Si tratta di una sala capiente contenente 600 POSTI A SEDERE, con un’ACUSTICA PERFETTA e dove I GIORNALISTI DELLA STAMPA DEL TRIVENETO SONO FELICISSIMI DI PRESENZIARE per raccontare questo EVENTO INTERNAZIONALE con CANTANTI DI UNA CERTA BRAVURA.
L’ORCHESTRA “FILARMONIA VENETA” è diretta dal bravissimo Maestro MANLIO BENZI.

– Sono felicissima di trovarmi qui, questa sera, dove lo spettacolo inizia facendo ascoltare “IL CANTO DEGLI ITALIANI/FRATELLI D’ITALIA” di Mameli-Novaro cantato da MARIO DEL MONACO, sotto la Direzione di FRANCO FERRARA, in una REGISTRAZIONE STORICA presso il Palazzo del QUIRINALE, nell’anno 1961: mi commuovo e  tutti noi del pubblico ci alziamo in piedi in segno di OMAGGIO e RISPETTO VERSO LA NOSTRA NAZIONE ITALIANA.
https://youtu.be/tuMeL_zyL_0

– Due artisti di notevole talento di cui ho già avuto modo di apprezzare: l’arpista CLAUDIA CIULLO e il Maestro al pianoforte MICHELE BOLLA de “La Scala”.
Due persone veramente “IN GAMBA”.

– All’inizio, udiamo il preludio da “Macbeth” di Verdi e, fra la prima e la seconda parte dello spettacolo, ci deliziamo ascoltando l’Intermezzo da “Cavalleria Rusticana” di Mascagni. 

– Due tenori: GIANNI MONGIARDINO e ALESSANDRO MOCCIA si esibiscono in brani del repertorio lirico spinto di Mario Del Monaco come “Il Trovatore”, “André Chénier”, “Tosca”, “I Pagliacci”.

– Il soprano lirico-spinto DANIELA D’ARMINIO è Ortruda, in “Lohengrin”: Ortruda è un personaggio corrotto che trama per riscattare l’onore di Telramondo, suo marito, idem persona immonda.
Ebbene, Ortruda è un personaggio validissimo sotto l’aspetto psicologico e musicale dal momento che è un tassello importante, nell’opera, perché LEI è il Deus ex machina che conduce la vicenda, LEI è “la vera protagonista”, nel secondo atto: Daniela D’Arminio “SA comandare” la tendenza della sua voce e le conferisce il giusto stile creato da Wagner attraverso l’aria estremamente difficile e complessa fin da subito per mezzo degli acuti iniziali.
Amando le cose difficili, si amano il personaggio di Ortruda e la purissima voce possente di Daniela d’Arminio.

– Il mezzosoprano FRANCESCA SASSU interpreta il brano dell’umano e dolcissimo ringraziamento della Cieca, in “La Gioconda” di Ponchielli, “A te, questo rosario”: si tratta di una povera donna che è stata difesa da Laura, moglie di Alvise Badoero e innamorata di Enzo Grimaldo (Principe di Santafior).

– Prima del GRANDE FINALE, il baritono FRANCO GIOVINE, quale ospite d’onore, esegue con grande successo l’aria-preghiera di Nabucco dal IV atto: ” Dio di Giuda! L’ara e il tempio a te sacri, a te sacri  sorgeranno…  ”

Il GRANDE FINALE viene eseguito da tutti i cantanti intervenuti: “NESSUN DORMA”, da “Turandot” di Giacomo Puccini.
Si manifesta una STANDING OVATION di ben 600 PERSONE che gridano “BIS!”.
Il “BIS!” viene eseguito e viene richiesto un altro “BIS!” (ossia, un “TRIS!”): a questo punto, si  manifesta un altro STANDING OVATION.
(Da ricordare: 600 persone …).

– Dopo tale ” TRASMISSIONE DI ELETTRICITA’ “, il rappresentante dell’Associazione “ETTORE BASTIANINI”  consegna al baritono FRANCO GIOVINE e a CLAUDIO DEL MONACO il RICONOSCIMENTO da parte di tale Associazione.
Claudio Del Monaco, con l’occasione, cita il suo legame con Bastianini che, per lo stesso Claudio, era come un secondo padre.

CONCLUSIONE:
Dopo “la pioggia” di complimenti a questo CONCERTO “STRATOSFERICO”, il Sindaco della Città di Santa Lucia di Piave dichiara pubblicamente che “EVENTI COME QUELLO DI QUESTA SERATA SARANNO RIPROPOSTI (da notare che si tratta di Cultura, Musica, Turismo).
Infatti, sono arrivati parecchi pullman da Venezia, da Cagli (Marche), da Siena (Toscana) e da Berlino (Germania).

DA NON DIMENTICARE IL MERITO SPETTANTE AL “TECNICO” DELLE LUCI: CLAUDIO DEL MONACO che – essendo anche REGISTA di opere liriche – regola la giusta dose di colori sul palcoscenico  (guarda caso, visibili solamente a Vienna), in modo che venga creata la giusta atmosfera magica in funzione dell’argomento che viene trattato: blu-rosso (le Streghe, il Sangue, i Fantasmi della mente di Lady Macbeth); “André Chénier”: il verde della speranza, mentre il blu rappresenta “l’azzurro spazio”. 
Nel finale, a mezzo di “Turandot”, il colore ambra trasmette il senso dell’amore e del “romantico”. – Inoltre, il GRAN FINALE – attraverso lo scoppio di luci bianche – simboleggia la vittoria sulla vita, sulla felicità e sulla morte. 

Laura Rocatello

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