e pianoforte” (opera postuma) per e con l’aiuto di Quiroga.

E’ un Concertista di successo; effettua molte tournée nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti.

Durante la sua carriera effettua alcune registrazioni su disco.

I compositori che dedicano brani a Quiroga sono diversi: Eduardo Fabini, Joaquín Nin, Marcel Samuel-Rousseau, Édouard Nadaud, César Espejo, Roger Penou, Jacques Arnay.

1936-1937: compone “Seis Caprichos para violín solo”, ma solamente tre vengono pubblicati.

1911-1937: in questo lasso di tempo, Manuel Quiroga è accompagnato frequentemente da Josè Iturbi.

8 giugno 1937: subito dopo avere salutato Quiroga, dopo un concerto a New York, Iturbi vede il Violinista investito da un camion a Times Square, causando la fine prematura della sua carriera.

 

Selezione di composizioni:

. Tres Caprichos (Trois Caprices pour violon seul), Paris, Salabert, 1939;
. Bruissement D’Ailes: Etude Caprice, pour deux violons, Paris, Salabert, 1941;
. Cadence pour le concerto de L. van Beethoven, op. 61, Paris, Salabert, 1941;
. La jota, Danse aragonaise pour violon et piano (1925), Paris, Éditions L. Maillochon, 1925;
. Emigrantes Celtas;
. Rondalla;
. Zortzico;
. 1ª Guajira;
. 2ª Guajira;
. Habanera;
. Alborada;
. Jota nº 1;
. Terra à Nossa;
. Canto amoroso.

 

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

MANUEL QUIROGA:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Manuel_Quiroga_Losada_en_C%C3%A9ltica_112,_1929.jpg

 

File:Manuel Quiroga Losada en Céltica 112, 1929.jpg

 

NICCOLÒ PAGANINI

Niccolò Paganini nasce a Genova il 27 ottobre 1782 e muore a Nizza il 27 maggio 1840.

E’ un Violinista, Violista, Chitarrista e Compositore italiano, fra i più importanti esponenti della Musica Romantica ed è continuatore della Scuola Violinista, in particolare di Giovan Battista Viotti.
E’ considerato il maggiore Violinista della Storia, in particolare verso lo “staccato” e il “pizzicato”.

Addirittura, si è parlato di un suo “patto col diavolo”.

Fin da piccolo, viene istruito dal padre, appassionato di Musica, verso lo studio del Mandolino e, poi, del Violino.

Praticamente, autodidatta, all’età di dodici anni di esibisce nelle chiese.

A quattordici anni, a Parma, si ammala di polmonite è indebolito dai salassi, per cui comincia a studiare 10-12 ore al giorno sul violino, omaggio di un ammiratore.

Paganini possiede una tecnica velocissima e straordinaria e riesce ad imitare suoni naturali, canto degli uccelli, versi di animali, suoni di strumenti (flauto, tromba, corno) arrivando a tenere Concerti in Toscana e nell’Italia Settentrionale, ottenendo successi.

In questo periodo si dedica allo studio della chitarra, arrivando a scrivere per la “chitarra a sei corde” che sostituisce la chitarra “spagnola” creando i famosi pizzicati per violino.

A Lucca, diventa Primo Violino solista alla corte della Principessa Elisa Baciocchi (sorella di Napoleone Bonaparte) di Lucca e di Piombino.

Dirige la Musica del Grande Oriente di Francia e crea un inno massonico e, a Stupinigi, Paganini suona per Paolina Borghese (un’altra sorella del Bonaparte) e, a Torino, diventa famosa la sua frase: “Paganini non ripete”.

Viene applaudito al “Carcano” di Milano dove viene riconosciuto come Primo Violinista al Mondo.

Seguono 37 Concerti (Scala e Carcano), trionfa nella gara con Lafont e su Lapinski.

Stringe amicizia con Gioacchino Rossini e Spohr (autore di “Faust” e creatore della base per la figura del Direttore d’Orchestra), si esibisce a Roma per cui Metternich lo invita a Vienna, ma la sua salute precaria lo porta a Palermo dove nasce il figlio Achille da Antonia Bianchi, cantante poi sposata da Carlo Felice Brunati.

Paganini può riconoscere il figlio attraverso pagamenti e conoscenze altolocate.

1828: va a Vienna, dove Federico II lo nomina suo virtuoso di camera; si reca a Praga, dove compone i “Sei Concerti” (il secondo termina con il brano famoso “La campanella”).

Compone i “Capricci” e le Variazioni su temi rossiniani, Serenate, Notturni, Capricci in genere.

La Gran Viola è fatta creare da Paganini e viene chiamata “Controviola Paganini”.

Conosce e si innamora di Charlotte Watson, figlia del suo accompagnatore, ma scoppia uno scandalo.

1833: acquista la “Villa Gaione”, a Parma, per riposare in alcuni periodi.

1834: iniziano i segnali della malattia sconosciuta che, nel tempo, verrà riconosciuta come tubercolosi, diventa afono e viene aiutato a tradurre dal figlio 15enne, Achille, che è capacissimo di leggere le parole dalle labbra del padre.
Dopodiché, si passerà alla scrittura di bigliettini, rimasti conservati per esame grafologico.
Achille riordinerà i lavori del padre con autenticazione della firma.

Paganini (eretico) muore a Nizza, il Vescovo vieta la sepoltura in terra consacrata e il corpo verrà sepolto nel cimitero della Villetta di Parma.

Battuto al computer da Lauretta   

 

 

 

 

 

Ritratto di Niccolò Paganini:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Niccolo_Paganini01.jpg

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IL CARNEVALE DI VENEZIA eseguito da DAVID GARRET:

JAN PADEREWSKI

Ignacy Jan Paderewski nasce a Kuryłówka (villaggio della provincia di Podolia, Impero Russo), il 18 novembre 1860 e muore a New York il 29 giugno 1941.

E’ un pianista, compositore, politico e diplomatico polacco.

Suo padre è un economista che rimane vedovo pochi mesi dopo la nascita di Ignacy che, a seguito di questo fatto, viene allevato da lontani parenti.

Dalla prima infanzia, si interessa di Musica e prende lezioni di Pianoforte privatamente ma, a 12 anni di età, va a Varsavia e viene ammesso al Conservatorio della città.
1878: ottiene il Diploma, dopodiché gli viene offerta una Cattedra al Conservatorio; Cattedra che accetta.

1880: sposa Antonina Korsakówna e, dopo poco, nasce il loro primo figlio.
1881: viene scoperta la disabilità del bambino e, poco dopo, Antonina muore, per cui Paderewski decide di dedicarsi alla Musica.

1881: va a Berlino per studiare Composizione con Friedrich Kiel e Heinrich Urban.
1884: si trasferisce a Vienna; là, studia con Teodor Leszetycki ed esordisce musicalmente nel 1887, quale concertista di pianoforte, in cui si afferma presto come virtuoso e per la sua raffinata e suggestiva arte d’interprete, in particolare nel repertorio chopiniano.
Da ricordare che, come compositore, Paderewski si afferma con due opere, una sinfonia, pagine per pianoforte e orchestra, lavori da camera e molti pezzi pianistici.

Paderewski diventa presto molto noto, conseguendo grandissimo successo attraverso le sue esibizioni a Parigi (nel 1889) e a Londra (nel 1890).
Molti ammiratori sono attratti dalla sua tecnica brillante e la sua fama si amplia maggiormente e, l’anno seguente, gli vengono riservate accoglienze trionfali negli Stati Uniti d’America.
Presto diventa il “Mago della Tastiera”, con il pubblico ai suoi piedi e la sua posizione di Primo Ministro di Polonia rende più esaltante la sua carriera.

Paderewski è un pianista di successo e, al contempo, un uomo politico importante, e viene preso ad esempio dal Filosofo Saul Kripke che, nel suo “A Puzzle about Belief”, evidenzia che < il nome può essere appreso in modi differenti, dando luogo ad asserti apparentemente contraddittori e producendo un paradosso intralinguistico relativo ai report di credenza >.

 

Il pianista Paderewski:

Nel 1899: sposa la Baronessa de Rosen e compone diversi pezzi per pianoforte.

1901: al “Semperoper” di Dresda, diretta da Ernst von Schuch, viene rappresentata con successo la sua opera “Manru”.

Paderewski è anche impegnato nel “sociale” e, nel 1910, dona alla città di Cracovia, il Monumento alla Battaglia di Grunwald.

1913: si trasferisce negli Stati Uniti dopo essere stato Direttore (dal 1909) del Conservatorio di Varsavia.

Prima Guerra Mondiale: durante questo periodo, Paderewski diventa un membro attivo del Comitato Nazionale Polacco, a Parigi, dove viene subito accettato dalla “Triplice Intesa” come Ambasciatore Polacco, diventando il portavoce dell’Organizzazione e, presto, forma altri organismi sociali e politici a Londra.
Inoltre, svolge attività politica in Svizzera e negli USA, dove, nel periodo 1917-1919, rappresenta il Comitato Nazionale Polacco, guadagnando parecchia opinione pubblica nordamericana verso la causa polacca , compreso il presidente W. Wilson.

Aprile del 1918: a New York, incontra i rappresentanti dell’ “American Jewish Committee”, compreso Louis B. Marshall, per mediare un accordo fra il gruppo di Israeliti che sostegono le ambizioni territoriali dei Polacchi in cambio di un riconoscimento di uguali diritti per gli Ebrei, ma il tentativo risulta infruttuoso e, comunque, nessun piano soddisfa entrambi i gruppi.

Alla fine della Guerra, la sorte di Poznań è indecisa e la questione della grande Polonia è irrisolta, ma Paderewski visita Poznań.
27 dicembre 1918: dopo il suo discorso pubblico i Polacchi di Poznań generano una insurrezione militare contro la Germania, chiamata “La Grande Insurrezione Polacca”.

1919: la Polonia ha acquistato da poco l’indipendenza, Paderewski (tornato in Patria) ne diventa Primo Ministro e Ministro degli Esteri, oltre a rappresentare politicamente la Polonia alla Conferenza di Pace di Parigi.
Estate 1919: firma il “Trattato di Versailles” che restaura i territori della Grande Polonia e Pomerania attorno alla città di Danzica: si ha la base del ricostruito Stato Polacco.

4 dicembre 1919: Paderewski, dopo essere stato escluso da molti dei suoi sostenitori politici, consegna a Piłsudski una lettera di dimissioni e diventa Ambasciatore Polacco alla “Lega delle Nazioni”.
1921-1938: si ritira temporaneamente dalla vita politica, torna alla vita musicale e, il suo primo Concerto dopo la lunga parentesi politica, viene tenuto alla “Carnegie Hall” con grande successo.

Si trasferisce a Morges, in Svizzera e, dopo il colpo di Stato di Józef Piłsudski del 1926, Paderewski diventa un membro attivo dell’opposizione.
1936: nella sua villa viene creata una coalizione di membri dell’opposizione, chiamata “Il Fronte di Morges”, dal nome del villaggio.

1939: fa parte del Governo Polacco a Parigi.

1940: ritorna negli USA in cerca di aiuti per la Polonia.

 

L’uomo Jan Paderewski:

1937: partecipa al film “Ardente fiamma”, dove interpreta se stesso.

1939: dopo l’Invasione della Polonia, Paderewski ritorna alla vita pubblica.

1940: diventa il capo del “Polish National Council”, un parlamento polacco in esilio a Londra.
L’ottantenne Paderewski ricostituisce il suo “Polish Relief Fund” e tiene parecchi Concerti per raccogliere fondi da dedicare alla causa polacca.

Oltre alla sua tournée di concerti, Paderewski è oratore molto ammirato e citato per via del suo spirito.

1941: Paderewski muore improvvisamente a New York, alle 23 del 29 giugno, durante uno dei suoi giri di Concerti e viene seppellito nel Cimitero Nazionale di Arlington, in Virginia, non lontano da Washington.
1992: le sue spoglie vengono trasferite a Varsavia e poste nella Cattedrale di San Giovanni.

E’ membro della Massoneria.

Quasi tutte le città polacche hanno una strada intitolata a suo nome.
Strade a lui intitolate esistono anche in altre città del mondo intero.
L’ “Accademia di Musica” di Poznań è intitolata al suo nome.

Dopo la sua morte, il Museo polacco d’America, a Chicago, riceve in dono gli effetti personali di Paderewski dalla sorella Antonina Paderewska Wilkonska, idem sostenitrice entusiasta del Museo; sorella-esecutrice testamentaria che dona al Museo secondo le volontà del fratello.
Oltre a ciò, la Direzione del “Buckingham Hotel” di New York (dove Ignacy trascorre gli ultimi mesi della sua vita) dona alla sorella l’arredamento della camera da lui occupata, arredamento che, poi, viene donato al museo.
Con l’aiuto della sua Segretaria, arredamento e cimeli paderewskiani vengono esposti nelle sale del museo.
1937: già, a quel tempo, alcuni cimeli di Paderewski vengono esposti all’apertura del Museo che, dopo la sua morte, sarà ristrutturato, ampliato e inaugurato nel novembre 1941, nel giorno del compimento del suo ottantunesimo compleanno.

 

Onorificenze:

Onorificenze polacche:

Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Bianca – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Bianca
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Polonia Restituta – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Polonia Restituta
Croce d’argento dell’Ordine Virtuti militari – nastrino per uniforme ordinaria Croce d’argento dell’Ordine Virtuti militari
Medaglia al merito accademico – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia al merito accademico

Onorificenze straniere:

Cavaliere di Gran Croce della Legion d’onore (Francia) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce della Legion d’onore (Francia)
Membro dell’Ordine dell’Impero britannico (Regno Unito) – nastrino per uniforme ordinaria Membro dell’Ordine dell’Impero britannico (Regno Unito)

Accademiche:

Laurea honoris causa in Musica – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Musica
— Università di Leopoli 1912
Laurea honoris causa in Musica – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Musica
— Università Jagellonica di Cracovia 1919
Laurea honoris causa in Musica – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Musica
— Università Adam Mickiewicz di Poznań 1924

Idem, altre lauree honoris causa da università degli Stati Uniti.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

JAN PADEREWSKI:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ignacy_Jan_Paderewski.PNG

 

 

CARL ORFF

Carl Orff nasce a Monaco di Baviera il 10 luglio 1895 e muore a Monaco di Baviera il 29 marzo 1982.

E’ un compositore tedesco, noto soprattutto per i famosissimi “Carmina Burana” (del 1937).
Si occupa intensamente di Pedagogia e Didattica, attraverso lo “Orff-Schulwerk”, per cui influenza in modo significativo l’educazione musicale.

 

Inizi:

Come musicista ha, fra i suoi allievi più importanti, i compositori Wilhelm Killmayer e Winfried Hiller.

La sua famiglia è di origine bavarese ed è composta da militari amanti della Musica e degli studi storici.
Suo nonno è pianista ed è – nel 1866 – fra i fondatori dell’ancor oggi esistente Associazione Orchestrale Dilettantesca “Wilde Gung’l”.
Il padre, in tale Orchestra, suona il contrabbasso e il pianoforte.
Sua madre è una bravissima pianista che si è formata con Joseph Giehrl (allievo di Franz Liszt e amico di Richard Strauss).

Carl comincia a studiare pianoforte all’età di cinque anni e, più tardi, si perfeziona con Hermann Zilcher (compositore e pianista).
Studierà anche Organo e Violoncello, oltre a restare affascinato dal teatro acquisendo attraverso l’Opera e con la tradizione sinfonica austro-tedesca, amando le Opere Romantiche e i “Musikdramen” wagneriani e straussiani, oltre alle Musiche di Mozart, Beethoven, Schubert e Bruckner.

Giovinezza e acquisizione di esperienza musicale:

1912-1914: studia presso la “Akademie der Tonkunst” di Monaco, ma ne rimane deluso dallo spirito conservatore di tale Accademia, per cui scopre il mondo di Claude Debussy che influenzerà profondamente la sua prima opera, “Gisei. Das Opfer”, rappresentata per la prima volta il 5 febbraio 1910 alla “Staatstheater” di Darmstadt.
Saranno influenzati anche il poema sinfonico “Tanzende Faune” del 1914 (eseguito per la prima volta nel 1995 ) e i “Treibhauslieder”, su testi di Maurice Maeterlinck (1914: la partitura viene distrutta dall’autore).

Orff presta attenzione alle opere atonali di Arnold Schönberg (il creatore della Dodecafonia), ma non trova la “strada da percorrere”.

1912: trovandosi in crisi, cerca e trova il paragone con gli ideali estetici degli artisti che collaborano al celebre Almanacco “Der blaue Reiter” (“Il cavaliere azzurro”), particolarmente in Vasilij Kandinskij e Franz Marc.
Il concetto di “elementare”, teoricamente, diventa il principio-fulcro della “Schulwerk” e viene focalizzato anche da Kandinskij che, nel 1926, in “Punto”, lo definisce “linea e superficie”, ossia una “grammatica delle forme elementari”.

1917: Orff lavora per circa un anno come assistente presso i “Münchner Kammerspiele” e collabora con il noto regista Otto Falckenberg, appartenente agli stessi “Münchner Kammerspiele”, di cui diventa amico.

Orff imposta una prima versione delle musiche di scena per il “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare con traduzione di Wilhelm August von Schlegel, diventata, in seguito, sua composizione “Ein Sommernachtstraum”.

Anni ’20: viene stimolato dalla conoscenza del teatro di Bertolt Brecht, idem appartenente, ai “Münchner Kammerspiele”.

Inizi degli anni ’30: Orff musica varie liriche di Brecht, raggruppandole in due “Chorsätze” (Werkbuch II).

1954: Brecht chiede a Orff di scrivere delle musiche per “Der kaukasische Kreidekreis”, ma il musicista non è interessato.

 

Dopo la Prima Guerra Mondiale:

Durante la Prima Guerra Mondiale – in trincea, sul fronte orientale – Orff viene ferito, per cui – ne 1918 – termina il servizio militare con la mansione di assistente Kapellmeister presso il Teatro dell’ “Opera” di Mannheim (a fianco di Wilhelm Furtwängler), e quella di Darmstadt.

1919: torna a Monaco e, dopo un breve studio con Heinrich Kaminski, si rivolge agli “Alte Meister” (“Antichi Maestri” dei secoli XVI e XVII: Orlando di Lasso, William Byrd, Haßler, Dietrich Buxtehude ecc.): ciò che determina la sua maturazione, è lo studio delle opere di Claudio Monteverdi, di cui – dal 1923 – allestisce importanti rielaborazioni (“Orpheus” –> dalla “Favola di Orfeo”, “Klage der Ariadne”, dal “Lamento di Arianna”, [“Lascia ch’io pianga”] e “Tanz der Sproden”, da “Il Ballo delle Ingrate”).

Nel XX secolo, Orff diventa uno dei più importanti diffusori della “Monteverdi-Renaissance” (fra parentesi, rielabora “L’Incoronazione di Poppea”, purtroppo, senza destare interesse da parte di impresari teatrali) .

La personale drammaturgia musicale di Orff ha, come punto di partenza, la musica del Monteverdi e, nonostante il tentativo fallito di utilizzare gli strumenti d’epoca (“Orpheus”, a Mannheim, nel 1925), il suo interesse mira ad una libera rielaborazione: “Neubearbeitung”.
Praticamente, Orff rielabora e trascrive per il “Kleines Konzert” XVI e per la “Entrata per Orchestra” (tratta da William Byrd, eseguita per la prima volta nel 1930 a Könisberg diretta da Hermann Scherchen uno dei divulgatori della “Neue Musik”).

 

Sperimentazione pedagogica: cammino verso la maturità:

Oltre allo studio degli “Antichi Maestri”, la Pedagogia è l’altro ambito in cui Orff si muove dopo la composizione dei “Werfel-Lieder”, i primi lavori che evidenziano la sua personalità.

Settembre 1924: con Dorothee Günther e lo storico della Musica e Critico d’arte Oskar Lang, a Monaco, Orff fonda la “Güntherschule”, un istituto specializzato nell’educazione alla “ginnastica, ritmica, musica e danza”: da tale sperimentazione, nasce quella che Orff e le sue collaboratrici Gunild Keetman e Maja Lex stabiliranno “Elementare Musik”.
L’attività della scuola prosegue, fino al 1944, nonostante le moltissime difficoltà dovute anche alla Seconda Guerra Mondiale.

 

Durante il terzo Reich:

< Sembra attendibile che Orff non sia iscritto al Partito Nazista e che non ne condivida l’ideologia e la sua sopravvivenza dà adito a false interpretazioni, anzi addirittura ad una manipolazione intenzionale delle fonti storiche. Queste ultime sono state recentemente indagate a fondo, fra gli altri, dallo storico Oliver Rathkolb (Università di Vienna) >.

1937: a Francoforte, il successo dei “Carmina Burana” riceve opposizione intensa a causa della stroncatura da parte dell’autorevole di Herbert Gerigk, il recensore del “Völkischer Beobachter”, capofila della musicologia antisemita e seguace delle teorie razziste di Alfred Rosenberg, per cui la composizione verrà eseguita nuovamente solamente nel 1940.
Dorothee Günther è costretta ad iscriversi al Partito Nazista per evitare la chiusura della Scuola.

1938: per l’ “Opera” di Francoforte, pare che Orff sia disponibile, per opportunismo, alla terza versione delle musiche di scena per lo schakespeariano “Sogno di una notte di mezza estate”; versioni che diventeranno quarta, quinta, sesta e che realizzeranno il suo proposito artistico.

Il filosofo, psicologo ed etnomusicologo, Kurt Huber (professore all’Università di Monaco, e membro fondatore del movimento di resistenza “Die Weiße Rose” [“La Rosa Bianca”]) e Carl Orff sono amici: Huber viene condannato a morte dal Volksgerichtshof e decapitato a Monaco nel luglio del 1943.

Anni ’30: Huber e Orff studiano il folclore musicale della Baviera e pubblicano due raccolte di danze popolari nelle quali risalta lo “Zwiefacher”, la danza basata sulla libera alternanza di ritmo binario e di ritmo ternario.

1933: dopo l’ascesa al potere di Hitler, Orff rassegna le dimissioni dalla Direzione del “Münchner Bachverein” (di cui era a capo negli anni 1932-1933) e per cui è anche allestita una versione scenica della “Historia der Auferstehung Jesu Christi” di Heinrich Schütz.

Inizi anni ’30: Orff e Kestenberg progettano di introdurre lo “Schulwerk” nelle scuole di Berlino e la cosa, unita al porre in musica testi di Bertoldt Brecht, appare difficoltosa ai Nazionalsocialisti.

 

Orff: i lavori creati nella maturità.

Sono quelli delle opere fiabesche “Der Mond” (Monaco, Nationaltheater, 1939, direttore Klemens Krauss), “Die Kluge” (Francoforte, Städtische Bühnen, 1943), i Ludi scaenici “Catulli Carmina” (Lipsia, Städtische Bühnen, 1943), la tragedia bavarese “Die Bernauerin” (Stoccarda, Württembergische Staatstheater, 1947) e il terzo lavoro del trittico “I Trionfi” (“Il Trionfo di Afrodite”, su testi di Catullo, Saffo ed Euripide [Milano, Teatro alla Scala, 1953, direttore d’orchestra Herbert von Karajan]).

1941-1948: Orff lavora ad “Antigonae” (traduzione di Friedrich Hölderlin) con prima esecuzione al “Festival di Salisburgo”, 1949, diretta da Ferenc Fricsay.
Seguono “Oedipus der Tyrann”, rappresentato per la prima volta nel 1959 a Stoccarda (con Astrid Varnay e Fritz Wunderlich, direttore d’orchestra Ferdinand Leitner), “Prometheus” (prima rappresentazione: Stoccarda, 1968, idem, direttore Ferdinand Leitner), “De Temporum Fine Comoedia” (Festival di Salisburgo, 1973, direttore Herbert von Karajan), che segna l’arrivo estremo del teatro orffiano.

1950-1960: Orff ha una Cattedra di Composizione presso la “Hochschule für Musik” di Monaco.
1972-1981: collabora con Hannelore Gassner e Werner Thomas, lavorando ad un’opera documentaria in otto volumi, “Carl Orff und sein Werk. Dokumentation” (Schneider, Tutzing, 1973-1983).

 

La morte: 

29 marzo 1982: Orff muore all’età di 87 anni ed è sepolto nella Chiesa Barocca del Monastero Benedettino di Andechs, sulle rive del lago Ammersee, una trentina di chilometri a sud di Monaco.
La sua lapide, oltre al nome e alle date di nascita e di morte, riporta l’iscrizione in latino: “Summus Finis” (“Il fine supremo”), le ultime parole, insieme a “ta pànta Nous” (“Tutto è Spirito”) della terza parte (“Dies illa”) della “De temporum fine comoedia”.

 

Battuto al computer da Lauretta

 

Carl Orff:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Carl_Orff_profile_view.jpg

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CARMINA BURANA, Arena di Verona 2015 – “O FORTUNA” – Direttore d’Orchestra RICCARDO MUTI:

 

 

MAGDA OLIVERO

Magda Olivero (nata Maria Maddalena Olivero) nasce a Saluzzo il 25 marzo 1910 e muore a Milano l’8 settembre 2014.

E’ un soprano italiano.

Di lei, hanno scritto:
< Da considerarsi come «una fra le più celebri [cantanti] della storia della nostra musica» lirica, ha rappresentato «un importante punto di congiunzione tra l’era dei compositori del Verismo e il Teatro d’Opera moderno» >.

 

Inizi e primo ritiro di Magda Olivero:

Nasce in una famiglia di Magistrati; svolge studi musicali completi (Pianoforte, Armonia e Composizione), diplomandosi in Pianoforte al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino.
Sempre là, prosegue gli studi di Canto, con il Maestro Luigi Gerussi, all’epoca, Direttore della Scuola per Solisti dell’E.I.A.R.; Direttore che ne individua le qualità durante un provino fallito presso tale Ente di Radiodiffusione (“avo” della R.A.I.).

Dicembre 1932: proprio presso l’E.I.A.R., Magda Olivero debutta radiofonicamente, come “Maria di Magdala” nell’Oratorio “I misteri dolorosi” di Nino Cattozzo.
Idem, alla radio, seguono altre interpretazioni: radio, uno strumento importante nell’attività artistica della cantante.

Ottobre 1933: al Teatro “Vittorio Emanuele” di Torino, Olivero debutta teatralmente come Lauretta in “Gianni Schicchi” di Puccini.

Negli anni seguenti, la Olivero canta nei teatri di tutta Italia, anche in città non importanti, cantando personaggi pucciniani e, più in generale, naturalisti (Mascagni, Giordano, Cilea, Alfano, Wolf-Ferrari, Zandonai).
Canta anche Gilda, Violetta, Margherita (“Faust” di Gounod) e Manon (di Massenet) e, nel 1937, anche ruoli minori di Monteverdi, Zerlina in “Don Giovanni” di Mozart e, addirittura, Elsa in due recite di “Lohengrin” di Wagner al Teatro dell’ “Opera” di Roma.

La Olivero si cimenta in parecchie produzioni italiane contemporanee, con musiche di Mario Barbieri, Felice Lattuada (1938: “prima” assoluta de “La Caverna di Salamanca”), Riccardo Pick-Mangiagalli, Giuseppe Mulè e Armando La Rosa Parodi (1934: “prima” assoluta radiofonica de “Il mercante e l’avvocato”).

Anni ’30: consegue molti successi che, comunque, non le conferiscono i vertici del Mondo lirico nazionale.
1941: a questo punto, sembra che la sua carriera si interrompa per sempre, dal momento che viene celebrato il suo matrimonio con l’industriale Aldo Busch, lasciandole – negli anni del Secondo Dopoguerra – lo spazio per una attività concertistica limitata.

 

Magda Olivero riprende la carriera:

Febbraio 1951: dieci anni dopo il suo ritiro, a richiesta generale (in particolare dopo le insistenze da parte di Francesco Cilea affinché accetti di interpretare nuovamente la sua “Adriana Lecouvreur”, per il cui ruolo la ritiene insostituibile), la Olivero torna sui palcoscenici e riprende tale personaggio con grande successo, al Teatro “Grande” di Brescia e a Trieste: personaggio che, in seguito, sarà il principale tra i suoi “cavalli di battaglia”.

Magda Olivero riappare nei Teatri d’Opera di tutta Italia e, a partire dal periodo 1960-1970, anche nel resto del Mondo (Europa, Egitto, Stati Uniti, America Latina), però mai in teatri di primissimo piano come, ad esempio, la “Royal Opera House” di Londra o l’ “Opéra” di Parigi: infatti, soltanto una volta (e per una sola serata) canta alla “Staatsoper” di Vienna, e rarissimamente a “La Scala” (appena tre produzioni nei suoi secondi trent’anni di carriera, per circa una ventina di spettacoli totali).
Il suo repertorio privilegiato è quello legato a Puccini e al Verismo, con le reinterpretazioni di Mimì ne “La bohème”, Liù in “Turandot”, “Manon Lescaut”, “Madama Butterfly”, “Suor Angelica”, “Francesca da Rimini”, oltre ad affrontarne nuovi come Minnie ne “La fanciulla del West”, Giorgetta ne “Il tabarro” e i ruoli dei titoli (“Tosca” di Puccini, “Iris” di Mascagni, “Fedora” di Giordano, “La Wally” di Catalani).

La sua leggendaria Violetta (già affrontata nella prima parte della carriera), la riprende subito e, per un altro decennio, la canterà in Europa.
“Mefistofele” di Boito presenzia sempre nel suo repertorio.
Inoltre, si cimenta nella Musica Novecentesca e Contemporanea, seppur non d’avanguardia, spaziando da Gottfried von Einem, a Leoš Janáček, a Gian Francesco Malipiero, a Gian Carlo Menotti, a Francis Poulenc, a Ottorino Respighi, a Nino Rota, a Henri Sauguet.
Interviene anche a diverse prime assolute: “Santa Rita da Cascia” di Angelo Costaguta (nel ruolo del titolo), al “Carlo Felice” di Genova, nel 1954; “La Guerra” di Renzo Rossellini (Marta) al “San Carlo” nel 1956; “La Celestina” di Flavio Testi (Melibea) a “La Pergola”, nel 1963; e “Lode alla Trinità”, pezzo per soprano/voce recitante e archi di Gerardo Rusconi alla R.A.I. di Torino, nel 1972.

1967: dopo il debutto all’ “Opera” di Dallas (Texas), a causa di motivi tecnici sopravvenuti, non essendo possibile, rappresentare l’opera prevista originariamente (“La fanciulla del West”), la Direzione del Teatro (dietro suggerimento del Direttore Musicale e suo grande estimatore, il Maestro Nicola Rescigno), le propone l’opzione di affrontare la “Medea” di Luigi Cherubini che, a Dallas, vanta il potente precedente tenuto nel 1958 (in cui Maria Callas furoreggia in uno dei suoi grandi ruoli eletti, al fianco di Jon Vickers e Teresa Berganza, diretti dallo stesso Rescigno): l’opera è – per la Olivero – del tutto estranea al suo solito repertorio.
Olivero tituba un po’ e, poi, si misura con il nuovo ruolo (con il grande precedente e nello stesso allestimento) e gli esiti di Critica e di pubblico sono eccezionali.
1968: il successo ottenuto lega Olivero al teatro texano, nel quale ricompare in “Fedora”.
1970: sempre, a Dallas, è Giorgetta (de “Il tabarro”) in un Concerto di Gala, nella cui seconda parte si tiene “La voix humaine” di Poulenc (che la Olivero, per la prima volta, canta in lingua francese).
1974: è là come “Tosca” e, fra gli spettatori, ha un’ammirata Marilyn Horne.

1968: al “Music Hall Theater” di Kansas City, Olivero riprende la parte di “Medea”.
1971: al “Concertgebouw” di Amsterdam, interpreta “Medea” in forma di Concerto e, nello stesso anno, la canta al Teatro “Sociale” di Mantova.

Oltre a cantare a Dallas, Magda Olivero canta anche su varie città minori della Costa Orientale statunitense e appare a New York, per la prima volta, nel 1971, alla “Philharmonic Hall”, interpretando alcune arie di Puccini e Cilea e cimentandosi di nuovo, nel secondo tempo, de “La voix humaine”.

1975: all’età di sessantacinque anni, anche grazie alle insistenze esercitate da Marilyn Horne sulla Direzione del Teatro, Olivero viene ingaggiata dal “Metropolitan Opera House” di New York per sostenere la parte di Tosca “, visto che Birgit Nilsson” rinuncia.
Le sue tre sole rappresentazioni sono salutate da lunghe ovazioni da parte del pubblico e, in seguito, verranno avvolte dall’alone della “leggenda”.

Nei cinque anni seguenti, Magda Olivero appare anche all’ “Opera” di San Francisco, nelle stagioni 1978-1979 e 1979-1980.

 

Ultimi anni di Magda Olivero:

1977: al Teatro “San Carlo” di Napoli, per l’ultima volta canta un personaggio nuovo, ossia Claire Zachanassian, protagonista de “La visita della vecchia signora” di Gottfried von Einem.

1981: ritiro dal palcoscenico con “La voce umana” di Poulenc, al Teatro “Filarmonico” di Verona, però la sua carriera – concretamente – non s’interrompe mai, considerando che le sue esibizioni concertistiche in pubblico proseguono fino all’inizio degli Anni Novanta.
Infatti, io ne sono testimone perché, nel febbraio 1992, Magda Olivero è Direttrice Artistica Musicale del Centro Artistico Culturale “Il Rosetum” di Milano e, personalmente, assisto a “Rigoletto” in forma di “Concerto”, opera presentata dalla Signora Olivero e in cui, fra gli altri, cantano il mio amico basso kentuckiano Howard Ray e il baritono Mauro Augustini.

1993: a Milano, incide una selezione da “Adriana Lecouvreur”, a sessantun anni dal debutto.

All’età di ottantasei anni, esegue il monologo di “Adriana Lecouvreur” nel film “Opera Fanatic” di Jan Schmidt-Garre.

Aprile 2009: all’età di novantanove anni compiuti, nella grande Sala di “Palazzo Cusani” di Milano, Magda Olivero intona «Paolo, datemi pace» da “Francesca da Rimini” di Riccardo Zandonai, sbalordendo il pubblico presente (da citare che il Concerto viene organizzato dal tenore Vincenzo Puma e la moglie, la Signora Lilowa).

2010: Magda Olivero raggiunge il traguardo dei cento anni e, per l’occasione le viene dedicata un’intera trasmissione del programma televisivo “Loggione”, in onda su Canale 5.
14 aprile 2010: per il suo Centesimo Compleanno, viene anche festeggiata dal Teatro “Regio” di Torino.

7 maggio 2010: partecipa al programma “Cominciamo bene” – Prima su Rai 3 – condotto da Pino Strabioli assieme al pianista Arturo Annecchino.

 

8 settembre 2014: muore a Milano all’età di centoquattro anni.
2015: la Giunta Comunale di Milano delibera la tumulazione delle sue spoglie mortali nella cripta del “Famedio” del “Cimitero Monumentale”.

Anni fa, presso il Teatro “L’Arca” di Milano, avevo avuto modo di esprimere al Critico Giancarlo Landini che mi sembrava di avere riconosciuto Aureliano Pertile in “Da voi lontan, in sconosciuta terra”, ricevendone un “Che orecchio, Signora!”.
Lo stesso Critico che, della Signora Olivero, ricorda:
«Per molti anni, dal 1967, Olivero animò la Santa Messa nella solennità dell’Assunta (15 agosto) nella Chiesa Parrocchiale di Solda (Sulden), una delle più belle stazioni di villeggiatura sul versante altoatesino dello Stelvio, dove la cantante, che i suoi fans con rispetto chiamavano “la Signora”, soleva trascorrere le vacanze all’Hotel “Posta”.
Al di là del pregio delle esecuzioni, raccolte in registrazioni live, la si ammirava nell’offrire a Dio la propria arte, in una concezione religiosa del canto maturata nell’intimo di una visione della vita alimentata da una fede sincera e tenace: tratto non secondario dell’originale personalità e dell’alta statura morale di Magda Olivero.»
(Giancarlo Landini – Dizionario Biografico degli Italiani – 2017)

 

Vocalità e interpretazione di Magda Olivero:

Si riporta:

«Spesso definita “l’ultimo soprano verista”, la Olivero è stata un’artista la cui totale immersione nei personaggi si è combinata con una sbalorditiva longevità vocale così da guadagnarle uno status di leggenda tra gli amanti del canto di espressione.»
Con queste parole il grande estimatore della cantante, Ira Siff, condensa il suo giudizio nell’articolo pubblicato in occasione della morte della Olivero.

Stefan Zucker, intervistatore delle anziane dive protagoniste del film “Opera Fanatic” grandissimo ammiratore della Olivero: < La cantante si era fatta le ossa su Cilea e su altri compositori veristi oggi dimenticati ed è stata l’ultima a poter vantare un simile retroterra >.

< Le caratteristiche artistiche della Olivero sono state invece così riassunte nell’articolo commemorativo apparso anonimo sul quotidiano «Il Giorno» in occasione della sua morte.«Dotata di una tecnica del fiato esemplare, che le consentiva di eseguire filature delicatissime, e di una musicalità solidissima, Magda Olivero ha saputo conservare, se non migliorare le proprie qualità vocali per un lasso di tempo quasi doppio rispetto alla durata normale di una carriera nel campo della lirica. La sua voce è immediatamente riconoscibile, per la pronuncia personale e chiarissima e soprattutto per l’estrema duttilità nel modificare timbro e dinamica a seconda delle esigenze espressive. Altrettanto magistrale è il fraseggio, nella cui condotta, logica e armoniosa, si riconosce il talento della musicista, prima ancora che della cantante. Allo stile di canto insolitamente sensuale, che ne fece una grande interprete di Puccini e Cilea, si abbinava una altrettanto intensa presenza scenica. Le sue interpretazioni potevano suscitare un isterismo collettivo. Altri ne criticarono gli eccessi veristi: la sua arte rimane controversa, ma non lascia indifferenti. Rodolfo Celletti considerava la Olivero la più grande cantante-attrice del XX secolo insieme a Claudia Muzio e Maria Callas» >.

< Secondo Marilyn Horne, la “superstar” Olivero «in pratica dava lezioni di recitazione e di canto mentre era in palcoscenico; onestamente, si poteva imparare di più dall’assistere a una [sua] rappresentazione che non dalla lettura della maggior parte dei libri scritti su tali argomenti» >.

< Sulla stessa linea il ritratto delineato dal direttore musicale della “Dallas Opera”, Emanuel Villaume, in occasione della morte della cantante:
«Magda Olivero è stata un’artista unica. La gente in genere l’ha elogiata soprattutto per la sua drammatica presenza scenica. Quello che sempre ha impressionato me nelle sue interpretazioni era la capacità, al di là della maestria scenica, di usare la voce naturalmente datale da Dio e una tecnica insuperata, oltre che la sua superiore e sapiente musicalità, per porre tutte queste componenti al servizio di un’accurata prestazione d’insieme. Il dramma, la magia e la musica semplicemente si alimentavano l’un l’altra alla perfezione.» >.

Repertorio:

< Il presente repertorio è stato compilato prendendo a base i dati riportati da Giancarlo Landini nella voce Olivero, Maria Maddalena, detta Magda, sul Dizionario Biografico degli Italiani (2017), ed integrandoli con quelli forniti da Elio Battaglia e Mario Morini negli articoli indicati in bibliografia (eventualmente, facendo anche riferimenti in nota a piè di pagina):

Franco Alfano:
. Cyrano de Bergerac (Rossana)
. La leggenda di Sakùntala (Anùsuya,[30] Sakùntala[31]
. Risurrezione (Katiusha Mikailovna)
. L’ultimo lord (Freddie)

Mario Barbieri (1888-1968)
. Alcassino e Nicoletta (?)

Georges Bizet:
. Carmen (Micaela)

Arrigo Boito:
. Mefistofele (Margherita)

Pëtr Il’ič Čajkovskij:
. Mazepa (Maria)
. La dama di picche (La contessa)

Alfredo Catalani:
. La Wally (Wally)

Nino Cattozzo (1886-1961):
. I misteri dolorosi (Maria Maddalena)

Luigi Cherubini:
. Medea (Medea)

Francesco Cilea:
. Adriana Lecouvreur (Adriana)

Angelo Costaguta:
. Santa Rita da Cascia (Santa Rita, prima assoluta)

Gaetano Donizetti:
. La favorita (Ines)

Gottfried von Einem:
. Der Besuch der alten Dame (Claire Zachanassian)

Sandro Fuga:
. Confessione (Maria, prima rappresentazione scenica)

Ottorino Gentilucci (1910-1975):
. Don Ciccio, ovvero La trappola (Carmela)

Umberto Giordano:
. Fedora (Fedora)
. Marcella (Marcella)
. Mese mariano (Carmela)

Charles Gounod:
. Faust (Margherita)

Arthur Honegger e Jacques Ibert:
. L’Aiglon (Franz, in travesti)

Leoš Janáček:
. Jenůfa (Kostelnička Buryjovka)

Armando La Rosa Parodi:
. Cleopatra (Cleopatra)
. Il mercante e l’avvocato (Bettina, prima assoluta)

Franco Langella:
. Assunta Spina (Assunta Spina)

Felice Lattuada:
. La caverna di Salamanca (Leonarda, prima assoluta)

Gian Francesco Malipiero:
. Filomela e l’infatuato (Filomela)
. Mondi celesti e infernali (Medea/Poppea/Maria/Giulietta/Rosaura, première scenica)
. Orfeide: Sette canzoni (la madre pazza)

Pietro Mascagni:
. Iris (Iris)
. Cavalleria rusticana (Santuzza)
. L’amico Fritz (Suzel)

Jules Massenet:
. Manon (Manon)
. Werther (Charlotte)

Gian Carlo Menotti:
. The Medium (Madame Flora)

Claudio Monteverdi:
. Il ballo delle ingrate (Amore)[36]
. Combattimento di Tancredi e Clorinda (Clorinda)
. L’incoronazione di Poppea (damigella)

Wolfgang Amadeus Mozart:
. Don Giovanni (Zerlina)

Giuseppe Mulè:
. La monacella della fontana (Marù)

Errico Petrella:
. I promessi sposi (Lucia)

Riccardo Pick-Mangiagalli:
. Notturno romantico (La contessa Elisa)

Francis Poulenc:
. I dialoghi delle Carmelitane (suor Maria, la priora del Carmelo)
. La voce umana (La donna)

Giacomo Puccini:
. Manon Lescaut (Manon)
. La bohème (Mimì)
. Tosca (Floria Tosca)
. Madama Butterfly (Cio-Cio-San)
. La fanciulla del West (Minnie)
. Il tabarro (Giorgetta)
. Suor Angelica (Suor Angelica, Suor Genoveffa[38])
. Gianni Schicchi (Lauretta)
. Turandot (Liù)

Ottorino Respighi:
. Maria Egiziaca (Un compagno/La voce dell’angelo/La cieca)

Renzo Rossellini:
. La guerra (Marta)

Nino Rota:
. Il cappello di paglia di Firenze (La baronessa di Champigny)

Gerardo Rusconi:
. Lode alla Trinità (Santa Caterina da Siena, soprano e voce recitante, prima interprete assoluta)

Henri Sauguet:
. La Voyante (cantata per soprano e 10 strumenti)

João de Sousa Carvalho:
. Penelope nella partenza da Sparta (Penelope)

Richard Strauss:
. Il cavaliere della rosa (Sofia)

Flavio Testi:
. La Celestina (Melibea, prima assoluta)

Giuseppe Verdi:
. Falstaff (Alice, Nannetta)[33]
. La traviata (Violetta)
. Rigoletto (Gilda)
. Nabucco (Anna)

Richard Wagner:
. Lohengrin (Elsa)

Ermanno Wolf-Ferrari:
. L’amore medico (Lisetta)
. I quatro rusteghi (Felice)
. La vedova scaltra (Rosaura)
. Il campiello (Gnese, Lucieta)

Riccardo Zandonai:
. Francesca da Rimini (Francesca)
. Giulietta e Romeo (Giulietta)

 

Discografia:

Si riporta:
< Magda Olivero ha registrato molto poco in studio, se escludiamo i 78 giri della prima parte della carriera (tra cui la celebre incisione dell’aria del primo atto de “La Traviata”).
Come opere complete rimangono solo Turandot (Cetra 1938) e Fedora (Decca 1969).
Sempre per la Decca, nel 1969, ha registrato una selezione di “Francesca da Rimini”.
Nel 1970 ha inciso inoltre l’album di arie sacre Quando il canto è preghiera per la casa discografica Ariston.
Assai nutrita è invece la discografia dal vivo >.

 

Incisioni in studio:

. Giacomo Puccini, Turandot – Gina Cigna, Francesco Merli, Magda Olivero, Luciano Neroni, Gino Del Signore, Dir. Franco Ghione – 1938 Cetra
. Arie e romanze varie – 1939-1953 Cetra:[41]
. Adriana Lecouvreur, “Poveri fiori” e “Io son l’umile ancella”
. Mefistofele, L’altra notte in fondo al mare”
. L’amico Fritz, duetto delle ciliegie (parte I e II), con Ferruccio Tagliavini
. La traviata, Scena ed aria di Violetta, finale atto I (parte I e II) e “Amami Alfredo”
. La bohème, “Mi chiamano Mimì” e “Donde lieta uscì”
. Tosca, “Vissi d’arte”
. Turandot, “Signore ascolta” e “Tu che di gel sei cinta”
. Manon Lescaut , “In quelle trine morbide” e “Sola perduta e abbandonata”
. Suor Angelica, “Senza mamma”
. Louise, “Da quel dì”
. Risurrezione, “Dio pietoso”
. Manon, “Addio, o nostro picciol desco”
. Loreley, “Amor, celeste ebbrezza”
. Iris, “Un dì ero piccina”
. Gianni Schicchi, “O mio babbino caro”
. Umberto Giordano, Fedora – Magda Olivero, Mario Del Monaco, Tito Gobbi, Virgilio Carbonari, Piero De Palma, Dir. Lamberto Gardelli – 1969 Decca
. Riccardo Zandonai, Francesca da Rimini (sel.) – Magda Olivero, Mario Del Monaco, Dir. Nicola Rescigno – 1969 Decca
. Quando il canto diventa preghiera, canti religiosi di Stradella, Haendel, Bach, Mozart, Gounod, Mercandante, Franck, Bizet; organo: Francesco Catena – 1970 Ariston Records[42]
. Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur (sel.) – Magda Olivero, Alberto Cupido, Marta Moretto, Orazio Mori; pianoforte: Carmelina Gandolfo – 1993 Bongiovanni

 

Registrazioni dal vivo:

. Pëtr Il’ič Čajkovskij, Mazepa (in ital) – Magda Olivero, Ettore Bastianini, Boris Christoff, Mariana Radev, dir. Ionel Perlea – Firenze 1954 ed. Cetra/GOP/Melodram
. Pietro Mascagni, Iris – Magda Olivero, Salvatore Puma, Giulio Neri, Dir. Angelo Questa – Torino-RAI 1956 ed. Cetra
. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, Eugenio Fernandi, Scipio Colombo, Piero De Palma, Coro e Orchestra Sinfonica di Milano della Radiotelevisione Italiana, Dir. Emidio Tieri – Milano-RAI 1957 ed. Movimento Musica/IDIS
. Riccardo Zandonai, Francesca da Rimini – Magda Olivero, Mario Del Monaco, Dir. Gianandrea Gavazzeni – La Scala 1959 ed. legato Classics/Myto
. Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur – Magda Olivero, Franco Corelli, Giulietta Simionato, Ettore Bastianini, Dir. Mario Rossi – Napoli 1959 ed. Melodram/Phoenix
. Renzo Rossellini, La guerra – Magda Olivero, Giacinto Prandelli, Nicoletta Panni, Walter Alberti, Dir. Massimo Freccia – RAI-Roma 1960 ed. Eklipse
. Giacomo Puccini, Madama Butterfly – Magda Olivero, Renato Cioni, Mario Zanasi, Dir. Nicola Rescigno – Napoli 1961 ed. GOP/Opera D’Oro
. Jules Massenet, Werther – Magda Olivero, Agostino Lazzari, Saturno Meletti, Nicoletta Panni, Dir. Mario Rossi – Torino-RAI 1963 ed. Melodram
. Francesco Cilea – Adriana Lecouvreur – Magda Olivero, Juan Oncina, Adriana Lazzarini, Sesto Bruscantini. Dir. Oliviero De Fabritiis – Edimburgo 1963 ed. Testament
. Pietro Mascagni, Iris – Magda Olivero, Luigi Ottolini, Renato Capecchi, Dir. Fulvio Vernizzi – Amsterdam 1963 ed. GOP/Opera D’Oro
. Arrigo Boito, Mefistofele – Cesare Siepi, Flaviano Labò, Magda Olivero, Rita Orlandi Malaspina – Dir. Francesco Molinari Pradelli – Rio de Janeiro 1964 ed. House of Opera
. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, Flaviano Labò, Giangiacomo Guelfi, dir. Francesco Molinari Pradelli – Rio de Janeiro 1964 ed. Opera Lovers
. Giacomo Puccini, Manon Lescaut – Magda Olivero, Umberto Borsò, Fernandino Lidonni, Giovanni Foiani, Dir. Fulvio Vernizzi – Amsterdam 1964 ed. Eklipse/House of Opera
. Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur – Magda Olivero, Juan Oncina, Anna Maria Rota, Mario Basiola, Dir. Oliviero De Fabritiis – Milano-RAI 1965 ed. Edizione Lirica
. Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur – Magda Olivero, Ferrando Ferrari, Mimi Aarden, Renato Capecchi, Dir. Fulvio Vernizzi – Amsterdam 1965 ed. Première Opera
. Giacomo Puccini, La Fanciulla del West – Magda Olivero, Gastone Limarilli, Lino Puglisi, Dir. Arturo Basile – Trieste 1965 ed. Nuova Era
. Giacomo Puccini – La fanciulla del west – Magda Olivero, Gastone LImarilli, Anselmo Colzani, Dir. Fernando Previtali – Torino 1966 ed. Lyric Distribution
. Giacomo Puccini, La Fanciulla del West – Magda Olivero, Daniele Barioni, Giangiacomo Guelfi, Dir. Oliviero De Fabritiis – Venezia 1967 ed. Myto
. Luigi Cherubini, Medea – Magda Olivero, Bruno Prevedi, Graziella Sciutti, Bianca Maria Casoni, Dir. Nicola Rescigno – Dallas 1967 ed. GOP
. Umberto Giordano, Fedora – Magda Olivero, Giuseppe Di Stefano, Guido Mazzini, Dir. Napoleone Annovazzi – Lucca 1969 ed. GDS/GOP
. Ermanno Wolf-Ferrari, I quatro rusteghi – Magda Olivero, Nicola Rossi-Lemeni, Fedora Barbieri, Agostino Lazzari, Dir. Ettore Gracis – Torino 1969 ed. Gala/Opera D’Oro
. Giacomo Puccini, Il tabarro – Magda Olivero, Aldo Bottion, Giulio Fioravanti, Dir. Gaetano Delogu – Firenze 1970 ed. Legato Classics/Premere Opera
. Giacomo Puccini, Manon Lescaut – Magda Olivero, Plácido Domingo, Giulio Fioravanti, Dir. Nello Santi – Verona 1970 ed. House of Opera/Opera D’Oro
. Franco Alfano, Risurrezione – Magda Olivero, Giuseppe Gismondo, Antonio Boyer, Anna Di Stasio, Dir. Elio Boncompagni – RAI Torino 1971 ed. Première Opera/SRO/Gala
. Luigi Cherubini, Medea – Magda Olivero, Angelo Lo Forese, Loris Gambelli, Elena Baggiore, dir. Nicola Rescigno – Mantova 1971 ed. Myto
. Arrigo Boito, Mefistofele – Cesare Siepi, Giorgio Merighi, Magda Olivero, Dir. Nello Santi – Macerata 1972 ed. Première Opera
. Giacomo Puccini, Manon Lescaut – Magda Olivero, Richard Tucker, Vicente Sardinero, Dir. Michelangelo Veltri – Caracas 1972 ed. Legato Classics/Rodolphe
. Alfredo Catalani, La Wally – Magda Olivero, Amedeo Zambon, Silvano Carroli, Dir. Ferruccio Scaglia – Bergamo 1972 ed. Opera D’Oro
. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, Giuseppe Giacomini, Aldo Protti, Coro e Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Dir. Ino Savini – Faenza 1972 ed. Bongiovanni/Première Opera
. Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur – Magda Olivero, Placido Domingo, Maria Luisa Nave, Enzo Sordello, Dir. Alfredo Silipigni – Newark 1973 ed. Legato Classics/Première Opera
. Leoš Janáček, Jenůfa – Grace Bumbry, Magda Olivero, Robleto Merolla, Renato Cioni, Dir. Jerzy Semkov – La Scala 1974 ed. Myto
. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, James King, Ingvar Wixell, Charles Anthony Caruso, Dir. Jan Behr – Met 1975 ed. Mitridate Ponto/Opera Lovers
. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, Gianfranco Cecchele, Aldo Protti, Dir. Francesco Molinari Pradelli – Genova 1975 ed. Gala
. Nino Rota, Il cappello di paglia di Firenze – Magda Olivero, Edoardo Gimenez, Mariella Devia, Dir. Elio Boncompagni – Bruxelles 1976 ed. Gala
. Gottfried von Einem, Der Besuch der alten Dame (in ital.) – Magda Olivero, Renato Cesari, Franca Tajuti, Pier Miranda Ferraro, Dir. Ettore Gracis – Napoli 1977
. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, Luciano Pavarotti, Cornell MacNeil, Italo Tajo, Dir. James Conlon – Metropolitan Opera a Dallas 1979 ed. Mitridate Ponto

 

Video:

. Giacomo Puccini, Tosca – Magda Olivero, Alvinio Misciano, Giulio Fioravanti, regia di Mario Lanfranchi, Dir. Fulvio Vernizzi – RAI 1960 ed. Hardy Classic (DVD)/Melodram (solo audio)

 

Onorificenze:

Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana – nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana
— 1992
Cittadinanza onoraria della città di Palmi – nastrino per uniforme ordinaria Cittadinanza onoraria della città di Palmi
— 16 aprile 1994
Cittadinanza onoraria della città di Reggio nell’Emilia – nastrino per uniforme ordinaria Cittadinanza onoraria della città di Reggio nell’Emilia
Cittadinanza onoraria della città di Saluzzo – nastrino per uniforme ordinaria Cittadinanza onoraria della città di Saluzzo
Premio Presidente della Repubblica 2008[43]
Ambrogino d’oro 2008

 

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

MAGDA OLIVERO, nel 2005:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Magda_Olivero_Solda_2005.jpg

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MI SONO COMMOSSA ASCOLTANDO MAGDA OLIVERO che, ALL’ETA’ DI 83 ANNI, CANTA, da “ADRIANA LECOUVREUR” di FRANCESCO CILEA,: IO SON L’UMILE ANCELLA”

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GIACOMO PUCCINI, TURANDOT: SIGNORE ASCOLTA

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GIACOMO PUCCINI, GIANNI SCHICCHI: O MIO BABBINO CARO

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MAGDA OLIVERO HA 99 ANNI e CANTA “PAOLO, DATEMI PACE!”, DA “FRANCESCA DA RIMINI DI RICCARDO ZANDONAI

 

LUIGI NONO

Luigi Nono nasce a Venezia il 29 gennaio 1924 e muore a Venezia l’8 maggio 1990.

E’ un Musicista-Compositore-Innovatore e Scrittore italiano.

Luigi Nono è antifascista; la sua musica è di tipo tormentato e stridulo, intende dimostrare concezione anticapitalistica ed è impegnato musicalmente e politicamente: infatti, nei suoi lavori, utilizza parecchi testi politici : “Il canto sospeso” (è del 1955 e gli procura fama internazionale) è basato su frammenti di lettere di condannati a morte della Resistenza Europea; “La fabbrica illuminata “(del 1964, è per soprano, coro e nastro magnetico), denuncia le pessime condizioni degli operai nelle fabbriche di quegli anni; “Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz” (del 1966), è tratto dalle musiche di scena di un dramma di Peter Weiss ed è collocato in un Campo di Concentramento.

Nono musica testi di poeti e scrittori celebri, come Giuseppe Ungaretti, Cesare Pavese, Federico García Lorca, Pablo Neruda, Paul Éluard

 

Vita: di Nono: i primi anni.

I suoi genitori sono Mario Nono e Maria Manetti; per lui, scelgono il nome del nonno paterno, il Pittore Luigi Nono, esponente della Scuola Veneziana dell’Ottocento.

Studia presso il Conservatorio di Venezia, dove si avvicina al “Serialismo”.
I suoi Maestri sono Gian Francesco Malipiero, Bruno Maderna e Hermann Scherchen.

1942: all’età di diciotto anni, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, dove – nel 1947 – si laurea.

1952: si iscrive al Partito Comunista Italiano e presto diventa uno degli amici più intimi di Palmiro Togliatti.

 

Nono: gli anni cinquanta e la Scuola di Darmstadt:

1950-1960: a Darmstadt, frequenta i “Ferienkurse für neue Musik” dove conosce i compositori Edgar Varèse e Karlheinz Stockhausen.
Scherchen presenta ai “Ferienkurse” la prima opera di Nono, le “Variazioni canoniche sulla Serie dell’op. 41” di Arnold Schönberg.
Attraverso questo lavoro, viene conosciuto come compositore impegnato politicamente su posizioni antifasciste.

In questo periodo, compone i lavori “Polifonica-Monodia-Ritmica” (1951), i tre “Epitaffio per Federico García Lorca” (1951-1953), “La victoire de Guernica” (1954) e “Liebeslied” (1954).

Progressivamente, respinge il contatto analitico del “Serialismo” a favore dell’integrità del fenomeno musicale: “Incontri” (1955), “Il canto sospeso” (1956), e “Cori di Didone” (1958) tratti da “La terra promessa” di Giuseppe Ungaretti.
Nono scrive “Liebeslied” per la sua futura moglie, Nuria Schönberg (figlia di Arnold, il creatore della musica dodecafonica), che Nono conosce ad Amburgo nel 1953, in occasione della prima rappresentazione di “Conosce e Aronne”, lavoro di Schönberg.
1955: “Si sposano ed hanno due figlie, Silvia (ex compagna del regista Nanni Moretti) e Serena Bastiana.

24 ottobre 1956: a Colonia, ha luogo la prima mondiale de “Il canto sospeso” per soli, coro e orchestra, consacrando Nono come il legittimo successore di Anton Webern.

Tale lavoro viene pienamente riconosciuto come uno dei più importanti capolavori degli Anni “1950”: si tratta di una commemorazione delle vittime del Fascismo, il cui testo è tratto dalle “Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” (Einaudi, Torino 1954).

Altre volte, Nono compone su testi politicamente antifascisti, come – ad esempio – “Diario polacco”: “Composizione n. 2” (1958-59).
Tale lavoro è composto dopo avere compiuto un viaggio nei Campi di Concentramento nazisti e nell’azione scenica “Intolleranza 1960”, la cui prima rappresentazione viene tenuta a Venezia, il 13 aprile 1961, accompagnata addirittura da disordini nel pubblico.

 

Nono: gli anni sessanta e settanta. 

“Intolleranza 1960”: viene ritenuta come il punto culminante dello stile e dell’estetica giovanili di Luigi Nono.
Il protagonista della storia attualissima è un emigrante che si trova coinvolto in diverse situazioni appartenenti alla società capitalistica moderna: sfruttamento degli operai, manifestazioni di piazza, arresto e tortura, internamento in un campo di concentramento, “episodi di violenza, immagini di fanatismo razziale”.

Nono definisce “azione scenica” questo grande dramma espressionista che si serve di un’ampia gamma di risorse teatrali: orchestra sinfonica, coro, nastro, altoparlanti, sino alla tecnica della “lanterna magica” derivante dall’arte teatrale di Mejerchol’d e di Majakovskij.
Il libretto di Angelo Maria Ripellino è formato da slogan politici, poesie e citazioni tratti da Bertolt Brecht e da Jean-Paul Sartre.
La musica di Nono è stridente e angosciante e, assieme a quanto sopra, favorisce il raggiungimento da parte del pubblico della comprensione intuitiva di quella concezione anti-capitalistica che Nono intende comunicare.
Durante la prima rappresentazione, si manifestano disordini: disordini non indifferenti che sono dovuti alla presenza di attivisti di “Destra” e di “Sinistra”, fra il pubblico.
Infatti, i “Neo-Fascisti” disturbano la rappresentazione mediante il lancio di bombette puzzolenti, ma non riescono ad impedirne il risultato grandioso.

Dal 1956, Nono prova sempre maggiore interesse per la Musica Elettronica, a seguito dall’esperienza di quell’anno presso l’ “Elektroakustische Experimentalstudio” fondato da Scherchen a Gravesano.
La sua prima composizione per nastro magnetico è “Omaggio a Vedova” (1960) e, tra i lavori seguiti, “Como una ola de fuerza y luz” per soprano, pianoforte, orchestra e nastro magnetico” (del 1972), “Sofferte onde serene” per pianoforte e nastro magnetico (del 1976, è una composizione dedicata al Maestro Maurizio Pollini), e soprattutto “Al gran sole carico d’amore” (del 1975).

Anni Sessanta: le composizioni di Nono diventano molto più evidenti e polemiche in riferimento ai loro soggetti, che costituiscono l’allarme contro la catastrofe nucleare (“Canti di vita e d’amore: “Sul ponte di Hiroshima” del 1962), “La denuncia dello sfruttamento capitalistico” (“La fabbrica illuminata”, del 1964), “La condanna dei crimini di guerra nazisti” (“Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz”, del 1965) o de “L’imperialismo statunitense durante la Guerra del Vietnam” (“A floresta e jovem e cheia de vida”, del 1966; il titolo, in portoghese, significa “La foresta è giovane e piena di vita”).
In questi lavori, Nono comincia ad inserire materiale-documentario registrato su nastro (discorsi politici, slogan, suoni diversi) , e sperimenta un nuovo modo di usare l’ “Elettronica” che, per lui, è necessaria allo scopo di produrre le “situazioni concrete” relative alle questioni politiche contemporanee.

Viene riconosciuto che l’Arte di Nono, in questo periodo, è contraddistinta da una < “costante inquietudine esistenziale” che si rivela fra “i poli estremi del violento scatenamento di materia sonora e di un terso, doloroso lirismo >”.
Infatti, mentre compone “La fabbrica illuminata”, lo stesso Nono si reca presso l’ “Italsider” di Genova-Cornigliano, allo scopo di incidere su nastro magnetico i rumori delle macchine che, in seguito, usa nella composizione del brano musicale.
Le sue convinzioni marxiste, maturate sugli scritti di Antonio Gramsci, lo convincono a portare la sua musica fuori dalle Sale da Concerto, nelle Università, nelle Camere del Lavoro e nelle Fabbriche, dove tiene Conferenze e Concerti.

E’ giusto riferire che:
< A tale proposito, Nono dichiarò: “Per me personalmente fare musica è intervenire nella vita contemporanea, nella situazione contemporanea, nella lotta contemporanea di classe, secondo una scelta che io ho fatto; quindi, contribuire non solo a una forma di quella che Gramsci chiamava l’egemonia culturale, cioè diffusione, propagazione di idee della lotta di classe, non limitarsi solo alla presa di coscienza o contribuire alla presa di coscienza, ma produrre qualcosa per un modo di provocazione e di discussione. In questo senso non mi sento musicista come crede la quasi totalità dei musicisti contemporanei, che sono sul piano nettamente restaurativo e istituzionalizzato, quindi legati al potere economico, di classe, governativo oggi, sia in Italia che in Germania, soprattutto nei paesi capitalisti…” >.

 

Nono e la Musica Elettronica:

Nono, con la Musica Elettronica, sperimenta il “Contrappunto dialettico alla mente”: si tratta di una composizione per nastro magnetico del 1968, ispirata alla Raccolta di Madrigali di Adriano Banchieri Festino, nella sera del Giovedì Grasso avanti cena (1608).
Fra i materiali che Nono utilizza, si trovano alcuni testi di Nanni Balestrini e un volantino scritto da Attivisti Neri statunitensi contro la Guerra del Vietnam.
La composizione viene commissionata a Nono dalla R.A.I. in occasione del “Premio Italia 1968”, però non viene presentata al Concorso da parte della R.A.I. perché tale Ente la giudica offensiva nei confronti degli USA.

1969: Nono termina il Dittico “Non consumiamo Marx” che, come viene scritto da Armando Gentilucci, < si tratta di una vasta opera in due parti: la prima, “Un volto, del mare”, per voci e nastro magnetico, utilizza il testo di una poesia di Cesare Pavese (Mattino); la seconda, dà il titolo all’insieme (appunto “Non consumiamo Marx”), sempre per voci e nastro, ricorre a testi tratti dalle scritte murali parigine in occasione del Maggio Francese e documenti della contestazione contro la “Biennale” veneziana sempre del ’68, e si giova di registrazioni di strada ricavate dal vivo durante le manifestazioni e le lotte >.

“Intolleranza 1960”: praticamente, è l’inizio del secondo periodo dell’Arte di Nono e raggiunge il suo apogeo nella seconda “azione scenica”, mentre “Al gran sole carico d’amore” (1972-1974), ossia il titolo è la traduzione di un verso della poesia “Les Mains de Jeanne-Marie” di Arthur Rimbaud.
Si tratta di lavoro teatrale immenso dove Nono rinuncia alla narrativa, ma rappresenta alcuni momenti decisivi nella Storia del Comunismo e della Lotta di Classe.
Il soggetto risulta da citazioni di Manifesti e Poesie, Classici del Socialismo e Discorsi Anonimi di Operai e riguarda le rivoluzioni fallite: la Comune di Parigi del 1871, la Rivoluzione Russa del 1905 (*) che si manifesta nell’Impero Zarista a seguito della sconfitta nella guerra russo-giapponese, il Movimento Rivoluzionario in Cile, negli Anni Sessanta, del XX secolo sotto la guida di Che Guevara e Tania Bunke.
(*) A proposito di Rivoluzione russa, mi sembra doveroso spiegare che:
< La rivolta nasce dalla repressione da parte dell’esercito di una manifestazione pacifica degli operai di San Pietroburgo, che si sono recati davanti al Palazzo d’Inverno per presentare una petizione allo zar Nicola II.
Nel corso di un intero anno la rivoluzione si estende al mondo rurale e a quello operaio, che si riunisce in consigli rivoluzionari: i soviet >.

4 aprile 1975: la prima rappresentazione di tale lavoro è diretta da Claudio Abbado, viene interpretata dal soprano Slavka Taskova Paoletti ed è tenuta al Teatro “Lirico” di Milano per il Teatro “Alla Scala”.
Anni Sessanta e Settanta: Nono viaggia molto all’Estero, in particolare nell’America Latina, dove tiene Conferenze e conosce Intellettuali e Attivisti di Sinistra.

A seguito della morte di Luciano Cruz (un giovane dirigente del M.I.R., Movimento della Sinistra Rivoluzionaria cilena, morto nel 1971), Nono compone”Como una ola de fuerza y luz, per soprano, pianoforte, orchestra e nastro magnetico (1971-72).
Il linguaggio musicale di tale composizione richiama quello di “Al gran sole carico d’amore”, ed è la “prima opera di Nono che assegna al pianoforte un ruolo di protagonista”.
“Como una ola de fuerza y luz” viene scritta da Nono in stretta collaborazione con Maurizio Pollini, che ne è il primo interprete, nel 1972, al Teatro “Alla Scala” di Milano, diretto da Claudio Abbado e interpretato dal soprano Slavka Taskova Paoletti.

1976: Nono torna al pianoforte (con nastro magnetico) per la sua composizione successiva, “… sofferte onde serene…” (scritta per il suo amico Maurizio Pollini).
Attraverso questo lavoro, Nono apre una fase radicalmente nuova e più intima del suo sviluppo, fase che prosegue attraverso “Con Luigi Dallapiccola” composta per Sei Esecutori di Percussione e Live Electronics (del 1979), fino a “Fragmente-Stille”, “An Diotima” per quartetto d’archi (del 1980).
Quest’ultima è una delle opere più impegnative di Nono per quanto riguarda gli esecutori e gli ascoltatori.
Nella partitura sono incluse cinquantatré citazioni da poesie di Hölderlin, che < non devono essere recitate né intonate, ma “cantate” internamente e silenziosamente dai musicisti durante l’esecuzione >.

Da giugno 1979: dirige la “Rivista di Musica e Didattica Musicale Laboratorio Musica”, collegata all’ARCI.

 

Intermezzo: Nono, il grande pubblico e la popular music.

La musica di Nono è di tipo sperimentale e non è subito accessibile e, nonostante tenti di “Intervenire nella Lotta di Classe”, confrontandosi in modo diretto con le Masse (ossia, concretamente, con il pubblico politicizzato di quegli anni) riceve attriti e contestazioni anche molto dure.
Infatti, Ivan Della Mea testimonia, in riferimento ad un Concerto tenuto al “Palazzo dello Sport” di Roma (nella prima metà degli Anni Settanta) che qui, a turno, suonano lo stesso Della Mea, Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini e anche Luigi Nono: l’esibizione di quest’ultimo viene accolta da una “selva di fischi”, per cui Nono interrompe tutto avanzando con coraggio sul proscenio, prendendo il microfono, rivolgendosi ai “compagni” in platea e improvvisando un intervento che sarà accompagnato dagli applausi di tutto il pubblico che si leva in piedi.

Dopo questo esempio, è giusto fare presente che non significa che la musica di Nono non abbia avuto “ricezione” all’interno della “Popular Music” per cui è anche giusto dire che Frank Zappa, nel lungo ironico elenco e alle persone che hanno maggiormente influenzato la sua Musica (elenco contenuto nelle note di copertina del suo primo album) include Luigi Nono.

Mario Gamba riferisce che Luigi Nono apprezza la musica di Jimi Hendrix.
Inoltre, alla fine degli Anni Settanta il compositore veneziano si trova in mezzo al pubblico dello storico Concerto di Patti Smith, allo stadio di Bologna.

Un altro particolare importante: Claudio Abbado riconosce a Luigi Nono l’intenzione (non concretizzata a causa della morte del Musicista) di utilizzare la voce di Mina in una propria composizione.

 

Nono: gli anni ottanta.

Anni Ottanta, la Filosofia di Massimo Cacciari esercita sempre più un’influenza sul pensiero di Nono: attraverso Cacciari, Nono conosce in modo approfondito molti Filosofi tedeschi, soprattutto degli scritti di Walter Benjamin, le cui idee sulla Storia (stranamente, simili a quelle di Nono stesso) sono alla base dell’importante opera “Prometeo – Tragedia dell’ascolto” (del 1984-1985).

Dopo il 1980: Nono sperimenta nuove possibilità sonore e di produzione lavorando presso lo “Experimentalstudio der Heinrich Strobel-Stiftung des Südwestfunks” di Friburgo.
Qui, si dedica all’ “Elettronica” dal vivo, sviluppando un avvicinamento completamente nuovo alla Composizione e alla Tecnica, coinvolgendo frequentemente specialisti e tecnici per realizzare i suoi scopi e, da queste collaborazioni, nascono “Das atmende Klarsein” (1981-1982), “Quando stanno morendo”.
“Diario polacco n° 2” (del 1982): Nono condanna la tirannia sovietica nel periodo della “Guerra Fredda” (Nono dedica il lavoro < agli amici e compagni polacchi che, nell’esilio, nella clandestinità, in prigione, sul lavoro, resistono – sperano anche se disperati, credono anche se increduli >), e “Guai ai gelidi mostri” (del 1983).

In questo periodo, compone “Omaggio a György Kurtág” (del 1983), per contralto, flauto, clarinetto, basso tuba e live electronics.

“Prometeo – Tragedia dell’ascolto” (1984/85): è definita come “una delle migliori opere artistiche del XX secolo”; la prima esecuzione avviene a Venezia, nella “Chiesa di San Lorenzo”, il 25 settembre 1984, con interventi/luce di Emilio Vedova.
Sembra che si tratti della massima realizzazione del “teatro della coscienza” di Nono: un teatro invisibile in cui la produzione del suono e la sua proiezione nello spazio hanno un ruolo essenziale nella stessa drammaturgia del lavoro musicale.
L’architetto Renzo Piano, per la “prima”, progetta una struttura imponente, la cui acustica sarà ricostruita in ogni nuovo allestimento.
Il libretto, è del Filosofo Massimo Cacciari e comprende testi di Esiodo, Eschilo, Sofocle, Euripide, Pindaro, Erodoto, Goethe, Hölderlin, Benjamin e Schönberg, concernenti l’origine e l’evoluzione dell’umanità.
Per creare nuove dimensioni di significato e nuove possibilità di ascolto, come viene visto da Nono, la musica e il suono predominano sull’immagine e sulla parola scritta.

Negli ultimi capolavori, Nono testimonia il rinnovamento politico e di giustizia sociale che persegue per tutta la sua vita.
Fra questi ultimi lavori, citiamo “Caminantes…..Ayacucho” (1986-1987), per contralto, flauto, piccolo e grande coro, organo, orchestra a tre cori e live electronics, su testi di Giordano Bruno; ” No hay caminos, hay que caminar… Andrei Tarkovski’ “, per sette cori o gruppi strumentali (del 1987); “La lontananza nostalgica utopica futura”.
Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer, per violino solo e 8 nastri magnetici (del 1988); “Hay que caminar soñando”, per due violini (del 1989).

 

Luigi Nono: gli utili anni di vita e la tomba.

Dopo la registrazione, per alcune ore, delle improvvisazioni del Violinista Gidon Kremer, Nono si basa su questo e altro materiale rielaborato elettronicamente e, presso lo “Experimentalstudio” di Friburgo, prepara otto piste magnetiche.
Nella sala in cui si svolge l’esecuzione, vengono posti otto altoparlanti (diffondono i canali preregistrati) e sei leggii (sui quali si trovano le sei parti scritte da Nono per il “Violino solista”).
Al Violinista, vengono accordate una certa scelta dei tempi, le pause tra una sezione e l’altra, e la stessa posizione da cui suonare: infatti, il Violinista si deve muovere da un leggìo all’altro ed è lui che determina “come e dove il suono del suo violino interagisce con le tracce preregistrate”.

Negli ultimi anni di vita, sul muro di un Monastero Francescano, a Toledo, a Nono capita di leggere una scritta: “caminantes / no hay caminos / hay que caminar” (“viandanti, non ci sono strade, si deve camminare”).
Per Nono, questa scritta diventa una specie di motto e, spesso, la richiama nei suoi ultimi lavori.

Luigi Nono è sepolto a Venezia, nel Cimitero sull’Isola di San Michele, accanto ad altri grandi artisti come Igor’ Stravinskij, Sergej Djagilev ed Ezra Pound.

Luigi Nono: SENZA DUBBIO, “UN CERVELLONE”.

 

Opere:

Azioni sceniche:

. Intolleranza 1960 (1961) – Testo di Angelo Maria Ripellino, Testi di Julius Fučík, Jean-Paul Sartre, Paul Éluard, Vladimir Majakovskij e Bertolt Brecht (u. a.).
. Al gran sole carico d’amore, azione scenica in 2 tempi, libretto del compositore e Jurij Ljubimov, diretta da Claudio Abbado al Teatro Lirico di Milano (1975)

 

Opere:

. Prometeo – Tragedia dell’ascolto (1984). Testi di Äschylos, W. Benjamin, Fr. Hölderlin u. a., assemblati da M. Cacciari.

Balletti:

. Der rote Mantel, da Federico Garcia Lorca (1954).

 

Lavori orchestrali:

. Variazioni canoniche sulla serie dell’op. 41 di Arnold Schoenberg (1950)
. Composizione per orchestra n. 1 (1951)
. Due espressioni per orchestra. (1953)
. Composizione per orchestra n. 2 – Diario polacco 1958. (1959)
. Per Bastiana – Tai-Yang Cheng per nastro e orchestra (1967)
. A Carlo Scarpa, architetto, ai suoi infiniti possibili. (1984)
. Non hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkowsky per sette complessi orchestrali (1987)
. Lavori orchestrali con strumento o voce solista
. Epitaffio per Garcia Lorca n. 2 – Y su sangre ya viene cantando per flauto e piccola orchestra . (1952)
. Varianti. Musica per violino, archi e fiati (1957) eseguita nel 1963 al Festival di Donaueschingen diretta da Pierre Boulez
. Canti di vita e d’amore: Sul ponte di Hiroshima per soprano, tenore e orchestra (1962)
. Como una ola de fuerza y luz per soprano, pianoforte, orchestra e nastro (1971/72)

 

Lavori orchestrali con coro:

. Epitaffio per Federico García Lorca n. 1 – España en el corazón. Tre studi per soprano, baritono, coro e strumenti (1952 a Darmstadt diretta da Bruno Maderna)
. Epitaffio per Federico García Lorca n. 3 – Memento. Romance de la Guardia civil española per altoparlante, coro e orchestra (1953)
. La victoire de Guernica per coro e orchestra (1954).
. Liebeslied per coro e strumenti (1954)
. Il canto sospeso per soprano, contralto, tenore, coro misto e orchestra (1956)
. La terra e la compagna. Canti di Cesare Pavese per soprano, tenore e strumenti (1957)
. Cori di Didone da La terra promessa di Giuseppe Ungaretti per coro e percussioni (1958)
. Da un diario italiano per due cori (1964) (frammento)

 

Musica vocale e altri strumenti:

. Sarà dolce tacere. Canzone per 8 solisti da La terra e la morte di Cesare Pavese (1960)
. “Ha venido”. Canciones para Silvia per soprano e sei voci (1960)
. Canciones a Guiomar per soprano, sei voci femminili e strumenti (1962/63)

 

Musica vocale e nastro:

. Omaggio a Vedova (1960)
. La fabbrica illuminata, testi Giuliano Scabia e Cesare Pavese (1964 al Teatro La Fenice di Venezia) per soprano e nastro.
. Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz (1965)
. A floresta è jovem e cheja de vida (1966 al Teatro La Fenice) per tre voci, clarinetto, 5 piastre di rame e nastro. Testi compilati da Giovanni Pirelli.
. Contrappunto dialettico alla mente (1968)
. Musica-Manifesto. Un volto, del mare – Non consumiamo Marx per voce e nastro (1969)
. Y entonces comprendió (1969/70) per nastro, 3 soprani, 3 voci femminili e cori.
. Für Paul Dessau (1974) per nastro.
. …sofferte onde serene… (1976) per pianoforte e nastro.

 

Lavori con Live-Electronics:

. Con Luigi Dallapiccola per 6 esecutori di percussione e live electronics (1979)
. Io, Frammento dal Prometeo, a più cori, per 3 soprani, piccolo coro, flauto basso, clarinetto contrabbasso e live electronics (1981)
. Das atmende Klarsein per piccolo coro, flauto basso, live electronics e nastro magnetico (1980- 1983)
. Quando stanno morendo. Diario polacco no. 2. (1982 al Teatro La Fenice di Venezia)
. Omaggio a György Kurtág per contralto, flauto, clarinetto, basso tuba e live electronics (1983 – 1986)[35]
. Guai ai gelidi mostri. Con testo di Massimo Cacciari per le immagini di Emilio Vedova (1983)
. A Pierre. Dell’azzurro silenzio, inquietum a più cori, per flauto contrabbasso, clarinetto contrabbasso e live electronics (1985)
. Risonanze erranti. Liederzyklus a Massimo Cacciari. (1986)
. Caminantes…..Ayacucho per contralto, flauto, piccolo e grande coro, organo, orchestra a tre cori e live electronics (1986-1987)
. Découvrir la subversion. Hommage à Edmond Jabès per contralto, voce recitante, flauto, tuba, corno e live electronics (1987)
. Post-prae-ludium per Donau per tuba e live electronics (1987)
. La lontananza nostalgica utopica futura. Madrigale per più ‘caminantes’ con Gidon Kremer per violino e otto tracce su nastro (1988)

 

Musica per ensemble:

. Polifonica-Monodia-Ritmica per flauto, clarinetto, clarinetto basso, sax contralto, corno, pianoforte e percussioni (1951)
. Canti per 13 (1955)
. Incontri per 24 strumenti (1955)

 

Musica da camera:

. Fragmente – Stille, An Diotima per quartetto d’archi (1979)
. “Hay que caminar” soñando per due violini (1989)

Battuto al computer da Lauretta

 

 

Luigi Nono:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Luigi_Nono_(1970).jpg

 

 

MODEST PETROVIč MUSORGSKIJ

Modest Petrovič Musorgskij (traslitterato anche Mussorgsky) nasce a Karevo il 21 marzo 1839 e muore a San Pietroburgo il 28 marzo 1881.

E’ un compositore russo del periodo romantico.

Appartiene al Gruppo de “I Cinque”: è il Gruppo dei compositori che infondono alla loro Musica un carattere di tipo “nostrano” e di tipo “patriottico” che riscopre musiche russe tradizionali e il loro influsso sulla cultura nazionale.

Musorgskij: un’anima tormentata (soffre di disturbi nervosi e depressione; spesso, abusa di alcoolici fino a morirne).

 

E’ famoso maggiormente per:

. “Una notte sul Monte Calvo”: poema sinfonico del 1867, viene rivisto più volte fino alla sua morte.
. “Quadri di un’esposizione” ‘: Suite per Pianoforte del 1874, è suggerita e stimolata da un’esposizione del Pittore Viktor Aleksandrovič Hartmann (pubblicata postuma).
. “Canti e danze della Morte”, il Ciclo di canzoni è del 1875-1877 ed è ispirato dalle poesie del conte Goleniščev-Kutuzov).
. “Boris Godunov”: opera del 1872, è suggerita da un dramma di Puškin (il debutto appartiene alla versione rivista), ed è considerata il suo capolavoro.
. “Chovanščina”: opera composta fra il 1872 e il 1880, ma rappresentata nel febbraio 1886, dopo la morte di Musorgskij nella versione di Rimskij-Korsakov (in quanto mai terminata), include il bellissimo Intermezzo.

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21 marzo 1839: Modest nasce a Karevo, nella regione di Pskov, sotto il medesimo Governatorato di Pskov, nell’Impero russo, 400 km a Sud di San Pietroburgo, nella Russia europea.

E’ figlio di un ricco proprietario terriero e viene indirizzato alla Carriera Militare ma, contemporaneamente, continua a studiare Pianoforte con Anton Herke, il più famoso insegnante di Pietroburgo.
1856: inizia a dedicarsi completamente alla Musica.

1856: è Ufficiale e, cominciando a frequentare l’ambiente, conosce il musicista Dargomyžskij che gli concede di contattare il Gruppo di Musicisti che, nel 1860 circa, fonda e forma il Gruppo de “I Cinque”, o “Scuola Nazionale” di Pietroburgo (in constrasto con l’orientamento verso “occidente” di Mosca, rappresentata da Pëtr Il’ič Čajkovskij che, con la sua partecipazione, si adopera per cambiare le caratteristiche della Musica composta in Russia).

Gli altri musicisti membri del Gruppo sono Cezar’ Kjui, Aleksandr Borodin, Milij Balakirev e Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov.
Oltre ad essergi collega, Balakirev gli è anche Maestro di Composizione.

1861: in seguito all’approvazione della legge sull’abolizione della Servitù della Gleba, le difficoltà economiche riducono di molto il suo reddito per cui, nel 1863, è costretto a lasciare la città (troppo dispendiosa) e a ritirarsi in campagna e, per fronteggiare la maggiore ristrettezza economica, accetta un impiego presso un ufficio governativo.
Ad ogni modo, la cosa, è basilare per lo sviluppo delle sue creazioni musicali perché il contatto più diretto con canti e danze popolari della sua terra incide in modo incancellabile la sua produzione.

Il suo rapporto con la madre è molto intenso e, dopo la sua morte, il suo consumo di alcool aumenta (sicuramente, anche a causa di paura inconscia).
1867: in questo periodo, abbandona l’impiego e si dedica completamente alla Musica come Compositore e Concertista.

Purtroppo, l’abitudine “alcool” lo porta ad un degrado fisico alquanto veloce, per cui viene ricoverato in ospedale, dove muore, nel 1881.
La sua tomba si trova nel Cimitero “Tichvin” del Monastero di Aleksandr Nevskij, a San Pietroburgo.

 

I grandi capolavori di di Musorgskij:

Musorgskij produce molto di più degli altri membri del Gruppo de “I Cinque”, con indirizzi più radicali e rivoluzionari, e la sua musica anticipa di molto sul suo tempo, sia ritmicamente, sia armonicamente, con il riscontro della tendenza alle inflessioni del modo di parlare quotidiano della lingua russa (della sua avanzatissima lezione timbrico-armonica, si sa servire Claude Debussy).

Quando Musorgskij scrive le opere maggiori, il Gruppo de “I Cinque” è già disperso. Musorgskij viene criticato dall’ambiente musicale del tempo e dagli amici Balakirev e Rimskij-Korsakov che lo ritengono, sotto l’aspetto “orchestrazione”, carente ed immaturo.
Inizialmente, l’opera “Boris Godunov” (1868-1869) viene respinta dalla censura, ma rappresenta coraggiosamente la realizzazione delle idee che “I Cinque” tentano di definire: < il popolo oppresso e sfruttato diventa, più ancora che nel dramma di Puškin, reale protagonista e giudice, pur in costante rapporto di vittima degli intrighi e delle lotte dei potenti >.

Pur intuendo che “Boris Godunov” sfugge alle convenzioni dei Grand-Opéra dominanti anche in Russia, dopo la morte di Musorgskij, Rimskij-Korsakov propone, una propria revisione e nuova strumentazione.
1925: il Governo sovietico accetta la richiesta di ripristinare la versione originale di Musorgskij, per cui incarica Paul Lamm di curarne un’edizione filologica, presentando l’opera originale nelle due versioni del 1869 e del 1872; opera che si rivela come < geniale anticipazione di conquiste molto recenti >.
Debussy lo aveva già intuito e, da allora, la versione più eseguita risulta quella di Lamm, ma anche quella di Korsakov figura ancora nel repertorio dei teatri lirici.
1939-40: Dmitrij Šostakovič realizza una propria versione di “Boris Godunov”.
1959: Dmitrij Šostakovič realizza anche “Chovanščina”, l’altra grande opera lirica di Musorgskij, mai terminata.

La musica di Musorgskij (non molto apprezzata dalla Critica ufficiale contemporanea) e fatti personali (in particolare la scomparsa della madre e della donna amata) lo precipitano in uno stato depressivo con tendenza all’alcoolismo (iniziato durante la vita militare e dal quale mai più liberato), provocandogli un grave collasso che lo portano al ricovero presso l’Ospedale Militare “Nikolaevskij” di San Pietroburgo, dove gli riscontrano varie affezioni e insufficienze e dove, grazie alle cure, le sue condizioni sembrano migliorare rapidamente.
In quel periodo di degenza, il Pittore Repin (presentatogli da un comune amico) dipinge l’unico ritratto esistente del musicista.

 

Morte di Musorgskij:

Musorgskij riceve del denaro dal fratello per cui riesce a corrompere una guardia con 25 rubli e si fa portare del vino, ma la bottiglia è fatale perché, alle cinque del mattino del 28 marzo 1881, il musicista muore a soli quarantadue anni, mentre l’infermiera che lo assiste, racconta che, poco prima di morire, Musorgskij si leva d’improvviso, gridando: “Vse končeno. Ach ja nesčastnyj!” (“È finita! Ah, me miserabile!”).

 

Composizioni:

. Polka Porte-enseigne, 1852
. Una notte sul Monte Calvo, 1872
. Boris Godunov, 1874
. Quadri di un’esposizione, 1874
. Chovanščina
. La fiera di Soročincy
. La stanza dei bambini
. Senza sole
. Canti e danze della Morte

Battuto al computer da Lauretta

Modest Petrovic Musorgskij in un ritratto di Repin
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Modest_M%C3%BAsorgski,_por_Ili%C3%A1_Repin.jpg

File:Modest Músorgski, por Iliá Repin.jpg

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Il celebre intermezzo dalla “Chovanščina” diretta dal grande Herbert Von Karajan: https://youtu.be/iY0drMwShr4

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Parte I di “Quadri di un’esposizione”, La grande porta di Kiev:

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“Una notte sul Monte Calvo”: https://youtu.be/0tV5GJIZujI

 

 

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Wolfgang Amadeus Mozart (al battesimo Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus) nasce a Salisburgo il 27 gennaio 1756 e muore a Vienna il 5 dicembre 1791, alle ore 0,55.

E’ un compositore austriaco.

È considerato uno dei massimi geni della storia musicale, uno dei compositori più produttivi, poliedrici e importanti di ogni epoca.

Fra i musicisti più influenti, è il primo ad intraprendere una carriera da libero professionista, contemporaneamente ai suoi impegni come “Hofkomponist” (“Compositore di Corte”) alla Corte Imperiale Viennese.

Secondo Franz Joseph Haydn, “i posteri non avrebbero visto un talento paragonabile per i successivi 100 anni”.

Il piccolo Mozart è un talento precoce e raro: all’età di cinque anni, inizia a comporre.
Muore a trentacinque anni e le sue composizioni influenzeranno grandemente tutti i maggiori generi musicali del suo tempo (Musica Sinfonica, Sacra, da Camera e Operistica), al punto tale che il “Grove Dictionary” lo definisce come “Il Compositore più Universale nella Storia della Musica Occidentale”.
Fra i numerosi compositori influenzati profondamente dalla musica mozartiana, ricordiamo Ludwig Van Beethoven.
Infatti, viene ricordato fra i massimi esponenti del Classicismo Musicale del ‘700 con Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven, costituendo la “Triade” che, secondo alcuni autori, nascerebbe come “Prima Scuola di Vienna”.

 

Particolari interessanti del nome di Mozart:

Il vero nome di Battesimo di Mozart è “Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus”: Joannes Chrysostomus perché Mozart nasce il 27 gennaio, giorno di san Giovanni Crisostomo.
“Wolfgangus” (significa «dal passo di lupo»): è il nome del nonno materno, Wolfgang Nikolaus Pertl.
“Theophilus” è il nome del padrino, Johann Theophilus Pergmayr, commerciante e consigliere civico.
Ma Leopold Mozart, suo padre, chiama il figlio confidenzialmente “Wolferl”.

Da notare che il nome “Amadeus” è la traduzione latina del nome “Theophilus” (dal Greco “Theophilos”, ossia «colui che ama Dio» o anche «colui che è amato da Dio»).
Dal 1771, viene chiamato anche “Amadé” o “Amadè”.
Nei primi anni, il padre usa, in alcune lettere, la versione tedesca del nome, ossia “Gottlieb” (Amore di Dio).
Sembra che Mozart sia un po’ insofferente alla desinenza “-us” scritta alla fine dei suoi nomi e, a volte, si firma scherzosamente: “Wolfgangus Amadeus Mozartus”.

 

La nascita e la famiglia di Mozart:

Wolfgang Amadeus Mozart nasce il 27 gennaio 1756, alle ore 20:00, al numero 9 di Getreidegasse, a Salisburgo, città capitale del Principato Arcivescovile di Salisburgo, a quel tempo territorio sovrano appartenente al Sacro Romano Impero nel Circolo Bavarese. Wolfgang viene battezzato il giorno dopo la nascita, presso la Cattedrale di San Ruperto.

Leopold dà notizia della nascita di Wolfgang ad un amico di Augusta, Johann Jakob Lotter, a mezzo lettera del 9 febbraio 1756:
«Ti informo che il 27 gennaio, alle otto della sera, la mia cara moglie ha dato felicemente alla luce un bambino. Si era dovuta rimuovere la placenta e perciò ella era estremamente debole. Ora invece, grazie a Dio, sia il bimbo che la madre stanno bene. Il bambino porta i nomi di Joannes Chrysostomus, Wolfgang, Gottlieb.»

I genitori di Wolfgang sono coetanei (la madre differisce dal marito di un solo anno) e sono persone molto conosciute e attive.
Il padre è Compositore e Insegnante di Musica, è “vice Kapellmeister” presso la Corte dell’Arcivescovo Anton von Firmian.
La madre, Anna Maria Pertl, è figlia di un Prefetto e già vedova quando sposa Leopold Mozart.

Dei sette figli di Leopold e Anna Maria, sopravvivono Wolfgang e la sorella maggiore Maria Anna, familiarmente, detta Nannerl o Nannette mentre, sempre familiarmente, il piccolo Mozart è chiamato coi nomignoli di Wolferl o Woferl.

 

La famiglia Mozart:

Il talento per la Musica del piccolo Mozart/bambino-prodigio è precocissimo e davvero straordinario: a tre anni batte i tasti del clavicembalo, a quattro anni suona pezzi brevi, a cinque crea alcune composizioni (esempio: un “Andante e Allegro”; l’ “Allegro” e il “Minuetto” vengono scritti tra l’11 e il 16 dicembre 1761 e sono composizioni conosciute come “Wolfgangerl Compositiones”).
Riguardo alla sua memoria prodigiosa, la composizione di un concerto all’età di cinque anni, la sua gentilezza e sensibilità e la sua paura per il suono della tromba: sono aneddoti che vengono ricordati.
Possiede “l’orecchio assoluto”, ossia la capacità di riconoscere l’altezza dei suoni.

Per Papà Mozart, suo figlio è “il miracolo che Dio ha fatto nascere a Salisburgo”; padre che è stimolato da una grande responsabilità, oltre quella di un semplice genitore o insegnante. Nonostante questo, Leopold svolge sempre accuratamente i suoi servizi a Corte, ma spende molta energia e molto tempo e denaro nell’educazione musicale dei figli, anche sostenendo diversi viaggi in Europa che lo segnano fisicamente e, probabilmente “bloccano” l’avanzamento della sua carriera professionale, a Corte.

1762: il padre conduce Wolfgang e la sorella (idem, molto dotata) a Monaco perché suonino per la Corte del Principe Elettore bavarese Massimiliano III, tenendo il loro primo concerto ufficiale.

Alcuni mesi dopo, sono a Vienna, dove vengono presentati alla Corte Imperiale e dove proseguono le loro esibizioni in varie abitazioni di famiglie nobili.

A metà del 1763: a Leopold Mozart è permesso assentarsi dal suo posto di Vice Kapellmeister presso la Corte del Principe Arcivescovo di Salisburgo.
Tutta la famiglia Mozart effettua un lungo viaggio europeo, con durata di più di tre anni e
soggiorna nei più importanti Centri Musicali dell’Europa Occidentale della seconda metà del Settecento: Monaco di Baviera, Augusta, Stoccarda, Mannheim, Ludwigsburg, Schwetzingen, Heidelberg, Magonza, Francoforte, Coblenza, Colonia, Aquisgrana, Bruxelles, Parigi (qui, giungono il 18 novembre 1763 e trascorrono il primo inverno), Versailles (soggiornano e si esibiscono nella splendida Reggia), poi la lunga sosta a Londra fino al luglio del 1765.
Il ritorno si svolge attraverso Dover, L’Aia, Amsterdam, Utrecht, Malines, Parigi (arrivo il 10 maggio 1766), Digione, Lione, Ginevra, Losanna, Berna, Zurigo, Donaueschingen, Ulma, nuovamente Monaco di Baviera e il rientro a Salisburgo il 29 novembre 1766.

Nella maggior parte di queste città, Mozart si esibisce da solo o con la sorella; oppure, suona presso una Corte, o in pubblico, o in una Chiesa.
Le lettere che Leopold scrive agli amici di Salisburgo raccontano l’ammirazione universale che il prodigio di suo figlio riscuote.

A Parigi, incontrano molti compositori tedeschi e, qui, vengono pubblicate le prime composizioni del piccolo Mozart.

Fra gli altri, a Londra conoscono, Johann Christian Bach, il figlio più giovane di Johann Sebastian Bach, una delle figure di primo piano della vita musicale di là; sotto la sua influenza, Mozart compone le sue prime sinfonie, mentre, durante il viaggio di rotorno, a L’Aja, crea un’altra sinfonia.

La famiglia Mozart trascorre a Salisburgo poco più di nove mesi.
Settembre 1767: va a Vienna, dove resta per quindici mesi (escluso un intervallo di dieci settimane trascorse a Brno/Brünn e Olomouc/Olmütz), durante un’epidemia di vaiolo.

A Salisburgo, Mozart compone la prima parte di un Singspiel sacro in lingua tedesca, “Die Schuldigkeit des ersten Gebots (K 35)” (che viene rappresentato nel Palazzo dell’Arcivescovo), un Intermezzo in lingua latina, “Apollo et Hyacinthus (K 38)”, rappresentato all’Università, e una Cantata per la Passione, “Grabmusik (K 42)”, rappresentata nel Duomo.
A Vienna, compone un altro “Singspiel” tedesco in un atto, “Bastien und Bastienne (K 50)”, che viene rappresentato privatamente.
E’ grande e viva la speranza di rappresentare, nel “Teatro di Corte”, un’opera buffa italiana, “La finta semplice (K 51)”: delusione e grande indignazione di Leopold.

Una grande “Messa Solenne” (presumibilmente, la “Messa Solenne in Do minore ‘Weisenhausmesse K 139)” viene eseguita in presenza della Corte Imperiale in occasione della Consacrazione della “Chiesa dell’Orfanotrofio”.

1769: “La finta semplice” viene rappresentata nel “Palazzo dell’Arcivescovo”, a Salisburgo.

Ottobre 1769: Nomina di Mozart a “Konzertmeister”, senza stipendio presso la Corte salisburghese.

Mozart ha tredici anni e ha già acquisito una notevole familiarità con il linguaggio musicale del suo tempo: infatti, le prime sonate di Parigi e Londra, autografate anche dal padre, mostrano un piacere ancora infantile nel modellare le note e la tessitura musicale.
Le sinfonie di Londra e de L’Aja provano la veloce e originale assimilazione di Mozart della musica incontrata là.
Idem, viene dimostrato dalle sinfonie composte a Vienna (come la “Sinfonia n. 6 ” e, specialmente, la “Sinfonia n. 8”), contraddistinte da una tessitura più ricca e da uno sviluppo più approfondito, mentre la sua prima opera italiana, mostra una rapida assimilazione delle tecniche dello stile buffo.

 

La ricerca di nuove richieste musicali crea i numerosi viaggi dei Mozart, di cui tre in Italia.
1769-1773: con il padre, il giovane Mozart intraprende tre viaggi in Italia, durante i quali suona e ascolta musica nelle varie città.

 

I luoghi visitati dalla famiglia Mozart durante il primo viaggio in Italia, dal dicembre 1769 al marzo 1771, sono:

Primo viaggio (1769-1771):

. dicembre 1769: Egna, Rovereto e Verona

. gennaio 1770: Mantova, Cremona e Milano

. marzo 1770: Lodi, Parma, Bologna e Firenze

. aprile 1770: Roma

. maggio 1770: Napoli; da qui, va in gita a Pozzuoli, Baia, Pompei, Ercolano e Caserta

. giugno 1770: Roma

. luglio 1770: Spoleto, Loreto, Ancona, Senigallia, Pesaro, Rimini e Bologna

. ottobre 1770: Milano

. gennaio 1771: Torino e Milano, Firenze

. febbraio 1771: Verona, Vicenza, Padova e Venezia

. marzo 1771: Padova, Verona, Rovereto e Salisburgo.

Secondo viaggio (1771):

. agosto 1771: Rovereto, Ala, Verona, Brescia e Milano

. dicembre 1771: Brescia, Verona, Ala, Bressanone e Salisburgo

Terzo viaggio (1772-1773):

. ottobre 1772: Bressanone, Trento, Rovereto e Ala

. novembre 1772: Verona e Milano

. marzo 1773: Verona, Trento, Bressanone e Salisburgo

 

Il primo viaggio in Italia:

. Verona:

A Verona, la sosta di due settimane è la più lunga: qui, la Stampa è entusiasta del Concerto Pianistico di Wolfgang del 5 gennaio 1770, che viene tenuto per l’Accademia Filarmonica di Verona nella “Sala Maffeiana” del Teatro “Filarmonico”.
Il 3 gennaio, i Mozart padre e figlio presenziano ad una rappresentazione di “Ruggiero” di Pietro Alessandro Guglielmi, presso il Teatro “Filarmonico” che è descritto da Wolfgang sprezzantemente, in una lettera a sua sorella Maria Anna Mozart.
Un artista locale, Saverio Dalla Rosa, lo dipinge, ritraendolo, dopodiché, il 7 gennaio, si esibisce in un concerto organistico nella Chiesa di “San Tomaso Cantuariense”.

. Milano: durante la prima visita nella città, i Mozart alloggiano nella Canonica della Chiesa di San Marco.

Il soggiorno milanese è un’importante esperienza basilare formativa: Mozart (a volte, chiamato “Volgango Amadeo”) rimane a Milano per quasi un anno e incontra musicisti (Johann Adolph Hasse, Niccolò Piccinni, Giovanni Battista Sammartini, Johann Christian Bach e forse anche Giovanni Paisiello), cantanti (Caterina Gabrielli) e scrittori (Giuseppe Parini, che gli scrive alcuni libretti).
Hasse rimase molto colpito dalle capacità del ragazzo, tanto che dice: “Questo ragazzo ci farà dimenticare tutti”.

Il Conte trentino Carlo Giuseppe Firmian è una delle più importanti conoscenze di Mozart: è descritto come “Il Re di Milano” ed è un Mecenate colto e influente, diventando vitale supporto per il successo dell’intero viaggio in Italia dei Mozart che lasciano Milano il 15 marzo 1770, per tornarci più volte, in seguito.

Sulla strada per Parma (arrivato a Lodi) scrive le prime tre parti (adagio, allegretto e minuetto) del “Quartetto per archi n. 1, K 80”, con il “Rondò” che scriverà più tardi (a Vienna o a Salisburgo).
Torna a Milano per rappresentare le sue opere liriche e, l’ultima ad andare in scena in un teatro italiano è “Lucio Silla” (nel 1772).

. Bologna:

Fra i soggiorni di Mozart, uno importante è quello a Bologna (in due riprese: da marzo a ottobre 1770).
E’ ospite del Conte Gian Luca Pallavicini ed ha la possibilità di incontrare musicisti e studiosi (dal celebre castrato Farinelli ai compositori Vincenzo Manfredini e Josef Mysliveček, fino allo storico della musica inglese Charles Burney e padre Giovanni Battista Martini).
A Parma ebbe l’occasione di assistere a un concerto privato del celebre soprano Lucrezia Agujari, detta “La Bastardella”.

Padre Giovanni Battista Martini, all’epoca considerato come il più grande Teorico musicale e il più grande esperto d’Europa nel Contrappunto rinascimentale e barocco, gli dà lezioni di Contrappunto, imparando i precetti del Contrappunto nello stile di Palestrina e approfondendo l’arte del Violino e dell’Orchestra di autori come Corelli, Tartini e Torelli.

. Firenze:

Grazie alla raccomandazione del Conte Pallavicini, a Firenze, la famiglia Mozart viene ricevuta a Palazzo Pitti dal Granduca e Futuro imperatore Leopoldo II.
Nella città, ritrovano il Violinista Pietro Nardini (già incontrato all’inizio del viaggio in Italia) e Wolfgang suona in un lungo Concerto serale al Palazzo Estivo del Granduca.

. Roma:

Qui, Mozart dimostra le sue capacità straordinarie: ascolta nella Cappella Sistina il “Miserere” di Gregorio Allegri ed è in grado di trascriverlo interamente a memoria dopo averlo ascoltato solamente due volte: è una “Composizione a nove voci”, apprezzatissima da diventare proprietà esclusiva della Cappella Pontificia e da intimare scomunica a chi se ne fosse impossessato al di fuori delle mura vaticane.
La notizia dell’impresa giunge fino a Papa Clemente XIV che è interessato riguardo alla capacità mnemonica del giovanissimo musicista nel ricordare un brano che, nel proprio finale, riassume nove parti vocali.
A Roma, Mozart è impegnatissimo, sotto l’aspetto compositivo: infatti, in questo lasso di tempo, scrive opere come la “Contraddanza K 123 (K6 73g)” e l’aria “Se ardire, se speranza K 82 (K6 73o)”.

. Napoli:

In seguito, i Mozart, attraverso Sessa Aurunca (alloggiando nell’edificio vanvitelliano) e Capua, arrivano a Napoli il 14 maggio 1770 dove soggiornano per sei settimane e dove incontrano il Segretario di Stato, Bernardo Tanucci, l’Ambasciatore britannico, William Hamilton, già conosciuto a Londra.
Mozart si esibisce in un Concerto al Conservatorio della “Pietà dei Turchini”, durante il quale qualcuno attribuisce all’anello che porta al dito la genesi delle sue incredibili capacità musicali; Wolfgang se lo toglie e lo posa sulla tastiera, dimostrando che il suo talento non deriva da virtù magiche.

1770: Napoli è ‘Una delle Capitali Europee della Musica’, oltre ad essere quella di un Regno per cui i Mozart sono facilitati a contattare direttamente l’ambiente teatrale d’Opera della città.

Wolfgang è attratto dagli innovatori dell’Opera italiana: Domenico Cimarosa, Tommaso Traetta, Pasquale Cafaro, Gian Francesco de Majo e, principalmente Giovanni Paisiello

Il diciottenne Ferdinando IV di Borbone riceve Mozart a mezzo di visita di cortesia presso la reggia di Portici e il musicista viene invitato a scrivere un’opera per la successiva Stagione del Teatro “San Carlo”; opera che è costretto a rifiutare per via di un precedente impegno con il Teatro “Ducale” di Milano, senza dimenticare la difficoltà di emergere a Napoli come operista, a causa della concorrenza di parecchi e famosi musicisti locali della città.

 

Il viaggio di ritorno:

Di ritorno verso Salisburgo, i Mozart fanno pausa a Roma, dove Papa Clemente XIV conferisce al giovane compositore lo Speron d’Oro; dopodiché si recano sulla costa adriatica, ad Ancona e a Loreto il cui soggiorno, subito dopo il ritorno in Austria, lo invoglia a scrivere una composizione sacra dedicata alla “Madonna di Loreto” dal titolo “Litaniae Lauretanae Beatae Mariae Virginis”, seguita da una seconda, nel 1774.

La famiglia Mozart si ferma nuovamente a Bologna, dove sostano per qualche tempo a causa di un infortunio successo alla gamba di Leopold.
In questo intervallo di tempo, Wolfgang crea il “Minuetto per orchestra K 122 (K673t)” e un “Miserere in La minore, K 85 (K6 73s)”.
Inizia a lavorare all’opera seria “Mitridate, Re di Ponto” (scritto da Vittorio Amedeo Cigna-Santi) il cui libretto gli viene recapitato nello stesso periodo.

Inizio di ottobre 1770: Mozart inizia gli studi sotto Giovanni Battista Martini, probabilmente in questo periodo e, sempre presso di lui, sostiene l’esame per l’aggregazione all’Accademia Filarmonica di Bologna (allora titolo ambitissimo dai musicisti europei).
La prova: redazione di un’ “Antifona di Canto Fermo”, per cui Mozart presenta la sua opera “Quaerite primum regnum, K. 86/73v)”.
L’ancora giovane Mozart non risulta particolarmente brillante nel difficile e rigido esame (infatti, gli viene dato “6”), ma sembra provato che lo stesso Martini lo abbia aiutato in sede d’esame per agevolarne la promozione.

26 dicembre 1770: dopo il suo arrivo a Milano, al Teatro “Regio Ducale”, Wolfgang è al Clavicembalo per l’esecuzione della prima rappresentazione della sua opera “Mitridate, Re di Ponto”: il successo è clamoroso, per cui vengono organizzate ventidue repliche.

Sosta a Torino, dove Mozart incontra alcuni importanti musicisti, come il Violinista Gaetano Pugnani e il quindicenne bambino prodigio Giovanni Battista Viotti.
A Padova, Don Giuseppe Ximenes, Principe di Aragona e Mecenate della Musica, commissiona a Mozart un Oratorio, “La Betulia Liberata K 118 (K6 74c)”, unica opera di questo genere realizzata da Mozart.

Marzo 1771: la famiglia Mozart torna a Salisburgo, dove resta fino ad agosto, dopodiché riparte per un secondo viaggio in Italia, di quattro mesi.

 

Il secondo viaggio in Italia:

23 settembre 1771: per celebrare le Nozze dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este d’Austria con la Principessa Maria Beatrice Ricciarda d’Este di Modena, a Milano, viene rappresentata l’opera seria “Ascanio in Alba”, su libretto di Giuseppe Parini .
L’impegnatissimo Mozart riesce anche a creare la “Sinfonia n. 13, K 112”.
Non è sicuro ma, probabilmente, anche la “Sinfonia, K 96”, viene scritta in questo periodo.

Dicembre 1771: la famiglia Mozart torna a Salisburgo dove, dopo pochi giorni, muore l’Arcivescovo Sigismund III von Schrattenbach, sostituito da Hieronymus von Colloredo, al quale Wolfgang dedica l’opera seria “Il sogno di Scipione”.
Leopold Mozart, intuisce che, con il nuovo Arcivescovo, le possibilità si ridurranno molto, per cui organizza il terzo viaggio in Italia con la speranza di trovare una occupazione buona al figlio.

 

Il terzo viaggio in Italia:

Ottobre 1772-marzo 1773: terzo e ultimo viaggio in Italia dei Mozart in cui riveste importanza la composizione e la rappresentazione dell’opera seria “Lucio Silla”, a Milano, il cui esito è insuccesso, ma che diventerà più rappresentata e considerata della precedente e applaudita “Mitridate, Re di Ponto”.
A seguito di tale successo, Leopold spera in un posto per il figlio Wolfgang presso la Corte del “Granduca Leopoldo I” di Toscana.
Nell’attesa dell’udienza presso il Granduca, Wolfgang compone i sei “Quartetti Milanesi (dal K 155/134a al K 160/159a)” e il famoso mottetto “Exsultate, jubilate, K 165” e, comunque, la risposta del Granduca è negativa per cui, a causa di tale motivo, i Mozart ritornano a Salisburgo e né Wolfgang, né Leopold rientreranno in Italia.

 

Musicista di corte a Salisburgo (1773-1777):

Mozart, dopo il ritorno dal viaggio in Italia, svolge normalmente la mansione di “Konzertmeister”, compito assegnatogli l’anno precedente, con stipendio annuo di 150 fiorini, presso la Corte dell’Arcivescovo Colloredo.
Avendo molti amici e ammiratori a Salisburgo, ha la possibilità di orientare la sua attività compositiva su diversi generi, tra cui varie Sinfonie (alcune delle quali appunto chiamate da Alfred Einstein “Sinfonie Salisburghesi: la n. 22, n. 23, n. 24, n. 26 e n. 27”), Messe, Serenate e alcune Opere Minori.

Giugno-dicembre 1775: dopo la creazione dell’opera seria “Il re pastore”, Mozart sviluppa un certo entusiasmo per i Concerti per Violino e Orchestra: ne compone quattro (il primo del 1773 e gli ultimi tre attualmente tra i più eseguiti del repertorio mozartiano: n. 3 K 216, n. 4 K 218, n. 5 K 219).

1776: Mozart comincia ad interessarsi ai Concerti per Pianoforte, tra i quali è degno di rilievo il “Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 9 ‘Jeunehomme’ “, che per i critici, rappresenta un lavoro-fulcro nel progresso stilistico del giovane musicista.

Nonostante il successo artistico, Mozart è sempre più scontento verso Salisburgo, per cui gli sforzi per la ricerca di una soluzione migliore aumentano: basso stipendio di 150 fiorini all’anno e l’assenza di commissioni per opere, dopodiché la situazione peggiora con la chiusura del “Teatro di Corte”, nel 1775.

Per trovare una nuova occupazione, Mozart visita Vienna con il padre dal 14 luglio al 26 settembre 1773 (lì, compone la serie dei “Sei Quartetti viennesi K 168-173”), e Monaco di Baviera dal 6 dicembre 1774 al 7 marzo del 1775.
Nessuno dei due soggiorni dà buoni risultati, nonostante il successo dell’anteprima dell’opera buffa “La finta giardiniera”, a Monaco.
Al soggiorno di Monaco, risalgono le sue prime sei “Sonate per Pianoforte (K 279, K 280, K 281, K 282, K 283 e K 284).

 

Il viaggio a Parigi (1777–1779):

Agosto 1777: Mozart chiede all’Arcivescovo il permesso di assentarsi da Salisburgo e, il 23 settembre, accompagnato dalla madre, parte per trovare nuove opportunità, per il viaggio che lo porta ad Augusta, Mannheim, a Parigi e a Monaco di Baviera.

Ad Augusta, Mozart e la madre sono anche in visita ai parenti paterni e, qui, Wolfgang inizia una vivace amicizia con la cugina Maria Anna Thekla (in seguito, con lei, terrà una corrispondenza piena di umorismo allegro e osceno, con frequenti riferimenti coprofili e coprofagi).

Fine ottobre 1777: Mozart e la madre sono a Mannheim, la cui Corte dell’Elettore Palatino Carlo Teodoro è una delle più famose ed evolute in Europa sul piano musicale con la sua scuola.
A Mannheim, Mozart soggiorna per più di quattro mesi, diventando amico di vari musicisti, insegnando Musica e suonando.
Sempre, a Mannheim, Mozart si innamora di Aloysia Weber, un soprano e seconda delle quattro figlie di un copista di musica.
Qui, compone alcuni lavori con la stesura delle “Sonate per Pianoforte n. 7 e n. 9”, delle “Sonate per Violino e Pianoforte K. 301, K. 302, K. 303 e K. 305”, dei “Concerti per Flauto e Orchestra n. 1 e n. 2” e di altre composizioni minori.

Mozart, però, non trova impiego, nonostante le pressioni dell’amico drammaturgo Otto Heinrich von Gemmingen-Hornberg; quindi, il 14 marzo 1778, parte per Parigi, insieme a sua madre.

Forse, sarebbe possibile un’occupazione come Organista presso la Reggia di Versailles, ma Mozart non è disponibile ad accettarlo e, presto si trova nei debiti ed è costretto ad impegnare alcuni suoi oggetti di valore.

A Parigi, compone la “Sonata per Pianoforte n. 8 K. 310/300d”, le “Sonate per Violino e Pianoforte K. 304/300c” e “K. 306/300l”, il Balletto “Les petits riens K. 299b”, il “Concerto per Flauto, Arpa e Orchestra K. 299/297c” e la “Sinfonia n. 31 (anche chiamata, appunto, ‘Parigi’)”: quest’ultima viene eseguita per la prima volta a Parigi, privatamente, il 12 giugno 1778 e, pubblicamente, sei giorni dopo, il 18 giugno.
In tale giorno, la madre di Mozart è malata seriamente e, secondo Halliwell, il ritardo a chiamare un medico è a causa della mancanza di liquidità.
Anna Maria Pertl-Mozart muore il 3 luglio 1778 e viene sepolta nel Cimitero di Saint Eustache; al suo funerale sono presenti solo il figlio Wolfgang e l’amico Heina.

Mentre Mozart è a Parigi, Leopold tratta con l’Arcivescovo la riassunzione del figlio alla Corte di Salisburgo e, con l’aiuto della nobiltà locale, come Organista di Corte con un salario annuo di 450 fiorini, il posto viene offerto a Wolfgang.

Settembre 1778: dopo Parigi, nel viaggio di ritorno, Mozart sosta a Mannheim e a Monaco, ancora speranzoso di ottenere qualche impegno fuori di Salisburgo e, a Monaco, ritrova Aloysia, nel frattempo diventata una cantante di successo che non è più interessata al compositore.

 

Ritorno a Salisburgo e rottura con l’Arcivescovo (1779–1781):

Metà gennaio 1779: Mozart torna a Salisburgo e il 17 accoglie la Nomina come Organista di Corte.
1779-80: il suo lavoro compositivo è regolare e, musicalmente, dimostra una maggiore maturità acquisita attraverso l’esperienza dell’ultimo viaggio all’Estero.
In questo periodo, crea tre importanti sinfonie (“Sinfonia n. 32 in sol maggiore K 318”, “Sinfonia n. 33 in si bemolle maggiore K 319” e “Sinfonia n. 34 in do maggiore K 338”), oltre alla cosiddetta “Serenata ‘Posthorn’ K 320”, alla “Sinfonia concertante per Violino, Viola e Orchestra in mi bemolle maggiore K 364” e alla “Messa in do maggiore K 317 detta ‘dell’Incoronazione ‘ “.
Però, nonostante l’aspetto esteriore, Mozart non è tranquillo.

Il suo datore di lavoro, l’Arcivescovo Hieronymus von Colloredo, però, attua tagli e riduzioni di spese nelle istituzioni musicali cittadine, chiudendo anche gli spazi riservati al teatro musicale tanto che, in tempi precedenti, nelle sue lettere, Mozart si lamenta più volte del non molto apprezzamento di Colloredo verso la Musica e i Musicisti, oltre a non potersi rappresentare né ascoltare opere liriche a Salisburgo.

Tornato a Salisburgo, Mozart ha il grandissimo desiderio di comporre melodrammi e, in particolare, opere italiane, genere verso cui si è sempre sentito molto orientato.
Dopo il ritorno da Parigi e fino all’estate del 1780, Mozart compone musica di teatro solo con l’incompiuto Singspiel “Zaide” e le musiche di scena per il dramma “Thamos, Re d’Egitto”.

Verso la fine dell’estate 1780: la Corte di Monaco di Baviera commissiona a Mozart la realizzazione dell’opera seria “Idomeneo, Re di Creta, ossia Ilia e Idamante” che il musicista inizia a comporre nel mese di ottobre; il 5 novembre 1780, Mozart parte per Monaco, con il permesso dell’Arcivescovo di restare là sei settimane per ultimare l’opera e curarne l’allestimento.
29 gennaio 1781: “Idomeneo” ha la sua “prima” (non si conosce il suo esito certo, ma l’opera sarà replicata il 3 febbraio e il 3 marzo) e, contrariamente alle sue aspettative, Mozart non riusce ad impiegarsi come compositore presso la corte di Monaco.

12 marzo 1781: Mozart obbedisce all’ordine dell’Arcivescovo di tornare a Vienna che, in quel periodo, recatosi nella capitale austriaca, desidera fare esibire i propri Musicisti di Corte, in modo da accrescere il proprio prestigio verso l’aristocrazia viennese.

16 marzo 1781: Mozart è a Vienna; qui, accusa esplicitamente l’avarizia e l’ingiustizia dell’Arcivescovo, chiedendo rispetto per la sua dignità d’artista e, soprattutto, contesta il “trattamento da servo” riservatogli da Colloredo.
Infatti, agli inizi di maggio, dopo un litigio con l’Arcivescovo, Mozart gli presenta per iscritto le proprie dimissioni che non vengono subito accettate.
Il camerlengo dell’Arcivescovo (Conte Karl Joseph Felix Arco), d’accordo con Leopold Mozart, tenta più volte di convincere Wolfgang a ritirare le proprie dimissioni, ma non riesce per cui, alla fine, in un ultimo, lo spazientito Conte Arco butta fuori Mozart con una pedata nel fondoschiena, cosa di cui lo stesso Mozart si lamenterà in una lettera a suo padre.

 

Permanenza a Vienna (1781–1791):

Inizi maggio 1781: Mozart va ad abitare in una stanza in affitto, a Vienna, a casa della madre di Aloysia Weber, la signora Maria Caecilia Stamm vedova Weber.
La signora vive assieme alle tre figlie nubili, Josepha, Sophie e Constanze; con quest’ultima, allora diciannovenne, dopo poco, Mozart si fidanza.
Nonostante Leopold Mozart sia contrario, il 4 agosto 1782, Wolfgang e Constanze si sposano a Vienna, nella cattedrale di Santo Stefano.
Delle numerose gravidanze di Constanze, solo due figli sopravvivono fino all’età adulta, Carl Thomas e Franz Xaver Wolfgang.

1781: Mozart compone sei importanti “Sonate per Violino e Pianoforte (K 296, K 376, K 377, K 378, K 379 e K 380), dedicate alla sua allieva Josepha Auernhammer, e pubblicate dall’Editore “Artaria & C.” alla fine di novembre.
In tale anno, risaltano due serie di “Variazioni per Pianoforte: K 265 e K 353”, nonché la “Serenata in mi bemolle maggiore K 375″.
” Serenata in si bemolle maggiore K 361 ‘Gran Partitam’ “: non si conosce precisamente il luogo di composizione (quasi del tutto a Monaco prima del marzo 1781 e, poi, completata a Vienna, oppure se appartenga interamente al periodo viennese).

 

Il ratto dal serraglio:

16 luglio 1782: “Il ratto dal serraglio”, primo importante capolavoro nel genere del “Singspiel” viene rappresentata per la prima volta al “Burgtheater” di Vienna.
A mezzo di lettera a suo padre, per Mozart c’è l’occasione di comunicare quello che viene considerato un principio-base della sua poetica teatrale e, a proposito dell’aria di Osmin (personaggio negativo), Mozart scrive:
«Un uomo in preda a una collera tanto violenta oltrepassa ogni norma, ogni misura, ogni limite, non è più in sé e allora anche la musica non deve essere più in sé. Ma le passioni, violente o no, non devono mai essere espresse fino al punto da suscitare disgusto e la musica, anche nella situazione più terribile, non deve mai offendere l’orecchio, ma piuttosto dilettarlo e restare pur sempre musica.»
(Wolfgang Amadeus Mozart, lettera del 26 settembre 1781)

Estate del 1782: Mozart compone la “Sinfonia in re maggiore K 385 ‘Haffner’ ” e la “Serenata in do minore K 388”.

Agosto-ottobre 1783: Mozart e sua moglie sono ospiti a Salisburgo (ma la coppia non riesce a conquistarsi la benevolenza di Leopold e di Maria Anna) dopodiché Mozart non ci torna mai più.
25 agosto 1783: Mozart fa eseguire l’incompiuta “Messa in do minore K 427”, in cui la parte di soprano è cantata dalla stessa Constanze.
Nel viaggio di ritorno a Vienna, Wolfgang e Constanze si fermano a Linz per un mese; Mozart scrive la “Sinfonia in do maggiore K 425″ (3 novembre 1783), fortemente influenzata da Joseph Haydn, soprattutto nel movimento finale.

Agosto e novembre 1783 (datazione non certa): Mozart compone quattro importanti ‘ Sonate per Pianoforte: la ‘Sonata n. 10 in do maggiore K 330” ‘, la “Sonata n. 11 in la maggiore K 331 (il cui movimento finale è la celeberrima “Marcia turca”), la “Sonata n. 12 in fa maggiore K 332” e la “Sonata n. 13 in si bemolle maggiore K 333” (scritta molto probabilmente nel mese di novembre, a Linz).

 

La Società di musica antica:

Primavera 1782: Mozart incontra il Barone Gottfried van Swieten, un agiato cultore di Musica Barocca che appoggia il musicista affinché possa studiare importanti composizioni di Bach e di Händel, poco conosciute all’epoca, ma di cui van Swieten possiede le partiture nella sua biblioteca; la conoscenza approfondita dei Maestri del Contrappunto arricchisce parecchio l’esperienza tecnica ed espressiva della maturità di Mozart.

Su incoraggiamento di van Swieten, Mozart trascrive anche, per Quartetto d’Archi, “Cinque fughe de ‘Il clavicembalo ben temperato di Bach’ “.
Più tardi, viene nominato Direttore Musicale della “Società di Musica Antica” promossa dallo stesso van Swieten, per cui Mozart riorchestra e conduce “Aci e Galatea”, il “Messiah”, “Alexander’s Feast” e l’ “Ode per il giorno di Santa Cecilia” di Händel.
Ritrovando familiarità con il Contrappunto, scrive una serie di composizioni pianistiche in stile dotto: preludi, fughe, fantasie e “Suite (K 394, K 396, K 397, K 399 e K 401)”, la cui composizione avviene, spesso, su spinta della moglie Constanze, che predilige particolarmente questo stile musicale ed incoraggia Wolfgang a scrivere fughe.
Nell’ “Adagio e fuga in do minore per quartetto d’archi K 546 (giugno 1788)”, si manifesta in modo pieno < La perfetta assimilazione del contrappunto di Bach > (è la trascrizione di una precedente fuga per due pianoforti).

Altri lavori maturi di Mozart, oltre alla già citata “Messa in do minore K 427”, troviamo i “Sei Quartetti per archi K 387, K 421, K 428, K 458, K 464 e K 465 (dedicati a Haydn)”.

 

L’attività di pianista-compositore:

Inverno 1782/83-primavera del 1786: i Concerti per Pianoforte e Orchestra procurano a Mozart guadagni notevoli.
In questo lasso di tempo, Mozart ne compone quattordici, che lui stesso suona a Vienna come Pianista e Direttore d’Orchestra, in un certo numero di concerti su sottoscrizione e organizzati da lui stesso, ottenendo successo importante.

Marzo 1784: gli abbonati ai suoi concerti sono 106, fra cui molti appartenenti all’aristocrazia grande e piccola, vari alti burocrati statali nonché e importanti intellettuali della città.
La fortuna di Mozart, anche economica, subisce un’interruzione dopo il maggio 1786, data della prima rappresentazione de “Le nozze di Figaro”: tale opera infatti, contenendo critica sociale, allontana da Mozart i favori del pubblico aristocratico e alto-borghese viennese che comincia a preferirgli musicisti con meno genio, ma artisticamente e politicamente più tranquilli (esempio: Leopold Kozeluch).

I più alti capolavori della serie concertistica sono il “Concerto in re minore n. 20 K 466”, il “Concerto in do minore n. 24 K 491” e il “Concerto in la maggiore n. 23 K 488”; importanti sono anche il “Concerto in sol maggiore n. 17 K 453”, il “Concerto in fa maggiore n. 19 K 459” e il “Concerto in do maggiore n. 25 K 503”.
Il “Concerto in re maggiore n. 26 K 537”, composto nel febbraio 1788, è detto “dell’Incoronazione”, in quanto viene eseguito dallo stesso Mozart il 15 ottobre 1790, in occasione dei festeggiamenti per l’Incoronazione di Leopoldo II, a Francoforte.

11 febbraio 1785: a Vienna, viene eseguito per la prima volta il “Concerto in re minore K 466”, il più conosciuto dei concerti mozartiani e fra i più eseguiti di tutto il repertorio pianistico.
Tale Concerto influenza fortemente Beethoven che, dopo la morte di Mozart, è uno dei primi interpreti e che, in riferimento, scrive anche due cadenze (rispettivamente per il primo movimento e per il finale).

 

In questo periodo, compone opere cameristiche come il “Quartetto per Pianoforte e Archi in sol minore K 478 (del 1785)” e il “Quartetto per Pianoforte e Archi in mi bemolle maggiore K 493 (del 1786)”; il “Trio per Pianoforte, Viola e Clarinetto in mi bemolle maggiore K 498 (detto “delle boccette” in quanto, secondo la tradizione, sarebbe stato composto durante una partita a boccette fra amici)”; il “Quintetto per Pianoforte, Oboe, Clarinetto, Corno e Fagotto in mi bemolle maggiore K 452”, è altamente stimato dallo stesso Mozart che lo considera la sua migliore composizione fino ad allora.

Inoltre, le ultime “Quattro sonate per Violino e Pianoforte”: la “Sonata in si bemolle maggiore K 454 (21 aprile 1784)” è dedicata alla Violinista italiana Regina Strinasacchi; la “Sonata in mi bemolle maggiore K 481 (12 dicembre 1785)” si nota per il suo lirismo; l’appassionata “Sonata in la maggiore K 526 (24 agosto 1787)”; la “Sonata in fa maggiore K 547 (26 giugno 1788)”.

La “Fantasia in do minore K 475 per Pianoforte solo” e la “Sonata per Pianoforte n. 14 in do minore K 457” sono del 1785; la “Sonata per Pianoforte n. 15 in fa maggiore (del 1788)”, si compone di un “Allegro e di un Andante K 533 (del gennaio 1788)” e di un “Rondò K 494” (composto nel 1786).
La “Sonata per Pianoforte n. 16 in do maggiore K 545” è del 26 giugno 1788, mentre la “Sonata per Pianoforte n. 17 in si bemolle maggiore K 570” e la “Sonata per pianoforte n. 18 in re maggiore K 576” sono del febbraio e dell’estate del 1789.

Dopo lo sviluppo del genere “Singspiel” attraverso “Il ratto dal serraglio”, Mozart contribuisce alla vocalità tedesca, e in particolare austriaca, per mezzo di una serie di importanti “Lied per Voce e Pianoforte”, composti in gran parte dopo il 1784.
“Das Veilchen K 476 (del 1785)” è ritenuto Il migliore di essi ed è su testo di Goethe.
Gli altri Lieder comprendono alcuni capolavori come “Abendempfindung K 523”, “Traumbild K 530” (entrambi del 1787), e “Sehnsucht nach dem Frühling K 596” (il tema di quest’ultimo è, in sostanza, lo stesso che appare nel Rondò finale del “Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595”.

 

Le nozze di Figaro:

Dopo il “Ratto dal serraglio” e, per alcuni anni, Mozart trascura la composizione dell’Opera per dedicarsi alla Musica Strumentale, per cui rimangono incompiute due opere buffe, “L’oca del Cairo” e “Lo sposo deluso” (entrambe del 1783).

Carnevale 1786: va in scena il “Singspiel” in un atto “Der Schauspieldirektor”, commissionato a Mozart dall’imperatore Giuseppe II – assieme all’atto unico “Prima la musica e poi le parole” di Antonio Salieri – con la chiara intenzione di fare confrontare i due.
Sera del 7 febbraio 1786: le due opere vengono, eseguite l’una consecutiva all’altra nella tenuta imperiale di Schönbrunn, con successo per entrambe.

Contemporaneamente, Mozart sta lavorando alla musica della commedia “Le nozze di Figaro” collaborando con il librettista Lorenzo Da Ponte (nel 1783, è nominato poeta di Corte per il Teatro Italiano).
Il soggetto viene scelto dallo stesso Mozart che chiede a Da Ponte di preparare un libretto dalla commedia omonima di Beaumarchais; Da Ponte riesce a vincere le resistenze della censura imperiale solo attenuando i toni della polemica sociale, facendola risultare, nel suo libretto, molto più sfumata e indiretta del testo di Beaumarchais.

Luglio 1785: il libretto è pronto e la prima rappresentazione dell’opera avverrà a Vienna, il 1º maggio 1786, sotto la direzione dello stesso Mozart, con successo buono ma non eccezionale (vengono espressi applausi e fischi), in quanto l’opera non convince tutto il pubblico.

1786-1791: a Vienna, “Le Nozze di Figaro” totalizzano appena 38 rappresentazioni e gli incassi di Mozart (come operista), durante tutto il 1786, non bastano ad equilibrare i mancati guadagni derivanti dalla drastica riduzione della sua attività concertistica autonoma.

“Le nozze di Figaro”: momento decisivo nella storia del Teatro in Musica, attraverso quest’opera, si compie la sua evoluzione (nata con Pergolesi e proseguita con Piccinni, Paisiello e Cimarosa); evoluzione per merito della quale l’Opera Buffa – da genere musicale considerato inferiore e popolaresco (in confronto alla “superiorità” artistica dell’Opera Seria) – < si eleva con grande dignità estetica e diventa la più importante forma di Teatro Musicale, rimpiazzando l’Opera seria per mezzo della sua superiore efficacia drammatica, la sua capacità di riflessione psicologica e la perfetta integrazione fra testo e musica >: tutte qualità che si trovano in Mozart.

Al contrario di Vienna, l’esordio delll’opera ottiene un successo immediato e travolgente a Praga, dove, nel dicembre 1786, viene messa in scena presso il teatro italiano di là dalla Compagnia dell’Impresario Guardasoni.

11 gennaio 1787: i coniugi Mozart arrivano a Praga, dove si rendono conto personalmente della grande popolarità raggiunta dall’opera, la cui musica viene eseguita anche nelle sale da ballo.

In questo periodo, Mozart crea il “Quartetto per archi n. 20 K 499” e la “Sinfonia in re maggiore K 504 (6 dicembre 1786)”, detta anche “Sinfonia di Praga”, capolavoro che precorre Beethoven.

28 maggio 1787: a Salisburgo, muore Leopold Mozart.
Il suo testamento non ci è pervenuto, ma sembra probabile che abbia lasciato quasi tutte le sue sostanze alla figlia Maria Anna (diseredando, praticamente, Wolfgang).

 

Don Giovanni:

Febbraio 1787: avendo firmato il contratto con Guardasoni per una nuova opera, da Praga, Mozart rientra a Vienna.
Lorenzo Da Ponte scrive il libretto tratto dal lavoro di Tirso de Molina; lavoro che si basa specialmente sul libretto di Giovanni Bertati scritto poco tempo prima per un’opera del musicista italiano Giuseppe Gazzaniga, opera che ha lo stesso soggetto.
Intorno al giugno 1787: Da Ponte termina il libretto del dramma giocoso “Il Dissoluto punito ossia il Don Giovanni”, Mozart compone la musica fra l’estate e l’autunno; il 29 ottobre 1787, la storica prima rappresentazione è tenuta a Praga.

1787: Mozart compone due capolavori del genere della “Serenata”: uno “Scherzo musicale in fa maggiore K 522” (del 14 giugno, è una brillante satira musicale che vuole colpire la nullità e l’inesperienza dei compositori alla moda nella Vienna dell’epoca) e la “Piccola serenata notturna in sol maggiore K 525” (di agosto, oggi è una delle composizioni mozartiane più popolari).
Inoltre, è da ricordare l’ammirevole “Divertimento per Violino, Viola e Violoncello in mi bemolle maggiore K 563”, del 1788.

7 dicembre 1787: l’Imperatore Giuseppe II nomina Mozart “Kammermusicus”, con una retribuzione di 800 fiorini l’anno (Gluck, il suo predecessore da poco deceduto, ne aveva ricevuti 2000) e, per Mozart, l ‘incarico è poco impegnativo, consistendo più che altro nella fornitura periodica di musica per i Balli di Corte.

Anche questa volta, un’opera mozartiana viene accolta entusiasticamente a Praga e più tiepidamente a Vienna: qui, “Don Giovanni” rappresentata il 7 maggio 1788 è un insuccesso; infatti, per il pubblico la musica è troppo difficile, ma parte della critica ne riconosce subito la qualità superiore.

L’opera “Don Giovanni” è considerata da tutti uno dei massimi capolavori di tutti i tempi, non solo dell’arte musicale, ma anche psicologicamente, essendo caratteristica con le incredibili comicità e tragedia.
Opera in cui il protagonista, Don Giovanni, all’inizio personalità negativa, nell’ultima parte, si eleva assurdamente ad una “dignità eroica” in cui il suo ostinato e coraggioso rifiuto di pentirsi (pur avvicinandosi la dannazione eterna minacciatagli dalla statua soprannaturale semovente del commendatore) rappresenterebbe il simbolo di rivolta laica e illuministica contro il soprannaturale.
Al termine dell’opera, si realizza il totale adeguamento della musica all’azione drammatica aprendo la strada al teatro musicale del Romanticismo.

Biennio 1786-87: a Mozart, cominciano a crescere i problemi economici; le sue entrate calano di circa un terzo in confronto al 1784, per poi diminuire ancora nel 1788 e nel 1789. Allora, comincia a chiedere denaro in prestito, come da testimonianza da circa venti lettere dolorose scritte al commerciante Michael Puchberg fra il 1788 e il 1791.
La causa va ricercata anche nella congiuntura economica sfavorevole: la Guerra contro la Turchia ha pesanti ripercussioni sulla vita musicale viennese di tale periodo, provocando, fra l’altro, una drastica diminuzione generale dell’attività concertistica.
A Vienna, Mozart, qualche Concerto, riesce a tenerlo, dopo l’estate 1788, ma diminuiscono fortemente anche i guadagni che trae dalla pubblicazione delle sue composizioni.

Estate 1788: compone i tre ultimi capolavori sinfonici, ossia la “Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 543 (26 giugno)”, la “Sinfonia in sol minore K. 550 (25 luglio)” e la “Sinfonia in do maggiore K. 551 (10 agosto)”.

 

Il viaggio a Berlino:

8 aprile 1789: Mozart parte da Vienna verso la Germania Settentrionale, per trovare nuovi incarichi e nuovi guadagni.
Il 10 aprile è a Praga; il 12 è a Dresda (qui, tiene alcuni concerti in forma privata); il 20 è a Lipsia, dove legge alcune partiture di Bach conservate nella “Thomaskirche”; il 26 è a Potsdam (pare che, qui, non riesca ad ottenere udienza dal re Federico Guglielmo II); l’8 maggio ritorna a Lipsia (qui, il 12 maggio, tiene un Concerto pubblico alla “Gewandhaus”, in cui esegue due “Sinfonie non identificate”, due “Concerti per Pianoforte e Orchestra”, due “Arie con Orchestra” cantate dal soprano Josepha Duschek, e dove, probabilmente, improvvisa al pianoforte.
Purtroppo, gli incassi della serata non sono molto buoni.
Mozart è da tempo legato particolarmente a Josepha Duschek e può essere che, durante questo viaggio, fra i due ci sia stato, qualcosa di più di una semplice amicizia.

19 maggio: Mozart è a Berlino; non si sa bene ma, qui, forse assiste ad una rappresentazione de “Il Ratto dal serraglio” e scrive di aver ricevuto incarico dalla Corte di scrivere Sei “Quartetti per archi” e Sei “Sonate facili per pianoforte” (cosa, idem, che lascia dubbi).
Il musicista, comunque, termina solo tre “Quartetti per Archi” (i suoi ultimi), conosciuti come “Quartetti prussiani (K. 575, K. 589 e K 590)”, che saranno pubblicati postumi e senza alcuna dedica, oltre all’ultima “Sonata, la K 576”.
4 giugno 1789: torna a Vienna dopo un viaggio economicamente infruttuoso che, forse, intacca la serenità del suo matrimonio.

 

Così fan tutte e il viaggio a Francoforte:

Anno 1790: periodo difficilissimo per Mozart reputato, in Europa, come eccellente compositore che, purtroppo, non è più seguito da una parte del suo pubblico austriaco (dopotutto, Mozart non si preoccupa di compiacerlo: da persona seria, raramente e non volentieri, acconsente a scrivere musica banale, finalizzata al solo successo commerciale).

La sua produzione è sempre di alta qualitatà elevata, ma subisce un vero e proprio crollo quantitativo nel corso del 1790, periodo in cui il suo catalogo registra una dozzina di nuove composizioni.
A tale proposito, è stato ipotizzato che, in questo lasso di tempo, Mozart sia affetto da depressione.

26 gennaio 1790: la prima rappresentazione dell’opera “Così fan tutte ossia La scuola degli amanti”, dramma giocoso su libretto di Lorenzo Da Ponte, avviene al “Burgtheater” di Vienna, dove viene replicata nove volte nel corso dell’anno.
E’ basata su un soggetto originale dello stesso Da Ponte ed < esprime due differenti aspetti del razionalismo illuminista: da una parte, l’amara ironia e lo scetticismo riguardo al cuore umano propri di Voltaire; dall’altra, la rivendicazione del sentimento erotico nella sua genuina naturalità, al di là delle convenzioni sociali, derivante da Rousseau >.

20 febbraio 1790: muore l’Imperatore Giuseppe II, il più importante dei sostenitori di Mozart: con il suo successore, Leopoldo II,Mozart non è più tra i favoriti presso la Corte e le sue richieste di nuovi incarichi non vengono accolte.

1790: è uno dei cinque compositori che creano “La pietra filosofale”, il Singspiel su libretto di Emanuel Schikaneder.
L’opera è musicata, oltre che da Mozart, dallo stesso Schikaneder, da Franz Xaver Gerl, Johann Baptist Henneberg e Benedikt Schack;
11 settembre 1790: la ” prima” ha luogo al “Theater auf der Wieden”.

 

Mozart non è tra i compositori invitati a presenziare alla Cerimonia di Incoronazione del nuovo Imperatore (da svolgersi in ottobre, a Francoforte), però decide di partecipare a proprie spese e, il 15 ottobre, nella città tedesca, tiene un concerto nel cui cartellone si legge di una “Sinfonia non identificata”, due “Concerti per pianoforte e orchestra (K 459 e K 537)”, “Alcune Arie” e “Un’improvvisazione pianistica”, ma l’esito economico non è buono.

Mozart prosegue il viaggio e tocca città come Magonza (il 16 ottobre), Mannheim (il 23 ottobre), Monaco di Baviera (il 29 ottobre): in quest’ultima città, il 4 o 5 novembre suona ad un Concerto in onore di re Ferdinando IV di Napoli.
Non passa da Salsburgo, ma il 10 novembre è di ritorno a Vienna.
Tale viaggio peggiora la sua situazione economica, ma incontrare molti vecchi amici a Mannheim e a Monaco forse lo aiuta ad uscire dal suo stato depressivo.

Fine ottobre del 1790: l’impresario britannico Robert May O’ Reilly gli offre la possibilità di soggiornare a Londra fino all’estate successiva con l’impegno di comporre almeno due opere teatrali, dietro un compenso equivalente a circa 3000 fiorini.
Mozart rifiuta tale offerta vantaggiosa, che porebbe risolvere molti suoi problemi finanziari: forse, pensa che ciò comporterebbe una lunga separazione da Constanze (che, a causa della sua salute instabile, non potrebbe seguirlo a Londra) o, forse, perché Mozart conta già con sicurezza sui futuri guadagni restando a Vienna; o, forse, perché Mozart non se la sente di vivere all’Estero, per cui la sua vita e le sue abitudini ne rimarrebbero scombussolate solo perché gli si prospetta una carriera allettante.

 

Gli ultimi capolavori:

Ad inizio del 1791, Mozart supera la propria crisi creativa e torna a produrre: il “Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595 (5 gennaio)”, il “Quintetto per Archi in mi bemolle maggiore K 614 (12 aprile)”, il Mottetto “Ave verum corpus K 618 (giugno)”, il “Concerto per Clarinetto e Orchestra K 622 (7 ottobre)”.
La sua situazione economica migliora: alcuni Mecenati ungheresi e olandesi si impegnano ad acquistare sue composizioni per cifre importanti; il 9 maggio, la città di Vienna lo nomina “Assistente Kapellmeister” di Leopold Hofmann presso la “Cattedrale di Santo Stefano”, incarico onorifico che prelude alla Nomina di “Maestro di Cappella” (con la retribuzione di 2000 fiorini annui) appena il posto sarà vacante.

Inizio di maggio 1791: periodo probabile in cui Mozart comincia a comporre “Il flauto magico”, un “Singspiel” su libretto di Emanuel Schikaneder.
Metà luglio circa: gli arriva dall’impresario Guardasoni la commissione per un’opera seria italiana da mettere in scena a Praga, “La clemenza di Tito”.

Idem, estate 1791: il Conte Franz von Walsegg, un aristocratico musicista dilettante, per mezzo del suo emissario, commissiona a Mozart una “Messa da Requiem”, alla condizione che tale compito rimanga segreto e che il committente resti anonimo, dal momento che il Conte Walsegg intende far passare l’opera come propria.
Non si sa se Mozart conosca l’identità e le intenzioni del suo committente ma, già impegnato nella composizione de”Il Flauto magico” e de “La Clemenza di Tito”, non può dedicarsi subito a scrivere il “Requiem”.

28 agosto-15 settembre 1791: Mozart è a Praga, in occasione della Cerimonia per l’Incoronazione di Leopoldo II a Re di Boemia e, il
6 settembre, al “Teatro Nazionale”, viene rappresentata per la prima volta “La Clemenza di Tito” in presenza della Coppia Imperiale e con la Direzione dello stesso Mozart, ma senza molto successo; addirittura, l’Imperatrice Maria Luisa definisce l’opera “una porcheria tedesca in lingua italiana” e in una sua lettera afferma che “la musica era così brutta che ci addormentammo tutti”.

30 settembre 1791: “Il flauto magico” desta un immediato, vasto e crescente successo, per cui, dopo la prima rappresentazione (tenuta al “Freihaustheater” di Vienna, sotto la direzione del musicista), seguono fiumi di repliche nel corso degli Anni Novanta del 1700.
Mozart è euforico per il successo della sua opera: le sue ultime lettere scritte alla moglie (che si trova in villeggiatura a Baden per le cure termali) sono una testimonianza.

L’impressione che la musica dell’ultimo Mozart dà è quella della tendenza ad allontanarsi dalle forme “stabilite” dal Classicismo (sinfonia, la sonata e il quartetto), per dirigersi verso brani d’occasione, apparentemente minori, a volte alquanto anomali dal punto di vista timbrico e formale (“Fantasia in fa minore K 608” e dell’ “Andante in fa maggiore K 616”, entrambi per Organo Meccanico; dell’ “Adagio e rondò in do minore K 617 per Glassarmonica, Flauto, Oboe, Viola e Violoncello”, scritto per la virtuosa cieca Marianne Kirchgessner”); dello stesso tipo, è “Ave verum corpus K 618”, scritto per il coro della Scuola Elementare di Baden.

Ne “Il Flauto magico”, l’attenzione dell’ultimo Mozart verso l’ “umile” e il “marginale” sono realizzati perfettamente.
L’opera è scritta per un Teatro di Periferia ed è dedicata ad un pubblico popolare: esprime, un linguaggio musicale accessibile a tutti e la stessa filosofia giusnaturalistica che già gli ha ispirato opere come “Il ratto dal serraglio” e “Le nozze di Figaro”: < la fede nella bontà originaria degli esseri umani e nella felicità da raggiungere attraverso l’affetto e la solidarietà fra le persone, è la fondamentale filosofia mozartiana che ne “Il Flauto magico” si manifesta attraverso (e a volte, nonostante) i complessi simboli dell’ideologia massonica cui è improntato il libretto di Schikaneder”.

15 novembre 1791: prima di questa data, Mozart mette da parte il “Requiem” e scrive l’ultima sua opera completa, la “Piccola Cantata Massonica K 623”.
20 novembre 1791: purtroppo, cade malato.

 

Mozart massone:

Dopo il trasferimento a Vienna di Mozart, la sua carriera musicale è in vetta al successo e, in questo periodo, entra nella Massoneria dove viene iniziato come “apprendista” il 14 dicembre 1784, nella loggia “Zur Wohltätigkeit” (“Alla beneficenza”) per mezzo dell’amico drammaturgo e massone Otto Heinrich von Gemmingen-Hornberg.

In poco tempo, percorre tutto il cammino iniziatico della Massoneria:
. 7 gennaio del 1785: è elevato al grado di “Compagno” e, forse, il 13 gennaio (la data non è certa) diventa “Maestro”.
. 6 aprile 1785: nella stessa Loggia, Leopold, suo padre, viene iniziato il 16 aprile, passando al grado di “Compagno” e diventando “Maestro” il 22 dello stesso mese.

11 dicembre 1785: l’Imperatore Giuseppe II fa emanare un decreto, il “Freimaurerpatent”, secondo il quale le otto Logge Massoniche di Vienna sono fuse in due, rispettivamente “Alla nuova speranza incoronata” e “Alla verità”, oltre ad essere soggette ad un controllo serrato da parte del Governo.
Come conseguenza, Mozart fa parte della Loggia “Alla nuova speranza incoronata”.

Fra gli scopi di tale decreto, c’è quello di limitare l’influenza dell’ “Ordine dei Rosacroce”, di tendenza mistica ed esoterica; perciò i Massoni di tendenza razionalista, all’inizio, accettano favorevolmente il “Freimaurerpatent”.
Però, successivamente, risulta chiaro che la sottomissione della Massoneria al controllo governativo ha anche l’obiettivo di frenare l’attività della parte più illuminista e più anticlericale, che fa capo all’ “Ordine degli Illuminati” (ritenuto pericoloso per l’Ordine costituito).
Difatti dopo il “Freimaurerpatent”, l’ “Ordine degli Illuminati”, in effetti, cessa di esistere a Vienna, per cui molti di loro (fra cui alcuni cari amici di Mozart) escono dalla Massoneria e la Loggia “Alla verità” viene ufficialmente chiusa nel 1789.

“Alla beneficenza”, la Loggia a cui appartiene Mozart prima del “Freimaurerpatent”, è quasi tutta dominata dagli “Illuminati”, e lui stesso è legato strettamente con gli appartenenti a tale Ordine (esempio: Ignaz von Born e Joseph von Sonnenfels).
Pur avendo simpatie per gli “Illuminati”, Mozart non entra mai nel loro ordine ma, continua ad appartenere alla Massoneria anche dopo che gli “Illuminati” ne escono e dopo che la sua partecipazione alle attività massoniche diminuisce fra il gennaio 1786 e il gennaio 1791.

L’appartenenza massonica di Mozart influisce i profondi convincimenti esoterici e spirituali, che traduce in musica nelle opere che più si collegano ai simboli e agli ideali massonici: fra questi, resta ineguagliabile la simbologia de “Il Flauto magico”.
Infatti, è simbolico il carattere di progressione delle terze parallele, che contraddistingue la parte finale dell’opera “K 623”, per cui il carattere massonico di tali composizioni si esprime nelle tonalità e nei timbri, dove predomina la presenza di strumenti a fiato e voci maschili.

Alle sue composizioni di tipo massonico, appartengono la “Cantata K 471 (del 1785)”, l’ “Adagio per due clarinetti e tre corni di bassetto K 411 (idem, del 1785)” e la “Musica funebre massonica K 477 (pure, del 1785)”, oltre alla “Piccola Cantata massonica K 623 (del 1791)”.

Nel suo ultimo anno di vita, Mozart compone molta musica d’ispirazione massonica; oltre a “Il Flauto magico” e alla “Piccola cantata massonica”, sopra citati, musica la Cantata per tenore e pianoforte “Die ihr des unermeßlichen Weltalls Schöpfer ehrt (“Voi che onorate il creatore dell’universo infinito”) K 619″, su testo di Franz Heinrich Ziegenhagen.
Ziegenhagen è un socialista utopista, esponente dell’Illuminismo radicale ed egualitario; il suo testo (messo in musica da Mozart, nel luglio 1791) è un’appassionata perorazione a favore della tolleranza religiosa, contro il fanatismo, contro il militarismo e a favore della pace fra i popoli:

«Voi che onorate il creatore dell’universo infinito,
che si chiami Geova, o Dio,
che si chiami Fu o Brahmā, udite!
Spogliatevi della veste che impedisce
all’umanità di vedere il maleficio della superstizione!
Nel coltro viene riforgiato il ferro
che ha sparso finora il sangue degli uomini e dei fratelli!
Fate scoppiare la roccia con la polvere nera
che spesso ha diretto il piombo
nel cuore del fratello, uccidendolo!»

(F. H. Ziegenhagen)

 

Malattia e morte:

5 dicembre 1791: Mozart muore nella sua casa a Vienna, di notte, all’una meno cinque minuti.

6 dicembre 1791: la salma viene portata alla Cattedrale di Santo Stefano e il corpo viene sepolto lo stesso giorno o forse la mattina del 7, in una fossa comune del Cimitero di St. Marx.

Nessun familiare di Mozart, nessun amico o conoscente, è presente (i contemporanei giustificano che, al momento del funerale, c’è maltempo).

Il funerale è di terza classe (il più economico) e, come suggerito alla vedova dal Barone van Swieten, il protettore di Mozart, lo stesso paga tale funerale che, sembra, è stato scelto dallo stesso Mozart, per via delle sue idee illuministiche (sembra anche che Mozart non abbia chiesto, né ricevuto, l’Estrema Unzione).
Nonostante quanto detto, sembra appurato che il feretro, partito dalla casa del compositore, sia sostenuto da quattro portatori, preceduti da un crocifero e da quattro giovani con dei ceri; seguono la vedova Constanze, alcuni membri della famiglia Weber, fra cui le sorelle, il Barone van Swieten, Franz Xaver Süßmayr, Jakob Freiständler e Otto Hatwig, allievi del musicista, alcuni amici e Antonio Salieri.
< L’esatto luogo di sepoltura di Mozart non è stato mai identificato: vi sono a Vienna due monumenti funerari del compositore in due diversi cimiteri, uno presso il Cimitero di St. Marx e un altro presso il Cimitero centrale (Zentralfriedhof)>.

La malattia e la morte di Mozart sono ancora un argomento difficile di studio, oscurato da leggende romantiche e teorie contrastanti.
La causa del decesso è argomento dibattuto: il suo certificato di morte riporta “Hitziges Frieselfieber” (“febbre miliare acuta”, all’epoca, considerata contagiosa, o “esantema febbrile”): ciò è insufficiente all’identificazione della diagnosi secondo la Medicina di oggi.
Fra le varie ipotesi: la trichinosi all’avvelenamento da mercurio o acqua tofana (avvelenamento da arsenico e antimonio), alla febbre reumatica o, più recentemente, la sifilide, oltre alla concausa della morte a seguito della pratica terapeutica del salasso, all’epoca diffusa o per una nefrite acuta conseguente a una glomerulonefrite a eziologia streptococcica.

Mozart muore lasciando incompiuto il “Requiem”, il cui completamento la moglie lo affida al musicista Joseph Eybler (accetta e, poi, arretra) e, dopo, al giovane compositore Franz Xaver Süssmayr, allievo e amico di Mozart che termina il lavoro, completando le parti non finite e scrivendo ex novo quelle inesistenti.

1809: Constanze Weber, la vedova, si risposa col diplomatico danese Georg Nikolaus von Nissen, grande ammiratore di Mozart e autore di una delle prime biografie a lui dedicate e, per questo lavoro, sicuramente, Nissen si avvale delle testimonianze di Constanze.

 

 

Lista di tutte le composizioni per numero di catalogo:

< L’elenco in ordine cronologico di tutte le composizioni musicali di Mozart è il cosiddetto “Catalogo Köchel”.
< Esso prende il nome da Ludwig von Köchel, che ne pubblica la prima edizione nel 1862 seguita da numerose edizioni rivedute.
< Ogni opera di Mozart viene dunque comunemente designata con un numero preceduto dall’abbreviazione K o KV, in entrambi i casi indicante Köchel Verzeichnis (Catalogo Köchel in tedesco).

 

Mozart e i compositori contemporanei:

Franz Joseph Haydn:

Una grande amicizia e reciproca stima unisce Mozart a Haydn, nonostante la differenza fra di loro di ventiquattro anni.

Non si sa con certezza quando Mozart entra in rapporti di amicizia con Haydn, ma è certo che, nel 1785, i due musicisti sono intimi amici e si danno “del tu”, oltre ad incontrarsi varie volte in casa dei fratelli Storace per parlare di Musica e di eseguire insieme Musica Cameristica.

Michael Haydn è intimo amico di Mozart: cosa importante per la conoscenza del fratello Joseph.
Haydn, dalla residenza degli “Esterházy” dove presta servizio, va spesso a Vienna dove Mozart si trasferisce definitivamente, nel 1781.

Haydn si accorge subito della grandezza di Mozart ma non è ostile e invidioso: anzi, ne accetta volentieri i suggerimenti compositivi.
Ciò è anche per Mozart che rende nota la sua riconoscenza a Haydn pubblicamente, dedicandogli “Sei Quartetti (K 387, K 421, K 428, K 458, K 464 e K 465)” che, per tutta la vita, lo apprezza più di ogni altro musicista del passato o contemporaneo.

Tali Quartetti vengono composti da Mozart tra il 1782 e il 1785: occorrono circa tre anni perché vengono scritti nel modo rivoluzionario inventato da Haydn, pubblicando proprio nel 1771 i “Sei Quartetti russi op. 33”.
La “nuova e speciale maniera” era costituita dall’abbandono dei principi compositivi del Settecento della melodia con accompagnamento per dare invece un ugual risalto alle quattro voci dell’organico che si trovavano ora a colloquiare in modo paritetico.
Mozart, quindi, impara a comporre nel nuovo modo e trova un proprio modo espressivo: tramandando due opere parallele e immortali come conseguenza della reciproca amicizia e
La stima che Haydn aveva di Mozart è ben descritta nelle parole che Haydn dice al padre: «Vi dico innanzi a Dio, da galantuomo, che vostro figlio è il più grande compositore che io conosca, di nome e di persona. Ha gusto e possiede al sommo grado l’arte del comporre».

Quando Mozart morì a trentacinque anni, Haydn è a Londra, al momento della morte di Mozart, e viene a saperlo solo al suo rientro a Vienna (nel 1792), restandone rattristato.

 

Aneddotica:

Mozart ha suggestionato parecchio la fantasia del pubblico che, già bambino prodigio conosciuto nelle maggiori Corti europee, geniale compositore di genio e protagonista di una precoce e misteriosa morte: sin dall’Ottocento, la sua vita è stata interpretata come simbolo stesso della genialità e della perfezione sacre ad Apollo, con mitizzazione della sua figura come non è successo a nessun altro musicista prima o dopo di lui.

. Pasqua 1770: fra gli aneddoti circa il giovane Mozart, particolare è quello che riguarda la sua visita a Roma; Mozart, quattordicenne, ascolta il celebre “Miserere” di Gregorio Allegri, di proprietà esclusiva della “Schola Cantorum” della Cappella Sistina, che la custodisce gelosamente e la cui esecuzione avviene solo nella Settimana Santa, a luci spente, e lo spartito non può essere copiato né letto, pena la scomunica.
In una lettera alla moglie, Leopold Mozart afferma per primo quanto si racconta: che il giovane Mozart, dopo averlo ascoltato una sola volta, sia stato in grado di trascriverlo a memoria, nota per nota.

. A questo fatto, si aggiunge un secondo aneddoto: Felix Mendelssohn Bartholdy è in visita a Roma e, per scommessa, vuole ripetere l’iniziativa di Mozart; dopo avere ascoltato una volta, anche lui è in grado di trascrivere la composizione in modo fedele.
Dalla ricerca storiografica, è stato scoperto che Mozart ascolta questo lavoro due volte prima della trascrizione, mentre a Mendelssohn, è sufficiente un solo ascolto.
Però, Mozart ascolta il “Miserere” quando ha 14 anni, mentre Mendelssohn ne ha più di 20.

. Un altro aneddoto: Mozart è bambino e, durante uno dei suoi Concerti alla Corte dell’Imperatrice Maria Teresa, rende omaggio ad una piccola del seguito reale, chiedendola anche in moglie.
Quella damina sarebbe diventata la Regina di Francia Maria Antonietta.

. 12 gennaio 1782: Mozart scrive al padre: “Clementi suona bene, fino a che guardiamo alla mano destra. La sua potenza sono i passaggi di terza. A parte questo, egli non ha un centesimo di gusto o sensibilità; in pratica è solo un puro meccanico”.
In una lettera seguente, non si mantiene nei limiti: “Clementi è un ciarlatano, come tutti gli italiani”.
Per contro, le opinioni di Clementi su Mozart sono sempre state entusiasticamente positive.

. Mozart è bravissimo a scrivere da destra a sinistra: infatti, alcune righe delle sue lettere sono scritte al contrario.

. Mozart possiede un senso dell’umorismo, a volte osceno.
Testimonianze ne restano nelle lettere alla cugina Maria Anna Thekla, ai parenti e agli amici.

. L’epistolario di Mozart, noto per la giocondità volgare e sconcia delle sue lettere, è stato reso pubblico nella sua intierezza solo in tempi recenti.

Persino, compone una serie di canoni scatologici che intona in compagnia degli amici, i più noti dei quali sono:

. Leck mich im Arsch K. 231, in Si bemolle maggiore, per sei voci

. Gehn wir im Prater, gehn wir in d’ Hetz K. 558, in Si bemolle maggiore, per sei voci

. Difficile lectu K. 559, in Fa maggiore, per tre voci

. O du eselhafter Peierl K. 560a, in Fa maggiore, per tre voci

. O du eselhalfter Martin K. 560b, in Fa maggiore, per tre voci (versione riveduta del precedente)

. Bona nox K. 561, in La maggiore, per quattro voci

. La leggenda su Mozart e Salieri

 

Antonio Salieri:

Nel tempo, nasce e si diffonde la leggenda secondo cui Mozart sarebbe stato avvelenato, per invidia, dal compositore italiano Antonio Salieri.
Priva di fondamento, la cosa ha ispirato diversi artisti, nel tempo.
Il poeta e scrittore russo Aleksandr Sergeevič Puškin, nel 1830, scrive “Mozart e Salieri” (intitolato “Invidia”, in precedenza): si tratta di un brevissimo dramma in versi, dove Salieri, roso dall’invidia, fa commissionare da Mozart il “Requiem”, per poi ucciderlo, spacciare il brano per suo, suonarlo al Funerale di Mozart e dover sentire: «Anche Salieri è stato toccato da Dio».
Probabilmente, Puškin si ispira al particolare che la commissione viene dal Conte Franz von Walsegg, allo scopo di spacciarlo per suo in occasione dell’anniversario della morte della moglie.
Di Puškin si è, poi, detto: «Se Salieri non ha ucciso Mozart, di sicuro Puškin ha ucciso Salieri.»

6 novembre 1898: al Teatro “Solodovnikov” di Mosca, viene tenuta la prima dell’opera “Mozart e Salieri” di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov.
Il libretto è scritto dallo stesso Rimskij-Korsakov sulla base della tragedia di Puškin : come questa, l’opera si divide in due sole scene e la musica è ispirata e dedicata al compositore Dargomyžškij.
Sembra che la sera della “prima”, le variazioni sulla musica di Mozart vengano eseguite dal pianista e compositore Sergej Rachmaninov.

1978: un adattamento della leggenda sulla fine di Mozart (basandosi sul lavoro di Puškin, ampliandone la portata si intitola “Amadeus”, del drammaturgo Peter Shaffer ed ha successo nei teatri di Londra.
La vicenda: restano l’invidia di Salieri e il “Requiem” commissionato da un uomo vestito di nero (Salieri mascherato), ma il tutto è approfondito e narrato da Salieri stesso.
Il testo viene modificato diverse volte, fino alla versione definitiva del 1981.

1984: il dramma di Shaffer è lavorato al cinema da Miloš Forman con “Amadeus”, ma i lati negativi del personaggio di Salieri sono ammorbiditi rispetto a Puskin; infatti, se nella versione rimasterizzata del film del 2002 sono ripristinate alcune scene più dure, il Salieri cinematografico di F. Murray Abraham, (vince l’Oscar per il miglior attore), risulta meno negativo di quello di Shaffer (decisione di Abraham che il drammaturgo cura anche la sceneggiatura del film).
Nonostante alcuni avvenimenti realmente accaduti a Mozart, la maggior parte della trama è una libera ricostruzione del personaggio, molto lontana dalla realtà.

 

Registrazioni:

. Linda Nicholson. Wolfgang Amadeus Mozart. Sonatas for Fortepiano. Fortepiano Walter

. Paul Badura-Skoda. Wolfgang Amadeus Mozart. Works for piano. Fortepiano Walter

. Nikolaus Harnoncourt, Rudolf Buchbinder. Wolfgang Amadeus Mozart. Piano Concerti Nos. 23 & 25. Fortepiano Walter (Paul McNulty)

. Robert Levin, Academy of Ancient Music, Christopher Hogwood. Wolfgang Amadeus Mozart. Piano Concertos Nos 15 & 26. Fortepiano Walter (Paul McNulty)

. Viviana Sofronitsky. W.A. Mozart: 11CD box, the first world complete works for piano and orchestra performed on original instruments. Orchestra: Musicae Antiquae Collegium Varsoviense “Pro Musica Camerata”. Fortepiano Walter (Paul McNulty)

. András Schiff. Wolfgang Amadeus Mozart. Piano works. Fortepiano Walter

 

Mozart, nella letteratura:

1856: lo scrittore tedesco Eduard Mörike scrive il racconto romantico “Mozart in viaggio verso Praga”, che racconta il viaggio compiuto da Wolfgang e dalla moglie Constanze verso Praga per allestire la prima rappresentazione di “Don Giovanni” (29 ottobre 1787).
“Mozart in viaggio verso Praga: esiste anche un film televisivo del 1974 con Raoul Grassilli/Mozart e la regia di Stefano Roncoroni.

 

Riconoscimenti:

Cavaliere dell’Ordine dello Speron d’oro – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine dello Speron d’oro

— Roma, 4 luglio 1770

 

A Mozart sono dedicati il cratere “Mozart” su Mercurio e l’asteroide “1034 Mozartia”.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

 

WOLFGANG AMADEUS MOZART in un ritratto postumo, di Barbara Krafft (1819):
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Wolfgang-amadeus-mozart_1.jpg

.

BRANI DA:

. LE NOZZE DI FIGARO (Non più andrai farfallone amoroso):

. DON GIOVANNI (Là ci darem la mano):

. COSI’ FAN TUTTE(Come scoglio):

. IL FLAUTO MAGICO (Aria della Regina della Notte):

 

. MARCIA TURCA:

. SINFONIA N. 40:

. EINE KLEINE NACHT MUSIK:

. ELVIRA MADIGAN:

 

 

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