Opera in tre atti e quattro quadri su libretto di Ferdinand Lemaire tratto da un fatto biblico.

Musica di Camille Saint-Saëns

Fonte: Bibbia

 

Prima rappresentazione: Teatro Granducale di Weimar, 2 dicembre 1877 (in lingua tedesca)

Prima rappresentazione italiana: Teatro “Pagliano” di Firenze, 26 marzo 1892

Prima rappresentazione francese: Rouen, 23 marzo 1890 (in lingua francese)

 


Personaggi:

Dalila (mezzosoprano)
Samson (tenore)
Il sommo sacerdote di Dagon (baritono)
Abimelech, satrapo (basso)
Un vecchio ebreo (basso)
Un messaggero (tenore)
Due Filistei (tenore e baritono)
Ebrei, Filistei (coro)

 

I primi interpreti: 

Sansone, tenore, Franz Ferenczy
Dalila, mezzosoprano o contralto, Auguste von Müller
Sommo Sacerdote di Dagon, baritono, Hans von Milde
Abimélech, satrapo di Gaza, basso, Dengler
Primo Filisteo, tenore, Karl Knopp
Secondo Filisteo, basso, Felix Schmidt
Messaggero filisteo, tenore, Winniker
Vecchio ebreo, basso, Adolf Henning
Ebrei, Filistei = coro

Direzione: Eduard Lassen

 

Trama: 

Epoca: In Palestina, intorno al 1150 a.C.

Atto I: Una piazza nella città di Gaza, in Palestina, davanti al tempio di Dagon.

Gli Ebrei chiedono aiuto al Signore perché sono oppressi dai Filistei (“Dieu! Dieu d’Israel”).

Sansone li esorta a credere pienamente nel Signore perché  lui riuscirà a liberarli presto  dalla schiavitù (“Arretez, o mes frères!”).

Il satrapo Abimelech schernisce gli Ebrei e il loro Dio (“Qui donc élève ici la voix?”) e viene ucciso da Sansone (“C’est toi que sa bouche invective…..”), per cui il suo seguito fugge in una direzione, mentre Sansone e i suoi fuggono nell’altra.

Il Gran Sacerdote, rendendosi conto dell’uccisione di Abimelech, comanda la sterminazione degli Ebrei (“Que vois je? Abimelech! Frappé par des esclaves!”), quando un messaggero comunica che gli Ebrei, guidati da Sansone, stanno saccheggiando il raccolto, per cui si rifugia nelle montagne, mentre gli Ebrei ringraziano il Signore (“Hymne de joie…”).

Dalila esce dal tempio assieme ad altre sacerdotesse filistee (“Voici le printemps…..”), e  usa l’astuzia affinché i Filistei si rivalgano sugli Ebrei e celebra la vittoria di Sansone dicendogli di amarlo e invitandolo ad accompagnarla nella valle di Soreck (“Je viens célébrer la victoire…..”).

Nonostante sia incerto tra diversi sentimenti e i richiami di un vecchio saggio ebreo che lo ha avvertito della doppiezza e della falsità di Dalila, Sansone  la segue nella sua casa.

 

Atto II: La valle di Soreck, in Palestina.

In attesa dell’arrivo di Sansone, Dalila prega Dagon, il Dio dei Filistei, perché  lei possa aiutare il suo popolo contro gli Ebrei (“Samson, recherchant ma présence…”, “Amour, viens aider ma faiblesse”) e, al Gran Sacerdote  (“J’ai gravi la montagne…”), a cui confida il suo programma (“Qui….. déjà par trois fois…”), Dalila giura la soppressione di Sansone.

Giunge Sansone, quasi pentito di non avere ascoltato i consigli circa il fare attenzione a Dalila: Dalila che lo irretisce nella scena della seduzione (“Mon coeur s’ouvre à ta voix…”), facendo capitolare il giovane che, però, non vuole portarla a conoscenza del segreto della sua forza.

Dalila fa la preziosa, lo fa sentire in colpa e vile per non amarla, per cui torna a casa.

Si manifesta l’ira di Dio attraverso un forte temporale.

Sansone è lacerato dalla passione (“En ces lieux, malgré moi…..”), per cui pensa che sia giusto seguire la donna che, dopo poco tempo, chiama gli sbirri del Gran Sacerdote che circondano la casa e lo incarcerano.

 

Atto III:

Scena I: Nella prigione di Gaza, Sansone gira la macina.

Sansone, privo della forza donatagli dai capelli e accecato, nel carcere, costretto a girare  la macina da mulino (un lavoro svolto dagli asini), prega affinché gli Ebrei non si vengano a trovare nelle sue stesse condizioni (“Vois ma misère, helas!”).

Inoltre, Ebrei prigionieri lo maledicono a causa di Dalila  (“Samson, qu’as tu fait de tes frères?”) .

Scena II: Interno del Tempio di Dagon.

Sansone viene portato nel tempio di Dagon nel quale un’orgia incontrollata (“Baccanale”) rende onore alla vittoria filistea e subisce lo scherno del Gran Sacerdote che lancia una sfida: “prega” il Dio ebreo affinché renda la forza a Sansone (“Salut! Salut au juge d’Israel!….. “),.

Nel tempio, tutti lodano ed esaltano Dagon, che ritengono il solo ed effettivo dio assoluto, mentre Dalila (alquanto cinica e crudele) e la calca popolare si beffano di Sansone che, pregato Dio di rendergli “gli occhi, la forza e la vittoria” per un istante, chiede l’aiuto di un ragazzino per farsi accompagnare presso le due colonne portanti del tempio dove, idem,  prega Dio di ridargli la sua forza per provocarne il crollo, per cui tutti quelli che si trovavano al suo interno moriranno assieme allo stesso Sansone.

 

Brani famosi:

Dieu! Dieu d’Israël! (Coro, Atto I)
Printemps qui commence (Dalila, Atto I)
Amour, viens aider ma faiblesse (Dalila, Atto II)
Mon cœur s’ouvre à ta voix (Dalila, Atto II)
Baccanale (Atto III)

 

Discografia (selezione):

Jon Vickers, Rita Gorr, Ernest Blanc   Georges Prêtre   EMI
Plácido Domingo, Elena Obraztsova, Renato Bruson   Daniel Barenboim Deutsche Grammophon
José Carreras, Agnes Baltsa, Jonathan Summers Colin Davis Philips
Placido Domingo, Waltraud Meier, Alain Fondary Myung-whun Chung EMI

 

 

LE RIFLESSIONI di Lauretta: 

Fin dalla sua comparsa sulla Terra, l’uomo ha sentito il bisogno di credere in qualcosa di superiore.
Ogni popolo crede e prega a suo modo.

“Samson et Dalila” è un melodramma suggerito dall’episodio biblico di Sansone e Dalila dove presenziano misticismo e sensualità, Ebrei e Filistei con il rispettivo Dio.

La trama dell’opera racconta di Dalila, la seduttrice e incantatrice che consegna Sansone,  il prode Ebreo, ai suoi avversari Filistei: Sansone che, però, si riscatterà implorando il vero Dio a mezzo di «Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto!».

Giugno 1870: Liszt è direttore artistico del teatro  di  Weimar e dà la disponibilità a Saint-Saens per la prima rappresentazione di “Samson et Dalila” che ottiene un grande successo; impresa che, differentemente, risulta più difficile in Francia.

Inizialmente, doveva essere un oratorio che seguiva “Samson Agonistes” di Milton,  “Samson” scritto da Voltaire per Rameau, “Samson” di Haendel.

Pare che il libretto di Lemaire  abbia avuto anche lo “zampino” del musicista, un buon letterato.

Il debutto dell’opera avviene in lingua tedesca (Simson und Delila) il 2 dicembre 1877 al Teatro “Granducale” di Weimar, con Hans Feodor von Milde (Oberpriester), sotto la direzione di Eduard Lassen.

Esito: grande successo.

Ma il pubblico non è altrettanto entusiasta dopo l’esecuzione avvenuta in lingua francese il 23 marzo 1890, a Rouen.
Dopo questi inizi, l’opera  diventerà  la creazione lirica più famosa di Saint-Saëns, entrando nel repertorio lirico dei maggiori teatri del mondo.

La musica dei compositori francesi è raffinata.

Oltre a questo, Saint-Saens è un maestro di musica delicato: Sansone ha una parte tenorile melodica e lirica e, a Dalila, viene dato il timbro di mezzosoprano e il ruolo del personaggio con volontà molto forte e capace di “condurre”.

La fonte di “Sansone e Dalila” è ispirata dal libro dei Giudici dell’Antico Testamento.

Saint-Saens, nel 1866, decide di musicare un Oratorio, dove Il “voto di castità” infranto da  Sansone, rappresenterebbe  il risveglio della società francese dopo gi anni libertini e corrotti  sotto il dominio di Napoleone III.

E’ un’opera-“cavallo di battaglia” di Fiorenza Cossotto, Agnes Baltsa, Grace Bumbry, Shirley Verrett e Anita Rachvelishvili.

 

Sansone:  

Isacco (figlio di Abramo e Sara), come San Giovanni il Battista, nasce quando i genitori sono avanti negli anni.

Così è anche per Sansone: la madre Mara è sterile e il padre Manoach (della Tribù di Dan) non hanno discendenti, per cui, questo tipo di figli nati tardi e concepiti da madre sterile è un dono divino perché tali figli sono coloro che vengono consacrati a Dio per tutta la vita.

Infatti, l’Angelo del Signore predice a Mara che partorirà un figlio che libererà il loro popolo dai Filistei.

Sansone è un Giudice, ossia un Governatore, e scopre che il padre ha fatto sposare la moglie filistea al compagno di nozze, per cui stabilisce di vendicarsi bruciando il raccolto della popolazione nemica la quale, saputo che il motivo è il matrimonio tradito, danno fuoco alla donna e al padre.

Perdendo la moglie, Sansone attua un massacro presso i Filistei, dopodiché si rintana  nella caverna della rupe di Etam.

Quindi, tremila Giudei si comportano falsamente verso Sansone che, trovato una mascella d’asino, la usa come arma e uccide mille uomini.

Il luogo è Ramat-Lechi (che significa <la parte alta della mascella>).

Sansone, in Ebraico, significa “piccolo sole” ed è l’Eletto da Dio, personaggio con la  predisposizione “solare”: infatti, in Ebraico, si dice “Shemesh” che, tradotto, significa “Sole”, mentre la sua  origine è Bet-Shemesh, ossia “la casa del sole”.

Fin dal ventre materno, il puro Sansone riceve delle direttive che insegnano ciò che dovrà adottare fra cui una dieta simbolica, evitare alcoolici e cibi non appartenenti alla legge biblica.

E’ una missione secondo la quale dovrà mantenere il voto del «nazireato» (dall’ebraico nazir, “consacrato”) che impone  di  non tagliarsi i capelli come segno della devozione secondo  virilità (la capigliatura) e, quindi, l’obbligo della sua persona dedicata a Dio.

I capelli di Sansone indicano la sua forza, sono raccolti in sette trecce e sono simili ai raggi solari.

Ricevendo la sua grandissima forza dai propri capelli, Sansone pratica gesti e atti addirittura soprannaturali.

Questa forza lo rende invincibile e anche simbolo di virilità, facendone un campione: infatti, uccide un leone a mani nude, uccide mille Filistei con una mascella di asino e riesce a demolire la porta della città di Gaza.

I capelli rivestono importanza per quanto riguarda forza e potere in parecchie culture, nei diversi periodi della Storia.

Sansone, < giudice-governatore > di Israele, combatte con i Filistei, avversari potenti – e il  tutto – è raccontato nei capitoli 13-16 del libro biblico dei Giudici.

Purtroppo, la sua forza fisica NON è pari alla sua forza mentale perché, interiormente, ha la fragilità di un bambino.

Nella Bibbia (Vecchio Testamento), lo dimostra quando si sente gratificato per le sue tante conquiste femminili che, per la verità, “lo canzonano”.

Lo dimostra, chiedendo l’intervento del padre di prendergli per moglie un donna che gli piace, MA che ha visto una sola volta: è il tipico essere che non si è mai sacrificato per conquistare la ricompensa morale.

Lo dimostra con immaturità e inesperienza verso le donne, cedendo alle insistenze di Dalila quasi “per non essere più disturbato”, senza riflettere neppure un istante sulle conseguenze negative.

Questa “arrendevolezza” è la debolezza che porterà alla sua cattura da parte dei Filistei, sarà accecato e “utilizzato” quale divertimento per il popolo.

La cecità esterna è il primo sacrificio che lo trasforma e che lo porta alla consapevolezza dopodiché, di conseguenza, acquisisce la capacità di “vedere” attraverso il proprio interiore, per cui Sansone “paga” per una rinuncia per la quale intraprende un sacrificio: una rinuncia sul piano inconscio che corrisponde ad una “perdita” sul piano fisico.

Lentamente, diventa un prode: la “rinuncia obbligata” ai suoi capelli gli fa perdere l’energia fisica, ma gli sviluppa una “modificazione interiore” che lo porterà all’altra rinuncia consapevole, ossia il sacrificio a mezzo della sua stessa vita riguardante l’incarico che gli è stato affidato da Dio per concretizzarsi (oggi, diremmo: rinuncia cosciente all’infantilismo, al narcisismo).

 

Dalila: 

Il suo nome deriva da “Lajlah”, ossia “la notte”.

E’ sacerdotessa del loro Dio: Dagon.

In lingua ebraica, il nome del dio Dagan diventa Dagon ed è  conosciuto  anche come Zagan, importante divinità cananaica della fertilità e del raccolto, padre di Baal.

Il suo aspetto: uomo che spunta da una spiga di grano oppure come uomo barbuto dalla  forma di pesce nella parte inferiore del corpo.

Ha alcune similarità con Oannes, considerato il patrono dei fattori e degli agricoltori.

Psicologicamente, Dalila è un essere devastante e spiritualmente basso, è sadica per cui  non le importa di infliggere il dolore agli altri: infatti, SA di essere affascinante e si serve di questo suo ascendente per distruggere la forza fisica e morale di Sansone.

Dalila è lasciva, incline alla sensualità, alla licenziosita’, con fascino erotico anche vocale: nell’opera lirica di Saint-Saëns, canta l’aria seduttiva dolcissima, affascinante, trascinante “Mon Coeur s’ouvre a’ ta voix”, un’aria grandiosa, subdola e serpeggiante, che priva Sansone delle poche forze spirituali che gli rimangono.

Il duetto d’amore vive durante una scena di tempesta e la melodia simboleggia l’ira divina perché, qui, Sansone perde purezza e forza: musicalmente, è un momento alto.

Abile nella riuscita, consegue la vittoria su Sansone che aveva combattuto i Filistei in maniera crudele, bruciando le messi, devastando, assogettando gli stessi Filistei in modo pesante: Dalila gli fa pagare l’offesa.

(Oggi, è possibile ricordare le lotte femministe ma, a differenza di sentimenti, Dalila la si potrebbe descrivere come un bullismo femminile).

Donna dannosa e perfidamente falsa, con  fascino e cognitività mentali alquanto grandi, con sangue freddo, usa tutto ciò per arrivare ad un’unica finalità: la vendetta verso l’essere umano maschio e prendersi una rivincita, un “riscatto”.

Quale campione di Israele, Sansone è scomodo ai Filistei e, come tale, ostacola i loro disegni, per cui pensano alla sua soppressione per mezzo della sua non molto convincente fama di donnaiolo, per cui l’unica maniera è di indebolirlo per mezzo di una donna: la sua debolezza è inversamente proporzionale alla capacità cerebrale di dominare di Dalila in età sessualmente attiva e “mescolandosi” con altri, sua capacità di cui si serve con lo scopo di “castigare” tutto il genere maschile.

Da traumatizzata, Dalila E’ LA “PUNIZIONE” ed è aggressiva, per cui attua la “VENDETTA-CASTIGO” – che lei stessa RAPPRESENTA – sul genere maschile attuata attraverso modi e condotte che, a volte, psicologicamente, infragiliscono gli uomini, li portano ad essere  docili, cedevoli; li sopraffa “evirandoli”  dalla forza fisica e dalla validità di supremazia sul genere femminile.

A mezzo dei suoi capelli, Sansone simboleggia la forza e la virilità del maschio.

Ma, emotivamente, è facilmente manipolabile e influenzabile e, data la sua inesperienza verso il mondo femminile, Dalila lo priva della sua capigliatura-simbolo, ossia della sua “forza”, delle sue “possibilità”.

Dalila agisce in base alla mentalità e alle usanze di quel tempo, ma la cosa è corrente in tutte le società maschiliste di oggi.

Dalila è stimata e remunerata dai Filistei per distruggere Sansone ma, nella sua capacità psichica, è presente la necessità interiore radicata di rivalersi su un ruolo che può avere per altre vie.

Seduttrice per sete di vendetta, di denaro e di potere, “sa condurre”: per la sua opera di seduzione su Sansone, infatti, riceve mille e cento sicli d’argento.

A quel tempo, la donna è oggetto di piacere dell’uomo a scopo di matrimonio-gestione patrimoniale ma, oggi, le femmine hanno un certo “rendersi mascoline”per mezzo  dell’esibizione con comportamenti di stile maschile.

Dalila, dopotutto, per denaro, per vendetta o per potenza, è spia e aiuta il proprio popolo che adora i suoi Dei e su cui, però, alla fine, vince Geova, attraverso Sansone-caduta del Tempio di Dagon.

 

Donna intelligente, non credo che sia poi da aborrire tanto.

Psicologicamente, Dalila è un bellissimo personaggio ed è molto intrigante.

 

OPERA-COLOSSO BIBLICO,  IL TENORE MARIO DEL MONACO LA RITENEVA UNA DELLE CINQUE OPERE PIU’ IMPORTANTI DA LUI INTERPRETATE.

Battuto al computer da Lauretta 

 

 

 

 

 

 

Il tenore JOSE’ CARRERAS e il mezzosoprano AGNES BALTSA cantano “DIEU! DIEU D’ISRAEL!”:

 

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Il mezzosoprano ELINA GARANCA canta “PRINTEMPS QUI COMMENCE”:

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Il mezzosoprano OLGA BORODINA canta “AMOUR, VIENS AIDER MA FAIBLESSE”:

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Il mezzo soprano ELINA GARANCA canta “MON COEUR S’OUVRE à TA VOIX”:

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JAMES LEVINE dirige il “BACCANALE”: