Antonio Lucio Vivaldi nasce a Venezia il 4 marzo 1678 e muore a Vienna il 28 luglio 1741.

E’ un compositore e violinista italiano, uno dei maggiori esponenti del “Barocco” musicale.
E’ sacerdote, ma non può celebrare la messa per motivi di salute.

E’ uno dei violinisti e uno dei più grandi compositori di musica barocca, influente, originale e importante della sua epoca perché contribuisce in modo determinato allo sviluppo del Concerto (particolarmente “solistico”), della tecnica violinistica e orchestrativa, oltre ad influire su numerosi compositori contemporanei, fra cui Johann Sebastian Bach, Pisendel, Heinichen, Zelenka, Boismortier, Corrette, De Fesch, Quantz.

Il numero dei suoi lavori è vastissimo, ma le sue composizioni più note sono i “Quattro Concerti” per violino conosciuti come “Le quattro stagioni”.

Dopo la sua morte (come per altri musicisti barocchi) viene dimenticato ma, grazie alla ricerca di alcuni musicologi del XX secolo (Arnold Schering, Marc Pincherle, Alberto Gentili e Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero), i suoi lavori musicali lo fanno diventare uno dei compositori più noti ed eseguiti.

 

L’infanzia e la giovinezza di Antonio Vivaldi:

Non esistono molti documenti sulla vita di Antonio Lucio Vivaldi, ma si sa che nasce di venerdì, 4 marzo 1678, a Venezia, e viene battezzato in casa da Margarita Veronese, sua levatrice, poiché è in pericolo di vita.
Il Battesimo viene perfezionato attraverso la liturgia di rito il 6 maggio, nella Chiesa di San Giovanni in Bragora, non lontano da casa Vivaldi.

Il padre è Giovanni Battista Vivaldi ma, per molti anni, circolano voci sulla sua presunta illegittimità, mentre la madre è Camilla Calicchio, di origini materane.

Nel 1685, il padre barbiere-violinista accetta l’ingaggio prestigioso di violinista della Basilica di San Marco (a quel tempo, “Cappella privata del Doge” e non ancora “Sede Vescovile”), in cui si celebra solo in occasioni particolari, dopodiché, nello stesso anno ne diventa Maestro il famoso Giovanni Legrenzi.
Insieme al collega Antonio Lotti e a Giovanni Legrenzi, Giovanni Battista Vivaldi fonda il “Sovvegno dei musicisti di Santa Cecilia”, una confraternita di musicisti veneziani: a cui aggiunge l’impegno di insegnante di violino all’Ospedale dei Mendicanti a partire dal 1689.

Probabilmente, Antonio Vivaldi impara a suonare il violino dal padre, dimostrandosi prestissimo un grande talento.
Giovanissimo, è ammesso a frequentare i musicisti della “Cappella del Doge”, dalla cui frequenza trae vantaggio e dove, a poco a poco, sostituisce il padre.

La carriera ecclesiastica del giovane Vivaldi inizia il 18 settembre 1693, quando ha l’età minima della tonsura per mano del patriarca di Venezia, il futuro Cardinale Badoero.

Prosegue gli suoi studi presso la “Chiesa di San Geminiano” e la “Chiesa di San Giovanni in Oleo” e, come da regola, vive con la famiglia nella parrocchia di “San Giovanni Battista” in Bragora, non abbandonando la Musica.
Anzi la sua abilità con il violino lo impiega già nel 1696 come violinista in eccedenza, durante le funzioni natalizie presso la “Cappella della basilica di San Marco”, dove appare per la prima volta in pubblico; allo stesso tempo, appartiene al “Gruppo dell’Arte dei Sonadori”.

4 aprile 1699: riceve gli Ordini Minori del suddiaconato nella “Chiesa di S. Giovanni in Oleo” e, il 18 settembre 1700, il diaconato.

23 marzo 1703: viene ordinato sacerdote, continuando a vivere con la famiglia e a lavorare strettamente con il padre.
Viene soprannominato “Il Prete Rosso” per il colore dei suoi capelli, anche se nascosti dalla parrucca (che è di moda nel suo periodo storico).

Dal 1704 smette di celebrare la Messa, per motivi di salute: pare che sia affetto da una forma d’asma (“strettezza di petto”) di cui ha presentato i sintomi sin dalla nascita e per cui non gli è possibile compiere tutta la funzione sacra senza doversi assentare dall’altare.

 

Vivaldi presso il Pio Ospedale della Pietà:

E’ giovane, ma acquisisce fama molto presto e, dal 1º settembre 1703, è assunto come Maestro di Violino dalle Autorità del “Pio Ospedale della Pietà”, dove rimane sino al 1720.
Lo stipendio è di 60 ducati annui,

Tale “Pio Ospedale della Pietà” viene fondato nel 1346 ed è il più prestigioso dei quattro ospedali femminili di Venezia (gli altri tre sono l’ “Ospedale degli Incurabili”, l’ “Ospedale dei Mendicanti” e l’ “Ospedale dei Derelitti ai SS. Giovanni e Paolo”), dove vengono assistiti i bambini orfani o provenienti da famiglie molto povere, in cui imparano un mestiere e lasciano l’istituto all’età di 15 anni.
Le ragazze invece ricevono un’educazione musicale e quelle di maggior talento diventano membri dell’ospedale e, fra loro, esiste una gerarchia: dalle “figlie di coro”, alle più esperte dette “privilegiate di coro”, fino alle “maestre di coro” (loro insegnano).

Agosto 1704: lo stipendio di Vivaldi diventa di 100 ducati, in quanto subentra anche nella posizione di insegnante di “Viola all’inglese”.

1705: viene incaricato della composizione e dell’esecuzione dei Concerti, con un salario aumentato a 150 ducati annui a cui si aggiunge la remunerazione delle messe quotidiane dette “per la Pietà” o “per le ricche famiglie patrizie”.

Probabilmente, il giovane Vivaldi, Maestro di Violino, comincia la sua carriera di compositore e si fa notare per le sue prime opere diffuse a mezzo manoscritto, mentre è sempre più rinomato.

Pur non essendo quasi mai sottoposto al voto del Consiglio Direttivo dell’Ospedale, nel 1709 perde il posto di lavoro per 7 voti contro 6 a favore, per cui, per un anno, esercita la libera professione di Musicista.
Però, dopo aver esercitato tale libera professione per oltre un anno, viene riassunto nel 1711 alla “Pietà”, sempre a seguito di una votazione, dal momento che la Direzione ha capito bene l’importanza del Vivaldi all’interno della Scuola.

1713: diventa il responsabile per l’attività musicale dell’istituto.

1716: è “Maestro de’ Concerti”.

Non si sa bene, ma pare che Vivaldi continui ad aprovvigionare “La Pietà” di concerti e composizioni varie durante tutta la sua vita, anche in forma privata.

1705: pubblicazione della sua prima raccolta di musiche, “Opus 1”, una collezione di dodici sonate a tre dedicata al nobile veneto Annibale Gambara, ancora in uno stile neocorelliano.

1708: pubblicazione della sua seconda raccolta di 12 sonate per violino e basso continuo (“Opus 2”), ma la rinomanza a livello internazionale la raggiunge con la sua prima collezione di 12 concerti per uno, due e quattro violini con archi, “L’estro armonico” (“Opus 3”), che viene data alle stampe ad Amsterdam.

1711: Etienne Roger è un editore all’avanguardia con le nuove tecniche di stampa rispetto agli editori veneziani Sala e Bortoli, per cui Vivaldi raggiunge la rinomanza a livello internazionale con la sua prima collezione di “12 concerti per uno, due e quattro violini con archi”, “L’estro armonico” (“Opus 3”: viene data alle stampe ad Amsterdam).
La sua uscita è pubblicizzata con un annuncio sul “The Post Man” di Londra.
Questi concerti sortiscono successo in tutta Europa e, nel 1714, sono seguiti da “La stravaganza” (“Opus 4”: raccolta di concerti per solo violino e archi).

Febbraio 1711: Vivaldi, accompagnato dal padre, si reca a Brescia, dove consegna il suo “Stabat Mater RV 621” al committente, la “Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri”.

1718: inizio di un periodo di frequenti spostamenti, anche se non pare aver mai rotto i legami con “La Pietà”.

Tra il 1723 e il 1729: dagli atti registrati, viene constatato che viene pagato per comporre almeno 140 concerti.

 

Impresario d’opera al Teatro Sant’Angelo:

Venezia della prima metà del XVIII secolo: l’opera è l’intrattenimento musicale più popolare e più redditizio per i compositori.
Parecchi teatri si fanno concorrenza.
Quello creduto il primo lavoro teatrale di Vivaldi, “Ottone in villa” (RV 729 ), viene rappresentato al “Teatro delle Grazie” di Vicenza, nel maggio del 1713.

1705: sembra che l’esordio operistico di Vivaldi avvenga in questo anno. Anno in cui Vivaldi completa “Creso tolto alle fiamme” (RV Anh. 138) di Girolamo Polani per il “Teatro Sant’Angelo di Venezia”.

1714: diventa sia impresario, sia direttore delle musiche presso tale teatro, dove allestisce la sua terza opera, l’ “Orlando finto pazzo” (RV 727).
Non riscuote il successo sperato e, per “salvare” la stagione, Vivaldi-impresario riallestisce, (ritoccando e aggiungendo di sua mano, l’ “Orlando” di Giovanni Alberto Ristori, già presentato l’anno precedente.

1715: rappresenta un pasticcio, il “Nerone fatto Cesare” (RV 724, perduto), con le musiche di vari compositori e 11 arie dello stesso Vivaldi.

1716: rappresentazione di “Arsilda, regina di Ponto” (RV 700), sicuramente un sucesso, dal momento che, per l’opera seguente (“L’incoronazione di Dario”, RV 719), vengono proposte delle repliche con lo stesso, giovanissimo cast (in primis le future stelle Annibale Pio Fabri, Anna Vicenza Dotti e Maria Teresa Cotte [o Cotti]).
Lo stesso anno fu rappresentata “La costanza trionfante degli amori e degl’odii” (RV 706), nel piccolo Teatro “San Moisè”.

In questo periodo, “La Pietà” gli commissiona diversi lavori liturgici di cui i più importanti sono due oratorî: il primo, “Moyses Deus Pharaonis” (RV 643), risulta sfortunatamente perduto e il secondo, “Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie” (RV 644); quest’ultimo è composto nel 1716, ed è uno dei lavori sacri più noti di Vivaldi.
Fu commissionato per celebrare la vittoria della Repubblica di Venezia contro i Turchi e la riconquista dell’isola di Corfù.
Tutte le undici parti, sia maschili che femminili, furono interpretate dalle ragazze de “La Pietà” e molte arie comprendono parti per strumenti solisti come flauti dolci, oboi, clarinetti, viola d’amore, mandolini, che servono per mettere in evidenza il talento delle ragazze anche in strumenti particolarmente rari e di non facile reperibilità per l’epoca.

 

Gli anni della maturità:

1718: Vivaldi diventa Maestro di Cappella da Camera alla Corte del Principe Filippo d’Assia-Darmstadt, governatore di Mantova e noto appassionato di musica per cui si trasferìsce in tale città dove rimane per circa tre anni.

1720-1721: compone tre opere tra le quali “Tito Manlio” (RV 738) e varie cantate e serenate. Successivamente, va a Milano, dove presenta (nel 1721) il suo dramma pastorale “La Silvia” (RV 734) e nel 1722 l’oratorio “L’adorazione delli tre Re Magi al bambino Gesù” (RV 645, perduto).
Sempre nel 1722: il compositore veneziano si reca a Roma, invitato da Papa Benedetto XIII a suonare per lui.
1725: torna a Venezia, dove nello stesso anno produce quattro lavori teatrali.

In questo periodo, scrive “Le quattro stagioni”, “Quattro concerti per violino” che rappresentano le scene della natura in musica e pubblica come i primi quattro concerti di una raccolta di dodici “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” (Opus 8): è pubblicata ad Amsterdam, nel 1725, da Michel-Charles Le Cène, succeduto ad Estienne Roger nell’attività editoriale.

Tra il 1723 e il 1740: Vivaldi allestisce almeno 15 rappresentazioni operistiche con la partecipazione di Anna Girò (sua allieva e protetta che diventerà una famosa cantante lirica).
Secondo alcuni, si ipotizza una possibile relazione amorosa tra i due, relazione che, al momento, non risulta certa da alcuna documentazione storica.

 

Gli ultimi anni e la morte:

Arrivato all’apice della sua carriera, Vivaldi riceve numerose commissioni dalle famiglie nobiliari e reali europee.
“La serenata, La Gloria, Imeneo” (RV 687) è composta per il matrimonio di Luigi XV.
L’ “Opus 9”, “La cetra”, è dedicata all’Imperatore Carlo VI.
1728: Vivaldi ‘incontra l’Imperatore in persona, arrivato a Trieste per supervisionare la costruzione di un nuovo porto.
Carlo VI ammira la sua musica che – in due anni – lo farà intrattenere più a lungo con il compositore e non con i suoi ministri.
A Vivaldi egli conferisce il titolo di Cavaliere, attribuisce una medaglia d’oro e lo invita a Corte a Vienna, per cui il musicista gli presenta una presunta copia del manoscritto de “La cetra”.
SI tratta di una raccolta di Concerti quasi completamente differente da quella pubblicata con lo stesso titolo, come Opus 9: probabilmente un ritardo di stampa aveva costretto Vivaldi a confezionare alla meglio una collezione improvvisata di concerti.

1730: va a Vienna e a Praga assieme a suo padre, dove rappresenta tra le altre, la sua opera “Farnace” (RV 711).
In questo periodo, incontra due dei maggiori librettisti italiani dell’epoca: “L’Olimpiade” e “Catone in Utica” sono su libretto dell’affermato Pietro Metastasio, nel 1730, diventato Poeta Cesareo alla Corte di Vienna.
Il libretto della “Griselda” è del giovane Carlo Goldoni, tratto da un vecchio libretto del predecessore di Metastasio, Apostolo Zeno.

 

La vita di molti compositori della sua epoca si conclude sventuratamente sotto l’aspetto umano ed economico: così è anche per lui perché le sue composizioni, a Venezia, non sono più molto apprezzate: ciò è dovuto ai cambiamenti veloci dei gusti musicali che, con l’affermazione dell’Opera Napoletana, lo considerano fuori moda, per cui decide di trasferirsi a Vienna, dove è stato invitato da Carlo VI d’Asburgo e dove, forse, spera di occupare qualche posizione ufficiale a Corte e di rappresentare alcune sue opere al “Kärntnertortheater”.

Per finanziare Il suo trasferimento Vivaldi lo concretizza a mezzo della svendita di parecchi manoscritti.

Tale trasferimento a Vienna e il lasciare per sempre l’Italia è a causa anche di uno spiacevole episodio del 1737 che lo segna ma, poco dopo il suo arrivo a Vienna, nell’ottobre del 1740, Carlo VI muore.

Succede la Guerra di Successione Austriaca che costringe la figlia (la futura imperatrice Maria Teresa d’Austria), a fuggire in Ungheria.

Tutti i teatri viennesi vengono chiusi immediatamente sino all’anno seguente, per cui Vivaldi rimane senza protezione imperiale e senza fonti di reddito ed essendo troppo malato e troppo povero, resta a Vienna dove, per tirare avanti, svende altri suoi manoscritti, fino alla notte tra il 27 e il 28 luglio 1741 in cui muore di infezione intestinale (o forse anche a causa dell’asma bronchiale di cui soffre fin dalla nascita) nell’appartamento affittato presso la vedova Maria Agate Wahlerin.

Il 28 luglio, Vivaldi viene sepolto in una fossa comune allo “Spitaller Gottsacker” di Vienna, con un funerale semplice detto “dei poveri”.
Il luogo della sepoltura si trova a fianco della “Karlskirche”; il cimitero non esiste più, ma presenziano targhe in sua memoria come anche una “Vivaldi star” nella “Musikmeile” viennese, un monumento nella Rooseveltsplatz e un memoriale nella Karlsplatz.

La sua musica cade nell’oblio e ci rimane fino a quasi la metà del XX secolo, quando la figura di Vivaldi torna ad “imporsi” nella storia della Musica Europea.

 

Vivaldi: influenze nella cultura popolare e generale:

La riscoperta della musica di Vivaldi e la creazione dei fondi Foà e Giordano sono portati a conoscenza del pubblico a mezzo del romanzo “L’affare Vivaldi” di Federico Maria Sardelli (2015), musicista, direttore d’orchestra ed esperto del compositore veneziano.

Vivaldi appare fra i personaggi del romanzo “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa la cui protagonista è Cecilia, violinista orfana cresciuta ed educata presso l’ “Ospitale di Pietà” dove è accertato che Vivaldi abbia lavorato e diretto.

“Il respiro degli angeli” è un romanzo di Emanuela Fontana (Mondadori, 2021) che narra l’intera vita di Vivaldi, dall’infanzia a Venezia fino agli ultimi mesi a Vienna.

A Vivaldi è intitolato il cratere Vivaldi su Mercurio.

 

Cinema:

Cinematograficamente, Vivaldi è personaggio principale in “Rosso veneziano”, film “giallo” francese del 1989 diretto da Étienne Périer, il cui protagonista è il giovane Carlo Goldoni interpretato dall’attore polacco Wojciech Pszoniak.

2006: il film “Antonio Vivaldi, un prince à Venise”, è di produzione franco-italiana, è diretto da Jean-Louis Guillermou ed è interpretato da Stefano Dionisi, nei panni di Vivaldi, Michel Serrault, nel ruolo del vescovo di Venezia, Christian Vadim, nel ruolo di Carlo Goldoni, e Michel Galabru, nel ruolo del papa Benedetto XIII.

Sembra che un ulteriore film sul musicista veneziano sia in preparazione con il titolo provvisorio “Vivaldi”: sarebbe prodotto da Boris Damast, con Max Irons, figlio dell’attore Jeremy Irons, nelle vesti del musicista; inoltre, nel cast si vedono le partecipazioni di Malcolm McDowell, Jacqueline Bisset e Gérard Depardieu.

 

Battuto al computer da Lauretta 

 

 

 

 

 

Il celeberrimo ritratto a Vivaldi del 1723 circa:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Vivaldi.jpg

File:Vivaldi.jpg

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LE STAGIONI, “LA PRIMAVERA”:

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LE STAGIONI, “L’ESTATE”: https://youtu.be/IJDnj2O9yqY