Gianni Schicchi è un’opera comica in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano (avvocato-giornalista-drammaturgo-regista-librettista) basato su un episodio del Canto XXX dell’Inferno della “Divina Commedia” di Dante.

E’ la terza opera appartenente al “Trittico”.

Prima rappresentazione: Teatro “Metropolitan” di New York, 14 dicembre 1918.

Prima rappresentazione italiana: Teatro “Costanzi”, Roma: 11 gennaio 1919.

 

Personaggi:

Gianni Schicchi, 50 anni (baritono)
Lauretta, sua figlia, 21 anni (soprano)
Zita detta “La Vecchia”, cugina di Buoso, 60 anni (contralto)
Rinuccio, nipote di Zita, 24 anni (tenore)
Gherardo, nipote di Buoso, 40 anni (tenore)
Nella, sua moglie, 34 anni (soprano)
Gherardino, loro figlio, 7 anni (soprano)
Betto Di Signa, cognato di Buoso, povero e malvestito, età indefinibile (basso)
Simone, cugino di Buoso, 70 anni (basso)
Marco, suo figlio, 45 anni (baritono)
La Ciesca, moglie di Marco, 38 anni (mezzosoprano)
Maestro Spinelloccio, medico (basso)
Messer Amantio Di Nicolao, notaro (baritono)
Pinellino, calzolaio (basso)
Guccio, tintore (basso)


Personaggi e interpreti principali della prima rappresentazione, a New York: 

Gianni Schicchi (baritono) Giuseppe De Luca
Rinuccio (tenore) Giulio Crimi
Lauretta (soprano) Florence Easton
Gherardo (tenore) Angelo Badà
Zita (mezzosoprano) Kathleen Howard

 

Segnalazione della collocazione nel repertorio: 

Nel Trittico, nonostante Puccini decida che le tre opere vengano sempre rappresentate assieme e mai con  altre, da subito, Gianni Schicchi miete il maggiore successo, specialmente venendo rappresentata con opere come “Una tragedia fiorentina” di Alexander von Zemlinsky o “Alfred, Alfred” di Franco Donatoni.

 

Trama: 

Epoca storica: 1299.

Buoso Donati, è deceduto e, nella sua vita di mercante, ha accumulato ricchezze.

I suoi parenti NON vogliono perdere tale capitale: infatti, Buoso lascia suo erede il vicino Convento di frati di Santa Reparata, ignorando i parenti che chiamano Gianni Schicchi, fornito di arguzia e intuizione, affinché li salvi, nella circostanza.

La famiglia Donati, famiglia aristocratica fiorentina, si è sempre mostrata altezzosa verso di lui, uomo della <gente nova> (ossia, “un arricchito”) per cui, subito Schicchi rifiuta di dare il suo aiuto.

Sua figlia Lauretta, è innamorata di Rinuccio, il giovane nipote di Buoso Donati e, nella romanza «O mio babbino caro», lo prega di ripensarci e di trovare una soluzione.

Nessuno sa che Buoso è deceduto, per cui Gianni Schicchi fa trasportare la salma nella camera confinante, dopodiché lui si infilerà nel letto, imiterà la voce di Buoso e detterà il falso testamento al notaio che giungerà, là.

Per “regolarità”, Schicchi fa presente ai parenti di Donati che rispetterà le aspirazioni di ognuno però ricorda l’inflessibilità della legge, che condanna all’esilio e al taglio della mano <chi fa sostituzione di persona in testamenti e lasciti, compresi i suoi complici >:

«Addio Firenze, addio cielo divino
io ti saluto con questo moncherino
e vo randagio come un Ghibellino»

Schicchi lascia al notaio gli ultimi propositi e, una volta dichiarato di lasciare i beni più preziosi (ossia, “la migliore mula di Toscana, l’ambita casa di Firenze e i mulini di Signa” al suo “caro, devoto, affezionato amico Gianni Schicchi”), i parenti protestano urlando rabbiosamente.

Per cui Schicchi li zittisce canticchiando il “motivo dell’esilio”, agitando la mano a mo’ di moncherino e li caccia dalla casa, ormai sua.

Sul terrazzino, Lauretta e Rinuccio si abbracciano e ammirano lo scenario, ricordando l’inizio del loro amore.

Gianni Schicchi sorridendo gradisce con attenzione la loro felicità, soddisfatto dalla sua stessa sottigliezza.

 

Incisioni più note con: 

José van Dam, Angela Gheorghiu, Roberto Alagna
Juan Pons, Cecilia Gasdia, Jurij Marusin
Alberto Mastromarino, Amarilli Nizza, Andrea Giovanni
Leo Nucci, Nino Machaidze, Vittorio Grigolo

 

Brani famosi: 

Firenze è come un albero fiorito (Rinuccio)
O mio babbino caro (Lauretta)
Ah! che zucconi! (Gianni Schicchi)
Addio, Firenze, addio cielo divino … (Gianni Schicchi)
Lauretta mia, saremo sempre qui (duetto finale Rinuccio-Lauretta)
Ditemi voi, signori, se i soldi di Buoso potevano finire meglio di così … (Gianni Schicchi, finale).

 

 

 

 

LE RIFLESSIONI di Lauretta: 

Unica opera comica di Puccini – con melodie molto orecchiabili – è anche quella che desta maggiore simpatia, nel “Trittico”.

Il capitale di Buoso Donati è destinato al Convento dei Frati di Santa Reparata che, unicamente per informazione – odiernamente – si festeggia l’8 di ottobre.

Però, i parenti NON intendono perdere tale capitale e, da bravi rapaci, si muovono per trovare una soluzione che li accontenti assieme al loro disprezzo verso il merito della vita e il dramma luttuoso della morte.

Il nipote Rinuccio, interessato ad avere la sua parte per potere sposare Lauretta Schicchi, convince tutti i presenti dell’aiuto che lo stesso Gianni Schicchi può dar loro, esprimendo un inno a Firenze, Culla dell’Arte, e alle zone circostanti che sono vere bellezze della Natura: “Avete torto! … Firenze è come un albero fiorito …”.

Gianni Schicchi rifiuta; Lauretta e Rinuccio sono delusi e disperati per non potersi sposare al Calendimaggio.

Ma la donna, in genere, è capace di essere scaltra, per cui – psicologicamente – Lauretta attua il “ricatto morale” al padre: “O mio babbino caro …”.

Idem, psicologicamente, a questo punto, Schicchi accetta di risolvere il problema; risoluzione che diventerà una vera beffa rivolta agli eredi del Donati.

Per cui, Schicchi è condannato da Dante nella bolgia dei falsari per “falsificazione di persona”, ossia per aver imbrogliato gli altri prendendo il posto di Buoso Donati, il Vecchio.

Infatti, quest’opera è tratta dal canto XXX dell’Inferno dove si racconta del protagonista, inserito da Dante nella bolgia dei falsari:

“E l’Aretin che rimase, tremando/ mi disse: ”< Quel folletto è Gianni Schicchi/ e va rabbioso altrui così conciando … Questa a peccar con esso così venne,/falsificando sé in altrui forma, come l’altro che là sen va, sostenne,/per guadagnar la donna de la torma,/falsificare in sé Buoso Donati,/testando e dando al testamento norma

(E Griffolino d’Arezzo, unico rimasto, tutto tremante, mi disse: “Quello spirito furioso è Gianni Schicchi, e va in giro così arrabbiato conciando in tal modo gli altri”…ella arrivò a commettere atti peccaminosi con lui, camuffandosi in un’altra donna, come fece anche l’altro, Gianni Schicchi, che se ne fugge da quella parte, che osò, per riuscire ad ottenere la più bella cavalla della mandria, fingere di essere Buoso Donati, dettando le norme al notaio e rendendo così legale il testamento”) >.

Molto bello il finale di Gianni Schicchi, dove il protagonista respira di sollievo perché “la masnada” se ne è andata, finalmente, mentre Rinuccio e Lauretta rivedono “la Firenze d’oro” e “la Fiesole bella” seguiti dallo sguardo di Schicchi lieto della loro felicità a cui ha contribuito notevolmente, per cui evidenzia di essere stato “cacciato” all’Inferno: “E così sia”.

… e continua nella sua riflessione-constatazione: “Ma con licenza del gran padre Dante, se stasera vi siete divertiti, concedetemi voi l’attenuante”.

Già: per Puccini, la terza cosa importante era proprio quella di fare ridere il pubblico.

Battuto al computer da Lauretta

 

VIDEO DELL’OPERA COMPLETA (edizione anno 1983) diretta da BRUNO BARTOLETTI presso il MAGGIO MUSICALE FIORENTINO.

Cantano:

Gianni Schicchi: Rolando Panerai
Lauretta: Cecilia Gasdia
Zita: Anna Di Stasio
Rinuccio: Alberto Cupido
Betto di Signa: Leonardo Monreale
Simone: Italo Tajo
Amantio di Nicolao:  Franco Calabrese